giovedì 23 giugno 2016

immunoterapia e cancro

l.m. : non sono un immunologo, ma osservo una continua ricerca di nuove tecniche terapeutiche , sopratutto in campo immunologico per trovare le giuste terapie contro "il male del secolo" , il  cancro. E' anche opinione diffusa che se non si pone attenzione a tutte le forme di prevenzione primaria e secondaria la soluzione a questo enorme problema sanitario , che  a cascata , coinvolge tutte le altre patologie a carattere autoimmunitario, questa battaglia difficilmente potra' essere vinta. L'ambiente , con i sui fattori inquinanti che epigeneticamente e tramite i micro RNA interferiscono  con la nostra mappa genetica , e l'alimentazione , sopratutto l'industria alimentare, l'agricoltura, gli allevatori, che continuano ad utilizzare , per scopi commerciali, sostanze altamente tossiche , (ovviamente non tutti) devono porre al centro la salute e non ilprofitto. Per far questo e' indispensabile dare piu' voce in capitolo alle organizzazioni dei cittadino espeti inquesticampi. Siamo ancora lontani da questo!! 

nuovo percorso, ancora agli inizi contro il cancro
................Lo studio tedesco
http://www.popsci.it/tumori-larma-per-sconfiggerli-e-nellimmunoterapia.html

Messo a punto da esperti dell’Università Johannes Gutenberg a Mainz, il vaccino è costituito da una capsula di molecole di grasso e contiene un ‘cuore genetico’, un piccolo Rna su cui sono scritte le ‘istruzioni’ per attivare le cellule del sistema immunitario del paziente a sferrare una forte risposta immunitaria contro il tumore. Secondo quanto riferito su Nature, appunto, la sua unicità sta nel fatto che il vaccino funziona in maniera semplicissima e induce una forte reazione immunitaria: iniettato endovena, infatti, raggiunge i distretti immunitari del corpo (milza, linfonodi, midollo osseo) dove attiva una forte risposta immunitaria contro il tumore, sostenuta nel tempo. Il carattere di potenziale universalità del vaccino risiede nel fatto che l’Rna inserito nella capsula è intercambiabile a seconda del tumore, così da essere tradotto in un antigene tumore-specifico. Gli esperti hanno prima dimostrato l’efficacia del vaccino sui topi con diversi tipi di cancro; successivamente hanno iniziato i test sull’uomo, concentrandosi inizialmente sul melanoma. Testato su tre pazienti in stadio avanzato di malattia, il vaccino, già a basse dosi, si è mostrato capace di dare avvio a una forte risposta immunitaria. Proprio per il ristretto numero di pazienti su cui è stato testato, il vaccino ha ancora bisogno di ulteriori verifiche. Proprio per questo motivo Ascierto si dice scettico e anzi ribadisce il carattere del tutto prematuro della notizia stessa, nonostante la certa efficacia delle cure immunoterapiche.
L’immunoterapia, spiega Ascierto, ”mira ad attivare il sistema immunitario contro le cellule cancerose, per combatterle e distruggerle, ed è un’arma vincente che sta dando grandi risultati, ma lo studio tedesco presenta dati ancora troppo preliminari, anche perché è successo varie volte che un vaccino efficace nei topi non fosse poi risultato tale nell’uomo, sebbene in questo caso sia stato testato su tre pazienti con melanoma”. Se tali risultati ”dovessero essere confermati – spiega quindi l’esperto – si tratterebbe di una nuova arma importante che va ad affiancarsi alle armi di cui oggi già disponiamo e che stanno dando risultati concreti di efficacia sui pazienti”.
La soluzione vincente contro i tumori, insomma, potrebbe trovarsi nel nostro stesso organismo, attivando appunto il sistema immunitario, ma a cambiare è il metodo; ”con il vaccino si introducono nell’organismo le proteine del tumore, in modo che il sistema immunitario sia sollecitato a riconoscerle ed a distruggere le cellule tumorali in quanto estranee. Con le molecole immunoterapiche che oggi abbiamo, invece, si riesce a rimuovere i freni inibitori che il tumore utilizza per rallentare l’azione del sistema immunitario”. Queste molecole si chiamano ANTI-CTLAe ANTI-PD1 e ”rappresentano – afferma Ascierto – un’importante realtà che, in futuro, potrà essere impiegata in combinazione con altre terapie che funzionano, come si spera possa essere un vaccino terapeutico”.
I risultati concreti dell’azione delle molecole immunoterapiche già sono evidenti. ”Nel caso del melanoma, ad esempio, si è visto che ben il 20% dei pazienti in stadio avanzato trattatati con questi farmaci immunoterapici arriva a cronicizzare la malattia a 10 anni”. E ”buoni risultati si stanno registrando anche per il trattamento di altre forme di tumore come quello al polmone, rene, vescica, con nuovi farmaci immunoterapici che hanno avuto l’approvazione dall’ente statunitense di controllo per i farmaci Fda”, precisa ancora Ascierto.
“Il messaggio che bisogna lanciare quindi è che i tanti malati non devono pensare che in questo momento non ci siano armi efficaci, anzi ed il vaccino, quando e se arriveranno conferme definitive, rappresenterà un ulteriore importante strumento che andrà ad integrare le terapie importanti già esistenti”, conclude Ascierto.

Mieloma: combinazione di tre farmaci riduce progressione della malattia 
..............................I risultati dello studio
Dopo più di sette mesi, il 61% in meno dei pazienti trattati con la combinazione con Darzalex ha sperimentato un peggioramento della propria malattia rispetto a quelli trattati con il regime standard dei due farmaci, centrando l’obiettivo principale del trial. Il tempo mediano della progressione della malattia non è ancora stato raggiunto per il gruppo Darzalex, mentre per i pazienti che assumono la combinazione di due farmaci è di 7,2 mesi.
Lo studio è stato interrotto a marzo 2016, dopo che un comitato indipendente ha confermato che il regime con Darzalex ha mostrato un beneficio statisticamente significativo.
Circa il 19% dei pazienti nel gruppo Darzalex non ha mostrato alcun segno ulteriore della malattia, contro il 9% di quelli trattati con Velcade e desametasone. Una riduzione significativa malattia è stata osservata nell’83% di chi ha assunto Darzalex, contro il 63% della combinazione standard.
Come agisce daratumumab
Il farmaco blocca la proteina CD38 che si trova nelle cellule colpite dal mieloma. È stato approvato sulla base di dati favorevoli provenienti da due studi più piccoli, tra cui un lavoro in cui i tumori si sono contratti nel 29% dei pazienti.
Antonio Palumbo, ricercatore principale dello studio, ha dichiarato che la tossicità generale del regime Darzalex è simile a quella osservata con i due trattamenti standard. “Questo dato– ha aggiunto – può aiutare il farmaco a diventare un trattamento di seconda linea, in combinazione con bortezomib e desametasone”.
Gli effetti indesiderati più comuni per entrambe le combinazioni di farmaci includono piastrine basse nel sangue, diarrea e anemia.
Palumbo, responsabile dell’Unità del mieloma all’Università di Torino, fa sapere che i dati provenienti da un altro studio in fase avanzata sul Darzalex sono previsti a fine mese e probabilmente replicheranno gli ottimi risultati emersi nel suo lavoro.
Fonte: Congresso ASCO 2016

Nessun commento: