venerdì 28 febbraio 2014

Una Scuola per tornare a pensare di ANTONIO MASSARENTI DA



Aderisco anch'io all'appello lanciato sul sito dell'editrice La Scuola e firmato da numerosi filosofi appartenenti ai più diversi orientamenti. Devo dire però che il titolo – «Contro l'ideologia tecnocratica, ripartire dalla filosofia per ricostruire l'Italia» – mi convince solo a metà. Per l'esattezza, mi convince solo nella seconda metà, perché è sbagliato – e, direbbe Popper, è frutto di una mentalità cospiratoria – pensare che il ridimensionamento dell'insegnamento  della filosofia deciso dal Governo uscente sia dettato dall'«ideologia tecnocratica» che imperverserebbe nella nostra società. Il titolo dell'appello rimanda a una falsa contrapposizione tra cultura umanistica da un lato e cultura tecnico-scientifica dall'altra, l'una contro l'altra armate. Se le cose stessero inevitabilmente così – e se non fosse vero invece che entrambe le componenti devono far riferimento a una visione unitaria della cultura – per la filosofia  davvero non ci sarebbe scampo: un umanesimo così concepito sarebbe infatti comunque destinato a soccombere in quanto palesemente inadeguato al nostro tempo.............................
 di Armando Massarenti - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/OImQX

le banche : idrovore........fino a produrre "la grande bellezza" , di Paolo Sorrentino

La grande bellezza
di Francesca d'Ettorre
............Jep Gambardella (Toni Servillo) fuma più sigarette di Humphrey Bogart ed è uno scrittore; 40 anni prima ha vinto il premio "Bancarella" col suo romanzo "L'apparato umano", poi il vuoto, annacquato di feste esclusive e trenini che non portano da nessuna parte. Lo seguiamo, siamo parte del rumore e del silenzio, della bellezza della città eterna e della bruttura delle bestie che la popolano, del coacervo babelico di culture che si incrociano e si schivano, di Roma santa e Roma grande meretrice.

Roma. Dopo Cristo, dopo Fellini, attraverso Sorrentino.

È stato detto da tutti, da chi ha visto il film e prima ancora di vederlo. Non si parla de "La grande bellezza" senza pronunciare, convinti, il nome del Maestro, Federico Fellini. Il regista l'ha negato, con un moto di (ir)riverenza. È impossibile, però, non pensarci. È come se quell'umanità che il cineasta di Rimini aveva messo in scena, lieve e annichilita al contempo, stordita dal boom che aveva amplificato lo spettro del possibile e del meschino, si guardasse allo specchio, 53 anni più tardi. Alla fine di ogni speranza. L'essere e il nulla.
Roma. Aristocratica e stracciona.
Un carnevale di annoiati, vitelloni, peracottari ripuliti, snob e radical chic. Nobili a noleggio e celebritiesal viale del tramonto. Corpi plastificati di vanità botuliniche. Feste per il divorzio e funerali che sono una recita. Pettegolezzo e chiacchiericcio. Virtù civili al soldo di menti incartapecorite che si reinventano sui salotti di terrazze scoliane. E poi le feste; kitsch come quelle lurhmanniane e girate con la bravura che si confà a Sorrentino, sono un respiro di sublime: la carrellata all'indietro su mueve la colita è il raccordo di bello e terribile. Carlo Verdone è Romano, interprete di un ruolo in cui non siamo abituati a vederlo, ma al quale conferisce dignitosa umiltà; Sabrina Ferilli è Ramona, una spogliarellista oltre tempo massimo, coatta e fragile. "Far l'amore", remix del successo di Raffaella Carrà firmato Bob Sinclair, si giustappone all'aura solenne e mistica del "Dies Irae" di Preisner a incorniciare la sacralità di Roma e dei suoi palazzi, degli istituti religiosidella Grazia (anche Sorrentino ha la sua Valeria Ciangottini), dell'arte magnificente, che incrocia i suoi untori; quella fauna fatta di attori che recita la vita perché Cinecittà è ormai un retaggio del passato, la Roma cafona e putrida, quella che dà la gloria e ammassa nel dimenticatoio corpi di soubrette in disfacimento senile che abdicano la felicità per un bisturi, quella che vive di notte e di giorno dorme per non confondersi con la realtà................

mercoledì 26 febbraio 2014

read key : malattie rare : il paradigma epigenetico

orso castano : alcune riflessioni , sopratutto quelle che poggiano sulle neuroscienze appaiono comvincenti , fatto salvo il fatto che le neuroscienze sono in continua evoluzione , e che quindi sono possibili revisioni della teoria stessa. La successiva costruzione di una psicologia , sintesi di altre precedenti teorie, va analizzata per quello che e' cioe' una teoria che si fonda sul come se piuttosto che sulle evidenze . 

Ambiente e malattie rare: il paradigma epigenetico


Il XX secolo assiste alla nascita di due grandi modelli che influenzeranno il pensiero contemporaneo:
  • La psicoanalisi (con l’importanza dell’influenza ambientale);
  • Il DNA (con la conoscenza della sua struttura).

Per diverso tempo, questi due modi di "osservare" la persona, hanno prodotto divisioni antitetiche, creando due fronti: quello degli "innatisti" (secondo cui, ogni manifestazione organica e ogni tipo di comportamento, sono contenuti all’interno dei geni) e quello degli "apprendimentisti" (che, invece, sostengono il valore e l’influenza dell’ambiente esterno che, grazie all’apprendimento, "crea" la struttura della personalità).
Man mano che si sono sviluppati studi scientifici in grado di spiegare, con laPsiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), il dialogo fra organi e apparati, si è giunti ad accettare l’idea che genetica e ambiente, contribuiscono, insieme, alla costruzione dell’essere umano nel suo complesso. Infatti, in ciascuno di noi esiste una matrice genetica (portatrice di messaggi potenziali); gli stimoli esterni, influenzeranno il modo di leggere i geni, determinando una personalizzazione in funzione delle stimolazioni ambientali. Nasce da qui l’epigenetica.
Nel 1998, il premio Nobel Eric R. Kandel, esamina dettagliatamente le posizioni della psichiatria americana ad orientamento psicoanalitico e, contemporaneamente, riassume le più importanti scoperte della biologia molecolare. L’inquadramento concettuale di Kandel pubblicato dall’American Journal of Psychiatry, rappresenta un’imprescindibile possibilità di leggere unitariamente le neuroscienze e la psichiatria, separatesi agli inizi del secolo scorso. Eric R. Kandel, docente alla Columbia University di New York, premio Nobel per la Medicina e le Neuroscienze nel 2000 grazie agli studi effettuati sulla lumaca di mare Aplysia, è uno dei massimi esperti dei meccanismi cellulari e molecolari della memoria e del condizionamento.
Gli studi, iniziati nel 1963, renderanno l’Aplysia il mollusco più celebre delle neuroscienze, un animale dal sistema nervoso molto semplice con un comportamento modificabile attraverso sollecitazioni che inducono apprendimento e analizzabile nei dettagli a livello cellulare.

"Negli anni ’60 (del secolo scorso), la psichiatria americana ad orientamento psicoanalitico era diventata il modello prevalente per la comprensione delle malattie mentali e di alcune malattie somatiche. Il suo allontanamento dalla biologia era stato determinato in parte da cambiamenti interni alla psichiatria stessa, e in parte dal progresso delle neuroscienze. La biologia del cervello degli anni ’40 non era tecnicamente né concettualmente matura e la relazione tra cervello e comportamento era dominata dall’idea che diverse funzioni mentali non si potessero localizzare in regioni cerebrali specifiche. Si riteneva che la corteccia cerebrale fosse equipotenziale, con le funzioni mentali superiori diffusamente rappresentate. Questa posizione condivisa da psichiatri e biologi rendeva il comportamento non analizzabile secondo i metodi d’indagine propri della biologia empirica. Negli agli ’70 la psichiatria tornò a confrontarsi con le neuroscienze grazie ai nuovi trattamenti farmacologici che lavoravano in modo specifico. Parallelamente, negli anni ’80 si assiste alla scoperta delle relazioni anatomo-funzionali di differenti distretti cerebrali".

Il quadro concettuale presentato da Kandel è costituito da cinque principi che rappresentano, in forma semplificata, il pensiero corrente dei biologi cellulari, sulla relazione tra mente e cervello, su base epigenetica:

  1. Tutti i processi mentali, anche quelli psicologici più complessi, derivano da operazioni del cervello. Il principio centrale di questo punto di vista è che, ciò che noi chiamiamo "mente", va considerato, in realtà, la gamma di funzioni svolte dal cervello. Le azioni del cervello, sono alla base non solo di comportamenti motori relativamente semplici (come il camminare e il mangiare) ma, anche, di tutte le azioni cognitive complesse, consapevoli e inconsapevoli, che noi associamo a un comportamento specificamente umano (come, ad esempio, il pensare, il parlare, o creare opere d’arte). Di conseguenza, i disturbi del comportamento che caratterizzano la malattia psichiatrica sono disturbi delle funzioni cerebrali anche quando, le loro cause sono chiaramente di origine ambientale. Conoscenze parziali di come funzionano i geni hanno generato due malintesi: il primo è che i biologi siano convinti della rigida determinazione dell’azione genica; il secondo è che i geni abbiano la sola funzione di trasmettere l’informazione ereditaria da una generazione all’altra. È necessario definire le due funzioni del gene. La prima è la funzione modello (trasmissione), che fornisce alle generazioni successive le copie di tutti i geni presenti nell’individuo. Il modello può essere alterato solo da mutazioni, rare e spesso casuali. Questa funzione è al di fuori di interferenze individuali o sociali. La seconda è la funzione trascrizionaleche si riferisce alla capacità di un dato gene di dirigere la produzione di specifiche proteine in una data cellula. Questa funzione esercita un’attività di regolazione sensibile a fattori ambientali.

  2. I geni e i loro prodotti proteici sono determinanti importanti del modello di interconnessione tra neuroni nel cervello sia dal punto di vista strutturale che da quello funzionale. I geni (e specialmente le loro combinazioni), quindi, esercitano un controllo significativo sul comportamento. Dunque la genetica contribuisce allo sviluppo delle più importanti malattie mentali.

  3. L’alterazione dei geni, da sola, non spiega tutta la variabilità di una data malattia mentale. Un contributo molto significativo proviene anche da fattori sociali o dello sviluppo. Proprio come le combinazioni di geni contribuiscono al comportamento, compreso quello sociale, così il comportamento e i fattori sociali possono esercitare retroattivamente delle azioni sul cervello fino a modificare l’espressione genica e di conseguenza la funzione di cellule neuronali. L’apprendimento, incluso quello risultante da una disfunzione comportamentale, produce alterazioni nell’espressione genica. Così tutta la "cultura" è in definitiva espressa come "natura".

  4. Alterazioni nell’espressione genica indotte dall’apprendimento, danno luogo a cambiamenti nei modelli di connessione neuronale. Questi cambiamenti non solo contribuiscono alle basi biologiche dell’individualità ma sono probabilmente responsabili dell’insorgenza e del mantenimento di anomalie del comportamento indotte da circostanze sociali.
  5. La psicoterapia produce modifiche a lungo termine nel comportamento, probabilmente mediante l’apprendimento, provocando modifiche nell’espressione genica che alterano la forza delle connessioni sinaptiche e causando modifiche strutturali che alterano i modelli anatomici di interconnessione tra cellule nervose del cervello. Il miglioramento delle tecniche di visualizzazione cerebrale, dovrebbe eventualmente permettere una valutazione quantitativa del risultato della psicoterapia. Il concetto nuovo, emergente dalle ricerche nel campo della biologia molecolare è che il genoma presenta una variabilità di espressione molto più plastica di quello che si poteva immaginare un tempo. È importante sottolineare che nell’Homo Sapiens le regioni codificanti per le proteine rappresentano appena il 2 % del genoma totale, costituito, secondo recenti stime da circa 35.000 - 40.000 geni. Le sequenze di genoma non codificanti invece rappresentato più del 98 %, ed il 50 % di esse è costituito da sequenze ripetute (trasposoni, pseudo-geni, sequenze ripetute semplici, duplicazioni segmentali). Il genoma non codificante tuttavia non viene più considerato come "DNA spazzatura", ma come una componente che svolge importanti ruoli di controllo e di regolazione dell’espressione genica attraverso meccanismi di tipo "epigenetico". C’è quindi uno spostamento di accento verso quella che oggi viene definita la genomica funzionale.

Alla luce delle costanti acquisizioni nel campo delle neuroscienze, della biologia cellulare e molecolare e della genetica, uno degli interrogativi che ci si pone, è quello di capire in che modo, l’interazione fra psicoterapeuta e analizzato, determini un influenzamento costruttivo e preventivato e quale sia il meccanismo di azione che lo sostenga.
Molti Neuroscienziati come, ad esempio, il premio Nobel Gerald Edelman (Un Universo di coscienza - Einaudi ed.) o Antonio R. Damasio (L’errore di Cartesio - Adelphi ed.) ritengono che la base di tutto, la cosiddetta "coscienza nucleare" possa avere origine nel dialogo fra le microparticelle che risiedono nel DNA degli atomi di neuroni e nevroglia dei centri nobili cerebrali. Tali informazioni verrebbero poi trasmesse alle cellule degli altri grandi apparati (endocrino e immunitario) per creare un feedback, cioè una comunicazione biunivoca e continua fra i tre grandi sistemi (nervoso, endocrino e immunitario). Grazie a questo, una grande massa di cellule (nervose, endocrine ed immunitarie) si può autoconfigurare in modo da creare le condizioni per la realizzazione di un’identità strutturale in grado di riconoscersi come entità a sé, rispetto all’ambiente da cui giungono segnali e sollecitazioni e generare il mondo delle emozioni (che abbia come sede di partenza l’area cerebrale talamo - corticale).
Se dovessimo spiegare cos’è la psiche, come la definiremmo? E che differenza c’è con la mente e la personalità?
Con il termine "psiche", gli antichi greci identificavano quel "soffio" da cui ogni cosa traeva vita, principio. Se provassimo ad immergerci con l’immaginazione, per un attimo, all’interno del nostro corpo, fra i vari tipi di cellule che lo compongono, arriveremmo alla conclusione che, ciascuna di esse, è in grado di realizzare strategie funzionali in grado di garantirle la sopravvivenza e, al tempo stesso, la propria specifica operatività "istituzionale". Valga per tutte, il pensare alle cellule dell’apparato nervoso e a quelle del sistema immunitario. In pratica, ogni cellula risulta essere capace di elaborati di pensiero "elementari".
Com’è possibile?
Ogni singola cellula (tranne i globuli rossi), contiene un "nucleo" capace di trasmettere informazioni fondamentali, allocato nel suo DNA.
Ma dove si creano questi messaggi?
Il DNA, risulta essere composto da un certo numero di molecole le quali, a loro volta, alla stregua di un muro, rappresentano l’assemblaggio di un certo numero di "mattoni" atomici. Ogni singolo atomo, proprio come un mattone di terra rossa, può essere "frantumato" nei suoi costituenti pulviscolari: gli elettroni, i protoni e i neutroni. Sia i protoni che i neutroni, a loro volta, sono composti di particelle chiamate "elementari": sei tipi di quark differenti.
Queste piccolissime particelle, all’interno di quella zona centrale dell’atomo che (come la sua omologa cellulare) si chiama nucleo, mediante il loro movimento di tipo ondulatorio e rotatorio, generano e trasmettono (mediante la formazione di campi elettromagnetici) le informazioni "basali" che, a loro volta, verranno inviate agli elettroni che orbitano al loro esterno, affinché le trasportino agli atomi vicini e da qui, lungo la molecola che li contiene; tali dati, scorreranno all’interno del DNA per potere essere inviati (tramite l’RNA) nel citoplasma della cellula, per metterla in condizione di operare al meglio. (attraverso le proteine codificate dal DNA).
Ogni cellula, poi, dialogherà con i propri vicini e consentirà un’unità di intenti lungo tutto l’organo di pertinenza e si metterà in contatto con il resto dell’organismo, mediante microparticelle (in grado di generare "onde" di informazione) che viaggeranno in maniera chimica o elettrica.
 
Se questo "linguaggio" un po’ troppo "elettromagnetico" crea scombussolamento nel considerare l’essere umano come una sorta di enorme campo di correnti (che producono onde come quelle del mare), basti pensare che tutto, in Natura, dai raggi gamma, fino alle onde radio, passando per lo spettro del visibile, si genera dal movimento "elettromagnetico" di piccolissime particelle (che, nel loro movimento, diventano "onde" che creano "campi di interazione").
Le oscillazioni delle aree cerebrali
"Un lavoro tutto italiano (M. Rosanova, A. Casali, V. Bellina, F. Resta, M. Mariotti, M. Massimini. Natural frequencies of human cortichotalamic circuits. The Journal of Neuroscience, June 17, 2009. 29 (24): 7679-7685) permette, attraverso l’uso combinato di due tecniche strumentali, di registrare le oscillazioni naturali che avvengono nelle aree della corteccia cerebrale umana, aprendo una nuova via diagnostica per individuare quelle zone interessate da varie patologie neurologiche.
L’elettroencefalografia (EEG) spontanea ed in condizioni di veglia registra frequenze diverse nelle differenti regioni del cervello umano. Per esempio, quando un soggetto chiude gli occhi in stato di relax, l’area occipitale tipicamente oscilla alla frequenza di 10 Hz, mentre la corteccia sensorio-motoria mostra ritmi più veloci ( 20 Hz). Il ritmo spontaneo dell’EEG è abbastanza variabile e la sua topografia può cambiare radicalmente nello spazio di un secondo se, per esempio, il soggetto apre gli occhi oppure compie un movimento. Per cui è difficile stabilire solo con l’EEG come i differenti circuiti corticali sono sintonizzati per generare oscillazioni ad ogni particolare frequenza.
La frequenza di sintonizzazione di un sistema può essere determinata inducendo delle perturbazioni e andando a registrare le oscillazioni che ne seguono. Questo approccio viene usato in fisica, in geologia e anche per accordare gli strumenti musicali. In questo lavoro, i ricercatori usano un approccio combinato di stimolazione magnetica transcranica (TMS) ed elettroencefalografia ad alta densità, a perturbare direttamente differenti regioni del sistema umano corticotalamico e a misurare la loro naturale frequenza. La TMS evoca oscillazioni nella banda á nella regione occipitale, nella banda â nella corteccia parietale e oscillazioni veloci â/ã nella corteccia frontale. Ogni area corticale tende a preservare la sua naturale frequenza quando viene stimolata dalla TMS a differente intensità. La variazione di oscillazione riflette l’esistenza di meccanismi fisiologici abbastanza riproducibili negli individui e rappresenta inoltre la prima diretta caratterizzazione delle proprietà elettrofisiologiche delle 3 aree associative della corteccia cerebrale umana. Ancora più importante, sottolineano i ricercatori, nei soggetti sani ogni modulo corticotalamico è normalmente sintonizzato a produrre oscillazioni a frequenza specifica. La possibilità di misurare la naturale frequenza in ogni area della corteccia cerebrale potrebbe rappresentare un valido e flessibile strumento per monitorare lo stato dei circuiti talamo corticali nei pazienti affetti da diverse condizioni patologiche". (Dr.Fernanda Annesi - Biologo C.N.R. /Counselor )
L’epigenetica
Bruce H. Lipton è un’autorità mondiale per quanto concerne i legami tra scienza e comportamento. Biologo cellulare per formazione, ha insegnato Biologia Cellulare presso la facoltà di Medicina dell’Università del Wisconsin e si è dedicato, in seguito, a ricerche pionieristiche alla School of Medicine della Stanford University. È stato ospite di decine di programmi radiotelevisivi ed è un conferenziere di primo piano.
Le sue rivoluzionarie ricerche sulla membrana cellulare hanno precorso la nuova scienza dell’epigenetica e hanno fatto di Lipton una delle voci più note della nuova biologia.
Il professore sostiene di aver scoperto (in qualità di ricercatore) qualcosa che modifica la visione dei meccanismi biologici attraverso i quali le cellule ricevono ed elaborano le informazioni: infatti, piuttosto che controllarci, i nostri geni sono controllati, sono sotto il controllo di influenze ambientali al di fuori delle cellule, inclusa l’attività del pensiero.
Tali tesi sono sostenute e ampliate da vari studiosi internazionali come il prof Adrian Bird dell’Università di Edinburgo
e Michael Meaney Direttore Associato del Research Centre, Douglas Institute

 che ha intuito aspetti interessantissimi, insieme al collega Moshe Szyf Work. Questi autorevoli scienziati, insieme a tanti altri esperti, portano avanti esperimenti per dimostrare in maniera sempre più evidente che i geni imparano dai messaggi che arrivano mediante il meccanismo dell’apprendimento. Tale nuovo modo di intendere le neuroscienze ha contribuito all’esplosione di interessi sui cosiddetti meccanismi epigenetici di regolazione del cervello. Questi meccanismi molecolari alterano l’attività dei geni senza modificare la sequenza del DNA. Uno dei meccanismi epigenetici più noti è la metilazione del DNA, alterazione chimica, molto studiata, tra l’altro, nei tumori.. In sintesi si è giunti a "suggerire" che l’epigenetica potrebbe spiegare come le esperienze di vita precoci possono lasciare un marchio indelebile nel cervello e influenzare entrambi il comportamento e la salute fisica in tarda età. Questi effetti sono trasmissibili alla prole.
La posizione di Erik Kandel, già espressa, viene sintetizzata nella seguente slide
In sostanza, anche grazie agli studi del medico ricercatore italiano Giovanni Russo, si è arrivati a capire che, il meccanismo, dovrebbe avvenire, più o meno attraverso la seguente procedura:
  • Dal mondo esterno della cellula (che può essere il resto dell’organismo o ciò che sta fuori dalla persona), giungono sollecitazioni captate da recettori sensoriali specifici che generano sensazioni corrispondenti;

  • Queste sensazioni, attraverso le vie di conduzioni afferenti, giungono al Talamo, da dove verranno inviate alla zona corticale di corrispondenza;

  • Giunte a destinazione, vengono confrontate con elementi di similitudine per stabilire (attraverso una verifica che chiama in campo anche l’ipotalamo) di cosa si tratti, in base ad un criterio di valutazione che rispetti i parametri "utile/non utile - piacevole/sgradevole - logico/non logico" vengono scomposte;

  • Da qui, nascono le percezioni, cioè quel riconoscimento di una sollecitazione a cui viene data una contestualizzazione spazio temporale per stabilire come reagire, attraverso una processazione che segua una procedura che preveda, rispettivamente, una raccolta di dati (che riguardano un determinato argomento e che sono stati precedentemente memorizzati e adeguatamente archiviati) unaelaborazione dei medesimi (nel campo psicobioelettromagnetico localizzato nel nucleo degli atomi e nello spazio interazionale degli elettroni che si trovano nelle molecole del DNA e della membrana delle cellule neuronali e nevrogliali), unascelta (in base agli elementi che si possiedono ed alle capacità riflessive), unaverifica (del lavoro realizzato, mediante l’intervento della logica che, in caso di necessità, suggerisce eventuali correttivi), un’associazione (dei vari elementi elaborati) e, infine, una strutturazione di un concetto completo che, consenta valutazioni adeguate;

  • A questo punto, entra in gioco la capacità individuale di adattamento, in base a cui il segnale di partenza (che genera campi elettromagnetici in grado di influenzare i nostri mediatori di informazione), viene modulato (grazie a neurotrasmettitori e neuromodulatori) e, a volte, anche modificato.

  • Ciò che resta del segnale (o, meglio, quello che diventa) si trasforma, trasportato da mediatori bioumorali (flussi elettrici e chimici) sulle cellule bersaglio, in un elemento che attiva dei recettori di membrana ( che sono una sorta di antenna) in grado di consentire (attraverso un meccanismo simile ad un sistema di ingranaggi) l’apertura o la chiusura di canali di membrana attraverso cui passano sostanze specifiche, presenti nel liquido interstiziale (e veicolate dai vasi sanguigni) che entrano, in questo modo, nel citoplasma intracellulare;

  • Tali sostanze, raggiungono i cromosomi e modulano la lettura genetica, attraverso lo srotolamento di porzioni di cromatina che viene letta a stampo (con l’RNA) in quelle zone dove l’Eterocromatina diventa Eucromatina;


In pratica, bisogna immaginare il DNA avvolto su rocchetti di Istoni come un capello intorno ad un bigodino; in base a quale parte viene "srotolata", è possibile che avvenga la lettura tramite l’RNA che poi, uscendo dal nucleo ed entrando nei ribosomi, induce la produzione di proteine.
In questo modo, il segnale che risulta dal meccanismo dell’adattamento operato dalla mente, "orienterà" la lettura modulata, a parità di DNA. Questo è il meccanismo epigenetico. Durante un percorso di psicoterapia, il segnale, può essere indotto anche da quello che dice lo psicoterapeuta (e da come lo dice). In funzione del transfert, l’analizzato, attiverà un cambiamento su base epigenetica.
Prima di mostrare, nel dettaglio, tale meccanismo, qualche altra precisazione indispensabile...
In ogni cellula c’è attività psichica, ma questo non basta per metterci in condizione di capire chi siamo; infatti, la consapevolizzazione di esistere, ci è resa possibile dal lavoro congiunto di neuroni e nevroglia ubicati nelle zone nobili del sistema nervoso.
Attualmente, in base ai risultati raggiunti dai ricercatori contemporanei, si può affermare che l’attività della nostra coscienza (consapevole o meno) è possibile dal momento che vengono coinvolte alcune zone peculiari del nostro cervello, fra cui:
  • sei strati cellulari della corteccia cerebrale (o neocorteccia);

  • la formazione reticolare mesencefalica (collegata al talamo e, da qui, alla corteccia), con i suoi nuclei della colonna mediana (per la cognizione delle sensazioni; raggruppa i nuclei del rafe che partecipano alla stabilizzazione del tono dell’umore, grazie all’azione della serotonina), mediale (che riceve informazioni in grado di modificare attenzione e stato di veglia) e laterale (con il nucleo Peduncolo Pontino del Tegmento - PPT e il locus coeruleus che mediante l’azione di noradrenalina ed acetilcolina, si attivano in presenza di stimoli significativi e partecipano nel meccanismo della formazione della memoria);

  • talamo ippocampo (considerati la "porta" della coscienza).


Quindi, mentre in ogni cellula riscontriamo attività psichica, la personalità, intesa come il risultato organizzato di strutture pensanti "nobili" in grado di consentirci la consapevolizzazione di esistere, o come quell’insieme dei processi e delle funzioni sensoriali, intellettive, affettive, volitive, ecc., mediante cui l’individuo ha esperienza di sé e della realtà, si determina per l’accensione di specifici gruppi cellulari del sistema nervoso.
Il dialogo "interno"
La corteccia associativa, è maggiormente connessa rispetto al resto e i meccanismi di neurotrasmissione assumono un’importanza ancora superiore a quella che hanno nelle aree sensoriali e motorie. In breve, la coscienza sorge laddove i sistemi corticale e limbico determinano stretti legami di collaborazione anatomo - funzionale. Per la realizzazione di questo processo psico-organico, è necessario che ognuna dei circa 50 miliardi di cellule nervose della corteccia cerebrale sia connessa a migliaia, se non a decine di migliaia, di altri neuroni. Gli oltre 500.000 miliardi di connessioni che si realizzano all’interno della corteccia cerebrale, costituiscono una cifra supera di moltissimo il numero delle vie di ingresso e uscita. Detto in altri termini: se pure la corteccia cerebrale è in collegamento con il resto del cervello (e attraverso gli organi di senso e l’apparato motorio con il corpo e l’ambiente) "essa parla essenzialmente con se stessa".
Benché i neuroscienziati siano in grado di indicare (almeno in linea generale) dal punto di vista sperimentale quali funzioni espletino le diverse zone di elaborazione cerebrale, non è stata ancora chiarita del tutto la natura fisica della coscienza, a meno che non ci rifaccia alle teorie psicodinamiche come quella di Giovanni Russo che intravede l’origine del tutto nelle dinamiche di interazione che si generano all’interno degli atomi, fra le varie microparticelle. Una risposta adeguata, sul piano dei macrosistemi neurologici, potrebbe venire dall’osservazione delle sincronizzazioni delle cellule neuronali e nevrogliali della corteccia e delle sinapsi correlate, sotto il controllo della formazione reticolare, del talamo, dell’ippocampo e del sistema limbico. Dal momento che abbiamo più volte affermato che il sistema "essere umano" è caratterizzato dal dialogo fra i tre grandi apparati psico-organici (neurologico, immunitario ed endocrino), possiamo concludere che la realizzazione dello stato di coscienza e dei diversi stati di consapevole ed inconsapevole sono possibili grazie agli elaborati complessi realizzati nella corteccia e nelle aree della subcorteccia sulla base della sincronizzazione cellulare.
Quel propulsore chiamato "identità"
Il concetto di Identità deriva dal latino identitatem (da idem, stesso, medesimo) ed individua la relazione tra un essere umano e se stesso.
La prima formulazione del principio di identità è di Aristotele ed ha costituito, fin da subito, il presupposto fondamentale di ogni dimostrazione logica.
L’essere umano sviluppando la propria personalità, si esprime prevalentemente mediante la propria identità (colloquio con se stesso), per poi estrinsecarsi al mondo esterno mediante l’individualità (comunicazione con un altro individuo) e la collettività(comunicazione con il gruppo del contesto di riferimento).
Per identità intendiamo la comunicazione continua e costante, consapevole ed inconsapevole (prevalentemente), che ogni essere umano ha con se stesso.
Ogni manifestazione comportamentale, ogni sbalzo d’umore, ogni stato d’animo dipende da questo continuo dialogo con se stessi che, inoltre, consente un tratto di continuità fra presente e passato, del nostro mondo inconsapevole che sfugge al controllo del "consapevole."
Questa sorta di comunicazione "profonda" ci consente di riconoscerci ogni giorno (consapevolizzazione dell’io), e di adattarci ai cambiamenti che avvengono istante per istante, lentamente, relativi alla nostra personalità, sul piano psicofisico; ecco perché ci accorgiamo delle nostre trasformazioni, solo osservando una nostra vecchia fotografia oppure rileggendo nostre riflessioni che avevamo messo su carta, nel passato.
Tutto ciò serve ad evidenziare un aspetto molto importante.
Poiché i cambiamenti avvengono molto lentamente, al punto tale da non accorgersene, ciò induce a riflettere sulla circostanza che, anche se si volesse accelerare tale processo, ciò non sarebbe possibile, perché si genererebbe una sorta di confusione che produrrebbe una inevitabile crisi esistenziale, al punto da non riconoscersi più.
Pertanto, sia dal punto di vista corporeo che psicologico, è necessario abituarsi ai cambiamenti stessi ricordandosi che la manifestazione visibile di ogni trasformazione, secondo leggi di Natura (che governano l’Universo intero), avviene lentamente, senza forzature, altrimenti si avrebbe una reazione di rifiuto verso se stessi.
Ma cos’è un’idea?
Il termine deriva dal Greco, e significa "vedere, conoscere". In sostanza, costituisce la strutturazione mentale completa di qualcosa o qualcuno, in base a cui produciamo giudizi, valutazioni... ed emozioni corrispondenti.
In pratica, le cose stanno in questi termini: dal mondo esterno, sotto forma di messaggi di vario tipo, giungono stimolazioni che arricchiranno di esperienze i depositi della nostra memoria contribuendo a strutturare, in tal modo, la personalità. Gli apprendimenti acquisiti, costituiranno la base per formare le idee relative ai diversi elaborati. Nel momento che comunichiamo verbalmente quello che pensiamo (in base alle idee prodotte), si manifesta il carattere nelle sue diverse sfaccettature. È giocoforza concludere che, per modificare quello che non va, del nostro modo di essere e di comportarci, bisogna agire a livello dei contenuti depositati in memoria e, quindi sulle idee di base. Questo comporta delle difficoltà: in effetti, spessissimo capita di difendere le proprie idee dal possibile cambiamento.
Come mai?
Difendendo una nostra convinzione, tentiamo di proteggere l’intera personalità (evitando, in tal modo, di mettere in discussione l’autostima). Inoltre, molti degli apprendimenti che ci fanno soffrire ci sono stati forniti, prevalentemente, attraverso il canale affettivo; a queste condizioni, cambiare idea, equivale a tradire il sentimento nei confronti di chi ci ha tramandato quell’esperienza. Chiaramente, questa posizione, per quanto fisiologica, incide sulla rigidità caratteriale in maniera inversamente proporzionale alla maturità ed all’equilibrio raggiunto. Una cosa è certa, fintanto che si difende un’idea "a spada tratta", non si potrà cambiare e, quindi, migliorare.
Infatti, come è stato riportato in altri articoli precedentemente pubblicati, ogniqualvolta riceviamo degli Input, veniamo investiti da una miriade di microparticelle che veicolano l’onda di pressione (acustica, ottica, tattile, etc.) dentro cui viaggia il messaggio. Queste particelle di energia, si scontrano con i dati contenuti nella nostra memoria, relativi a messaggi simili (come contenuto). La Fisica moderna ci dice che, da tale scontro, si producono delle nuove particelle le quali, per trovare una corretta collocazione, devono aspettare che altre particelle "escano" dal sistema.
"Se ti fornisco un messaggio e tu difendi le tue idee, le "nuove particelle" formatesi nel campo di elaborazione della tua mente, non troveranno spazio" (Giovanni Russo).
Bisogna fare spazio, liberarsi delle vecchie idee: a queste condizioni potranno avvenire i cambiamenti. I messaggi del mondo esterno, entrano nel campo di elaborazione del Pensiero (che, in base alle ipotesi del ricercatore Giovanni Russo, dovrebbe essere all’interno del nucleo dell’atomo e fra il nucleo stesso e le orbite elettroniche di alcune cellule particolari) trasportati dagli elettroni del campo elettromagnetico, giungendo ad interagire con l’interazione forte e debole del nucleo dell’atomo.
Per cambiare un’idea, quindi, è necessaria un’attivazione del mondo interno, in quanto solo l’interazione forte del nucleo dell’atomo, potrà modificare il "dialogo" fra protoni e neutroni. Qualunque messaggio o "consiglio" del mondo esterno, penetrando tramite l’interazione elettromagnetica, infatti, non potrà mai scalzare un dato pertinente all’interazione forte: è la fisica che ce lo spiega!
E allora?
Una cosa è scientificamente provata... e cioè che attraverso un buon percorso di psicoterapia, si possono creare le condizioni per favorire una profonda revisione, con viraggio positivo, delle proprie idee e del proprio carattere.
Vogliamo entrare, allora, nelle "stanze" del lavoro analitico seguendo la modalità psicodinamica personalizzata secondo la metodologia di Giovanni Russo?
Due persone di fronte, una (apparentemente) normale chiacchierata: all’inizio uno ascolta e l’altro "libera la mente dai suoi pensieri, attraverso un fiume di parole...poi, man mano che continuano le sedute, il dialogo diventa sempre più intenso "tecnico" e ricco di domande.
Cosa succede nella mente dell’analista
Quando una parola raggiunge le sue vie uditive, l’onda acustica di pressione stimola l’orecchio interno e, con esso l’intero meccanismo di trasduzione del segnale, da acustico in neuropsicologico (attraverso l’Organo del Corti, via via lungo le fibre nervose, fino all’area uditive della corteccia cerebrale, a livello temporale). In sostanza, il pacchetto di informazioni trasmesso mediante la fonazione, arriva nei centri di elaborazione del pensiero, dove viene riconosciuto per ciò che vuole esattamente significare. In parole povere, si cerca, nei depositi della memoria, qualcosa che possa aiutare a capire il contenuto del messaggio.
  
