martedì 29 novembre 2011

di Ivan Cavicchi ,...governo federale della salute...

...............A giudicare dai recenti dati Ocse il servizio sanitario italiano ha delle eccellenze di cui dovremmo essere davvero orgogliosi, e per giunta con un livello di spesa relativamente basso rispetto alla media. Nello stesso tempo  chi si occupa di sanità sa che le cose non vanno bene. Sta prendendo forma una discriminazione tra cittadini deboli e cittadini forti preoccupante, il trade off tra efficienza ed equità si è allargato,crescono le disuguaglianze di trattamento, circa due milioni di nuclei famigliari abbandonano la cura perché non possono pagare i ticket, solo 8 regioni assicurano tutte le tutele di legge, lo scontento tra gli operatori sta crescendo  vessati da reiterare blocchi del turn over e dai blocchi contrattuali, vi sono regioni che per finanziarsi il debito aumentano le tasse ai cittadini, altre che accendono mutui, altre ancora che tagliano servizi incuranti dell’impatto sociale che queste misure hanno............... Due secondo me sono le questioni prioritarie: la prima finanziaria, la seconda istituzionale.
 Ripensare i il rapporto tra “diritti e risorse”. Quando i ticket vengono usati come tasse di scopo e per questo pagate da chi sta male, o quando si aumenta l’irpef a carico dei cittadini vuol dire che si hanno grosse difficoltà a cambiare i sistemi sanitari e a ripensare il rapporto difficile tra  diritti e risorse. I ticket e le tasse ci dicono delle difficoltà e dei limiti  progettuali di chi governa la sanità.............
Dal “regionismo” al “regionalismo”. C’è un nodo politico  da sciogliere: con la modifica del Titolo V della Costituzione si è sbilanciato il governo della sanità creando una situazione che definirei  di “regionismo e niente altro”, dove le competenze sono tutte sulle regioni ma  svuotando significativamente i poteri dello stato centrale e degli enti locali. I poteri come ci ha spiegato Montesquieau ci conviene che siano equilibrati e per fare salute serve interconnettere tutti i poteri utili. Il regionismo deve essere ricondotto ad un corretto regionalismo, quindi confermando alle regioni i loro poteri e le loro  prerogative, ma controbilanciandoli  con un vero e proprio “governo federale per la salute” (non si può andare avanti con l’enciclopedismo della conferenza stato/regioni). Le regioni devono capire che se si va avanti di questo passo le prime ad essere messe in croce saranno (e già lo sono) proprio loro. Se ora devono pedalare e hanno la lingua a penzoloni è perché non solo  hanno voluto la bicicletta ma hanno voluto quella più grossa e più pesante.



orso castano : una centralita' negli standard delle prestazioni e negli stessi costi della sanita', nelle linee guida scientifiche , nella suddivisione razionale delle risorse, lasciando poi liberta' nelle scelte di come investire nei singoli capitoli, in modo da sviluppare modelli diversi e , se vogliamo, competitivi dal punto di vista scientifico ed organizzativo, e' assolutamente indispensabile. E' questo il senso dell'intervento di Cavicchi, che ha certo una lunga esperienza nel campo. Una sanita' regionalizzata in piena liberta' di fare e disfare porta inevitabilmente , sopratutto nelle Regioni dove e piu' sviluppato il clientelismo e le pressioni delle organizzazioni corporative e mafiose, ad addizionali irpef e non che ricadono sempre sui soliti noti. In Piemonte c'e' da riflettere profondamente se un'operazione come Molinette due non appartenga a questo tipo di operazioni. Sarebbe un disastro se fosse cosi'.

Nessun commento: