Ignazio Licata, La logica aperta della mente, Codice Edizioni, Torino, 2008,
pp. 304. stralci dalla recensione di F. Tito Arecchi , clicca x sito.
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le altre e – soprattutto – quali geni in ogni dato momento devono essere accesi (cioè, appunto, trascritti) e quali spenti. La rivoluzione genomica consiste dunque in un sostanziale riconoscimento del ruolo della complessità. Alla stessa stregua, i processi mentali sono ricchi di mutue interazioni fra aree diverse, che studiate separatamente e in condizioni artificiali (con stimoli addomesticati) creano un elenco frenologico del tutto insufficiente a prevedere la ricchezza degli interscambi. È questo il messaggio principale de La logica aperta della mente. In quest’opera, dopo una rassegna critica dei vari progressi delle neuroscienze, si
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simboliche; tentativo che ha fruttato una serie di utili analogie fra le procedure mentali e quelle di una macchina di calcolo, ma che poi si è fermato di fronte a un ostacolo invalicabile: una macchina opera su un repertorio finito di elementi, e comunque li combini è limitata dai teoremi di Gödel o dalla versione “macchinistica” fornita da Turing, sulla incapacità della macchina simbolica di decidere di aver concluso il proprio compito e quindi fermarsi. Una macchina con repertorio prefissato opera dentro una “logica chiusa”; invece la mente incarnata riaggiusta opportunisticamente le proprie operazioni così da ottimizzare il rapporto “ecologico” fra il corpo che opera con quella mente e l’ambiente in cui è immerso (l’intuizione prima è nata con Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente, trad. it. Adelphi, Milano, 1977). È questo che Licata ha chiamato “la logica aperta della mente”.......... Chiariamo questa contrapposizione fra logica chiusa e logica aperta. Nella prima, i dati grezzi sensoriali vengono codificati in simboli e su questi opera sintatticamente unsoftware mentale, costruendo quella cognizione in base a cui l’agente cognitivo decide. Nella seconda, i dati di ingresso sono continuamente modificati da stimoli interni (emozioni, attenzione), con un’operazione dinamica da cui
emergerà il dato cognitivo su cui si decide. La computazione rigida (cioè imposta dal software) è sostituita da una dinamica non lineare aperta, che si riaggiusta in corso d’opera attraverso un dialogo continuo fra mente e mondo (l’ecologia di Bateson!). Questo cambiamento di paradigma, su cui molti lavoriamo oggi cercando di costruire una fisica teorica della mente, è presentato in modo affascinante e convincente nella seconda parte,.................
orso castano: l'accelerazione nella velocita' di comunicazione in ambito scientifico , ad opera degli odierni strumenti di comunicazione, sempre piu' veloci e completi , con la conseguente accelerazione sulloperativita' dei ricercatori, impone l'individuazione di concetti-guida , di un sapere che si colloca a livello meta e che consenta di districarsi ed orientarsi nell'evoluzione dei paradigmi della scienza. Senza dubbio l'epistemologia , il dibattito che si svolge al suo interno, possono essere questo strumento. Il libro di Licata sembra essere molto interessante da questo punto di vista, cosi' come la recensione di Tito Arlecchi . Non c'e' dubbio che la mente del ricercatore deve essere "aperta" , "revisionista", pronta ad abbandonare paradigmi che bloccano il procedere e ad abbracciare strade inconsuete di ricerca per acquisire nuovi elementi, anche se questi possono poi mettere in crisi i paradigmi consolidati, in un fluire continuo, che escluda posizioni ed atteggiamenti culturali "metafisici"
orso castano: l'accelerazione nella velocita' di comunicazione in ambito scientifico , ad opera degli odierni strumenti di comunicazione, sempre piu' veloci e completi , con la conseguente accelerazione sulloperativita' dei ricercatori, impone l'individuazione di concetti-guida , di un sapere che si colloca a livello meta e che consenta di districarsi ed orientarsi nell'evoluzione dei paradigmi della scienza. Senza dubbio l'epistemologia , il dibattito che si svolge al suo interno, possono essere questo strumento. Il libro di Licata sembra essere molto interessante da questo punto di vista, cosi' come la recensione di Tito Arlecchi . Non c'e' dubbio che la mente del ricercatore deve essere "aperta" , "revisionista", pronta ad abbandonare paradigmi che bloccano il procedere e ad abbracciare strade inconsuete di ricerca per acquisire nuovi elementi, anche se questi possono poi mettere in crisi i paradigmi consolidati, in un fluire continuo, che escluda posizioni ed atteggiamenti culturali "metafisici"
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