sabato 26 aprile 2014

read key : metabolomica : un centro studi

Tmic-header

The Metabolomics Innovation Centre (TMIC) is a nationally-funded research and core facility that supports a wide range of cutting-edge metabolomic studies for clinical trials research, biomedical studies, bioproducts studies, nutrient profiling and environmental testing (more about us). With more than $20M invested in state-of-the-art metabolomics equipment, TMIC scientists and collaborators have access to a comprehensive set oftoolsbioinformatics resources, and scientific expertise.
The platform is led by Dr. David Wishart (University of Alberta), Dr. Christoph Borchers (University of Victoria), Dr. Liang Li (University of Alberta), and Dr. James Harynuk (University of Alberta).
ScientistAt TMIC, we use real-world proven technologies, in-house innovations, and years of analytical experience to provide you with top-of-the line metabolic analysis. As scientists and service providers, we believe it is our duty to provide the best data analysis possible. We understand that funding constraints may limit your analysis abilities. That is why we will cater our services to best fit your needs, and can also provide pre-award support, including proposal development and consultation. Our mission is to provide quantitative metabolic analysis to a wide range of clients at the most reasonable prices.

News and Events


We request that any publications, posters, or oral presentations resulting from work performed by The Metabolomics Innovation Centre acknowledge TMIC. This allows the Centre to report information to our funding agencies, such as impact on Canadian researchers. Clients should also keep us apprised of any publications, posters, or oral presentations arising from work performed at TMIC.

read key : metabolomica : data base

orso castano : misurare alcuni metaboliti chiave nel sangue e nelle urine e' il tentativo di configurare lo stato di salute complessivo del corpo umano ed evidenziare deficit enzimatici precisi. Dal punto di vista diagnostico rappresenta uno dei  tentativ per porre una diagnosi sistemico olistica che oltrepassi la "diagnosi d'organo per studiare la "malattia" come conseguenza di disfunzioni metaboliche -biologiche sistemiche corporee. Ne consegue che va rivisto il sistema diagnostico  
Piramide alimentare di Harvard


The Human Metabolome Database (HMDB) is a freely available electronic database containing detailed information about small molecule metabolites found in the human body. It is intended to be used for applications in metabolomics, clinical chemistry, biomarker discovery and general education. The database is designed to contain or link three kinds of data: 1) chemical data, 2) clinical data, and 3) molecular biology/biochemistry data. The database (version 3.6) contains 41,815 metabolite entries including both water-soluble and lipid soluble metabolites as well as metabolites that would be regarded as either abundant (> 1 uM) or relatively rare (< 1 nM). Additionally, 5,688 protein (and DNA) sequences are linked to these metabolite entries. Each MetaboCard entry contains more than 110 data fields with 2/3 of the information being devoted to chemical/clinical data and the other 1/3 devoted to enzymatic or biochemical data. Many data fields are hyperlinked to other databases (KEGGPubChemMetaCycChEBIPDBUniProt, and GenBank) and a variety of structure and pathway viewing applets. The HMDB database supports extensive text, sequence, chemical structure and relational query searches. Four additional databases, DrugBankT3DBSMPDB and FooDB are also part of the HMDB suite of databases. DrugBank contains equivalent information on ~1600 drug and drug metabolites, T3DB contains information on 3100 common toxins and environmental pollutants,SMPDB contains pathway diagrams for 440 human metabolic and disease pathways, while FooDB contains equivalent information on ~28,000 food components and food additives.
HMDB Version 3.6  HMDB is offered to the public as a freely available resource. Use and re-distribution of the data, in whole or in part, for commercial purposes requires explicit permission of the authors and explicit acknowledgment of the source material (HMDB) and the original publication (see below). We ask that users who download significant portions of the database cite the HMDB paper in any resulting publications. 
This project is supported by The Metabolomics Innovation Centre (TMIC), a nationally-funded research and core facility that supports a wide range of cutting-edge metabolomic studies. TMIC is funded by Genome AlbertaGenome British Columbia, and Genome Canada, a not-for-profit organization that is leading Canada's national genomics strategy with $900 million in funding from the federal government.

Please cite:

  1. Wishart DS, Tzur D, Knox C, et al., HMDB: the Human Metabolome Database. Nucleic Acids Res. 2007 Jan;35(Database issue):D521-6. 17202168 
  2. Wishart DS, Knox C, Guo AC, et al., HMDB: a knowledgebase for the human metabolome. Nucleic Acids Res. 2009 37(Database issue):D603-610. 18953024 
  3. Wishart DS, Jewison T, Guo AC, Wilson M, Knox C, et al., HMDB 3.0 — The Human Metabolome Database in 2013. Nucleic Acids Res. 2013. Jan 1;41(D1):D801-7. 23161693 

La Metabolomica è la scienza che studia i prodotti che risultano dalle reazioni chimiche che avvengono nei nostri corpi: i metaboliti.
Nel 1966 il professor Tanaka Kei presso l’Università di Yale, ha descritto e misurato per la prima volta una malattia metabolica. Facendo uso delle nuove tecnologie e di un geniale pensiero clinico, ha misurato un metabolita (acido isovalerico) ed ha scritto un nuovo capitolo nella storia della medicina.
Le malattie metaboliche riguardano degli errori correlati ad un gene che solitamente si traducono nel malfunzionamento di un enzima.

