lunedì 18 ottobre 2010

il lavoro non e' una merce , di luciano Gallino

2007, Editori Laterza ; Chi diffonde il pensiero malato che tramuta ciò che è Umano in merce? : di Luciano Gallino




Introduzione di Luigi Scialanca
Come un virus, l’idea che quel che è umano possa essere ridotto a merce si diffonde da mente a mente. Come un virus, già nei primi anni ’90 stava contagiando una parte della Sinistra italiana e la tramuta­va nella finta “sinistra” che è oggi: “In Italia,” scrive ancora Gallino, tre quarti delle forze politiche del centrosinistra hanno una concezione meramente adat­tativa delle politiche del lavoro, che si distingue da quella del centrodestra solo perché orientata a una certa maggior disponibilità quando si tratta di cura­re gli effetti della flessibilità mediante «ammortizza­tori sociali»”.

Non solo in Italia. I laburisti inglesi alla Tony Blair, i socialdemocratici tedeschi, i socialisti francesi, i democratici americani alla Bill Clinton: quanto e più della Destra, i tre quarti della “sinistra” occidenta­ledal 1989, o forse dal 1973 kissinger-pinochetista in poihanno aggredito i Di­ritti U­mani dei Lavo­ratori, alterato la memoria storica, creato disuguaglianza, svenduto i Beni Pubblicisola difesa dei Citta­dini dalle tirannie privateper aver dimenticato che cos’è l’Essere Umano.............................L’idea che il lavoro umano sia separabile dall’Essere Umano (e dunque commerciabile) non avrebbe mai avuto corso, e mai si sarebbe diffusa, se non avesse trovato ad attenderla nelle menti la costruzione di pensiero che separa l’Essere Umano da tutto sé stesso considerando “argilla”, “animale”, inessenziale e transeunte, in lui, ciò che non è anima divina. È il pensiero che ci avvezza a ritenere davvero fondante e davvero importante, in noi, solo quel ch’è “dentro” di noi ― così “dentro” che non lo si può per­cepire ― solo quel ch’è puro spirito, solo quel che in noi... non c’è, e noi stessi alla fin fine non significa­tivi, non de­terminanti, sacrificabili: è il pensiero religioso che ci prepara ad accettare, a rassegnarci all’i­dea che per­fino il nostro creare e sentire e pensare e fare possa essere staccato da noi e comprato e venduto così co­me si reci­dono e si commerciano i capelli delle Donne indiane, o i corpi delle povere Ragazze abbando­nate davanti alle tv di tutto l’Occidente, o i reni e i fegati e i cuori dei Bambini dell’Est Europa................................ Nessuna ricostruzione della Sinistra sarà possibile, in Italia e nel mondo, finché le Donne e gli Uomini di Sinistra per primi ― e poi tutti gli altri ― non ritroveranno la stima e il rispetto di sé, dei propri rap­porti reciproci, dell’immaginazione che rende gli animali umani i soli creatori (o distruttori) di sé stessi, della Società e del mondo. Nessun riscatto della creatività, del pensiero e del lavoro dal neo­schia­vismo teocratico-capitalista sarà possibile, in Italia e nel mondo, finché le Donne e gli Uomini di Sinistra per primi ― e poi tutti gli altri ― non avranno scoperto e realizzato un nuovo, moder­no Umane­si­mo. Ma nessun Umanesimo sarà possibile, in Italia e nel mondo, finché le Donne e gli Uomini di Sini­stra per primi ― e poi tutti gli altri ― non troveranno il coraggio, la libertà, la fantasia, l’intelligenza di relegare tutti gli Dei nel grande album storico delle creazioni (e distruzioni) dell’Umanità.