Quando le Emozioni sono a prevalenza positive si raggiunge la Solidità la quale promuove una condizione di stabilità idonea al lavoro programmato.
  • Ascoltando i discorsi del proprio analizzato, nella mente dell’analista si attua il meccanismo dell’esplorazione delle idee e la loro scomposizione, mediante un’attività del Pensiero, chiamata Riflessione.

  • Avvenuta questa scomposizione negli elementi parcellari costitutivi (i dati parcellari), si richiamano dati parcellari analoghi depositati precedentemente nella memoria, per poter effettuare una comparazione che porterà ad una serie di valutazioni.


Durante questa fase possono emergere (dall’inconsapevole) dei ricordi della vita dell’analista, che, se per caso, sono portatori di conflitti non ancora risolti, possono turbare il lavoro analitico (e la tranquillità personale del professionista!).
In questo momento, come spiegato più volte dal dott. Giovanni Russo nelle sue pubblicazioni, l’analista procede ad una analisi dei problemi dell’analizzato e anche dei suoi perché, mentre avviene il confronto (fra i dati parcellari giunti da fuori e quelli preesistenti in memoria): in questo modo, si può affermare che, la professione di psicoterapeuta sia fra le poche professioni che costringe chi la esercita, a maturare continuamente, durante l’espletamento delle proprie mansioni.
Cosa succede nella mente dell’analizzato (tratto da "Una psicoterapia ad Indirizzo psicodinamico EUR Ed. - Roma 2001
Premettiamo che la comunicazione fra analista ed analizzato, avviene in maniera prevalentemente inconsapevole (da parte di quest’ultimo) ed è "condita" da piccolissimi movimenti ed ammiccamenti del volto che, osservati correttamente, possono evidenziare, la trasformazione dell’analizzato attraverso delle tappe ben precise, che possono essere così riassunte: CONFRONTO, RICONOSCIMENTO, AGGIUNTA, ACCORPAMENTO, RIGETTO, RINFORZO, NUOVA TRACCIA MNESTICA, NUOVA COMUNICAZIONE.
Il dialogo tra analista e analizzato segue dei percorsi e delle dinamiche (fatti di parole, di segni, di mimica facciale e di movimenti temperamentali) che, pur non essendo dichiarate dai due colloquianti, hanno delle precise condizioni che entrambi osservano e su cui si trovano d’accordo perché l’analista, utilizzando la Logica, promuove l’attivazione della Logica dell’analizzato.
IL CONFRONTO
L’idea conservata in memoria verrà raffrontata con l’idea giunta dal mondo esterno e, se verrà identificata come simile, si avrà il riscontro, confermato da un segno temperamentale dell’analista (uno sguardo particolare, un ammiccamento, un sorriso, etc.), che diverrà familiare nel tempo e potrà essere accettata per il Riconoscimento.
IL RICONOSCIMENTO
A questo punto, se l’Idea precedentemente depositata nella memoria era corretta, è possibile che si determini il rinforzo della medesima, sia nella mente dell’analista che in quella dell’analizzato. Chiaramente, in caso di idee non valide, l’analista fornirà spiegazioni adeguate. Se questo meccanismo sarà ripetuto, l’idea sarà fissata in modo indelebile nella memoria, determinando un concetto STABILE.
Sarà questa la prima idea STABILE che l’analista avrà trasmesso alla nuova costruzione di solidità che l’analizzato dovrà costruire dentro la sua mente.
Da ora in avanti, si produrrà l’AGGIUNTA
Questo vuole dire che si aggiungono nuovi dati parcellari (elementi costitutivi fondamentali) a quelli preesistenti, producendo l’arricchimento della memoria in funzione della Idea pervenuta.
Durante queste dinamiche del riconoscere e dell’aggiungere, l’analista può avere la funzione di modello ideale su cui l’analizzato trova rassicurazioni per gli elaborati delle sue idee. L’analizzato, a sua volta, è stato indotto dal suo analista a promuovere una verifica di Logica: il risultato di tale lavoro mentale rinforzerà le proprie convinzioni corrette, aumentando la sua sicurezza.
ACCORPAMENTO
Durante questa fase, si aggiunge (a livello di struttura energetica subprotonica intranucleare), l’idea pervenuta dal mondo esterno all’idea preesistente nel mondo interno.l’Accorpamento, quando le capacità di scelta dell’analizzato sono "deboli" oppure non sono tali da sapersi, in un particolare momento, opporre, avviene perché quest’ultimosubisce. In questo caso è necessario che l’analista spieghi che ciò è sbagliato e che il sistema migliore consiste in un modulo di integrazione, che prevede una scelta "libera" e non condizionata, anche se più "sofferta".
RIGETTO o RIFIUTO...
dell’idea proveniente dal mondo esterno, potrà avvenire quando, secondo l’analizzato, le proprie idee sono chiare e non armonizzano con i messaggi dell’analista. Questo è uno dei momenti più interessanti ed impegnativi, per quest’ultimo, perché ha l’obbligo di non infastidirsi e di continuare nelle spiegazioni, anche in maniera incisiva, se è il caso.
Come si fa a "tenere a bada" prima di eliminarla del tutto, la parte di noi "negativa" che può lavorare "contro" ed essere causa di comportamenti lesivi per sé e per gli altri?
Si può evitare che questa componente conflittuale agisca, a condizione di mantenersi attivi dal punto di vista neutrergico razionale, attraverso lo studio continuato anche se a basse dosi. In questo modo, i flussi energetici di microparticelle che costituiscono la nuova informazione, costruttiva e positiva (che sono, in realtà, Onde elettromagnetiche che trasmettono flussi di particelle con caratteristiche fisiche come spin, frequenza e lunghezza d’onda, in grado di condizionare le tracce mnestiche costituite da altre particelle aventi caratteristiche fisiche differenti), influenzeranno, dal punto di vista delle caratteristiche fisiche, le particelle che servono a costruire le vecchie idee, impedendo loro, di "resistere" a lungo. Nel tempo, cambieranno anche le matrici delle idee, perché noi in memoria abbiamo le particelle e le matrici delle idee: le particelle le differenziamo con l’arrivo di nuove particelle energetiche che cambiano le caratteristiche di frequenza, le matrici, invece, ci vuole più tempo per modificarsi.
 
Cosa sono le matrici?
Rappresentano lo scheletro su cui si innestano le particelle per formare un’idea.Proponendo un esempio culinario, volendo realizzare un dolce, potremo agire su due grandezze differenti: lo stampino e gli ingredienti. Gli ingredienti sono rappresentati dalle particelle del nucleo atomico, lo stampino, è costituito da una struttura rigida su cui si "montano" le particelle, per dare vita ad un’idea stabile e ripetibile (entro certi limiti). È, quindi, una questione di tempo. Le particelle cambiano più velocemente, infatti basta attivare la neutrergia ed è quello che avviene all’interno di un colloquio da parte dell’analista: il risultato è che l’analizzato esce dallo studio del professionista tutto contento e trasformato (in termini di umore e voglia di vivere propositiva)... e non è una finzione, ma uno stato reale della persona. Però, bisogna lavorare per trasformare lo scheletrato e, nel contempo, mantenere attiva la propria mente, studiando, perché, altrimenti, le "vecchie" particelle prendono il sopravvento sul cantiere di lavoro e riprodurranno delle idee secondo il vecchio sistema. Quando il lavoro analitico non è completo, la sensazione di benessere e "innovazione" può, frequentemente, dar luogo all’illusione di essere cambiati definitivamente... senza grandi risultati e disillusioni dolorose.
Creazione di una nuova TRACCIA MNESTICA
Nel caso in cui l’Idea del mondo esterno risulti essere nuova (cioè non esistente nella memoria), la mente dell’analizzato, a livello inconsapevole, procederà alla fissazione della nuova idea in una traccia mnestica appositamente generata. Anche in questa evenienza l’intervento dell’Analista risulta utile: infatti, quest’ultimo, dovrà prima verificare la nuova idea e poi facilitare la sua assunzione mediante un meccanismo di rafforzamento.
La pazienza nella ripetitività rappresenta l’elemento fondamentale dell’opera dell’analista. Tutte queste dinamiche costituiscono il lavoro fattivo dell’analista durante il procedimento di analisi.
L’analisi condotta nella maniera più idonea, darà all’analizzato, come risultato finale :
  • L’arricchimento delle idee nuove.

  • La verifica delle idee antiche e le sue modificazioni.

  • L’accorpamento ed il rinforzo sulle idee già corrette.

  • Il sostegno e l’appoggio per rifiutare le idee scorrette e non permettere di dovere subire ancora.


LA NUOVA COMUNICAZIONE rappresenta il compimento ultimo di un percorso analitico, in cui si avrà "una persona nuova" e migliore, in grado di saper produrre Salute (Stato di benessere fisico, sociale e mentale) e Benessere (Condizione temporaneaconseguente allo stato di equilibrio metabolico psicofisico che deriva dall’appagamento dei propri "bisogni")

read key : neurologia: gruppi studio sin

anni 60

we wont sex
Film inglese di Nigel Cole (il regista dell’Erba di Grace) che racconta in modo romanzato un fatto realmente accaduto: la lotta per la pari retribuzione tra uomini e donne nel 1968 alla Ford



Gruppi di studio Sin
  • GRUPPO DI STUDIO "BIOETICA E CURE PALLIATIVE" 
    COORDINATRICE: Daniela Tarquini - Neurologia Nuovo Regina Margherita - Unità Operativa Complessa Neurologia, e-mail:dantarquini@gmail.com
    Vice Coordinatrice: Eugenio Pucci, e-mail: eugenio_pucci@yahoo.it
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2015

    La nascita del Gruppo risale al 1988, quando Carlo Alberto Defanti, all'epoca vice-presidente della SIN, ricevette l'incarico di costituire la "Commissione di Bioetica" destinata a svolgere una attività di supporto al Consiglio Direttivo della SIN su tematiche di interesse etico. Vennero prodotti i primi documenti, sul neonato anencefalico e sulla definizione di morte, che furono fatti propri dal Direttivo SIN. Nel 1992, dopo un documento dedicato all'"eccesso diagnostico" in neurologia, la Commissione divenne un "Gruppo di Studio" (GdS) che da quel momento assunse l'intera responsabilità dei suoi testi perseguendo in autonomia la sua finalità di studio e di sensibilizzazione.
    Negli anni successivi è gradualmente maturata nel GdS l'esigenza di avvicinare la riflessione teorica bioetica all'attività clinica: i metodi ed i modelli della Medicina Palliativa sono sembrati i più idonei a ridurre la distanza tra le norme e gli standard etico-deontologici e le attività di cura; per questo dal '99 il GdS ha cambiato denominazione divenendo "GdS per la Bioetica e le Cure Palliative in Neurologia" (il documento programmatico è stato pubblicato su Neurol Sci, 2000, 21: 261-265). Attualmente il GdS è composto da neurologi, infermiere, filosofi ed è spesso affiancato da esperti dei diversi argomenti affrontati. L'attività del GdS prevede ogni anno 4-5 incontri a Milano e uno in occasione del Congresso SIN. Di anno in anno viene scelto un tema che diventa oggetto di riflessione e scrittura collettiva; il testo finale viene presentato in prima istanza a Neurological Sciences, considerato il più appropriato mezzo di divulgazione alla comunità dei neurologi italiani.

  • GRUPPO DI STUDIO DONNA E MALATTIE NEUROLOGICHE
    COORDINATORE: Alessandra Protti - U.O. Neurologia, A. O. Ospedale Niguarda Ca' Granda - Piazza Osp. Maggiore 3 - 20162 Milano, Tel. 02/64447006 - 2348, Fax 2819, e-mail a.protti@tiscali.it sin.donna@libero.it
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2014
    L' idea di questo Gruppo di Studio nasce dalle problematiche correlate alle malattie neurologiche nella donna osservate nella pratica clinica quotidiana. Questa idea prende corpo e si sviluppa attraverso un percorso clinico e scientifico mirato a puntualizzare i molteplici aspetti clinici, biologici, sociali ed etici che sottendono le differenze di genere. Oltre alla variabilità epidemiologica vi sono peculiari aspetti clinici che distinguono la malattia neurologica nella donna; questi sono correlati a particolari momenti della vita femminile costituiti dalla gravidanza, dal parto, dall' allattamento, dal puerperio e non ultimo dall'età fertile durante la quale è ormai diffusa la contraccezione orale. Un particolare interesse scientifico è inoltre rivolto alla menopausa, molto studiata negli ultimi anni anche in relazione all' aumento della attesa di vita della popolazione femminile. Questi ed altri aspetti esclusivi della donna, si rendono bene evidenti nella pratica clinica dove il neurologo è chiamato ad affrontare quesiti non del tutto risolti e per i quali, spesso, non vi sono indicazioni generali di comportamento (linee guida). Le problematiche di maggiore rilievo sono rappresentate dall'uso dei farmaci in gravidanza, dalla gestione di alcune malattie neuroimmunologiche, dalla pianificazione della gravidanza e del parto e da molti altri aspetti genere specifico che possono condizionare la conduzione della diagnosi e della terapia.
    La costituzione di un Gruppo di Studio su questi argomenti in seno alla SIN è stata auspicata per sviluppare trasversalmente questo capitolo della neurologia ancora poco discusso e definito. Il Gruppo di Studio dedicato a questo tema nell' ambito della SIN si pone l' obiettivo di definire strategie condivise di comportamento diagnostico/terapeutico/gestionale e di ricerca, sfruttando le conoscenze derivanti dalla pratica clinica e dalla ricerca di base sulle differenze biologiche e fisiologiche legate al sesso. Il Gruppo di Studio si propone inoltre di sviluppare un percorso culturale finalizzato alla definizione dei molteplici aspetti sociali, che in questo contesto storico possono condizionare la malattia neurologica nella donna. Il tema delle differenze di genere si pone al centro dell' attenzione nel mondo occidentale grazie al ruolo cruciale che essa riveste in seguito ai rilevanti cambiamenti della società. Vi sono alcuni elementi che sostengono questo ruolo: la crescente femminilizzazione del mercato del lavoro, i fenomeni migratori che mettono a contatto persone di culture, etnie e religioni diverse, le modificazioni dei bisogni soggettivi nel ciclo di vita che si amplia in conseguenza dell' allungamento della vita lavorativa. Le organizzazioni di successo sono quelle che utilizzano le differenze e non quelle che tentano di appiattirle come un problema.
    A partire dagli anni 80 negli USA ha avuto inizio una campagna di sensibilizzazione per una assistenza sanitaria dedicata alla donna. Questa ha contribuito a diffondere i concetti di sesso e genere e ad inglobarli nei piani sanitari e nei disegni di ricerca. Questo processo di crescita culturale ha condotto nel 1995 a consolidare il concetto di "genere e sviluppo", che rappresenta l' evoluzione della definizione pur innovativa ma limitativa di "donne in sviluppo". Il Gruppo di Studio è stato presentato a Genova in occasione del XXXV Congresso Nazionale della SIN, proponendo relazioni di estremo interesse quali: "ormoni e cervello", "epilessia e gravidanza", " contraccezione orale e trombosi cerebrale", "immunoterapia e problemi della riproduzione", "la malattia neurologica nella donna: attualità e prospettive". Durante il Congresso è stata proposta una indagine conoscitiva che si pone come strumento iniziale per conoscere il punto di vista dei neurologi su queste tematiche e per raccogliere le proposte di progetti di studio e di lavoro collaborativi. (vedi link) Contestualmente è stata svolta, a cura della coordinatrice, una ricerca finalizzata ad individuare la eventuale presenza di analoghe iniziative nel contesto di altre Società Scientifiche europee ed americane, anticipando in tal modo la possibile estensione dell' iniziativa anche a livello internazionale attraverso contatti già resi in atto ( Women's Issues in Neurology Section dell' American Academy of Neurology, Women Neurologists MS Initiative WNMSI, colleghe neurologhe in Germania e Olanda , Medical Women's International Association). Nello spirito del regolamento della SIN l'attività del Gruppo di Studio si propone in una ottica di trasversalità con piena collaborazione con le attività degli altri Gruppi di Studio e delle Associazioni Autonome aderenti, favorendo la partecipazione a lavori comuni e la comunicazione delle attività in corso in altre discipline di possibile interesse genere specifico. Verranno segnalati: studi clinici in corso di interesse neurologico diretto o indiretto inerenti tematiche di genere, pubblicazioni inerenti, convegni-corsi e meeting di interesse genere specifico.

  • GRUPPO DI STUDIO SULLA EPILESSIA
    COORDINATORE: Umberto Aguglia, Centro Regionale Epilessie, Presidio Riuniti Reggio Calabria - Tel. 0965.397971, 0965.397972. Fax 0965.397973  e-mail u.aguglia@tin.it
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2013

    Il Gruppo Epilessia della SIN è nato su proposta specifica di due soci (Mario Manfredi e Antonino Pavone), che hanno raccolto le istanze  e i desideri di molti iscritti. L'idea originale è stata di fornire, all'interno della SIN, uno spazio (congressuale ma anche di idee) per raccogliere le forze giovani della Società interessate a coltivare l'epilessia come manifestazione neurologica di maggiore interesse scientifico e clinico, nell'ambito della patologia neurologica generale. La prima esigenza è radunare in una sessione comune le comunicazioni che hanno per tema l'epilessia, presentate annualmente nel Congresso della Società, in modo da favorire la discussione fra i Soci interessati a questa condizione. Si potranno poi stimolare programmi di ricerca comuni su temi specifici, in modo da fornire una traccia a chi vuole coltivare l'epilessia come aspetto  emergente della espressività del sistema nervoso in condizioni morbose. A questo fine potranno essere favorite riunioni di discussione e di presentazione di casistiche, in comune con le altre organizzazioni che gravitano in questo spazio delle scienze neurologiche. L'interesse che l'iniziativa ha suscitato è dimostrato dalle oltre 200 iscrizioni.
    Come gli altri gruppi SIN, e come stabilito dallo Statuto della Società,  il Gruppo Epilessia è intersocietario, ed è quindi aperto e vuole favorire le relazioni con le organizzazioni affini, come le Società neurochirurgiche, neuroradiologiche, neurofisiologiche e psichiatriche. Inoltre, come gli altri gruppi SIN nei confronti delle Associazioni su patologie specifiche, il Gruppo Epilessia vuole mantenere il fruttuoso colloquio che molti Soci, attraverso la doppia militanza, già hanno con la Lega contro l'Epilessia, che raduna gli epilettologi "specialisti". Accanto alla Lega il Gruppo vuole operare, convogliando verso l'epilessia gli interressi e le energie dei neurologi "generalisti".
    In linea con le direttive societarie, il Gruppo Epilessia ha promosso diverse iniziative scientifiche ed educative tra le quali risultano comprese: 1. Uno studio prospettico multicentrico volto a definire il rischio di crisi epilettiche ed epilessia in pazienti con ictus cerebrale; 2. Uno studio prospettico multicentrico sulla prognosi e sugli indicatori prognostici dello stato di male epilettico idiopatico o criptogenetico; 3. Una indagine osservazionale nazionale sui trattamenti non farmacologici nell'epilessia; 4. Un corso di aggiornamento sulla diagnosi e sulla terapia della prima crisi epilettica, tenutosi nel corso del recente congresso nazionale di Firenze.
  • GRUPPO DI STUDIO  LINEE GUIDA E STANDARD DI QUALITA' IN NEUROLOGIA
    COORDINATORI: Rudolph Schoenhuber - Divisione di Neurologia Ospedale Regionale- Via L. Boehler 5 - 39100 Bolzano - Tel. 0471908589, e-mail rudolf.schoenhuber@asbz.it
    SOSPESO