Enzimi

Gli enzimi sono delle “macchine” microscopiche che svolgono reazioni chimiche ad alta velocità. Un enzima porta insieme, oppure separa, due o più sostanze: questo comporta che una reazione chimica si realizzi ad una velocità molto maggiore di quanto accadrebbe in assenza dell’enzima. (Vedi figura)
Enzima
Migliaia di enzimi catalizzano (velocizzano e innescano) continuamente corrispondenti reazioni nei nostri corpi. Un grande numero di reazioni chimiche avvengono casualmente in ogni organismo. Sono gli enzimi con la loro capacita’ di promuovere specifiche reazioni, a velocità strabilianti, che costituiscono la funzione unica dei diversi organismi viventi.
Un enzima può eseguire milioni di reazioni in un secondo.
La reazione tra due sostanze può richiedere per esempio 78 anni per aver luogo (emivita), ma lo stesso processo chimico in presenza di un enzima può essere effettuato entro 25 millisecondi! La coesistenza di diversi enzimi forma percorsi diversi, ognuno dei quali svolge una funzione diversa.
Nella maggior parte dei casi, un enzima per attivarsi necessita di un fattore diverso (cofattore). Questo può essere una vitamina, un minerale o un aminoacido. L’adeguata disponibilità di vitamine, minerali e amminoacidi è essenziale per lo svolgimento dei processi che mantengono un organismo in vita.
ScreenHunter_02-Aug.-26-16.56Si può dare per scontata la presenza di questi ingredienti ed è stato veramente così fino a solo pochi decenni fa. Oggi sappiamo che la mancanza di questi ingredienti essenziali è la causa principale alla base di numerose malattie croniche ed è uno dei principi su cui si basa la metabolomica.

Non abbiamo tutti gli stessi enzimi.

ScreenHunter_03-Aug.-26-16.59È da notare che ognuno di noi ha un’attività enzimatica unica. Dato che siamo tutti diversi tra noi, alti, bassi, biondi, bruni, etc anche i nostri enzimi sono diversi fra loro. Un enzima in una persona può richiedere un minimo di 50 mg della vitamina B1 per funzionare correttamente, mentre lo stesso tipo di enzima in una persona diversa può richiedere 150mg della stessa vitamina per eseguire la funzione efficientemente (vedi schema a destra).
Inoltre alle stesse condizioni una persona può essere malata mentre un’altra noIn condizioni idealitutte le sostanze necessarie per sostenere le funzioni vitali si troverebbero in abbondanza in natura. Oggi questo non accade.
Quando un enzima coinvolto in una via metabolica non funziona correttamente, si blocca il flusso di reazioni chimiche e si hanno disfunzioni in questa parte del metabolismo. Il disturbo metabolico corrisponde a quello dell’enzima, che a sua volta spesso è dovuto al deficit del rispettivo cofattore (vitamina, minerale, aminoacido)...................La diagnosi delle malattie metaboliche si ottiene utilizzando analizzatori in grado di rilevare piccolissime quantità di molecole nel sangue e nelle urine (spettrometri di massa ad alta risoluzione, Tandem MS). Quando una via metabolica è bloccata a causa del deficit di un enzima, si ha l’accumulo di uno o più metaboliti.......

Profilo metabolico

Nel 1971 Horning e colleghi hanno cominciato ad applicare i metodi di diagnosi delle malattie metaboliche nella popolazione generale, al fine di diagnosticare le cause di malattie metaboliche. All’epoca si formarono i primi profili metabolici individuali.
Nel decennio del 1970, Linus Pauling e Arthur Robinson svilupparono ulteriori ricerche sulla misurazione dei metaboliti negli esseri umani, mentre nel 1990 è iniziata l’applicazione clinica della metabolomica e nel 2007 è stata completata la registrazione dei metaboliti umani (Progetto metaboloma Umano) ......Metabolomica trova applicazioni diagnostiche e terapeutiche:
  • Nelle malattie autoimmuni
  • In Disturbi gastrointestinali
  • In Oncologia
  • Nel Diabete
  • Nell’ autismo
  • Nelle malattie neurologiche
  • Nell’obesità
  • In Cardiologia
  • E in molti problemi di salute cronici

venerdì 25 aprile 2014

read key : 4 approcci alla medicina

orso castano : le patologie emergenti , le malattie croniche , sia per l'invecchiamento della popolazione che per problemi epigenetici di modificazione genetica del DNA accoppiata all' l'intervento di mRNA, aumenteranno probabilmente sempre di piu'. Di fronte a questo fenomeno dovremo ripensare e ricostruire la complessita' , l'articolazione delle chiavi di lettura delle patologie, Chiavi di lettura in sintonia con i diversi livelli delle strutture biologiche del nostro corpo. In questo post riportiamo una proposta di rilettura , molto sintetica (si rimandsa al link) di queste chiavi di lettura della medicina.

EINuM........1. Approccio alla medicina anatomicoDA DIMITRIS TSOUKALAS /  MARTEDÌ, 24 SETTEMBRE 2013 /  PUBBLICATO IN BLOG

Il primo livello è l’approccio anatomico. Qui osserviamo il corpo umano attraverso un aspetto visivo, come un set di organi che lavorano insieme per il regolare funzionamento del organismo umano. Questa è una scuola e un modello che ha dominato il pensiero fino agli anni ’50. Ecco perché ancor oggi le specialità mediche sono determinate dai rispettivi organi (cardiologia, gastroenterologia, dermatologia, nefrologia, ecc.). Essa dimostra un’efficienza senza rivali nella gestione e nel trattamento di emergenze e problemi acuti di salute. La frattura di un osso, la sezione trasversale o il blocco di un’arteria, una polmonite, necessitano di un intervento immediato per ripristinare la continuità e la funzione anatomiche. Ebbene l’applicazione di questo modello ai problemi di salute cronici ha un’efficacia limitata. Se ti fai male ad un ginocchio, per esempio, l’applicazione di ghiaccio, l’immobilizzazione e l’uso di una medicazione anti-infiammatoria possono velocizzare la guarigione e ridurre il dolore e l’infiammazione. Tuttavia, l’uso di un tale trattamento nel caso di dolore dovuto ad un’osteoartrite (artrite cronica) non ha uno scopo terapeutico, ma solo uno scopo di sollievo. Il risultato finale è che l’artrite peggiora e compaiono anche effetti collaterali dovuti all’uso cronico di antidolorifici.I problemi di salute cronici potrebbero essere spiegati meglio dopo le scoperte che hanno cominciato a verificarsi dalla metà del secolo scorso. Lo studio e la comprensione dell’organismo a livello delle cellule e delle molecole tramite il largo uso della microscopia elettronica dagli anni ’60 in poi hanno segnato l’entrata della medicina nell’era della biochimica, della genetica e della biologia molecolare.

2.Approccio alla medicina biochimico e molecolare (Metabolomica)

mitochondriaAl secondo livello cerchiamo di ripristinare l’equilibrio biochimico del corpo. Il nostro corpo è una macchina a combustione interna che brucia carbonio (glucosio) in presenza di ossigeno. Ovviamente serve una grande abbondanza di nutrienti per farla funzionare. Questa è una catena di reazioni chimiche che passo dopo passo porta alla produzione di energia e ad una normale funzione cellulare.L’ambiente moderno, il cambiamento di stile di vita, la carenza di nutrienti necessari e l’aumentato carico di tossine contribuiscono alla perdita del necessario equilibrio biochimico e all’incidenza di malattie. Insieme con il trattamento palliativo è ora possibile misurare e valutare lo stato metabolico e biochimico del corpo umano. Analisi ormonali, biochimiche e molecolari (metabolomica) ci permettono di avere un quadro completo dello stato biochimico e molecolare del corpo umano attraverso lo studio dei componenti prodotti dal metabolismo (metaboliti). Lo studio dei metaboliti al fine di sviluppare una terapia individualizzata è chiamato Metabolomica.Il medico conoscendo la deviazione dalla funzione ottimale può gradualmente riportare il corpo ad una normale funzione, mettendo maggior enfasi nel rafforzamento della salute del paziente insieme alla gestione della malattia.

3. Approccio alla medicina elettromagnetico

frequencyAl terzo livello abbiamo l’approccio al campo elettromagnetico del corpo umano. Sappiamo che ogni cellula nel nostro corpo ha il suo proprio campo elettromagnetico: la Forza Elettromagnetica totale delle cellule forma il campo elettromagnetico del nostro corpo. Quando facciamo una risonanza magnetica, questa utilizza le proprietà dei campi elettromagnetici. Entriamo in un enorme magnete, allineiamo tutti i campi magnetici del nostro corpo nella stessa direzione e facciamo una foto che usiamo pero’ per fare una diagnosi anatomica. L’elettroencefalogramma e l’elettrocardiogramma sono anche applicazioni di cambiamenti registrati nel campo elettromagnetico del cervello e del cuore.Lo studio dei campi elettromagnetici nel corpo umano è stato oggetto di una vasta ricerca scientifica per oltre 100 anni. Sia la NASA che il programma spaziale russo hanno portato allo sviluppo di un grande volume di conoscenze in questo campo. Nel 2009 un team greco di scienziati del Dipartimento di Fisiologia, Facoltà di Medicina di Ioannina, ha ricevuto il primo premio globale nella ricerca sull’applicazione dei campi elettromagnetici. La crescita esplosiva nel campo dei computer ha permesso lo sviluppo di tecnologie che possono usare le frequenze elettromagnetiche sia per scopi diagnostici che terapeutici. Credo che non sia lontano il momento in cui entreremmo in una macchina simile allo scanner per la risonanza elettromagnetica che individuerà e ripristinerà i differenziali del nostro campo elettromagnetico a scopo terapeutico. Questo è il livello al quale interviene l’omeopatia. Le soluzioni omeopatiche dopo diluizioni multiple non contengono più il materiale originale in forma chimica, ma rimane in soluzione l’impronta elettromagnetica. Ma per essere capaci di ripristinare l’equilibrio elettromagnetico è basilare avere un’adeguata continuità biochimica ed anatomica. Allo stesso modo in cui una persona può agire in modo terapeutico nel campo elettromagnetico, può anche causare dei danni. L’ambiente moderno fatto di costruzioni, il cibo e tutti i tipi di dispositivi e network possono causare interferenze e cambiamenti costanti nel campo elettromagnetico del corpo umano. Un estensivo resoconto degli scienziati della NASA su questa materia è disponibile nelle fonti, alla fine di questo articolo.

4. Il Pensiero, livello dominante

Quantum-physics-736895La posizione di Anassagora , “il principio di tutte le cose è la Mente”, non è mai stata più attuale. La moderna fisica quantistica e l’epigenetica si sono fatte avanti per verificare la posizione soprastante con criteri scientifici inconfutabili. Il pensiero per il nostro corpo è come un software (programma) per il computer. L’unica differenza è che, mentre il computer ha bisogno di un operatore per introdurre un programma, la mente umana è capace di pensiero originale. Scoperte, artefatti, filosofie ed intere culture sono cominciate da un pensiero. Il ponte tra il pensiero e le funzioni fisiche sono le nostre emozioni. Se guardiamo il lato anatomico vediamo che la corteccia cerebrale è associata con la ghiandola pituitaria e l’ipotalamo, dove si trovano i centri regolatori del sistema ormonale.Semplicemente, un pensiero comporta un’emozione e questa, a sua volta, causa la secrezione di un ormone.Se pensiamo ad una volta in cui siamo in difficoltà, questo può farci provare il senso della vergogna, che ci fa arrossire le guance. Diverse emozioni come la paura, la gioia, la noia, la tristezza causano simili secrezioni ormonali. In un mondo moderno dove l’incertezza riguardo il futuro e la paura per noi stessi e coloro che amiamo sono sentimenti dominanti, sono destinate ad essere colpite direttamente sia la nostra salute fisica che la nostra condizione spirituale. Lo stress psicologico è convertito in biologico, disturba l’equilibrio metabolico e ormonale e spesso è il grilletto o tante volte anche la causa dietro le malattie croniche. Il medico deve aiutare il paziente a separare lo stress metabolico da quello psicologico, altrimenti questo circolo vizioso peggiora costantemente nel paziente e tante volte anche la salute del medico stesso.I medici sono un sottoinsieme della popolazione con indicatori maggiori di morbidità in malattie associate con lo stress.

Un duro lavoro

Riassumendo, la scienza medica può approcciare la nostra salute a 4 livelli: Pensiero, Elettromagnetico, Biochimico-Molecolare (metabolomica), Anatomico.Come si può facilmente comprendere, il lavoro del moderno terapeuta è molto pesante e difficile, perché ogni cosa che ci circonda tende a destabilizzare la salute dei suoi pazienti a tutti i livelli sopracitati. Dal cibo fino al telegiornale, siamo sempre esposti a fattori che hanno una direzione opposta a quella della buona salute.Questi dati possono diventare uno strumento per identificare facilmente da dove si viene attaccato e in che direzione si deve girare. Maggiore è la comprensione di una materia, maggiori sono la volontà e la nostra abilità nel fare qualcosa a riguardo. Oggi, benché viviamo in un periodo particolarmente difficile per molte ragioni, siamo ciò nonostante capaci di fare molto più per la nostra salute di qualsiasi altro momento nella storia umana.
Alla vostra salute!
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Fonti:
en.wikipedia.org / wiki / File: William_Harvey_2.jpg
en.wikipedia.org / wiki / Nuclear_magnetic_resonance
www.britannica.com / EBchecked / Anaxagoras
hmg.oxfordjournals.org/content/6/9/1451.full
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21170889
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21109217

Agazzi : intervista : la filosofia della scienza oggi


Problem Solving Exercises
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............Evandro Agazzi, figura eminente dell’epistemologia contemporanea, formatosi nella tradizione aristotelico-scolastica di Gustavo Bontadini e in quella neoempiristica positivista di Ludovico Geymonat, ha fuso originalmente alcuni aspetti di entrambe in un’amplissima produzione che spazia dalla filosofia della scienza alla metafisica, dalla pedagogia alla bioetica.

Professor Agazzi, lei ha attraversato da protagonista il panorama filosofico italiano e internazionale. Che valutazione complessiva dà oggi del nostro pensiero speculativo? Nota qualche originalità, qualche contributo al dibattito che è ormai globale? 
«Mi sembra corretto riconoscere che da tempo il "pensiero speculativo" in Italia non gode di particolare favore a causa del forte privilegio accordato alla storia della filosofia (nelle sue varie articolazioni) rispetto alle discipline specificamente teoretiche (la filosofia della scienza, la filosofia morale, l’estetica, la filosofia politica...). Fu una scelta operata subito dopo la Seconda guerra mondiale dalle élites della cultura "laica" (rapidamente diventata egemone in campo accademico, nell’editoria, nel giornalismo) che osteggiava sia la precedente speculazione neoidealista sia le nuove espressioni del pensiero "metafisico" dei neoscolastici e degli spiritualisti cristiani. Detto questo per amor di verità, non possiamo certamente sottovalutare quella particolare simbiosi fra sensibilità speculativa e senso storico che caratterizza la migliore produzione dei filosofi italiani rispetto ai colleghi di altri Paesi, e che ritengo dovrebbe continuare ad essere un pregevole tratto distintivo del nostro modo di filosofare. A ciò si aggiungono i contributi seri e apprezzati che singoli filosofi italiani hanno recato in alcuni dei campi specializzati in cui si è parcellizzata la filosofia e che sono ormai valutati a livello internazionale. Di solito questi studiosi non coincidono con quelli che godono di una maggiore "visibilità" mediatica».

Inutile negare che alcune tradizioni molto forti decenni fa sono tramontate quasi definitivamente (marxismo, esistenzialismo) e altre sono in una fase di ripiegamento. Come vede il pensiero di ispirazione cristiana in un’era che per molti è post-metafisica?
«Se si concepisce il pensiero di ispirazione cristiana come la difesa di certe tesi dottrinali presupposte, ritengo che anch’esso sia destinato alla più o meno lenta eclissi che stanno conoscendo tante dottrine filosofiche. Se viceversa vediamo il pensiero cristiano come l’elaborazione di risposte a problemi riguardanti il senso e il valore dell’esistenza quali si impongono all’uomo d’oggi, ritengo che tale ricerca sia tuttora possibile, feconda e capace di interessare. L’ho constatato spesso nei miei lunghi anni di insegnamento anche in università "laiche", dove non ho mai celato, ma neppure proclamato, la mia fede cristiana. Sono convinto che la ricerca dell’Assoluto è oggi non meno forte che un tempo, e che punta nella direzione di un orizzonte di trascendenza proprio perché hanno mostrato la loro incapacità di rispondere ai problemi fondamentali dell’uomo tutte le varie proposte immanentiste e scientiste».

Il "nuovo realismo" le pare una reazione salutare a una lunga fase di postmodernismo e pensiero debole?

«In quanto "vecchio realista" non posso che rallegrarmi di riscontrare nel "nuovo realismo" il riaffacciarsi di una posizione filosofica che ho difeso durante tutta la mia vita accademica. Mi sembra interessante il fatto che il mio realismo si presenta come il frutto di un lungo cammino critico attraverso la filosofia della scienza e la filosofia analitica, mentre quello dei "nuovi realisti" alla maniera di Maurizio Ferraris risulta da un analogo transito e superamento critico della tradizione ermeneutica e postmoderna. In fondo, se volessimo indicare un tratto che caratterizza oggi la filosofia italiana nel panorama internazionale potremmo  proprio segnalare questa convergente riaffermazione del realismo».

Nei settori di cui lei si occupa maggiormente sembra prevalere un’idea di naturalizzazione della filosofia, che oggi a parere di tanti significa, anche oltre Quine, che la filosofia non può fare altro che accodarsi alla scienza e al suo metodo. Che spazio può trovare e che argomenti può portare una filosofia che voglia dialogare alla pari con la scienza e, anzi, dare indicazioni a quest’ultima?

«Se si pensa alla filosofia come a un discorso che si occupa solo di quanto la scienza lascia nel piatto, è chiaro che essa dovrà morire di fame quando le scienze avranno occupato i suoi ultimi rifugi (alcuni credono che le neuroscienze stiano per conquistare anche questo ultimo bastione). Si tratta di una concezione rozzamente positivista, fondata su una metafisica materialista accolta in modo acritico e addirittura inconsapevole, e che si sfalda di fronte ai molti problemi che le scienze non riescono non solo a risolvere, ma neppure a formulare, semplicemente perché nessuna scienza dà spazio a "giudizi di valore" e a indicazioni circa il "dover essere" e il "dover fare". Questi, invece, sono proprio ciò che lo sviluppo delle tecnoscienze impone all’umanità per orientare e gestire responsabilmente il suo presente e il suo futuro, entrando in dialogo e in confronto con le scienze, senza complessi né di inferiorità né di superiorità».

A questo punto del suo significativo percorso filosofico, quali direzioni vede per il prossimo futuro? Quali sono i problemi che, come si dice, resteranno tra noi a lungo?
«Ritengo che la filosofia non possa essere un discorso autoreferenziale, ossia limitarsi a "rivisitare" la propria storia . La filosofia si è sempre nutrita di problemi che le varie culture hanno vissuto con particolare acutezza. Oggi la civiltà globale, pluriculturale, pluriconfessionale, fortemente investita dalla tecnoscienza e divisa, di fronte a questa, fra ammirazione e timore, sta lanciando agli uomini sfide di comprensione e riflessione che corrispondono all’essenza più profonda della filosofia. Esse sono "inedite" rispetto al passato, per i loro contenuti, ma non sono affatto dissimili da quelle che, in altri momenti di grandi cambiamenti storici, il pensiero filosofico ha dovuto affrontare di fronte a situazioni che erano inedite per quell’epoca. Forse, quindi, è il caso di parlare di un compito che la filosofia non potrà mai esaurire fin tanto che l’uomo saprà porsi dei "perché?" fondamentali».

Andrea Lavazza


giovedì 24 aprile 2014

red key : le botteghe del rinascimento:gli incubatori di idee e le startup

orso castano : un parallelo tra le start up , gli incubatori , di oggi e le botteghe d'erte rinascimentali fiorentine o di altre citta' e' arduo. Anzi ci auguriamo che le start up odierne non somiglino alle botteghe suddette ove vigevano regole rigide che non consentivano l'espressione della libera creativita'. a queste regole molti grandi e famosi artisti , come il Brunelleschi, si ribellarono. L'innovazione e' impossibile se non si consente una libera espressione della creativita' .


