domenica 22 maggio 2011

Ma il rating non è il Vangelo , da Il Tempo.it

.......È inutile girarci intorno: il taglio dell’outlook dell’Italia deciso da Standard & Poor’s, la seconda come importanza delle tre agenzie di rating dopo Moody’s e prima di Fitch, è una botta per il governo. Anche per il momento in cui cade. In una situazione di incertezza politica tra i due turni delle amministrative, ed i mercati iper-sensibili in Europa, dove il default della Grecia appare sempre più all'ordine del giorno. La notizia nel week end, a borse chiuse, cosa che in altri tempi sarebbe accolta come un trattamento di riguardo, rischia di produrre effetti amplificati da qui a lunedì. Vedremo. Il giudizio di S&P, senza voler minimizzare, è articolato ma contraddittorio. L'agenzia ha infatti ridotto da stabile a negativo l'outlook, cioè la previsione sulla nostra economia, essenzialmente per due motivi: le deboli prospettive di crescita ed un possibile stallo politico («political gridlock»); però ha confermato il dato più sensibile, il rating sul debito che resta di A+. Così appare dovuta la prima reazione di Giulio Tremonti: che contesta l'analisi, «molto diversa da quelle espresse e confermate nei giorni scorsi dalle principali organizzazioni internazionali, Commissione europea, Fondo monetario, Ocse». Meno logico è il giudizio liquidatorio di due leader sindacali. «È un'agenzia screditata» dice Raffaele Bonanni della Cisl, «è un abbaglio» gli dà man forte Luigi Angeletti della Uil. E campata in aria è l'esultanza elettorale di Bersani e Di Pietro. «Berlusconi chiacchiera e Standard & Poor's decide» dichiara il primo: decide che cosa? «Si conferma lo stato disastroso dei nostri conti pubblici» afferma il leader dell'Idv: caso mai si dice il contrario, che troppo rigore frena la crescita.........


orso castano : E' vero, troppo rigore frena la crescita. Tremonti dovrebbe saperlo. Significa + disoccupati, + precarieta'+ ,-- occupazione intellettuale, marginalizzazione del sistema produttivo. Perche' si ostina ? 

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