giovedì 14 aprile 2016

kYENGE : “Verso la fine del regolamento di Dublino”

l.m. 
un po' utopistico il rapporto della Kyenge che disegna una Europa che non c'e', e che e' ostile alle mere politiche di accoglienza, che deve diventare buonista , non articolata, basata solo  sull'accoglienza tout court. L'integrazione e' una cosa complessa e la Kyenge trascura proprio gli aspetti essenziali e determinanti: l'acculturazione dei migranti che nulla sanno delle tradizioni europee e della cultura  e della storia millenaria dell'Europa. Come possono integrarsi? Costruire un uomo nuovo europeo cosciente della multipolarita' significa creare un uomo acculturato sulle storie europee ed africane , perche' possa gradualmente creare una sua identita' positiva che operin una sintesi creativa, positiva , che sintetizzi e superi i  limiti delle due culture. Negli usa , melpot, per definizione, questo e' stato piu' semplice, non essendoci una storia millenaria alle spalle ma solo due storie : quella dei nativi, con la loro cultura animistica, molto rispettosa dell'ambiente e della natura , e quella dei fuoriusciti , all'inizio ex xdetenuti, dalle nazioni europee. Non c'erano strutture archeologiche a rocordare il passato , non c'erano dipinti di Leonardo, o di Brunelleschi, non c'erano gli Uffizi, non c'erano i resti dei templi della magna grecia , non c'erano le radici della filosofia di Platone o di Aristotele ad influenzare il processo identitario. In Europa invece c'e' tutto questo meravioglioso ma articolato e complesso "peso" da elaborare insieme alla storia africana , che spesso e' una storia di liberazzione dal colonialismo con tutti i drammi che questo ha comportato,in Africa c'e' stato il superamento dell'animismo , religione primitiva ma molto articolata , al contrario di quanto si pensa, c ome ci ha insegnato Bastide.
Il recupero , la sintesi, la creazione del puzzle e' piu' complesso e richiede tempo.    Diversamente prevarra' una cultura dell'esclusione , quella che ha portato gli abitanti delle Banlieau francesi a recuperare un processo identitario fuori del tempo, basato su un Islam violento, marziano, distante da ogni valore umano ed umanitario.


Il rapporto mette le basi per una vera politica comune europea sull’immigrazione e l’asilo e si basa su un approccio globale al fenomeno migratorio perché per rispondere a questa crisi non c’è una sola chiave di soluzione e tutte devono essere fondate sul principio di solidarietà fra gli Stati Membri. Le soluzioni ci sono e ora lo spartiacque è tra chi, lavorando all’attuazione di questa agenda, è favorevole a risolvere la crisi migratoria affrontandola insieme a livello comunitario e i ‘contrari’ che desiderano invece utilizzarla per dissolvere l’Unione Europea”. Cécile Kyenge ha indicato, entrando nel merito delle proposte, che “con il Rapporto decretiamo la fine del regolamento di Dublino e la nostra scelta di campo è chiara: andare al di là del concetto dello stato di primo approdo che scarica tutto il peso sull’Italia e sulla Grecia. Proponiamo di istituire un sistema centrale e collettivo per l’assegnazione delle responsabilità. Non si presenterebbe più una domanda di asilo all’Italia o alla Grecia, ma all’Europa”. Kyenge ha sottolineato che “il salvataggio di vite umane diventa una priorità assoluta, così come la messa a punto di meccanismi che prevedano la ripartizione di beneficiari di protezione internazionale in tutti gli Stati membri dell’Unione europea. Gli Stati Membri adempiano i loro obblighi sulla ricollocazione”. Nel rapporto co-redatto da Kyenge insieme all’eurodeputata maltese Roberta Metsola (PPE) il Parlamento Europeo insiste sulla necessità di un meccanismo vincolante e obbligatorio di reinsediamento di un numero considerevole di richiedenti asilo direttamente dai campi profughi dei Paesi Terzi agli Stati Membri, i cosiddetti “corridoi umanitari”, senza tuttavia tralasciare il potenziamento di forme analoghe di solidarietà, come l’ammissione umanitaria e i visti umanitari, agendo anche sulle cause profonde dell’immigrazione. “Chiediamo – ha concluso Kyenge – delle misure specifiche per i minori a partire dal diritto all’assistenza legale, sanitaria, all’istruzione, alla tutela, e soprattutto alla non detenzione a causa della loro condizione”.

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