    Il Gruppo di Studio Intersocietario SIN-SNO "Linee guida e standard di qualità in neurologia" è stato costituito nel 1995, convogliando iniziative presenti nelle due società scientifiche in una discussione congiunta su un terreno che non era più quello della clinica tradizionale ma delle scelte gestionali. L'attività di questi anni si è svolta inizialmente sulle problematiche della metodologia di produzione, implementazione e validazione delle linee guida. A tale scopo è stato creato all'interno del gruppo di studio, un gruppo operativo che, in appoggio ad esperti esterni tutti coinvolti in un gruppo analogo della Federazione Italiana delle Società Medico-scientifiche (FISM), ha elaborato un documento "metodologico", fatto proprio anche dalla SIN e dalla SNO. Il Gruppo di Studio dal 1996 partecipa con regolarità agli appuntamenti congressuali delle due società scientifiche dove ha presentato il documento metodologico di produzione delle linee-guida, ha discusso i criteri della loro validazione e ha poi approfondito, negli anni più recenti, il tema della qualità affrontando le tematiche dell'accreditamento e della certificazione dei singoli neurologi e delle strutture neurologiche e, da ultimo, gli strumenti per l'educazione continua del neurologo.

  • GRUPPO DI STUDIO  MALATTIE DEL MOTONEURONE
    COORDINATORE: Jessica Mandrioli, Nuovo Ospedale Civile S. Agostino Estense tel. 059 3961700 e-mail j.mandrioli@ausl.mo.it
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2015
    Il Gruppo italiano Malattie del Motoneurone è stato fondato a Torino il 14 novembre 1997 allo scopo di promuovere la ricerca e l'informazione in queste patologie. La necessità di istituire un Gruppo di Studio nazionale nasceva dalla carenza di dati epidemiologici e dalla necessità di uniformare i criteri clinici mirando ad inserire il Paese nei moderni studi terapeutici europei e nordamericani. Nel corso dell'ultimo decennio il Gruppo di Studio ha dato un notevole impulso alle attività sia cliniche sia di ricerca di base. In campo epidemiologico si è avuta la crescita di Registri regionali per il censimento dei malati in diverse regioni italiane. I dati raccolti confluiscono inoltre nel Registro europeo. Particolare attenzione è stata rivolta alle cure palliative cercando di elaborare linee guida da applicare su tutto il territorio nazionale. Il Gruppo ha inoltre contribuito attivamente alla definizione di diverse Linee Guida internazionali per il management dei pazienti affetti da SLA. In considerazione delle numerose molecole a potenziale effetto neuroprotettivo sviluppate nei laboratori di ricerca, il Gruppo mira ad una funzione guida per lo svolgimento di trial clinici. Il Gruppo di Studio ha il compito di favorire la ricerca ed ha creato una costante e proficua interazione tra neurologi clinici e ricercatori di base valorizzando le ricerche in corso con seminari volti alla diffusione delle nuove scoperte. Particolarmente attiva è la ricerca che mira alla definizione genetica della malattia grazie a un'attenta raccolta dei casi familiari. I rapporti di collaborazione con gruppi operanti in ambito internazionale e con prestigiosi centri di ricerca stranieri sono particolarmente incentivati (World Federation of Neurology Research Group on Motor Neuron Diseases, European ALS/MND Study Group, European FALS Group, EURALS). 

  • GRUPPO DI STUDIO  NEUROIMMAGINI
    COORDINATORE: Nicola De Stefano, Dipartimento di Neurologia e Scienze del Comportamento, Università degli Studi di Siena - Tel. 0577 233432, Fax 0577 233411; e-mail: destefano@unisi.it , Sito web www.neuroimmagini.it - www.risonanzamagneticasm.it
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2015
    Il Gruppo di Studio della SIN "Neuroimmagini" intende rappresentare un momento di incontro fra competenze diverse con focus sul cervello e sulle funzioni cerebrali, al fine di facilitare lo scambio culturale tra ricercatori che si occupano di Neuroimmagini a livello nazionale. Vengono così organizzati incontri nell'ambito delle Riunioni Congressuali SIN, a cui vengono invitati Colleghi Neuroradiologi, Medico-Nucleari, Radiologi, comunque "cultori" del campo delle Neuroimmagini strutturali e funzionali. Gli incontri talvolta sono "monotematici", e così volti a fare il punto dello stato dell'arte in una certa patologia neurologica; altre volte sono a più largo indirizzo. Il Gruppo di Studio "Neuroimmagini" organizza, inoltre, ogni anno due corsi itineranti di aggiornamento. Gli strumenti che il Gruppo di Studio utilizza sono rappresentati anche dalla stesura di libri di testo e dalla pubblicazione di linee guida e protocolli.
  • GRUPPO DI STUDIO IN NEUROINFETTIVOLOGIA
    COORDINATORE: Salvatore Monaco, Clinica Neurologica - Ospedale "G.B. Rossi" P.le Scuro, 10 Verona 35134 - Tel. 045 8124285, e-mail salvatore.monaco@univr.it
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2014

    L'iniziativa di instituire un Gruppo di Studio di Neuro-Infettivologia nasce su proposta di alcuni gruppi di neurologi che, avendo avviato nel corso degli anni un proficuo rapporto di collaborazione con gli infettivologi, hanno avvertito l'esigenza di pianificare e attuare progetti di ricerca in comune con finalità assistenziali e scientifiche. Gli ambiti di potenziale interesse reciproco sono molti e nella maggir parte dei casi sono scarsamente rappresentati nello scenario scientifico nazionale. Gli argomenti che, in virtù del loro forte impatto nella pratica clinica quotidiana, rivestono una particolare importanza e meritano di essere affrontati in modo sistematico nell'ambito di questo gruppo sono:

    • le complicanze neurologiche centrali e periferiche in corso di infezioni da HIV
    • le malattie demielinizzanti post/parainfettive del sistema nervoso centrale
    • le complicanze centrali e periferiche in corso di infezione da HCV
    • le malattie da Prioni
    • la malattia da Lyme
    • le complicanze neuroinfettivologiche nei pazienti sottoposti a trapianti
    • le encefaliti da arbo virus che occorrono soprattutto in alcune regioni italiane
    • le complicanze neurologiche infettive/infiammatorie in oncoematologia ed oncologia
    • le complicanze neurologiche infettive/infiammatorie in reumatologia
    • altre che si potranno specificare
    Questa iniziativa si propone i seguenti principali obbiettivi
    • favorire gli scambi culturali tra Neurologi e specialisti in Malattie Infettive su argomenti emergenti di interesse comune
    • avviare progetti di ricerca con forte impatto clinico-assistenziale
    • proporre modelli diagnostico-terapeutici il più possibile standardizzati e, quando possibile, creare vere e proprie linee guida
    • promuovere la formazione di figure mediche dotate di specifiche competenze in Neuro-Infettivologia/li>

  • GRUPPO DI STUDIO DI  NEUROGENETICA CLINICA
    COORDINATORE: Massimo Zeviani,Unità di Neurogenetica Molecolare , Fondazione Istituto Neuruologico "C. Besta", Via Temolo 4 - 20126 Milano- Tel. 02 23942630- Fax 02 23942619, e-mail: zeviani@istituto-besta.it
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2015

    Il Gruppo di Studio di Neurogenetica Clinica ha come obiettivo lo studio delle malattie neurologiche trasmesse geneticamente, la promozione della loro conoscenza tra i neurologici clinici, lo sviluppo di tecnologie per la loro diagnosi e la promozione della ricerca scientifica in tale settore. Ha in programma la produzione di algoritmi diagnostici per le principali malattie ereditarie del sistema nervoso centrale, periferico e del muscolo, la redazione di un elenco dei Centri clinici dove è possibile effettuare la diagnosi e la creazione di registri per le diverse patologia. Infine dà grande importanza ai problemi etici che i pazienti con malattie neurogenetiche, con particolare riguardo per quelle ad esordio tardivo, suscitano, in relazione alla comunicazione dei dati genetici ed alla diagnosi presintomatica.

  • GRUPPO DI STUDIO DELLA NEUROLOGIA TERRITORIALE
    COORDINATORE: Vito Napoletano ,ASL Bari Presidio di Neuroriabilitazione per disabilità fisiche, psichiche e sensoriali - Monopoli (BA) Tel. 3383537835 e-mail vitoneuro@ibero.it - napoletano.vito@asl.bari.it
    SCHEDA DI ISCRIZIONE
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2015
    La neurologia del territorio ha registrato nel corso degli ultimi anni, anche se in modo disomogeneo tra le varie regioni, una significativa crescita. Non sempre, però, si è registrato, di pari passo, una concreta integrazione tra territorio ed altre realtà sanitarie. Partendo proprio da queste considerazioni, è nata l' idea di costituire all’interno della SIN un Gruppo di Studio dedicato alla neurologia territorialenel convincimento che così si possano favorire le tante potenzialità che offre una neurologia radicata sul territorio. Basti pensare al campo epidemiologico, all’assistenza domiciliare dei pazienti affetti da patologie neurodegenerative, alla crescente importanza dell’ospedalizzazione domiciliare.Sono obiettivi non facili, ma proprio per questo stimolanti.

  • GRUPPO DI STUDIO DI  NEUROIMMUNOLOGIA
    COORDINATORE: Prof. Antonio Uccelli, Dipartimento di Neuroscienze Oftalmologia e Genetica, Via de' Toni 5 - Genova - Tel. 0103537028, e-mail auccelli@neurologia.unige.it
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2013

    Il Gruppo di Studio di Neuroimmunologia nasce nel 2003 per iniziativa di un gruppo di neurologi, neuroimmunologi ed immunologi tutti coinvolti nello studio delle malattie autoimmuni del sistema nervoso periferico e centrale. L'iniziativa nasce dopo un incontro tra vari ricercatori a Moltrasio in occasione del XIII° Congresso dell'Associazione Italiana di Neuroimmunologia (AINI) dove è emersa l'esigenza di avere, all'interno della Società Italiana di Neurologia, un'organizzazione capace di garantire un'interfaccia per uno scambio culturale e scientifico tra gli specialisti che affrontano i diversi aspetti delle patologie neurologiche autoimmuni. Il nostro scopo è quindi quello di creare un gruppo multi-disciplinare in grado di favorire lo scambio di informazioni tra neurologi clinici ed immunologi, facilitare collaborazioni spontanee, far conoscere le diverse linee di ricerca clinica e di base, fornire informazioni aggiornate su aspetti metodologici e diagnostici nel campo delle malattie neurologiche autoimmuni.

  • GRUPPO DI STUDIO DI  NEURO-ONCOLOGIA
    COORDINATORE: Andrea Salmaggi, Istituto Nazionale Neurologico C. Besta Via Celoria, 11 Milano- Tel. 02 23942342/2247, Fax 02 706382217 email salmaggi@istituto-besta.it;
    Segretario: Amerigo Boiardi, Istituto Neurologico "C. Besta", Via Celoria 11 - 20132 Milano - Tel 022394342
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2015
    Il Gruppo di Studio di Neuro-Oncologia è stato approvato nella seduta dei Consiglio Direttivo della S.I.N. del 29.01.99, su iniziativa di un gruppo di Soci, coordinati da B. Jandolo (Roma) e R. Soffietti (Torino). Tale iniziativa è stata motivata dal sempre più crescente interesse clinico e scientifico da parte della comunità neurologica nei riguardi della patologia neoplastica del sistema nervoso (primitiva e metastatica) e di quella paraneoplastica, con promettenti avanzamenti sia sul piano diagnostico che terapeutico. Il Gruppo si propone di promuovere ed approfondire in modo organico e coordinato lo studio di questa disciplina con attenzione anche alle problematiche di tipo organizzativo (linee guida, criteri per l'accreditamento, ecc). Sono stati sviluppati rapporti di collaborazione sia con analoghi gruppi operanti in ambito neurologico europeo (European Federation of Neurological Societies) e nordamericano (Academy of Neurology), sia con specialisti interessati alle problematiche neuro-oncologiche, come Neurochirurghi, Neuroradiologi, Neuropatologi, Oncologi, Radioterapisti e Medici Nucleari che afferiscono all'AINO (Associazione Italiana di Neuro-Oncologia). Il Gruppo di Studio organizza annualmente nell'ambito dei Congressi SIN una riunione di aggiornamento sia su tematiche specifiche che sui più recenti avanzamenti di diagnosi e terapia. Tra le tematiche recentemente affrontate vi sono state la gestione dei pazienti con glioma di basso grado, le nuove terapie antiangiogenetiche nei glioblastomi, l'utilità della neuroimmagine funzionale, i problemi cognitivi e le neuropatie tossiche e paraneoplastiche.

  • GRUPPO DI STUDIO NEUROSCIENZE E DOLORE
    COORDINATORE: Massimiliano Valeriani - Divisione di Neurologia Ospedale Pediatrico Bambin Gesù IRCCS Roma - Piazza Sant'Onofroo 4- 00165 Roma,  Tel. 06 68592289,  Fax 06 68592463, e-mail: m.valeriani@tiscali.it

    SCADENZA IL 31 Dicembre 2015
    Il Gruppo di Studio "Neuroscienze e Dolore", nato nel 1991, è attualmente un gruppo intersocietario, afferente alla Società Italiana di Neurologia (SIN), alla Società Italiana di Neurofisiologia Clinica (SINC), all'Associazione Italiana per lo Studio del Dolore (AISD) e alla Società Italiana per lo Studio delle Cefalea (SISC). L'organizzazione funzionale del sistema nocicettivo è assai complessa e a grandi avanzamenti delle conoscenze nell'animale sembrano non corrispondere significative ricadute terapeutiche.
    Il gruppo ha lo scopo di promuovere le ricerche e intensificare lo scambio di informazioni in un settore caratteristicamente multidisciplinare. Il gruppo ha promosso riunioni e tavole rotonde nel corso dei Congressi nazionali societari, in tema di "Tecniche di indagine nelle sindromi algiche" (SINC, Perugia 1993), "Nevralgia trigeminale" (SIN, Bari 1994), "Sistema nocicettivo a livello talamo-corticale" (Società Italiana di Neuroscienze, Milano 1995), "Neuropatie dolorose" (SIN, Roma 1995), "Esplorazione funzionale delle fibre di piccolo calibro", (SINC, Ischia 1996), "Nuove acquisizioni di fisiopatologia del dolore" (AISD, Milano 1997), "Fisiopatologia dell'emicrania" (SINC, Trieste 1998), "Dolore centrale: sclerosi multipla, ictus, siringomielia" (SIN, Verona 1999), "Corso di aggiornamento interattivo: Gestione clinica del paziente con dolore cronico" (SIN, Rimini 2001). Inoltre organizza ogni due o tre anni un meeting autonomo "Neuroscienze e Dolore", della durata di un paio di giorni, e articolato su una o due letture e comunicazioni nei temi. L'ultimo meeting scientifico si è tenuto a Milano, novembre 2000. Tra le altre attività, è stata completata la stesura dei capitoli "Dolore" per la Enciclopedia Medica Italiana (UTET) e per la Enciclopedia Italiana (Treccani).

  • GRUPPO DI STUDIO DISTURBI DEL COMPORTAMENTO NELLE PATOLOGIE DEL SISTEMA NERVOSO
    COORDINATORE: Francesco Monaco, Clinica Neurologica - Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", Corso Mazzini 18 - 28100 Novara, Tel. 0321 3733371, Fax. 0321 3733298, e-mail: francesco.monaco@maggioreosp.novara.it
    SOSPESO
    Il Gruppo di studio, precedentemente denominato per le "Patologie di Confine in Neuropsichiatria" è stato creato nel 1998 con la finalità specifica di promuovere attività scientifiche e culturali nel vasto campo delle patologie del sistema nervoso di confine, tra la neurologia e la psichiatria.  In particolare, il Gruppo si propone di favorire gli studi sugli aspetti di comorbidità nello stroke, il morbo di Parkinson, le demenze, le epilessie, la sclerosi multipla, la cefalea ed ogni altri malattia in cui coesistano sintomatologie ed obbiettività sia organiche che comportamentali. Il Gruppo, oltre ad aver organizzato numerosi incontri scientifici regionali e nazionali, è stato altresì presente con simposi ad hoc ai Congressi della Società Italiana di neurologia, della Società Italiana di psichiatria e della Società Italiana di Psicopatologia. In collaborazione con l'European Federation of Neuropsychiatry (EFNP) ha organizzato a Firenze nel novembre 2007 il 2° Congresso Europeo della stessa. Il Gruppo é inoltre sponsor della rivista "Confinia Neuropsychiatrica" (Pacini Editore, Pisa), di cui il Prof. F. Monaco é Editor-in-Chief

  • GRUPPO DI STUDIO SULLA PLASTICITA' SINAPTICA E NEUROPROTEZIONE
    COORDINATORE: Angelo Quartarone, Dipartimento di Neuroscienze - Università di Messina, Via Consolare Valeria Policlinico Universitario Messina e-mail: angelo.quartarone@gmail.com
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2017
    Il gruppo di studio dedicato all'approfondimento dei fenomeni di "plasticità sinaptica e neuroprotezione", la cui attività inizia in veste ufficiale nel 2003, nasce da un'esigenza precisa: quella di esplorare i percorsi necessari per poter trasferire in ambito clinico i risultati ottenuti sperimentalmente in tale settore della neurologia. E' trascorso circa un trentennio da quando John Olney ha definito il concetto di eccitotossicità, indicando con esso quella serie di eventi a cascata innescata da una eccessiva esposizione del neurone al glutammato ed ad altri amminoacidi eccitatori, il cui esito finale è la morte del neurone stesso. Le evidenze scientifiche a sostegno del ruolo dei fenomeni eccitotossici nella patogenesi di malattie neurologiche nell'uomo, quali epilessia, stroke, morbo di Parkinson, malattia di Alzheimer, Corea di Huntington e sclerosi laterale amiotrofica, sono sempre più; convincenti. A tale meccanismo di danno cellulare sono concettualmente connessi i due fenomeni di plasticità sinaptica e neuroprotezione, che includono i processi riparativi e di rimodellamento neuronale spontanei o indotti e facilitati da un agente farmacologico. L'attività ed i programmi del gruppo di studio, pertanto, si svolgeranno verso varie direzioni:
    • catalizzare l'integrazione dei dati sperimentali relativi ad una determinata patologia, emersi dalla ricerca svolta in varie sedi in Italia;
    • stimolare e favorire delle sperimentazioni cliniche controllate multicentriche con farmaci in fase di sviluppo;
    • contribuire ad espandere e ad omogeneizzare  la cultura e l'interesse in questo settore della neurologia fortemente innovativo sia sul piano concettuale che su quello applicativo.
    E' profondo convincimento di tutti i proponenti del gruppo che questo progetto rappresenta un nuovo ulteriore contributo al proseguimento del cammino già da anni intrapreso e che ha reso la nostra Società così prestigiosa nel contesto della comunità scientifica nazionale ed internazionale.

  • GRUPPO DI STUDIO SULLA QUALITÀ DELLA VITA 
    COORDINATORE: Luca Padua, Istituito di Neurologia, Università La Cattolica,  Largo F. Vito 1 - 00196 Roma, Tel. 06 30156623, e-mail lpadua@rm.unicatt.it
    SOSPESO

    Nel Giugno 2002 il Consiglio direttivo della Società Italiana di Neurologia ha istituito il "Gruppo di studio sulla Qualità della Vita". L'interesse a livello internazionale per il concetto di qualità della vita è in continua ascesa ed è dimostrato dall'aumento esponenziale dei lavori scientifici che includono i termini "quality of life": al Medline nel biennio 1970-71 risultano 12 lavori, nel biennio 1980-81 circa 650 lavori, nel biennio 1990-91 circa 3000 lavori, nel biennio 2000-2001 circa 10.000 lavori. Il gruppo di studio sulla Qualità della Vita in Neurologia, oltre ai tradizionali obiettivi dei gruppi di studio, si propone di collaborare strettamente con i singoli ricercatori e con i gruppi di studio per favorire l'inclusione nei progetti di ricerca delle misurazioni della qualità della vita. Per assolvere a questi compiti il gruppo di studio è organizzato per fornire consulenze a chi intendesse includere nei propri studi misure di qualità di vita (e più; in generale misure patient-oriented). Al gruppo hanno infatti aderito vari ricercatori italiani che, nella propria area di interesse neurologico, hanno esperienza di misure di outcome di qualità di vita. Il gruppo di studio ha iniziato la propria attività attraverso uno studio conoscitivo per valutare la diffusione ed il grado di conoscenze sulla Qualità della Vita in ambito neurologico attraverso un questionario che è stato distribuito al Congresso SIN a Napoli ad un campione di partecipanti. I risultati, molto interessanti, hanno evidenziato un discreto livello di conoscenza media, un marcato interesse per l'argomento, la richiesta di una larga parte dei neurologi di approfondire le conoscenze sulla qualità della vita e il desiderio-necessità di includere le misure di qualità di vita nelle ricerche cliniche.

