venerdì 5 settembre 2014

semi di fiducia? ........siamo per le scommesse!

Come cambia Torino dall’inizio della crisi economica a oggi




Rapporto Rota
orso castano :riporteremo stralci delle conclusioni del rapporto :Al contempo, questa ripresa si manifesta con una profonda 
redistribuzione della ricchezza prodotta, a tutti i livelli: non solo tra 
Paesi «avanzati» ed «emergenti», ma anche con un’accentuata po- 
larizzazione in Europa tra Stati più forti e più deboli. L’Italia perde 
terreno rispetto agli altri membri dell’Unione, e nel panorama na- 
zionale il Piemonte fatica più di altre regioni.....  Alcuni settori economici 
hanno recuperato, tornando a livelli di produzione pre-crisi, mentre 
altri accentuano le loro difficoltà. Cresce l’export, al tempo stesso 
si riduce il numero di multinazionali insediate nell’area. Brillano 
start up, incubatori e centri di innovazione, ma la green economy 
resta nel Torinese più marginale che altrove.





Il rapporto della fondazione Rota (confluita nel 2012 nel Centro Einaudi) dedicato all’economista torinese Giorgio Rota è giunto alla 15° edizione. Nato nel 2000 cerca di cogliere le trasformazioni del capoluogo piemontese e provincia cercando di capire gli aspetti positivi o negativi.
La ricerca (presentata nei giorni scorsi in commissione Lavoro, presieduta da Gianni Ventura) è centrata sul passaggio dagli anni iniziali della crisi economica mondiale (2008) a oggi, ma tratta dati in anni anche precedenti. Si parla del tessuto produttivo, il commercio, il lavoro sul territorio di Torino e provincia o sulla città metropolitana.
Nel 2012 in provincia di Torino le imprese cessate sono state raggiunte da quelle nate. Nel 2008 le società chiuse risultavano essere distanziate dell’1% in meno rispetto alle nuove attività. Nel 2013 il numero delle imprese chiuse ha superato quello aperte. Il confronto con le altre maggiori province metropolitane evidenzia che Torino ha, attualmente, sia una minore natalità d’impresa (6,6%, contro il 7,2% di Napoli, il 6,9% di Roma, il 6,8% di Milano) sia un tasso di mortalità più elevato: 6,7%, contro il 6,3% di Napoli, il 5,7% di Milano e il 5,3% di Roma)
La produzione industriale, dopo il crollo del 2009, escluso il settore alimentare calato del 2-3%, è scesa nei settori meccanica (-20%), elettronica (-18%), Chimica e Automotive (-20%). Nel 2012 c’è stata una parziale ripresa (anche se ancora con segno negativo ,che si è mantenuta nel secondo semestre del 2013 (grazie agli ordini esteri) con due eccezioni. In positivo la meccanica che è tornata a produrre come nel 2007 e l’automotive che è scivolata al -30% rispetto al 2007.
Rimane critica la situazione per i settori tessile, dei prodotti in metallo, ma soprattutto dei mezzi di trasporto (per quest’ultimo la produzione nel 2013 è ancora calata: -2,6% rispetto all’anno precedente e -29% rispetto ai livelli registrati nel 2007.
Per attenuare gli effetti della crisi è diventata fondamentale per le imprese la capacità di crescere aprendosi a nuovi mercati, soprattutto per le piccole e medie attività.
Per quanto riguarda l’area torinese, gli scambi con l’estero, dopo un brusco rallentamento tra 2009 e 2010, sono rimasti stabili nel 2012 e sono quindi cresciuti dell’8,5% nel 2013, superando leggermente i valori pre-crisi. L’incidenza della provincia di Torino sull’export italiano, che tra il 2002 e il 2012 si era ridotta dal 5,7% al 4,7%, nel 2013 ha recuperato terreno risalendo al 5,1%. Si tratta della migliore variazione 2012-2013 tra tutte le province metropolitane.
In termini assoluti, inoltre, Torino rimane al secondo posto, anche se a netta distanza da Milano per livelli di esportazioni.
Nel commercio, in provincia di Torino, le grandi strutture di distribuzione dal 2001 sono quasi raddoppiate, mentre le strutture medie e i negozi si mantengono sui livelli del 2001.
I consumi non alimentari dei torinesi sono in calo dal 2008, mentre sono stabili i consumi alimentari.
La disoccupazione nella provincia di Torino nel 2004 era del 6,5%: è aumentata nel 2013 all’11,9%. Milano dal 4,7% (2008) è passata al 7,6% del 2013. Roma dal 7,4% (2008) all’11% del 2013.
La disoccupazione giovanile a Torino è del 46% (Napoli 56%, Palermo 53%, Milano 33% e Firenze 28%). Le ore di lavoro, calcolate in base al titolo di studio, sono in rialzo per quanti in possesso di un alto livello di istruzione e leggermente in calo gli altri (secondo semestre 2013).
Infine, i corsi di formazione lavoro (dato 2012) sono in ripresa nella provincia torinese e hanno superato i livelli del 2006, grazie anche alla richiesta di specializzazione del mercato del lavoro e alla rivalutazione di una qualifica, che permette di avere maggiori possibilità nella ricerca di un’occupazione.

Nella foto: La copertina del Rapporto Rota 2014 su Torino.
Tony De NardoInvito

Scarica la pubblicazione in formato PDF:

Nessun commento: