giovedì 14 aprile 2011

da Limes di Paolo Quercia "Un fardello di gelsomini"

..............Se ignote e difficili da indagare sono le cause più contingenti delle rivolte, più chiare sono le ragioni di lungo periodo che hanno messo in crisi i governi nord africani e reso esplosive le piazze del mondo arabo-islamico. Il cuore del problema in cui si dibattono i paesi fra questi più avanzati, ossia quelli della sponda Sud del Mediterraneo, non è da attribuirsi tanto al ritardo economico rispetto all’Occidente o all’inadeguatezza di alcuni modelli di sviluppo sociale, quanto piuttosto a quella profonda frattura, creatasi negli ultimi trent’anni all’interno delle società islamiche, dovuta al diverso impatto che la globalizzazione ha avuto sulla popolazione e sulle strutture di governo.
I governi e le élites statali del mondo arabo il cui potere è oggi più che mai sotto assedio sono in buona parte i protagonisti o i diretti eredi della lotta postcoloniale. Una lotta di “liberazione” con la quale dagli anni Sessanta in poi le componenti più avanzate e moderniste del mondo arabo hanno sostituito i colonialisti occidentali impossessandosi della macchina-Stato e del “potere moderno” che essa rappresentava rispetto alle forme più tradizionali di organizzazione sociale.
Lo Stato postcoloniale, sia a guida europea sia a guida araba, rappresentava una struttura all’avanguardia rispetto alla propria società, riproducendo in molti paesi lo strumento di attuazione di processi di modernizzazione autoritari che avevano tuttavia una propria legittimità nella creazione di sviluppo e nella fornitura di beni e servizi a società in buona parte premoderne............Ma se la decolonizzazione ha congelato regimi e confini, non ha impedito all’Europa di continuare a esercitare il suo influsso modernizzatore sulle masse arabe. A partire dagli anni Ottanta l’influsso dell’Europa sul continente africano è proseguito per mezzo dei processi migratori, delle relazioni commerciali, le delocalizzazioni produttive e - soprattutto - con la penetrazione attraverso il soft power dei media satellitari negli anni Novanta e dei nuovi media nell’ultimo decennio, del messaggio culturale occidentale.......... 
Le categorie della postmodernità sono gradualmente ma inesorabilmente penetrate in società in cui la macchina amministrativa decisionale era già in difficoltà a conciliare la modernità statuale d’importazione con la tradizione islamica autoctona di derivazione premoderna.

I regimi arabi islamici di derivazione postcoloniale si trovano oggi a vivere un conflitto spazio-temporale, compressi tra il ribellismo tradizionalista premoderno e quello libertario postmoderno. E, come spesso accade, con i due poli ribellisti che si toccano e si intersecano, mischiandosi - nelle stesse piazze contro la stessa polizia - in un pericoloso intreccio delle più disparate agende politiche e sociali di una galassia di movimenti che, potremmo dire, si estende from twitters to tribes. Nel lungo periodo, difficilmente i regimi postcoloniali riusciranno a sopravvivere, schiacciati tra queste due morse della tenaglia in cui si trovano. Il processo di destrutturazione di molti regimi arabo-islamici è talmente avanzato da lasciare intravedere ormai le linee di frattura che seguiranno alla fine dei regimi post-coloniali. Numerosi segnali lasciano tuttavia prevedere che, caduti i regimi, le linee di frattura divideranno in maniera non pacifica molte società e, soprattutto, rimetteranno in discussione i confini tracciati dalle potenze europee coloniali sopravvissuti alla decolonizzazione. La conseguenza rilevante delle rivoluzioni in atto nel Nord Africa difficilmente sarà costituita dal trionfo di valori immateriali quali la libertà o la democrazia che, pur presenti nelle dinamiche insurrezionali in atto, difficilmente si stabilizzeranno in regimi democratici: il vero palio di questi processi di ribellismo della postmodernità incalzante nel mondo arabo-islamico sarà un premio molto tradizionale: il vecchio obiettivo di ogni Stato e di ogni regime dall’inizio della Storia, ovverosia tracciare nuovi confini o difenderne di antichi.......(24/03/2011) clicca x art. intero


orso castano: le immigrazioni sono sempre esistite, e non e' la prima volta che piedi arabi calpestano l'Europa., Cordoba ,Siviglia et al. ne sono una magnifica (nell'architettura) tracciaesempio. Forse i barconi carichi di tunisini e di medio orientali , attraverso questo ponte/Italia che si allunga nell'ex mare nostrum , costringeranno l'Europa a rivedere criticamente un'identita culturale troppo incollata al "postmoderno" con tutte le incertezze e "gli stati confusionali"  che tale condizione comporta , si pensi al modello di "societa' liquida" che sociologi come Baumann rilevano (a me sembra forzando un po' la mano). Forse nuovi ruoli politici ed economici investiranno l'Europa scutendo e costringendo a rivedere vecchie posizioni di rendita che sopravvivono e molto bene si adattano al cosidetto "postmoderno". Almeno cosi si spera avvenga. Del resto senza nuove identita' culturali l'Europa potrebbe implodere ripiegandosi su se stessa o facendo spazio a riedizioni di vecchie, superate, assurde e drammatiche riedizioni di periodi da incubo.

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