Gli incubatori di idee sono botteghe rinascimentali in chiave moderna, ambienti attivi e dinamici dove è possibile mettere alla prova un'idea che abbia prima passato una preselezione: se poi funziona e se ha le chance per diventare qualcosa di più di un test, può avere inizio (in inglese startup) un'impresa, un'attività imprenditoriale. Gli incubatori sono perciò opportunità sia per i giovani di talento sia per gli investitori. In queste pagine, attraverso tre esempi raccontiamo altrettante tipologie di incubatori: privato (come H-Farm, in Veneto),pubblico (come PolitHub, della Fondazione Politecnico di Milano) e misto privato/pubblico (come TechPeaks, a Trento):..........
Privato: H-Farm

Imprenditori e mercato del lavoro sono in crisi, ma c'è chi riesce a emergere con una ricetta sempreverde: idee, competenza e "fiuto": «Ci vogliono visione e capacità imprenditoriali», afferma Riccardo Donadon, fondatore e amministratore delegato di H-Farm, incubatore che ha collezionato molti progetti di successo........Oggi a H-Farm arrivano migliaia di proposte: l'azienda ne sceglie 10 ogni sei mesi. Scelto un progetto, i suoi ideatori possono realizzarlo stando ospiti tre mesi e con un budget di 70 mila euro, in parte in denaro e in parte in servizi. Il risultato viene infine presentato ai possibili imprenditori e investitori.
Pubblico: PoliHub
L'acceleratore di impresa della Fondazione Politecnico, uno tra i primi incubatori universitari d'Europa, vuole diventare il riferimento in Italia delle startup tecnologiche (bioingegneria, tecnologie "verdi", design...). «Rispetto agli obiettivi del 2003, quando è nato PoliHub, da quest'anno ci siamo aperti anche a idee che possano trasformarsi in prodotti», spiega Matteo Bogana, direttore della Fondazione Politecnico.....
Misto privato/pubblico: TechPeaks
A Trento si parla da tempo di una nuova Silicon Valley nata attorno aTechPeaks, un acceleratore che "accoglie" sia chi ha progetti già confezionati sia persone con idee da sviluppare nell'ambito dell'information technology a livello internazionale. «Gli incubatori curano un'operazione per periodi che vanno da 3 mesi a 3 anni. Noi ce ne occupiamo per sei anni», spiegaPaolo Lombardi, da un anno a capo della struttura finanziata dalla Provincia di Trento per favorire l'occupazione nel territorio. «Siamo uno strano esempio di acceleratore, per due motivi: perché "acceleriamo" anche persone e perché operiamo in ambito internazionale. Qui non arrivano infatti solo piccole società con una valida idea, ma anche singoli che hanno un'idea ma non hanno un team, così come altri senza neppure un'idea imprenditoriale ma che rendono disponibili le loro competenze.»......«Le persone selezionate stanno nella provincia per sei mesi, durante i quali ricevono vitto, alloggio, cinquecento euro al mese di rimborso spese e corsi di formazione ad hoc - per esempio lezioni di marketing, analisi di mercato, gestione clienti e investitori. Chi ha già il progetto studia come metterlo sul mercato, chi ha solo l'idea, nel "Laboratorio delle idee" lo trasformerà in progetto.» Dopo i primi sei mesi c'è la ricerca dei finanziatori: «A dicembre avremo un demo-day dedicato ai possibili investitori, con l'obiettivo che tutto ciò resti in Trentino perché le startup diventino nuovi posti di lavoro e nuovi fronti di ricerca. Per ogni euro di finanziamento privato, TechPeaks finanzierà la stessa cifra fino a un tetto massimo di duecentomila euro»

una bella analisi delle botteghe artigiane del rinascimento , con ricchezza di aneddoti e descrizioni dello status della professione dell'artista nel Rinascimento  si puo' leggere nell'articolo di  Laura Cianfarani :  
........."Le botteghe degli artisti non si differenziavano nella struttura e nell’organizzazione da quelle degli altri artigiani: solitamente collocate al livello della strada e collegate mediante un uscio con l’abitazione del titolare, il lavoro che si svolgeva al loro interno era impostato secondo un metodo di produzione che prevedeva una netta suddivisione dei compiti tra il maestro, gli assistenti e gli apprendisti.Molte botteghe erano specializzate in un particolare genere di manifattura artistica: così ad esempio, nella Firenze del Quattrocento la bottega dei Della Robbia si occupava esclusivamente di terrecotte invetriate policrome, mentre quella deiBenintendi era una specialista nella creazione di ex-voto in cera. In questo modo, oltre al raggiungimento di un livello tecnico assai elevato, si aveva una notevole semplificazione per quanto riguardava la gestione e l’amministrazione dell’attività. Molto spesso la trasmissione del mestiere avveniva all’interno di una stessa famiglia, il che costituiva una maggiore garanzia per il mantenimento dei segreti di bottega e a questo proposito possiamo citare gli esempi dei Della Robbia, dei Benintendi, dei Ghiberti, dei Lippi, dei Rossellino, dei da Maiano, dei Pollaiolo...............Come tutti gli altri lavoratori artigianali, a cui del resto erano assimilati, gli artisti, per poter esercitare il loro mestiere e per veder riconosciuti i propri diritti civili, dovevano essere iscritti alle corporazioni, che corrispondevano ad un’organizzazione gerarchica di una società di tipo collettivistico che non prevedeva spazio alcuno per il concetto di individualità creatrice............Tra gli scopi delle corporazioni rientrava una sorta di protezione sindacale, in grado di salvaguardare i propri iscritti dalla concorrenza: non a caso gli artisti forestieri che si iscrivevano all’Arte dei Medici e degli Speziali dovevano versare una quota corrispondente al doppio di quella prevista per i fiorentini, il che, tra l’altro, è indice di una massiccia presenza di artisti tedeschi e fiamminghi nella Firenze del Quattrocento. Il regolamento delle gilde poi costituiva una garanzia per gli acquirenti, i quali erano sicuri di ricevere prodotti realizzati secondo le migliori tecniche artigianali: nei regolamenti delle corporazioni intere pagine sono dedicate a disposizioni relative all’utilizzazione dei pigmenti migliori, in grado di durare a lungo e a raccomandazioni circa l’impiego di metodiche lavorative accurate e coscienziose. Le corporazioni controllavano interi aspetti della vita dei loro membri: si assicuravano che essi rispettassero le pratiche religiose, che osservassero una condotta di vita onesta e moralmente impeccabile, controllavano la formazione degli apprendisti, soprintedevano ai contratti e regolavano i rapporti con i committenti. E’ chiaro che in un tale stato di vigilanza totale esercitata dalle gilde per gli artisti non era facile affermare la propria individualità o andare contro le regole stabilite e comunemente accettate, per cui risulta ancora più rivoluzionaria l’azione di alcuni maestri rinascimentali impegnatisi per veder riconosciuta la libera espressione della propria creatività.Un primo esempio di ribellione alle strette regole corporative ci è offerto da Filippo Brunelleschi, l’architetto che aveva saputo proporre una geniale soluzione al problema della copertura del Duomo fiorentino e che per primo aveva delineato le regole della prospettiva pittorica lineare, che sarebbero state codificate da Leon Battista Alberti nel De Pictura, ..................

