mercoledì 31 ottobre 2012

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Renato Gilioli: non lavorare è un vero stress

Il neuropsichiatra milanese ci spiega che la condizione più pesante è l'emarginazione sul posto di lavoro, perchè intacca l'autostima. Difficile anche il licenziamento in età critica, per la difficoltà di riciclarsi. La via d'uscita? Aumentare la “resilienza" cioè l'innata capacità di fronteggiare i problemi e non perdere la fiducia in se stessi

di Francesca Tozzi
Renato Gilioli, neuropsichiatra
Specialista in medicina del lavoro, nel 1995 ha fondato il Centro per il disadattamento lavorativo della Clinica del lavoro di Milano, dove ha avuto modo di studiare la più cospicua casistica di mobbing giunta all’osservazione clinica della medicina italiana. 
Parliamo dello stress da ipoattività e inattività…
 La condizione peggiore di ipoattività, e purtroppo più comune di quanto si pensi, è quella di chi, pur lavorando, viene costretto a una condizione di inoperosità forzata: gli vengono tolti incarichi e responsabilità; viene relegato ai margini e trattato con condiscendenza; in definitiva non può lavorare e non può esprimere le proprie competenze e capacità. Questa è la condizione più stressogena in assoluto perché intacca l’autostima. Subito dopo c’è quella del lavoratore che a 50 anni viene licenziato e deve trovare il modo di riciclarsi. La disoccupazione dopo un licenziamento è più stressogena di quella di chi un lavoro non l’ha mai avuto perché tocca la persona nel profondo:chi viene licenziato dopo anni di attività si sente svilito, umiliato e messo ai margini. E va in crisi. 
Quali possono essere le conseguenze sul piano psicofisico?
Si va dai disturbi del sonno alla tachicardia alle crisi ipertensive che possono trasformarsi in ipertensione arteriosa; i fenomeni di asma spesso subiscono una recrudescenza e molto comuni sono anche i disturbi a carico dell’apparato gastrointestinale come la disfagia e il riflusso gastroesofageo. Il tutto va inserito in un quadro depressivo per cui la persona non ha più fiducia in se stessa, si sente incapace di affrontare la realtà quotidiana e quindi non riesce a proporsi ai colloqui di lavoro con un atteggiamento “vincente” perché gli manca l’energia psichica necessaria ad affrontare al meglio le situazioni. Oggi più che mai l’immagine è importante: il mondo del lavoro cerca gente assertiva, capace di vendersi bene. Questa condizione mina poi anche i rapporti sociali e ha un riverbero su tutto il contesto esistenziale.
 E i precari che lavorano un mese sì, uno no, l’altro non si sa?
 Anche questa è una condizione oggi molto comune. Diciamo però che la precarietà non è una condizione senza speranza e che non intacca il senso di autostima come fa invece l’inoperosità in chi non ha un lavoro o viene messo nelle condizioni di non poterlo fare: in questi casi, infatti, la persona tende ad attribuire a sé il fallimento, pensa sia dovuto a incapacità insite al suo bagaglio culturale e formativo, e si lascia andare perché non vede via d’uscita. Il precario si sente frustrato e irritato, è arrabbiato e ribelle contro il sistema ma non ha perso la fiducia in se stesso: possiede ancora margini di recupero e operatività; se è giovane, poi, ha delle risorse psichiche maggiori che sono utili a tamponare la situazione.
 Come si elimina lo stress?
Lo stress è una componente che non si può eliminare. Pensiamo al cosiddetto “tecnostress”: stare tutto il giorno al telefono, o davanti a un pc o con gli occhi attaccati a monitor e radar… sono mansioni che richiedono una soglia di attenzione alta, così come il mestiere del chirurgo, del controllore di volo e di chiunque ricopra posizioni delicate e di responsabilità. Tutto questo causa stress ma è uno stress di superficie, non intacca la persona nel profondo, non mette in crisi la coscienza di sé. È la profondità il punto critico, il vero fattore stressogeno. Se non si può eliminare lo stress, si può, però, provare a ridurne il carico.
In che modo?
La capacità di coping, ovvero quella fronteggiare in modo efficace i problemi, gestendo e minimizzando stress e conflittualità, dipende dalla propria struttura di base, dalle esperienze e dal vissuto. Un contesto favorevole che rinforzi l’autostima, per esempio una rete di amicizie positive o una condizione familiare gratificante, aumenta la “resilienza”, ovvero l’attitudine naturale delle persone a far fronte agli eventi stressanti: questo termine che arriva dal settore della metallurgia, indica proprio la capacità dei metalli di resistere allo stress termico. Ci sono livelli di stress più leggeridove l’attività fisica può essere utile e altri in cui è efficace la psicoterapia cognitivo-comportamentale. Sui fattori interni si può però intervenire fino a un certo punto. È invece necessario agire sugli stimoli esterni in chiave preventiva, tramite adeguate politiche sociali e strategie aziendali.




lunedì 29 ottobre 2012

SPQR

orso castano : l'autonomia rivendicata con forza da Grillo non puo' e non deve essere considerata "antipolitica", ma una sana reazione al "paludismo", alle alleanze sotterraneee,, agli "aggiustamenti politico-economici" che hanno sviluppato un clientelismo laido , un "latrocinio" immenso , paludoso ed orrendo che , come in gran parte del SUD , lo dico perche' sono nato e cresciuto nella cultura umiliante e maleodorante  del SUD, diffusa a tutti i partiti che puntavavo il loro consenso secondo un metodo che arrivava dall'antica Roma , dove i "Clientes" al mattino aspettavano fuori della loro villa i componenti del Senato, i "senatores" del Popolo romano per strappare piccoli favori, raccomandazioni. L'Italia non e' cambiata, e' peggiorata, e' cambiato il mondo, si e' globalizzato, la competitivita' non fa sconti, vince chi e' + veloce, che offre il prodotto piu' innovativo ed a basso costo. Speriamo bene , speriamo che i nostri tromboni universitari e politici dediti purtroppo spesso al furto ,capiscano che decine di migliaia di giovani che valgono restano umiliati fuori delle loro porte in attesa di una risposta, di un loro cenno. Una situazione schifosa ed umiliante, i "professoroni" bocconiani che stanno rovinando l'Italia da una parte  e chi coltiva il sapere , senza avere un bricciolo di potere dall'altra, destinato solo a  pagare tasse su tasse, che saranno rubate come al solito dai ricchi e potenti.   


..............Ore 15:05 - M5S nessuna alleanza : Siamo come le zitelle acide Il Movimento 5 Stelle «non farà alleanze con gli altri partiti all'Assemblea regionale siciliana». Lo ha confermato Giancarlo Cancelleri, sottolineando che i deputati del M5S saranno «come le zitelle acide, non andiamo con nessuno» e voteranno «gli atti che riterremo utili alla Sicilia e ai siciliani». Cancelleri ha annunciato che il loro gruppo parlamentare creerà delle «commissioni parallele a quelle dell'assemblea» che lavoreranno confrontandosi con la società reale, provincia per provincia, per poi portare progetti e idee all'esame dell'aula. articoli di Giuseppe Oddo e Nino Amadore - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/fKW7k................

mercoledì 24 ottobre 2012

Genetic marker for placebo response identified in IBS patients


New findings could influence both patient care and clinical trial design

BOSTON – Although placebos have played a critical role in medicine and clinical research for more than 70 years, it has been a mystery why these inactive treatments help to alleviate symptoms in some patients – and not others. Now researchers have for the first time identified genetic differences between placebo responders and non-responders, providing an important new clue to what has come to be known as "the placebo effect."
Led by investigators at Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC) and Harvard Medical School (HMS), the new findings demonstrate that genetic differences that account for variations in the brain's dopamine levels help to determine the extent of a person's placebo response, a discovery that not only has important implications for patient care, but could also prove to be of significant benefit to researchers in designing and conducting clinical trials to help determine a drug's effectiveness.
The findings appear in the October 23 issue of PLOS ONE.
"There has been increasing evidence that the neurotransmitter dopamine is activated when people anticipate and respond to placebos, " explains the study's first author Kathryn Hall, PhD, a research fellow in the Division of General Medicine and Primary Care and member of the Program in Placebo Studies and Therapeutic Encounter (PiPS) at BIDMC. "With this new research, we may now be able to use a person's genetic makeup to predict whether or not they will respond to a placebo."
The placebo effect occurs when patients show improvement from treatments that contain no active ingredients. For investigators conducting clinical trials of new drugs -- which require that new treatments be tested against a placebo control to determine their efficacy– placebo responses can pose a particularly difficult challenge, requiring investigators to recruit additional patients in order to acquire statistically significant data, and substantially adding to the overall cost of the trial.
Because dopamine is known to be important to both reward and pain, the investigators began their search for a genetic placebo marker in the dopamine pathway. Their focus soon turned to the catechol-O-methyltransferase (COMT) gene.
"COMT made for an excellent candidate because it's been implicated in the cause and treatment of many conditions, including pain and Parkinson's disease," says Hall. "It's also been found in behavioral genetic models of reward responsiveness and confirmation bias, the tendency to confirm new information based on your beliefs."
Polymorphisms are gene variations, and in the case of the COMT val158met polymorphism, the changes in the COMT gene result in people having either two copies of the methionine (met) allele, two copies of the valine (val) allele, or one copy of each.
"People with two copies of met, the "met/mets," have three to four times more dopamine available in their prefrontal cortex [the brain area associated with cognition, personality expression, decision making and social behavior] than the people with two copies of val," explains Hall. The scientists hypothesized that if dopamine was indeed involved in the placebo response, they would see a difference between how met/met, val/val and met/val genotypes responded to placebo treatments, with the met/met individuals showing a higher response.
To test this hypothesis, the researchers took advantage of a unique opportunity, revisiting a 2008 clinical trial led by PiPS Director Ted Kaptchuk, designed to study the placebo effect in patients with irritable bowel syndrome (IBS). "In our original work, IBS patients were assigned to one of three treatment arms and we explored the placebo response in relation to the patient-provider experience and the clinical environment in which the placebo is administered," explains Kaptchuk, Associate Professor of Medicine at HMS and the study's senior author. The treatment conditions included either being "waitlisted' and receiving no treatment, receiving placebo acupuncture in a business-like clinical manner, or receiving placebo acupuncture treatment from a warm supportive health care provider.
Armed with this original data, the scientists genotyped blood samples from patients from the earlier study, using a statistical method known as regression analysis to analyze the effects of a person's genotype and the type of treatment received. "Our regression analysis found that as the copies of met increased, placebo responses increased in a linear fashion, presumably because more dopamine was available," Hall explains. The findings showed that among the IBS patients who had been in the waitlist treatment arm there was no difference in treatment responses between met/met, val/val and met/val genotypes as determined by the IBS-Symptom Severity Scale and Adequate Relief. Among those in the group that received a placebo administered in a businesslike manner, the met/met genotypes showed a small improvement over their val/val and met/val counterparts.
But, says Hall, among the individuals who had received placebo treatment from the warm supportive health care providers, there was a striking difference: the "met/mets" demonstrated a six-fold greater improvement in their IBS symptoms relative to the "val/vals."
"These findings suggest that it is possible that met/met is a genetic marker for the placebo response and val/val is a marker for non-response," says Hall. "In addition, our findings underscore differences in placebo response based on the patient's experience of the clinical environment. In the case of the met/met individuals, you can really see the advantage of a positive doctor-patient relationship. Conversely, our findings suggest that the val/val patients are less influenced by placebo treatment and this sheds light on a clinical challenge faced by many health care providers, whose empathic care helps some people, but makes no difference to others."
Although the researchers note that this is a small study, and that these findings will need to be replicated, they offer an important first step in dealing with the placebo effect when conducting clinical trials, now estimated to cost upwards of $1 billion.
"Currently, most drugs need to demonstrate superior efficacy performance against a placebo before they can receive approval from regulatory agencies, such as the U.S. Food and Drug Administration [FDA]," explains Gunther Winkler, PhD, Principal of ASPB Consulting, LLC, and consultant to the pharmaceutical industry. "Being able to predict a genetic predisposition for heightened placebo response could potentially have a major impact in reducing the size, cost and duration of clinical trials. This study's findings are a significant step forward in understanding, predicting and controlling the placebo effect and could help lead to revolutionary changes in the way new medicines are developed in the future."
"This study opens a new avenue of investigation into the biological basis of the placebo response," adds Kaptchuk. "Just as some people find attending church or synagogue to be transforming and others just fall asleep, there are people who are enticed and deeply influenced by the rituals and symbols of medicine, and now we recognize that there may be a genetic explanation for some of this response. Our study is only the first step, and our findings are preliminary, but we hope that as further research unfolds, the implications and expansion of these findings might contribute to improving both clinical care and the efficiency of conducting clinical trials."
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In addition to Hall and Kaptchuk, study coauthors include Anthony Lembo, Irving Kirsch, Karin Jensen, Lisa Conboy, John Kelley and Efi Kokkotou, all of the PiPS at BIDMC/HMS; Dmitris Ziogas of the University of Athens; and Jeffrey Douaiher of Johns Hopkins University.
This study was funded by the following grants from the National Institutes of Health: R01 AT004662; 2K24 AT004095; and T32 AT000051. Gunther Winkler is a member of BIDMC's Board of Trustees.
Beth Israel Deaconess Medical Center is a patient care, teaching and research affiliate of Harvard Medical School and currently ranks third in National Institutes of Health funding among independent hospitals nationwide. BIDMC is clinically affiliated with the Joslin Diabetes Center and is a research partners of the Dana-Farber/Harvard Cancer Center. BIDMC is the official hospital of the Boston Red Sox. For more information, visit www.bidmc.org .

geni e placebo


orso castano : importante scoperta , in prospettiva dopo un'accurato screening genetico si potra' stabilire se una persona puo' ricevere benefici dal placebo o no. 
Roma, 23 ott. (Adnkronos Salute) - Benché l'effetto placebo sia noto da decenni, la sua spiegazione resta ancora in gran parte un mistero: non si capisce perché terapie e farmaci inattivi possano alleviare i sintomi in alcuni pazienti, ma non in altri. Ora un team di ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston ha, per la prima volta, identificato precise differenze genetiche tra le persone che rispondono al placebo e quelle che non lo fanno. Fornendo anche importanti nuovi indizi sulla spiegazione dell'effetto placebo. Lo studio, pubblicato su 'Plos One', dimostra che le differenze genetiche responsabili delle variazioni nei livelli cerebrali di dopamina aiutano a determinare il grado di risposta al placebo di una persona. Una scoperta importante non solo per le sue implicazioni terapeutiche, ma anche per i ricercatori impegnati nel disegno e nell'esecuzione di trial clinici per determinare l'efficacia di un farmaco. "C'erano crescenti evidenze che il neurotrasmettitore dopamina venisse attivato quando le persone rispondono a un placebo - spiega Kathryn Hall, primo autore dello studio - Con questa nuova ricerca possiamo usare il makeup genetico di una persona per poter prevedere se questo particolare soggetto risponderà o meno" alla terapia inattiva. I ricercatori spiegano che le variazioni messe in luce si concentrano sul gene Comt. Non solo. Se gli stessi ricercatori evidenziano che questo è un piccolo studio i cui risultati devono essere replicati, i risultati offrono un importante primo passo nella gestione dell'effetto placebo nei trial clinici. Un fenomeno che, secondo le stime, oggi costa oltre 1 mld di dollari.

Il tango in ospedale,


 una terapia per riabilitare la mente e il corpo


Il ballo, o meglio il tango, dalle balere sbarca nella corsia dell'ospedale. Al San Giuseppe di Milano il reparto di riabilitazione specialistica ha introdotto nei protocolli clinici riabilitativi proprio la danza che, per eccellenza, richiama alla passione e ai sentimenti.Da sempre la danza è presente in molte  culture e viene praticata con scopi non solo artisti o mistici, ma anche terapeutici.   Il ballo non è più soltanto una degli strumenti con cui l'essere umano si esprime, oggi è anche un mezzo che permette lo sviluppo di un maggiore controllo, coordinazione e consapevolezza del proprio corpo.Ecco quindi che la tangoterapia può svolgere un ruolo utile nei percorsi di recupero di persone colpite da sclerosi multipla, esiti di ictus, disturbi dell'equilibrio neurogeni, patologie croniche respiratorie e Parkinson.Così, dopo una prima fase sperimentale, il progetto della tangoterapia è stato avviato. Marilena Patuzzo è una maestra di ballo professionista, ma non solo, è anche la coordinatrice infermieristica della Riabilitazione specialistica neurologica e della neurologia. Sarà lei a coordinare il progetto che prevede due sessioni settimanali di circa 45 minuti.Sono molti i balli che spingono al movimento, aiutano il coordinamento dei movimenti e mettono in funzione la pompa cardiaca, ma il ballo argentino è stato ritenuto quello più indicato.Gli abbracci, le mani che si toccano e il casquet sono il giusto allenamento per aiutare chi ha problemi respiratori, cardiocircolatori e di equilibrio.Ma a godere del beneficio è anche la sfera psicologica. Il ballo agevola l'interazione sociale, facilità le relazioni e offre l'opportunità di accettare il proprio corpo attraverso un recupero delle capacità motorie.


23 ottobre 2012 

contro la proposta del governo per le cure primarie e contro il patto (solo tagli) di stabilita'


da univadis

Fnomceo a parlamentari medici, aderite a manifestazione
Roma, 23 ott. (Adnkronos Salute) - A una settimana dalla lettera aperta inviata a tutti i medici italiani, per esortarli a partecipare alla manifestazione del 27 ottobre in difesa del Sistema sanitario nazionale, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) lancia un nuovo appello. E lo fa, questa volta, nei confronti di tutti i camici bianchi che siedono in Parlamento, "chiamati a sfilare sotto lo striscione che riporterà i valori fondanti della professione: indipendenza, autonomia, responsabilità, a garanzia della libertà e dei diritti delle persone".
"In questo difficilissimo contesto che vede indebolirsi certezze e smarrire speranze - spiega nella lettera il presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco - essere curati secondo i bisogni costituisce un limite etico, civile e sociale invalicabile e che oggi, invece, è fortemente minacciato e, da qualche parte del nostro Paese, già travalicato. Occorre cambiare paradigma, guardare cioè alla nostra professione come a una delle soluzioni ai problemi e non come alla causa degli stessi".
E ancora: "Siamo convinti - afferma Bianco - che i conti, anche quelli più ardui, possano tornare, senza eludere la centralità dei diritti della persona, solo dando dignità a quei valori professionali che oggi rilanciamo". In questo modo si potrà, secondo Bianco e secondo tutti gli Ordini, difendere il diritto dei cittadini alla salute, la cui tutela è sancita dall'articolo 32 della Costituzione. "Un principio - conclude la lettera - che la Costituzione definisce fondamentale, e che è posto sia a tutela del diritto dei cittadini ad essere curati sia del diritto-dovere del medico a curare".
Simg, sosteniamo manifestazione 27 ottobre
Roma, 23 ott. (Adnkronos Salute) - "Aderiamo alla manifestazione del 27 ottobre indetta dalle sigle sindacali dei medici. Condividiamo e sosteniamo pienamente le ragioni della protesta. La mancata riforma delle cure primarie priva il Sistema sanitario nazionale di parti essenziali ed espone i medici ad invadenza burocratica e ad attacchi alla autonomia professionale". Lo sottolinea Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg), invitando i soci ad aderire alla protesta.
"Difendiamo la medicina generale e il Ssn con la sola operazione possibile - continua Cricelli - trasparenza, qualità delle prestazioni, valutabilità dei risultati del nostro operato. Perciò chiediamo che il nostro valore sia misurato. Purtroppo non sono ancora utilizzati adeguatamente gli strumenti, peraltro oggi disponibili, in grado di distinguere e pesare qualità professionali diverse. Questo genera frustrazione e rabbia in chi, a parità di retribuzione, è in grado di offrire prestazioni migliori".
"Riteniamo - conclude Cricelli - sia giunto il momento dell'assunzione diretta di responsabilità individuali e collettive partecipando attivamente ad una civile e forte protesta per la difesa del Servizio Sanitario Nazionale e della nostra professione, della sua autonomia e dei suoi legittimi interessi".

martedì 23 ottobre 2012

Femminicidio : si commenta da solo

Uomini che ammazzano le donne, ogni 2 giorni una muoreOgni due giorni muore una donna. Questa è la nostra Italia. Nell’anno più duro degli ultimi tempi, nel Paese in crisi che non riesce a rialzarsi a farne le spese sono le donne.Sono le prime a morire, ma non di crisi. Muoiono ammazzate, la loro è una morte violenta: 100 donne uccise dall’inizio del 2012.I numeri sono quelli del Telefono rosa e raccontano che le donne vengono eliminate da amanti, fidanzati, mariti, fratelli, amici. Vengono uccise dentro casa, non dagli sconosciuti o dagli stranieri.Circa l’87% delle vittime  di violenza che si sono rivolte a Telefono rosa ha denunciato maltrattamenti in famiglia, tra le mura domestiche.
«Non c’è una risposta adeguata a questa crescita inaudita di dati relativi alla violenza sulle donne», denunciano da Telefono Rosa...........«Il femminicidio è l’estrema conseguenza delle molteplici forme di violenza degli uomini contro le donne, aumentato di molto negli ultimi dieci anni; un dato preoccupante se comparato al fatto che a partire dagli anni ’90 sono diminuiti gli omicidi di uomini verso altri uomini».

Ku Klux Klan dà fuoco a una ragazza nera in Louisiana

..................Sull'auto della ragazza e' stata trovata la sigla 'KKK', disegnata con uno spray. L'aggressione, ha riferito il canale Ksla 12, sarebbe avvenuta domenica nel Civitan Park di Winnsboro e subito scoperta dalla polizia avvisata per telefono.I poliziotti giunti sul posto hanno trovato la ragazza bruciata per tutta la meta' del corpo. Lei ha raccontato di essere stata assalita da sconosciuti che indossavano dei cappucci bianchi, ma non e' stata in grado di dire di quale razza fossero. La donna ha poi aggiunto di essere stata completamente ricoperta di liquido infiammabile a cui e' stato poi dato fuoco, spento poi dalla polizia. "E' ustionata al petto, alle braccia e alle gambe", ha spiegato Edna Moffitt, madre della ventenne, che ha smentito il dettaglio secondo cui Sharmeka indossava una maglietta inneggiante a Obama al momento dell'assalto............... 

AMICUS PLATO SED MAGIS AMICA VERITAS


orso castano: da non dimenticare in momenti cosi' confusi e contorti.

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI

Rosa Elisa Giangoia

   Il sonno della ragione genera mostri: così pensava Francisco Goya nel 1799, quando anche la ragione, pur pretendendo di illuminare gli uomini sulla via del progresso, determinava soprusi ed eccessi da parte di chi aveva in mano in potere. Oggi, però, questa riflessione sembra tornare di attualità, soprattutto per quanto riguarda l’uso del linguaggio. Infatti, sia nel parlare comune, anche di persone ben scolarizzate, che nei discorsi dei politici e di altre persone di potere e notorietà in vari campi, si nota un fatto grave: l’abuso totale delle parole che non corrispondono più alle cose, cioè ai concetti che si vorrebbero esprimere, sulla base di un supposto “intanto si capisce”… . La gravità di questo fatto, che in politica è iniziata con la voluta ed esibita rimozione del congiuntivo, con il dilagare di frasi del tipo “Se avevo tempo lo facevo”, da nessuno censurate, ha finito per promuovere il totale non senso del parlare, anche senza arrivare agli eccessi del parlato comico-qualunquistico, del tutto incontrollato, del senatore del PdL Vincenzo Barba. Gli esempi che si potrebbero fare sono moltissimi, dagli strafalcioni della Gelmini in una lettera a Zaia (“ i dialetti sono le base della nostra cultura”; “i professori ad esempio devono sempre di più provenire dalla stessa regione nella quale insegna”; “per questo la polemica è distituita di qualsiasi fondamento soprattutto per chi è rivolta ad una persona che abita al confine con il Veneto”) a quelli che possiamo riprendere dal recente scomposto dibattitto che si è svolto al Senato e alla Camera sui provvedimenti del Governo Monti, durante il quale si sono sentite frasi come “si è ucciso perché non resisteva al pudore”, oppure “oggi si è svolto un altro capitolo negativo per il Parlamento”.  Questi non sono svarioni grammaticali, solecismi, anacoluti o calchi dialettali (di cui anche i parlamentari danno prova, a cominciare dalla Gelmini, di cui possiamo ricordare “i carceri”, “piuttosto che anche”, “egìda”), ma sono lo specchio di una più profonda incapacità di usare la lingua come espressione di quel rigore logico e concettuale che dovrebbe sorreggere ogni espressione e collegarla alle altre del discorso in un rapporto di consequenzialità.  Sembra che il parlare serva solo come freccia per aggredire e non per comunicare.
Siccome è stato detto che “lo stile è l’uomo” (George-Louis Leclerc de Buffon, Discours sur le style, 1753), è chiaro che questo parlare non sostenuto e vagliato dalla logica diventa indice del vuoto di riferimento di una generazione che ha smarrito tutti i parametri, a cominciare da quelli morali, non ha storia, perché non ha un progetto, non è in grado di disegnare un futuro per l’umanità. Tutto questo porta a vivere l’istante, trascinati dall’istinto, elemento irrazionale dell’uomo, che proprio la ragione, sulla base della logica, dovrebbe saper governare, per cui si trascende quando c’è un ostacolo, si aggredisce bestialmente l’emarginato, come fatti recenti, soprattutto quelli di Torino, dimostrano, in un reciproco caricarsi emotivo, non razionalmente controllato, per quell’annullamento dell’individuo nella folla, così ben analizzato e descritto nelle pagine mirabili del tumulto di Milano dal Manzoni.
 L’accuratezza grammaticale, teorizzata da Aristotele, imponeva alla mente di conformarsi alla logica, per cui perdere la logica nell’esprimersi rivela una perdita tout court, perché il linguaggio è la spia della visione personale e collettiva del mondo. Facciamo solo due esempi:  la struttura del periodo latino, ampia e articolata a piramide, con il susseguirsi delle proposizioni dipendenti di vario grado, rette da una principale, secondo le regole ferree della famigerata consecutio temporum, era lo specchio di una mentalità che propendeva per l’autoritarismo e il potere politico accentratore; l’avvento e la diffusione del cristianesimo hanno profondamente modificato la lingua latina, soprattutto facendo lievitare il lessico dell’astratto, proprio in conseguenza di una mentalità che alla concretezza terrena anteponeva l’apertura all’oltre. Oggi ci troviamo di nuovo di fronte ad una trasformazione epocale di mentalità, caratterizzata dalla perdita della logica.
                 Questo può dipendere da molti fattori: ad esempio, l’uomo non ha più un rilevante potere di scelta a livello economico, è trascinato da un vento che non controlla, mentre, al di fuori della realtà, cioè nel mondo virtuale, vive un’inesistente e fallace onnipotenza. Nello stesso tempo, il linguaggio in senso forte, è una contaminatio di culture, che non dialogano tra di loro, ma si allineano al livello più basso, quello più semplice ed immediato, che esprime l’emotività. Anche la produzione artistica allontana dalla logica, non tanto con il prevalere dell’astratto sul figurativo in pittura, in quanto i colori e la libertà delle forme hanno una loro validità, quanto piuttosto con il predominio dell’analogico e del liberamente associativo sul logico-consequenziale in poesia . In definitiva, si potrebbe dire con Maritain che l’uomo, che ha la sua caratteristica intrinseca e specifica nella ragione, è ontologicamente mortificato, perché non pensa più, ma reagisce soltanto.

lunedì 22 ottobre 2012

Le novita' del decreto Balduzzi



da Roma, 18 ott. (Adnkronos Salute) - Dall'assistenza h24 all'intramoenia; dalla stretta sul fumo a quella sui giochi: sono tante le materie contenute nel decreto sanità messo a punto dal ministro della Salute Renato Balduzzi, approvato oggi dalla Camera. Un provvedimento di 16 articoli che introduce numerose novità. Fra i punti più importanti: la riforma della medicina territoriale che andrà a modificare il rapporto tra i cittadini e i medici di famiglia, che dovranno organizzarsi in 'squadre' e garantire un'assistenza h24 ai pazienti, e una serie di misure di contrasto a cattive abitudini, pericolose per la salute, come il fumo e il gioco d'azzardo a rischio dipendenza. Nel campo della promozione di corretti stili di vita, spicca l'introduzione del divieto di vendita di prodotti del tabacco agli under 18. La sanzione per il tabaccaio va da 250 a 1000 euro, nel caso di recidiva la sanzione sale da 500 a 2000 euro, fino alla sospensione, per tre mesi, della licenza. Stesso divieto anche per l'alcol: chiunque vende bevande alcoliche ha l'obbligo di chiedere all'acquirente l'esibizione di un documento di identità, tranne nei casi in cui la maggiore età dell'acquirente sia manifesta. Il Dl Balduzzi dichiara guerra anche alla ludopatia: sì agli spot sul gioco ma con alcune restrizioni. E' previsto infatti il divieto su ogni tipo di media (giornali, riviste, tv, radio, teatro, cinema e internet) alle pubblicità che inducono al gioco dove è prevista vincita in denaro a meno che non siano ben presenti formule di avvertimento sul rischio di dipendenza e info sulle probabilità di vincita. A tutela dei minori viene inoltre stabilito che il ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca segnala alle scuole primarie e secondarie la valenza educativa del tema del gioco responsabile affinché gli istituti possano predisporre iniziative didattiche per far capire ai ragazzi il senso autentico del gioco e i potenziali rischi connessi all'abuso. Più controlli anche per chi fa sport a livello amatoriale. Le visite mediche di idoneità saranno più stringenti, e circoli sportivi e palestre dovranno dotarsi di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri dispositivi salvavita. In materia di sicurezza alimentare, la novità più importante riguarda l'introduzione di una norma che stabilisce che le bevande analcoliche vendute con denominazioni di fantasia, il cui gusto e aroma fondamentale deriva dal loro contenuto di essenze di agrumi, o di paste aromatizzanti di agrumi, devono essere commercializzate con un contenuto di succo naturale non inferiore al 20%. In materia strettamente sanitaria la novità più significativa è senz'altro la riforma delle cure primarie: "una rivoluzione copernicana", secondo il relatore del decreto in Commissione Affari sociali della Camera, Lucio Barani (Pdl). L'articolo 1 ridisegna infatti l'assistenza territoriale. L'obiettivo è quello di garantire l'attività assistenziale h24, vale a dire per l'intero arco della giornata e per tutti i giorni della settimana. In pratica, le regioni avranno il compito di organizzare l'assistenza primaria secondo modalità operative monoprofessionali denominate aggregazioni funzionali territoriali (Aft) e forme organizzative multiprofessionali denominate unità complesse di cure primarie (Uccp). Per i medici di medicina generale è istituito il ruolo unico, fermi restando i livelli retributivi specifici delle diverse figure professionali. E ancora: le Regioni possono, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, prevedere la presenza, presso le medesime strutture sulla base della convenzione nazionale, di personale dipendente del Servizio sanitario nazionale. Semaforo verde alla riforma della libera professione intramoenia dei medici ospedalieri. Le aziende sanitarie devono procedere a una definitiva e straordinaria ricognizione degli spazi disponibili per le attività libero-professionali ed eventualmente possono, con un sistema informatico speciale, utilizzare spazi nelle strutture sanitarie esterne, ovvero autorizzare i singoli medici a operare nei propri studi. Tutta l'attività dovrà però essere messa in rete per dare trasparenza e avere tracciabilità di tutti i pagamenti effettuati dai pazienti. Novità anche per quanto riguarda le nomine dei dirigenti sanitari. Dovranno essere garantite misure di pubblicità dei bandi, delle nomine e dei curricula, nonché trasparenza nella valutazione degli aspiranti. Previsto anche l'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza, tenendo conto anche di nuove patologie emergenti con riferimento prioritario alla malattie croniche, rare e al fenomeno della ludopatia. Novità anche in materia di responsabilità professionale dei camici bianchi, che se si attiene a linee guida e a buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale risponde dei danni solo in caso di dolo o colpa grave. In sede civile anche per colpa lieve, invece. E ancora, vengono migliorate le norme che regolano il partenariato pubblico-privato in materia di edilizia sanitaria, ampliando la possibilità di collaborazione tra investitore privato e azienda sanitaria pubblica. Tante novità anche in campo farmaceutico. Tra le più significative, la disponibilità immediata dei farmaci innovativi e la revisione straordinaria del Prontuario nazionale: entro il 30 giugno 2013 l'Aifa, sulla base delle valutazioni della Commissione consultiva tecnico-scientifica e del Comitato prezzi e rimborso, provvede a una revisione straordinaria del Prontuario, collocando in Fascia C i farmaci considerati terapeuticamente superati. Infine, le Regioni sono autorizzate a sperimentare sistemi di riconfezionamento, anche personalizzato, e di distribuzione dei medicinali agli assistiti in trattamento nelle strutture ospedaliere e residenziali, per eliminare sprechi di prodotti e rischi di errori e di consumi impropri.



