giovedì 9 aprile 2015

intossicazionin alimentari ;il ruolo dell'EFSA


 
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Antibiotico resistenza. In Italia 5.000-7.000 morti all’anno. Simit: “Situazione più grave che altrove”

Dopo l’allarme del Governo inglese e del ministro della Salute Lorenzin, la Società italiana di malattie infettive e tropicali denuncia come, a differenza di altri paesi europei, il consumo di farmaci antimicrobici in Italia, nel 2013, sia aumentato del 5,2%. Il costo associato alle infezioni da germi multiresistenti costano al Ssn più di 100 milioni all'anno.


Articolo
13 marzo 2015
Negli ultimi 4 anni, l’EFSA ha esaminato attentamente i rischi derivanti dagli alimenti di origine non animale. Il gruppo di esperti scientifici sui pericoli biologici, con il sostegno del gruppo di lavoro sugli alimenti di origine non animale, ha valutato i rischi per la salute pubblica derivanti dagli agenti patogeni (batteri, virus e parassiti che causano malattie) che possono contaminare tali alimenti.
Il presidente del gruppo di lavoro, Jim McLauchlin, ci spiega i risultati principali di questo importante lavoro. 
Jim McLauchlin
Presidente del gruppo di lavoro sugli alimenti di origine non animale
Quali sono i rischi derivanti da questi alimenti?
Ai diversi alimenti è associata un’ampia gamma di pericoli. Nel nostro lavoro, abbiamo individuato e classificato i binomi di alimenti e agenti patogeni.
I binomi di alimenti e agenti patogeni di maggiore impatto sono Salmonella e verdure a foglia verde consumate crude, seguiti da Salmonella e ortaggi a bulbo e a stelo, Salmonella e pomodori, Salmonella e meloni ed E. coli e baccelli, legumi o cereali freschi.
Altri patogeni trasmissibili sono norovirus, Shigella, Bacillus e Yersinia, oltre al virus dell’epatite A.
Quali sono gli alimenti che pongono i rischi più elevati?
Tra gli alimenti di origine non animale crudi e minimamente trasformati, quelli che pongono i rischi maggiori nell’UE sono verdure a foglia verde, ortaggi a bulbo e a stelo, pomodori, meloni, baccelli, legumi o cereali freschi, semi germogliati e frutti di bosco. Questi alimenti possono essere consumati in svariati modi, da crudi ad altamente trasformati, e sono in genere privi di sostanze nocive, quali agenti chimici velenosi, tossine e organismi patogeni. Occasionalmente, tuttavia, il loro consumo causa malattie gravi, anche con esito fatale. Nel 2011, ad esempio, in Germania il focolaio infettivo di Escherichia coli produttore della tossina Shiga, associato ai semi germogliati, ha causato 53 morti e più di 2 300 ricoveri ospedalieri. 
Gli effetti sono più o meno gravi di quelli causati dagli alimenti di origine animale?
La percentuale di casi di contagio in esseri umani, segnalati in Europa dal 2007 al 2011, nei focolai di malattie a trasmissione alimentare riconducibili ad alimenti di origine non animale è stata confrontata con le percentuali relative agli alimenti di origine animale. I focolai infettivi ascrivibili agli alimenti di origine non animale sono in genere meno gravi, in termini di ricoveri e decessi, rispetto a quelli associati agli alimenti di origine animale. I risultati della valutazione dell’EFSA hanno evidenziato che gli alimenti di origine non animale erano associati al 10% dei focolai, al 26% dei casi accertati negli esseri umani, al 35% dei ricoveri ospedalieri e al 46% dei decessi. Tuttavia, se si escludono i dati del grande focolaio epidemico di Escherichia coli del 2011, gli alimenti di origine non animale erano all’origine del 5% di tutti i decessi causati da focolai infettivi di origine alimentare segnalati.
Si registra un aumento di questi rischi negli ultimi anni?
Nell’arco del periodo in esame, è aumentato il numero di focolai segnalati associati agli alimenti di origine non animale, dei casi di malattia, dei ricoveri ospedalieri e dei decessi, ma gli alimenti di origine animale continuano a essere la fonte della maggior parte (90%) di tutti i focolai documentati e segnalati.
Che cosa possono fare i produttori per ridurre i rischi?
Per i coltivatori e i produttori, l’obiettivo principale deve essere l’attuazione di sistemi di sicurezza alimentare, comprendente corrette prassi agricole, igieniche e di produzione e analisi di rischio e punti critici di controllo. Questi sistemi devono essere implementati dai campi alla tavola e si applicano al controllo di una serie di pericoli microbiologici. Inoltre, ogni azienda agricola ha caratteristiche particolari, ad esempio la prossimità a fonti d’acqua, l’uso di pesticidi, ecc., pertanto i pericoli devono essere valutati caso per caso.
E che cosa possono fare i consumatori?
I consumatori devono sempre manipolare, preparare e conservare gli alimenti di origine non animale in condizioni di sicurezza. Ciò comprende, ad esempio, lavarsi le mani e tenere pulite le aree della cucina, separare gli alimenti crudi da quelli cotti e conservare gli alimenti a temperature sicure.
Quali sono state le sfide principali affrontate in questo lavoro?
Le tipologie di alimenti prese in esame in questo lavoro sono molto eterogenee e richiedono prassi di produzione, conservazione, lavorazione, vendita e preparazione diverse. Ciò ha rappresentato una sfida per la necessità di avvalersi di un’ampia gamma di competenze professionali.
E come l’avete affrontata?
Disponevamo di competenze professionali diversificate e complementari nel gruppo di lavoro e tutti ci siamo impegnati al massimo come team. Anche il sostegno della segreteria scientifica dell’EFSA è stato importante. Abbiamo ricevuto il contributo anche del personale del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, dei membri del gruppo di esperti scientifici BIOHAZ, del personale dell’EFSA e di rappresentanti dell’industria alimentare. La possibilità di osservare di prima mano le prassi di piantatura e raccolta, durante la visita a un’azienda agricola produttrice di verdura a foglia verde di Murcia, in Spagna, è risultata estremamente utile.
Quale potrebbe essere l’impatto di questo lavoro?
La consulenza scientifica dell’EFSA assisterà la Commissione europea nell’esame delle opzioni di gestione del rischio per il controllo dei pericoli microbiologici in questo ampio gruppo di alimenti. Questo lavoro può essere utile anche per altre istituzioni europee, valutatori e gestori del rischio nazionali, università e per l’industria alimentare.

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