read key : complessita': “Una danza di parti interagenti” Gregory Bateson,

orso castano : la "mente  cibernetica " spiega , attraverso una visione sistemica complessiva , le caratteristiche generali del sistema ma non spiega le intenzionalita' delle parti del sistema (sopratutto di quelli umani) , non spiega , attraverso la ricomposizione delle intenzionalita' delle parti, l'autopoiesi , il senso e la direzione della crescita autopoietica del sistema. Focalizzare l'attenzione su ciascuna delle componenti del sistema non significa comnque negare l'importanza dell'ottica sistemica, ma significa solo descriverne la sua complessita' per meglio comprendere il senso e la direzione della sua crescita e del suo movimento.

Dipartimento di Scienze dell'Educazione 
Alma Mater Studiorum Università di Bologna 
di Silvia Demozzi 
Per comprendere l'accezione di “sistema vivente” in Gregory Bateson, è necessario
scavare fino alle radici epistemologiche che sostengono l'intero suo apparato di
pensiero, ovvero fino alla biologia. Per Bateson, infatti, la lettura attraverso le lenti della
biologia sarebbe l'unica in grado di parlare con e del mondo vivente: la scienza naturale
diviene una sorta di meta-scienza con cui è possibile non solo studiare gli organismi in
sé, bensì anche le loro “aggregazioni” capaci di conoscere, pensare e decidere. Queste
“aggregazioni” in grado di apprendere nella relazione con l'ambiente sono – assieme
all'ambiente stesso – ciò che per Bateson può essere considerato un sistema vivente: il
mondo dell'evoluzione, il pensiero, l'adattamento...
Ma facciamo qualche passo indietro. Alla fine del '700, Jean-Baptiste Lamarck (1809) ......
invece, era convinto che tutti gli esseri viventi potessero subire dei cambiamenti a seguito della
pressione dell'ambiente circostante (e tale cambiamento, di conseguenza, era la prova di
un processo di evoluzione). Ma come era possibile, secondo questa nuova ottica,
intendere la “mente” che fino ad allora era regina incontrastata del suo operare?
Lamarck per questo venne irrimediabilmente contrastato e, negli anni successivi, nuove
e più fortunate teorie evoluzionistiche si affermarono (Darwin, 1859), le quali, ancora
una volta, escludevano al loro interno qualsiasi analisi dei principi esplicativi della
“mente”. Si dovettero aspettare gli anni di Bateson (metà '900) e, in particolare, la
diffusione di teorie quali quelle sistemiche, dell'informazione e della cibernetica (N.
Wiener, 1948), per tornare a porre al centro della riflessione una domanda ben precisa:
“Cos'è una mente?”. Per i cibernetici, infatti, “l'errore” di Darwin era stato quello di
identificare – nel contesto della selezione naturale - “l'unità di sopravvivenza” nel
singolo individuo riproduttore, nella singola famiglia, nella sottospecie o, al più,
nell'insieme omogeneo di individui di una stessa specie. Tuttavia, se un insieme di
individui/organismi agisce “avendo di mira” solamente la propria sopravvivenza, il suo
“progresso” finisce inevitabilmente per distruggere anche il suo ambiente (Bateson,
1972, tr. it. 1977, pag. 491). L'unità minima di sopravvivenza non può essere
individuata, quindi, nel singolo individuo riproduttore o nella singola famiglia: questo
perché ciascuna unità evolutiva non è geneticamente omogenea e si caratterizza,
piuttosto, di una struttura alquanto flessibile, pronta a rispondere al cambiamento
esterno. Così come flessibile, di fatto, è l'ambiente che la circonda.
Nei termini batesoniani, esso si sarebbe dovuto configurare come
(Bateson, 1972, tr. it. 1977, pag. 491):
organismo flessibile + ambiente flessibile
=
“complesso flessibile organismo-nel-suo-ambiente”.........
Questa “flessibilità” che costituisce, di fatto, il dialogo
incessante che avviene all'interno di questo “complesso” - un dialogo che si configura
per Bateson come una “danza creatrice”............ ”. Scrive Bateson che “l'ecologia della mente è
questa nuova forma di definizione in cui ogni organismo produce se stesso in un
riconoscimento auto-riflessivo; tale riconoscimento si intreccia con il contesto di vita
dell'organismo in una continua spirale costruttiva, una “danza di parti interagenti”
(1972, tr. it. 1997, pag.89). Da qui, necessariamente, nasce e prende avvio l'assunto per
cui ogni sistema vivente è un sistema mentale (e viceversa). Per Gregory Bateson,
infatti, è impensabile perdurare nel dualismo culturalmente consolidato per cui il
“mondo fisico” - esterno – è un qualcosa di separato dal “mondo mentale” - interno. Le
due entità, per il nostro pensatore, sono interconnesse, ciò che differisce, piuttosto,
è il modo in cui vengono trasmesse le informazioni al loro interno. Il mondo fisico è il
territorio (e per questo descrivibile con un linguaggio “cosale”), mentre il mondo
mentale sono le mappe, descrivibili solo e soltanto con il linguaggio dell'interpretazione.
In altre parole, quindi, non si tratta di mondi diversi, bensì di diversi linguaggi per
descrivere uno stesso mondo (da qui, l'elogio batesoniano della “doppia descrizione”).
Purtroppo, ci dice Bateson, il linguaggio della descrizione resta comunque sempre
gerarchico e non permette di “trasferire” quelle flessibilità ed eterogeneità che
effettivamente esistono nell'unità “organismo-nel-suo-ambiente”......una
mente (o un “sistema mentale”) è costituita da diversi “canali di informazione”, molti
dei quali, di fatto, si trovano ben al di fuori dei limiti demarcati dall'epidermide di un
individuo.Ma in che senso per Bateson un sistema mentale è anche “fuori” da noi?
La risposta, forse, si può trovare in uno degli esempi batesoniani più famosi 
(Bateson, 1972, tr. it.1977, pag. 499): si consideri un uomo che sta tagliando un albero; 
l'ascia che l'uomo maneggia fende dapprima l'aria e, una volta raggiunto il tronco, produce 
certi tipi ditacche in un preesistente taglio nel fianco dell'albero. Se vogliamo spiegare questo
fenomeno, per Bateson, non possiamo limitarci a dire “che un uomo sta tagliando un
albero”, bensì dobbiamo prendere in considerazione una serie di differenze: nel fianco
intaccato dell'albero, nella retina dell'uomo, nel comportamento dei suoi muscoli, ecc.
Dobbiamo, in altre parole, prendere in considerazione un “circuito” che Gregory
Bateson definisce “l'unità mentale più semplice” e, nello specifico dell'esempio, un
“sistema mentale uomo-ascia-albero”. Tale definizione è ripresa direttamente dal
linguaggio cibernetico e fa riferimento ai messaggi (le differenze) che viaggiano nel
circuito (uomo-ascia-albero): l'unità minima che costituisce il circuito mentale è
rappresentata dall'organismo-nel-suo-ambiente. La mente individuale è, quindi,
immanente alla struttura evolutiva totale (corpo delimitato dall'epidermide e ambiente
esterno). “La spiegazione dei fenomeni mentali deve sempre trovarsi nell'organizzazione
e nell'interazione di parti multiple” (Bateson, 1979, tr. it 1984, pag. 126): Bateson non
ci dice, quindi, cosa sia una mente, ma piuttosto cerca di spiegarci come essa funzioni.
La significativa differenza tra il cosa e il come attraversa l'intera epistemologia di Beatson......
.i sistemi viventi - sono un sistema cibernetico,ovvero un sistema che elabora l'informa
zione e completa il procedimento per “tentativi ed errori” (uomo che taglia un albero con
un'ascia e cieco che cammina col suo bastone). É solamente all'interno di questo sistema
globale e complesso – incerto ed imprevedibile – che, per Bateson, possiamo identificare
una gerarchia di sotto-sistemi cui dare il nome di “menti individuali”............Ogni gradino
della gerarchia – che sia il DNA nella cellula o la cellula nel corpo o il corpo nell'ambiente –
deve essere pensato come un sistema e non come una parte espunta dal tutto e in
opposizione alle altre parti. Ponendo in parallelo i due processi che costituiscono il
pensiero e l'evoluzione biologica e sottolineandone le omologie, Gregory Bateson
stabilisce quella “sacra unità” (sacra perché necessaria) tra mente e natura, in cui non
esiste una mente separata dal corpo, né un dio separato dalla sua creazione. …......Riuscire a collocare, infatti, ciò che chiamiamo “mente” all'interno dell'ecosistema, significa considerare
che questa stessa mente è immanente all struttura evolutiva totale. Significa, per esempio,
cominciare a parlare di sistemi e di circuiti che vanno oltre a quanto contenuto nell'epidermide
di un singolo individuo: ciò che è contenuto nell'epidermide, infatti, prima o poi muore. E
cosa resta allora? Per esempio, ci dice Bateson, restano le idee; sotto forma di libri o di
opere d'arte. Non si tratta più, quindi, di considerare una mente implosa verso l'interno
(tanto cara a Freud e alla psicoanalisi), bensì un concetto che si dilata verso l'esterno,
riducendo l'ambito dell'“io conscio” e, con esso, la sua onnipotenza..........l'arte È in grado,
infine, di creare insieme alle creature: non fuori di esse, non per mezzo di esse, bensì
con esse. Proprio come insieme co-creano organismo e ambiente, mente e natura, forma
e sostanza.