CONVEGNO DEL 5 OTTOBRE 2012 SU PENSIONI E WELFARE

.........Nell’attuale contesto internazionale segnato dalla globalizzazione, dal liberismo, da una persistente crisi economico finanziaria e dall’affacciarsi di nuovi paesi nella competizione del commercio mondiale, i sistemi pensionistici e di assistenza sanitaria sono considerate dai governi come un pesante handicap, motivo di difficoltà e impaccio per le economie dei paesi avanzati. E’ quindi pensiero largamente diffuso che questi sistemi di tutela sociale debbano essere drasticamente ridimensionati. La crisi economica apertasi nel 2008 e tuttora in corso ha peggiorato ulteriormente queste prospettive ed ha rafforzato in molti paesi europei la tendenza, già in atto, a pesanti revisioni e limitazioni del sistema previdenziale e sono ormai in essere iniziative che ci fanno prospettare strategie di intervento anche al sistema di assistenza sanitaria, iniziative (fondi sanitari aziendali, conti di risparmio sanitario) che prospettano una ritirata dello stato che, attestandosi sulla garanzia ai cittadini di un livello di assistenza sanitaria di profilo minimale e/o di bassa qualità, lasci campo libero ad un sistema di tutele differenziato dalla capacità economica delle categorie o dei gruppi di cittadini in grado di dotarsi di tutele assicurative che ovviamente non riguardano la generalità dei cittadini. Proprio per la tendenza descritta ormai così diffusa all’interno dei paesi della Comunità Europea, proprio l’ipotizzata accelerazione verso una maggiore integrazione degli stessi paesi ed i progetti dell’Unione Europea inquadrati dal Libro Bianco (febbraio 2012) sulla necessità di riforma dei sistemi previdenziali a cui si aggiungono i progetti di “invecchiamento attivo” che la Commissione Europea ha in elaborazione da tempo e di cui il 2012 è stato proclamato anno europeo, ci hanno spinto ad avviare questa iniziativa, mossi dal pensiero che proprio le nostre generazioni, che hanno usufruito e usufruiscono di tutele sociali, oggi così pesantemente sotto attacco, debbano per prime impegnarsi nel promuovere un confronto tra pensionati e lavoratori europei per favorire una sintesi comune sul futuro delle protezioni sociali dei cittadini e dei lavoratori europei, per una piattaforma che ci veda impegnati affinché queste protezioni sociali continuino a caratterizzare le nostre società.

Una dozzina di comitati si sono riuniti in RETE dei COMITATI per chiedere la soluzione PER TUTTI . Il Governo finge di non trovare le risorse, mentre oltre 200 miliardi di contributi pensionistici versati dai lavoratori all’INPS saranno dirottati nei prossimi 10 anni al fine di ridurre il debito pubblico creato dalla speculazione finanziaria. UN VERO FURTO AI LAVORATORI, derubando le pensioni di oggi e future .
La Tutela della Salute    Un altro grande elemento che desta preoccupazione per i paesi della Comunità europea è quello della tutela sanitaria inteso come principio assoluto di diritto dei cittadini tutti. Sempre più spesso emergono elementi, anche di cronaca giudiziaria, che segnalano che i veri problemi che attanagliano la spesa sanitaria sono il malaffare, la corruzione e gli sprechi. Ciò nonostante sempre con maggior insistenza anziché porre rimedio a queste indegne situazioni si profilano invece ipotesi di riduzione di spesa attraverso il taglio delle prestazioni. In questo campo un elemento che potrebbe dividere gli interessi dei cittadini è portato dalla grande quantità di fondi sanitari integrativi che si sono costituiti attraverso la contrattazione collettiva nei posti di lavoro o attraverso forme professionali e/o assicurative. Fondi sanitari che tendono ad abbandonare la loro funzione originale di coprire una funzione integrativa dei rischi già coperti dal servizio sanitario nazionale per avvicinarsi sempre di più ad offrire funzioni sostitutive.A fine 2011 i fondi censiti dal Ministero della salute, i cui iscritti hanno accesso ai benefici fiscali sono 254, con un totale stimato di iscritti di oltre 5 milioni. Questo ci dice che un numero rilevante di cittadini italiani dispone di tutele al rischio salute che non sono accessibili alla generalità dei cittadini. I fondi integrativi comportano l’istituzione di pesanti diseguaglianze nel diritto alla tutela sanitaria dei cittadini. I lavoratori occupati (in particolare nelle grandi aziende o nei grandi comparti contrattuali) potranno accedere alle tutele di un nuovo welfare del lavoro, i cittadini che ne hanno la possibilità economica potranno accedere ai benefici fiscali e alle tutele del welfare assicurativo privato, mentre la gran parte dei cittadini rischia di rimanere con tutele sempre più ridotte (nella quantità e nella qualità) a causa del disinteresse verso il servizio sanitario generale di una parte della popolazione che potrà invece contare sulle tutele dei fondi sanitari integrativi. Tra l’altro quello che abbiamo ipotizzato come nuovo welfare del lavoro rischia di realizzarsi in una fase in cui crisi economica e flessibilità e precarietà del lavoro escluderanno anche molti lavoratori da queste tutele “private”. Un esempio per tutti, piccolo ma significativo, se tra le prestazioni dei fondi sanitari integrativi rientra il rimborso per le spese delle prestazioni sanitarie intra moenia, questo potrebbe diventare, per la parte dei cittadini che ha accesso ai fondi sanitari integrativi lo strumento per aggirare le code e la bassa qualità del servizio sanitario nazionale, prevederne il sostegno con il denaro pubblico delle detrazioni fiscali è una vera e propria iniquità. Una situazione che richiede quindi un forte impegno a sostegno dell’universalismo della tutela sanitaria contro un ipotesi sempre più reale di una tutela invece categoriale, selettiva e privatistica.
Invecchiamento attivo UE
Dal Parlamento Europeo: La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea riconosce e rispetta, all’articolo 25, il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale. Inoltre, ai sensi dell’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali, l’Unione riconosce e rispetta il diritto di accesso alle prestazioni di sicurezza sociale e ai servizi sociali che assicurano protezione e, ai sensi dell’articolo 35, il diritto di ogni individuo a un elevato livello di protezione della salute.  La fascia della popolazione dell’Unione formata dagli ultracinquantenni aumenterà ad un ritmo molto più veloce di quanto sia mai accaduto in passato. Si stima che l’incremento maggiore si avrà nel periodo compreso tra il 2015 e il 2035, quando la popolazione degli ultrasessantenni aumenterà di circa due milioni di persone l’anno. Tale incremento è assai positivo, trattandosi di una conseguenza logica del miglioramento dell’assistenza sanitaria e della qualità della vita.Vari Consigli europei hanno sottolineato la necessità di far fronte all’impatto dell’invecchiamento demografico sui modelli sociali europei. La principale risposta a tale rapido cambiamento della struttura demografica consiste nel promuovere la creazione di una cultura sostenibile dell‘invecchiamento attivo lungo tutto l’arco della vita e quindi garantire che la popolazione, in rapido aumento, degli ultracinquantenni e oltre, cheglobalmente gode di una salute migliore ed è più istruita rispetto alle generazioni precedenti, abbia buone possibilità di essere occupata e di partecipare attivamente alla vita sociale e familiare, anche tramite attività di volontariato, l’apprendimento permanente, l’espressione culturale e lo sport, alla luce del positivo contributo di queste attività al benessere fisico e mentale. Per promuovere l’invecchiamento attivo occorre quindi adottare un approccio pluridimensionale in tutte le fasi della vita e stimolare la solidarietà intergenerazionale.
Misure cruciali a questo proposito dovrebbero includere l’accesso universale e paritetico a un’assistenza sanitaria adeguata e di alta qualità, all’assistenza a lungo termine e ai servizi sociali, la sensibilizzazione dei cittadini europei ai problemi connessi con l’invecchiamento della popolazione, la lotta contro l’isolamento informatico della generazione senescente e lo sviluppo di iniziative volte a contrastare i rischi per la salute associati al processo di invecchiamento Ecco, questo è quanto sostenuto dal Parlamento Europeo….sono buone parole che noi condividiamo, però non seguite da fatti concreti, anzi a peggiorare la situazione delle Pensioni e del welfare, sono intervenute in Europa, avallate dai vari governi, alcune scelte quali il Fiscal Compact e l’obbligo del Pareggio di Bilancio. Misure politiche/economiche che potrebbero portare ad un appesantimento delle tasse, una riduzione delle pensioni e dei salari, un peggioramento del welfare. In Grecia si è tagliata la spesa pensionistica, riducendo del 20% gli assegni di pensione. In Italia, con il governo che ha condiviso la riduzione del debito in 20 anni, per circa 45 miliardi all’anno, in Europa molti paesi nei prossimi anni rischiano misure simili a quelle attuate dalla Grecia. Già con la recente manovra finanziaria, il governo Monti ha bloccato per due anni la perequazione Istat delle pensioni superiori 1350 euro lordi mensili. Facendo due conti si può dire che tra blocco dell’aumento pensionistico, inflazione reale, IMU, aumento IVA, ecc., in un anno un pensionato può perdere anche 2000 euro di potere d’acquisto. Di fatto, quelle che oggi possono sembrare pensioni dignitose, nei prossimi anni potrebbero diventare misere pensioni di sopravvivenza. Inoltre non va dimenticato come le pensioni per la svalutazione monetaria, nel giro di pochi anni, perdono il loro originario potere di acquisto, né la perequazione automatica annuale, quando c’è, essendo sganciata dalla dinamica salariale e non calcolata al 100% dell’indice Istat, risulta sufficiente a poter garantire una quotidianità dignitosa. Mancando le possibilità economiche degli enti previdenziali per adeguamenti monetari triennali o almeno quinquennali, si potrebbe colmare parzialmente la perdita del potere di acquisto dei trattamenti di pensione, peraltro progressivo nel tempo, con una loro defiscalizzazione (che già avviene in alcune realtà europee) parziale e graduata in scala crescente in rapporto coll’aumento dell’età, quando maggiori sono inoltre le spese connesse all’età per la maggiore disabilità, data anche la quasi totale assenza di strutture pubbliche per i bisogni dell’anziano. A fianco di questo situazione, la riforma Fornero ha praticamente dato la spallata finale al sistema pensionistico, che come detto sopra è avviato a creare nei prossimi decenni una nutritissima schiera di “poveri” pensionati.La chiave di tutto per portare avanti tali pesanti provvedimenti è stata sempre la divisione tra i cittadini e i lavoratori. La riforma Dini è stata quella che ha spianato la strada a questa divisione,producendo una frattura tra giovani ed anziani, impedendo di fatto una mobilitazione ampia contro i provvedimenti. Inoltre, il completo appiattimento politico e sindacale a tali scelte ha impedito una mobilitazione, che però il sindacalismo di base, dobbiamo riconoscerlo, non è riuscito comunque ad organizzare. Per tali ragioni una delle frasi che ha aperto questo convegno è proprio l’aspetto politico di UNIRE giovani e anziani. Senza rimettere in moto questo obiettivo, senza l’unità tra giovani e anziani e tra lavoratori e pensionati sarà difficile contrastare ulteriori peggioramenti.
CONCLUSIONI:
Oggi siamo qui per approfondire gli aspetti delle questioni sulle pensioni e sul welfare. Il Prof. Giovanni Mazzetti ci fornirà adesso ulteriori elementi di conoscenza e sicuramente ci fornirà un quadro più preciso di come i lavoratori e i pensionati siano colpiti duramente dai provvedimenti governativi.La presenza di alcune delegazioni sindacali europee purtroppo, per concomitanti impegni sindacali è mancata, anche se tutte le organizzazioni coinvolte hanno garantito il loro impegno ad approfondire nei prossimi mesi la conoscenza delle questioni in modo più ampio, per cominciare a capire come realizzare una mobilitazione che possa ridare agli anziani e ai giovani aspettative di vita pensionistica/welfare che siano veramente nello spirito della dignità e della solidarietà. Per questo noi siamo impegnati a costruire un programma di lavoro che coinvolga tutti i Paesi europei, che approfondisca i temi affrontati oggi, che sia in grado di creare unità d’intenti su un comune modo di guardare alla soddisfazione dei bisogni, che organizzi una mobilitazione comune sulle cose che insieme valuteremo necessario e importante sostenere. Questo lavoro comune deve avere in ipotesi un primo traguardo, che potrebbe consistere nella preparazione di un momento di mobilitazione presso la sede del Parlamento europeo con una manifestazione internazionale e unitaria per il mese di giugno 2013. Ringraziamo tutti i presenti per il contributo che vorranno portare a questo Convegno. In particolare un grazie al prof. Giovanni Mazzetti a cui lasciamo la parola per introdurci in questa difficile materia.
A cura Coordinamento Pensionati Lombardia
Milano, 5 ottobre 2012


mercoledì 17 ottobre 2012


orso castano : se l'economia americana ha il problema di uno scarso sfruttamento del sapere dei ceti medi che , non trovando occupazione o trovando solo scarsa occupazione , non consentono alla nazione (ed ai ricchi) di "ARRICCHIRSI) E' ANCHE VERO CHE LA FINANZA OGGI PREFERISCE ARRICCHIRSI NON NEGLI INVESTIMENTI INNOVATIVI, MA NELLE  SPECULAZIONI DI BORSA,  quindi se si vuole trovare la soluzione all'impoverimento generale bisogna mettere mano , anzi il bisturi, nel groviglio della finanza, ponendo re3gole piu' ferme alle speculazioni n ed agli arricchomenti facili, imponendo lòeggi patrimoniali che frenino la corsa alle speculazioni  e regole che frenino la fuga dei capitali che vanno trattenuti nei paesi di origine ed utilizzati  ad investimenti innovativi. Diversamente non se ne esce fuori e si corre il rischio di avvitarsi su una polarizzazione sempre piu' accentuata  poveri - ricchi.


stralci da 
….....l'economia statunitense era diventata incapace di creare lavoro e di soddisfare la domanda occupazionale della classe media. Ancor prima della recessione, insomma, si perdevano posti di lavoro a un ritmo allarmante, in particolare nell'industria. La crisi economica ha solo aggravato il problema, ma non bisogna dimenticare – ed è questa la terza questione in campo – che il mercato del lavoro americano ha sperimentato anche una crescente polarizzazione: il numero di persone collocate agli estremi – superiore e inferiore – della scala socioeconomica è andato aumentando costantemente a danno della media borghesia, che man mano si è ridotta. È un fenomeno che possiamo definire deficit occupazionale della classe media e che trae origine da un duplice difetto, ciclico e strutturale, nel meccanismo di creazione del lavoro. …...
Sulla tecnologia abbiamo assistito, negli ultimi anni, a notevoli sviluppi in vari campi, specialmente nelle telecomunicazioni. …..
Tuttavia, se questo è il quadro dal lato della domanda di lavoro, anche dal lato dell'offerta l'America non è riuscita a tenere il passo, soprattutto in termini di formazione e di competenze dei propri lavoratori. La spettacolare performance del Paese nel secondo dopoguerra fu dovuta in misura non trascurabile all'indiscusso primato educativo che vedeva gli Stati Uniti al primo posto per numero di diplomati e di laureati. Ora, invece, l'America è a livelli comparabili con quelli di altri Paesi occidentali: abbiamo i sessantenni più istruiti al mondo, ma se guardiamo ai trentenni ci collochiamo a metà della classifica stilata dall'Ocse. Questo è un problema: altri Paesi, infatti, hanno fatto molto più degli Stati Uniti per favorire la crescita, continuando a innalzare il livello d'istruzione e le competenze professionali della propria popolazione.
In questa situazione la classe media ha un problema specifico: anche chi ha un impiego guadagna spesso meno di prima. Ciò contribuisce notevolmente all'aumento delle disuguaglianze. La ricchezza si concentra nelle mani di chi si trova al vertice della piramide socioeconomica: gli individui più benestanti potranno certo investire parte delle loro fortune in innovazione, il che è un bene, ma queste sperequazioni estreme non sono nell'interesse dell'America, né degli stessi super-ricchi.
Quest'anno la relazione economica annuale del presidente ha rivelato che dal 1979 a oggi il reddito dell'1% più ricco della popolazione statunitense è cresciuto del 14%: in pratica, questa esigua minoranza ha visto le proprie entrate aumentare di una somma pari al reddito del 40% più povero della popolazione. …...... super-ricchi, infatti, spendono una quota nettamente inferiore del loro reddito rispetto al resto della popolazione: le stime più accurate parlano di circa il 50% confrontato con una media del 90% degli altri cittadini. La concentrazione della ricchezza nelle fasce di reddito più alte si è tradotta in una riduzione della spesa per consumi di oltre 400 miliardi di dollari all'anno: pur spendendo molto, i super-ricchi hanno infatti patrimoni tali che la loro propensione al consumo risulta decisamente minore rispetto a quella dei redditi medi, mentre il loro tasso di risparmio è di gran lunga maggiore.…........ Tuttavia, l'aumento esponenziale delle disparità di ricchezza rende molto più difficile l'accesso a un'istruzione valida per le persone di reddito medio-basso. Un ragazzo di famiglia agiata che totalizza 1.100 punti ai test d'ingresso universitari ha molte più probabilità di conseguire la laurea rispetto a un suo coetaneo di basso reddito, che vanta un punteggio di 1.300. …....