domenica 20 ottobre 2013

read key : cells stem : neuroni staminali

 Scoperta al San Raffele di Milano correlazione tra deficit neurologici e carenza di ferritinafotografe opere
Una ricerca condotta all’Ospedale San Raffaele di Milano ha consentito di identificare per la prima volta nell’uomo una mutazione nel gene della ferritina (di tipo L) che causa la mancanza della proteina coinvolta nella regolazione del ferro nel nostro organismo. Lo studio, finanziato da Telethon e coordinato da Sonia Levi, responsabile dell’Unità Proteomica del metabolismo del ferro e professoressa associata in Biologia applicata all’Università Vita-Salute San Raffaele, è stato pubblicato sull’ultimo numero di “The Journal of Experimental Medicine”. La ferritina è una proteina che svolge un ruolo fondamentale nella gestione del ferro e nel mantenimento dell’omeostasi del metallo nelle cellule del nostro organismo. L’accumulo del ferro nell’uomo è responsabile di diverse patologie, tra cui quelle di carattere neurodegenerativo come le neuro-degenerazioni associate ad accumulo di ferro cerebrale (NBIA). La ferro-carenza al contrario è associata ad alterazioni neurologiche che si manifestano nei pazienti con forme di convulsione e la più famosa sindrome delle gambe senza riposo (in Italia ne soffre il circa il 5% della popolazione). In questo lavoro i ricercatori hanno dimostrato come la mancanza di ferritina causi nell’uomo una carenza di ferro, provocando un aumento dello stress ossidativo e del danno cellulare, associando così le alterazioni neurologiche alla mutazione presente nel gene della ferritina. Questo risultato è stato possibile anche grazie all’utilizzo di una tecnica molto innovativa detta riprogrammazione-cellulare-diretta. Il procedimento permette di ottenere neuroni umani partendo da una semplice biopsia cutanea. Nello specifico vengono prelevate dal braccio dei pazienti i fibroblasti della pelle che in seguito vengono opportunamente coltivati e riprogrammati in laboratorio. Per la prima volta al mondo i ricercatori del San Raffaele hanno dimostrato che, grazie alla riprogrammazione, è possibile studiare patologie su modelli cellulari difficilmente ottenibili dall'uomo, come nel caso dei neuroni, primariamente coinvolti nelle patologie neurodegenerative. “Questo lavoro – afferma Sonia Levi – rappresenta un passo in avanti nella conoscenza dei meccanismi biologici che sono alla base del coinvolgimento del ferro nelle patologie neurologiche, argomento fino ad ora poco definito. Inoltre possiamo pensare in futuro di utilizzare questa metodologia di  riprogrammazione cellulare sia per approfondire le conoscenze sui meccanismi molecolari alla base delle alterazioni patologiche sia per l’identificazione di nuovi target terapeutici”

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