  • GRUPPO DI STUDIO  SCLEROSI MULTIPLA 
    COORDINATORE: prof.ssa Maria Giovanna Marrosu Centro Sclerosi Multipla, P.O. Binaghi - Cagliari - Tel. 070 6093134, Fax070 6092929, e-mail: gmarrosu@unica.it;
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2015

    Il Gruppo di Studio afferente alla SIN è nato allo scopo di facilitare tra i ricercatori neurologi la reciproca conoscenza dei programmi di ricerca, lo scambio di notizie e di materiale di studio, la discussione di protocolli comuni e di ricerche multicentriche, la valutazione dell'efficacia e dell'efficienza degli interventi terapeutici, la pianificazione dei servizi di neurologia per la diagnosi e cura della SM. Pertanto gli obiettivi principali del Gruppo, saranno: promuovere simposi ed interventi in coincidenza con i Congressi ed i Corsi di Aggiornamento della SIN, promuovere lo svolgimento autonomo di riunioni scientifiche, seminari di informazione, di ricerca e didattici, promuovere uno scambio rapido di informazioni tra gli aderenti attraverso la circolazione di fogli di informazione, di materiale bibliografico e di dati scientifici, promuovere la stesura di protocolli diagnostici e terapeutici e di linee guida, promuovere studi multicentrici, mantenere contatti con altre istituzioni scientifiche italiane e straniere aventi analoghe affinità.
    "Sclerosi Multipla e CCSVI" 
    Modelli Organizzativi in Sclerosi Multipla

  • GRUPPO DI STUDIO STIMOLAZIONE CEREBRALE PROFONDA
    COORDINATORE: Franco Valzania, e-mail fravalza@virgilio.it;
    Coadiuvato da: Manuela Pilléri, e-mail manupill@yahoo.itmanuela.pilleri@casadicuravillamargherita.it;
    Precedenti coordinatori: Roberto Eleopra, Leonardo Lopiano, Alberto Priori, Filippo Tamma, Franco Valzania
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2017

    Il Gruppo di studio si pone l'obiettivo principale di approfondire la tematica della Stimolazione Cerebrale Profonda (DBS) nelle sue varie applicazioni, dal trattamento chirurgico dei Disordini del Movimento (in particolare m. di Parkinson e Distonie, due indicazioni ormai codificate e entrate nella routine clinica) fino alle nuove indicazioni (epilessie farmaco-resistenti, disturbi psichiatrici, dolore). Il Gruppo di studio è rivolto principalmente alle procedure di stimolazione elettrica cronica ad alta frequenza e secondariamente alle patologie in cui tale procedura può essere applicata; il gruppo è pertanto aperto a collaborazioni con varie discipline (Neurochirurgia funzionale, Neurofisiologia clinica, Neurologia dei Disordini del Movimento) che abbiano come interesse lo sviluppo e l'applicazione della metodica di DBS.
    Le altre finalità del gruppo possono essere schematizzate nei seguenti punti:

    • censimento dei gruppi italiani che si occupano di DBS, con definizione delle caratteristiche tecnico-organizzative irrinunciabili che deve avere un centro per la DBS;
    • censimento dei casi trattati in Italia per giungere a casistiche più ampie che abbiano un maggior peso scientifico e che possano essere presentate come gruppo scientifico nazionale;
    • stesura di "raccomandazioni" ed eventualmente di linee guida con diffusione nazionale;
    • organizzazione di riunioni scientifiche di approfondimento delle problematiche inerenti le procedure di stimolazione cerebrale profonda (selezione dei pazienti, monitorraggio intraoperatorio, follow-up);
    • organizzazione di seminari all'interno dei congressi delle varie società scientifiche interessate, anche con scopi educazionali (ECM);
    • disegno e organizzazione di studi clinici multicentrici italiani (DBS ed Epilessia farmaco-resistente);
    • mantenimento e sviluppo dei rapporti con esperti e centri DBS stranieri finalizzati alla organizzazione di incontri scientifici e alla partecipazione a studi multicentrici internazionali.

  • GRUPPO DI STUDIO STORIA DELLA NEUROLOGIA
    COORDINATORE: Giorgio Zanchin, Dipartimento di Neuroscienze, Via Giustiniani 5 - 35128 Padova - Tel. 0498213626/20, Fax 0498751770, e-mail: giorgio.zanchin@unipd.it
    SCADENZA IL 31 Dicembre 2015
    In considerazione degli interessi dichiarati di questo gruppo di studio, sembra appropriata una breve introduzione storica. Durante un incontro organizzato dal compianto Prof. Renato Boeri e tenutosi a Milano nella primavera del 1987 tra un gruppo di neurologi interessati alla storia della nostra disciplina nacque la proposta di una giornata di incontro sul tema "Lo sviluppo storico della neurologia italiana: lo studio delle fonti." Il Comitato promotore scelse come sede per questa riunione Padova, che per la sua antica tradizione medica avrebbe offerto ai partecipanti stimoli storico-medici anche ambientali di sicuro interesse. Nel corso del convegno, organizzato dai Proff. Loris Premuda e Giorgio Zanchin, che ebbe luogo il 31 ottobre 1987 si tennero durante la prima parte, relazioni a carattere generale sulla metodologia dello studio delle fonti in ambito storico medico, con l'intervento di studiosi non neurologi.
    Durante la seconda parte vennero presentate comunicazioni sulle fonti per la storia della neurologia disponibili presso i diversi centri italiani. Seguirono alcuni interventi sul tema dei rapporti storici tra la neurologia italiana e quella di altri Paesi. L'ultima parte del convegno infine, fu dedicata a temi liberi attinenti l'argomento della riunione. Nell'ambito della giornata furono allestite dalla segreteria scientifica un'esposizione di libri antichi, rilevanti per la storia della neurologia, provenienti dalla locale Biblioteca Medica Pinali, e un'esposizione di materiali documentari quali libri, strumenti, preparati proposti dai partecipanti stessi. L'incontro tenutosi nella suggestiva cornice dell'archivio antico del Bo e completato dalla visita al teatro anatomico del D'Acquapendente ed alla mostra storica permanente dell'Università di Padova, riscosse l'interesse pieno dei numerosi intervenuti. Al termine dei lavori si formò un Comitato scientifico, composto dai Proff.ri Luigi Amaducci, Renato Boeri, Luciano Bonuzzi, Loris Premuda, Nicola Rizzuto, Hrayr Terzian, Giorgio Zanchin che successivamente costituì formalmente il Gruppo di Studio per la Storia della Neurologia nell'ambito della Società Italiana di Neurologia, affidandone il coordinamento al Prof. Giorgio Zanchin. Si è inteso dar vita ad un gruppo di studio in cui potessero essere messi liberamente a confronto interessi spesso coltivati individualmente ed anche se non necessariamente da "addetti ai lavori" in senso storico, ravvivati dal quotidiano esercizio sul campo della professione odierna di neurologo.
    Quali le motivazioni ed il significato di questa iniziativa? Il continuo dilatarsi della conoscenza ed il conseguente frammentarsi di questa in specializzazioni sempre più parcellari rende ancor più evidente la necessità di identificare ed analizzare i processi storici da cui traggono origine le attuali interpretazioni sulle funzioni del sistema nervoso. Lo studio delle "radici" intese come il cammino percorso da chi prima di noi si è trovato a fronteggiare analoghi problemi e ha dato il suo contributo all'incessante avanzare del sapere umano, fornisce gli insegnamenti critici e metodologici che solo la conoscenza della propria storia può consentire di comprendere compiutamente. L'interesse per la storia della propria disciplina deve pertanto a buon diritto essere considerato parte integrante dell'interesse per la disciplina stessa. Il nostro Paese ha fornito apporti importantissimi allo sviluppo delle scienze neurologiche ed è certamente anche grazie a questa tradizione che esso vanta pure oggi un indiscusso prestigio in ambito internazionale in tale campo. E' ambizione di questo gruppo offrire stimoli e indicare strumenti per una valorizzazione critica del patrimonio culturale neurologico del nostro e degli altri Paesi, nella convinzione che la consapevolezza del cammino percorso è sicura guida sulle vie del presente e per la scelta delle mete future.

  • GRUPPO DI STUDIO TRAUMATOLOGIA CRANICA 
    REFERENTE NEUROFISIOLOGIA: Anna Maria Mauro, Divisione di Neurologia, Ospedale M. Bufalini, Viale Ghirotti 286 - 47023 Cesena, e mail mauro_annamaria@libero.it
    REFERENTE NEURORIABILITAZIONE: Rita Formisano, IRCCS Rehabilitation Hospital. Fondazione Santa Lucia - 00100 Roma - e-mail r.formisano@hsantalucia.it;
    REFERENTE NEURORIANIMATORE: Arturo Chieregato, UO Anestesia e Rianimazione, Ospedale M. Bufalini, Viale Ghirotti 286 - 47023 Cesena - e-mail achiere@ausl-cesena.emr.it
    SOSPESO

    La traumatologia cranica si sta rivelando sempre con maggiore evidenza un settore specialistico per il quale sono necessarie competenze specifiche per ogni fase del decorso post-traumatico. Esistono infatti rianimatori e neurochirurghi specializzati in neurotraumatologia, come esistono clinici e riabilitatori che hanno affinato le proprie competenze, diagnostiche e terapeutiche, specificatamente agli esiti post-traumatici. Anche i neurologi devono necessariamente sviluppare le proprie conoscenze/competenze sulla corretta diagnosi e gestione terapeutica di molte conseguenze del trauma cranico: i disturbi neuromotori, i disturbi cognitivi, i disturbi comportamentali, la spasticità, l'epilessia, ed altre ancora. Infatti l'esperienza degli ultimi vent'anni ha chiaramente dimostrato che non è possibile applicare direttamente ai traumatizzati cranici conoscenze nosografiche e schemi terapeutici sperimentati con altre cerebrolesioni.
    Il traumatizzato cranico presenta una specificità sindromica e terapeutica che richiede l'acquisizione di conoscenze già nel corso di formazione dello specialista neurologo e una specializzazione nella specializzazione professionale come già avviene per molti altri sottosettori della neurologia e della neuroriabilitazione. Queste sono le principali motivazioni per cui la Società Italiana di Neurologia ha ritenuto opportuno creare il Gruppo di Studio di Traumatologia Cranica. Tuttavia non va dimenticato che l'incidenza epidemiologica dei traumi cranici, ancora in aumento nonostante tutte le misure di prevenzione applicate, impone una doverosa attenzione a questa complessa patologia con la quale sono ormai costretti a confrontarsi quasi tutti gli specialisti delle varie branche della medicina e della chirurgia.