(ndr) E' questo il punto di partenza  per qualsiasi analisi, riflessione, considerazione, sulle conseguenze psicologiche sulla prtecarizzazione generalizzata della forza lavoro  cioe' di centinaia di miglia , di milioni di esseri umani  ; e' da questo dato che occorre partire per rivedere  criticamente le attuali psicoterapie e, piu' in genere , le  teorie e le  terapie dello stress  e della depressione che sempre di piu' appaiono connesse  tra loro , ed anche le teorie sulla predisposizione , che lontanamente a qualcuno fanno pensare a Lombroso o alla caratterologia  di   vecchio stampo . Qualche "moderno" neo ricercatore psichiatra " si lancia in ricerche su come viene affrontato l'esordio depressivo e qualcuno piu'  avventuroso inizia a studiare le conseguenze dello stress e si pone quesiti cu come esso possa essere curato. M a la ghlopbalizzazione, fatto assolutamente materiale spinge inesorabilmente verso l'alienazione , la precarizzazione generalizzata , la migrazione di masse di diseredati , la dura selezione tra chi  riesce a sopravvivere e  si arricchisce sempre di piu'  fino a possedere il superfluo, al mille per cento e sempre piu' numertose masse , magari anche piuchheacculturate , ma che non hanno alcun potere e che si stanno saldarndo nella loro lotta per la dignita' e la sopravvivenza ai poveri . (clicca ed ascolta )
"Nell’oceano del lavoro la tempesta deriva dall’aver messo in competizione tra loro, deliberatamente, il mezzo miliardo di lavoratori del mondo che hanno goduto per alcuni decenni di buoni salari e condizioni di lavoro, con un miliardo e mezzo di nuovi salariati che lavorano in condizioni orrende con salari mise­randi. La richiesta di accrescere i lavori flessibili è un aspetto di tale competizione. Il problema smisu­rato che la politica nazionale e internazionale dovrebbe affrontare sta nel far sì che l’incontro che prima o poi avverrà tra queste due parti della popolazione mondiale avvenga verso l’alto della scala dei salari e dei diritti piuttosto che verso il basso; che è l’esito verso cui finirebbe per condurci lo smantellamento delle protezioni legali dell’occupazioneuno dei tanti sinonimi della flessibilità.
(dalla Prefazione)In totale, pertanto, l’occupazione flessibile regolare e irregolare coinvolgerebbe in Italia tra 7 milioni e 8 milioni di persone fisiche, più 3 milioni di doppiolavoristi non dichiarati, corrispondenti a 1 milione di unità lavorative a tempo pieno. Ne segue che le persone fisicamente coinvolte in varia misura nell’occu­pazione flessibile ammonterebbero, nell’insieme, a 10-11 milioni.Sembra dunque di essere in presenza d’una condizione sociale più pesante e diffusa di quanto non di­cano ogni giorno gli articoli rassicuranti sulla modesta consistenza e stabilità nel tempo del lavoro fles­sibile, oppure i sagaci commenti sulla “precarietà percepita” come stato d’animo in fondo immotivato, in quanto non corrispondente alla realtà. Dire che la politica dell’ultimo decennio ha drammaticamente sottovalutato tale condizione significa tenersi molto al di sotto delle righe.
(cap. 1: Le molte facce ― e i tanti numeri ― della flessibilità, p. 25) .Pertanto, uno degli scopi essenziali della riorganizzazione produttiva etichettata “globalizzazione” è stato, e continua a essere, quello di sottrarre un tratto il più lungo possibile del processo produttivo alle condizioni di lavoro predominanti nei paesi industriali avanzati; condizioni caratterizzate da salari ele­vati, contratti di durata indeterminata, vincoli legislativi al licenziamento e forti tutele sindacali. Il ro­vescio di tali condizioni è stato trovato in Cina, India, Indonesia, in altri paesi del SudEst asiatico, ma anche nei maggiori paesi dell’ex Urss, Russia e Ucraina. In pochi lustri circa 1 miliardo e mezzo di lavo­ratori “globali” sono stati quindi deliberatamente posti in competizione con i lavoratori dei paesi più a­vanzati. La pressione sui salari che si avverte in Italia come in altri paesi, e la domanda di flessibilità dell’occupazione da parte delle imprese, stanno a significare che se non si accettano salari più bassi, e contratti che facilitano l’uscita dei lavoratori dalle imprese, il lavoro non importa se in forma materiale o digitale viene trasferito in altri paesi, dove una smisurata quantità di forza lavoro è disponibile a con­dizioni di gran lunga peggiori., (cap. 2: Alle origini della richiesta di lavoro flessibile da parte delle imprese, p. 38)"

orso castano: continueremo la nostra analisi seguendo anche questi criteri , andando oltre quelli usati da certa sinistra al potere che nelle istituzioni preposte alla tutela della salute  nega il diritto alla gestione clinica della sanita' ed alla prevenzione che non e' prevenzione se non e' veramente partecipata , cioe' se alla sua costruzione non vi partecipano i piu', e non solo gli autoreferenziati o, peggio, quelli che fanno parte della "cricca" o degli apparati della partitocrazia. E' per questo che ci batteremo per il web gratuito, a banda  larga e ad accesso libero , con garanti che tutelino  questo diritto, ovviamente nel rispetto della dignita' di tutti e della dialettica democratica e pacifista.

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