lunedì 1 settembre 2014

disoccupazione

orso castano : lavorare meno lavorare tutti, oppure, dalla societa' della manifattura a quella della scicenza, facendo fare un salto culturale al paese ed occupando nelle start up, negli spin off, nelle think tank i giovani disoccupatti garantendo loro le famose 150 ore retribuite con controllo della qualita' e legandole alle novita' tecnologiche del mondo dell'industria? Camusso difende la manifattura: non esiste realismo piu' realista del re di questo. Ma il mondo corre e dividere il tozzo di pane tra sempre piu' numerose persone finisc e con lo stare quasi tutti a digiuno.

da l'Unita'...............Camusso, nell’intervista all’Unità, chiede a Renzi di preoccuparsi di più dell’emergenza principe del paese, crear lavoro e avanza  tre proposte interessanti sinora poco considerate nel Jobs Act di Renzi: a) finanziare i contratti di solidarietà, sia difensivi per consentire alle aziende in crisi di non licenziare ripartendo le ore lavoro tra più dipendenti, sia offensivi, per consentire alle aziende in ripresa di assumere più lavoratori, ripartendo  le ore lavoro tra più dipendenti, sul modello Volkswagen, b)  abolire la vecchia legge Sacconi che, unico caso in Europa, favorisce gli straordinari defiscalizzandone gli oneri e quindi, dimunuendone il costo rispetto all’ora ordinaria, funziona in chiave anti-occupazione, c) flessibilizzare i pensionamenti, come già si fa in Germania, consentendo l’andata in pensione anticipata a chi è disponibile ad una piccola riduzione dell’importo pensionistico.............Crescita. Dove e come creare nuovo lavoro? Qui la Camusso, oltre ad invocare politiche keynesiane di investimenti pubblici per crear lavoro- ma dove e come?- mostra i noti limiti del maggior sindacato italiano, ma non solo di esso,  sono limiti comuni anche agli altri sindacati ed alla Confindustria.  Camusso chiede giustamente di difendere l’industria manifatturiera con idonee politiche industriali. Bene! Richiese  sacrosante perché l’Italia ha ancora una forte manifattura ancorchè malata di nanismo aziendale e di scarsa presenza di produzioni ad alta tecnologia,  ma richieste che ignorano una grande verità.  Difendendo la manifattura potremo al massimo far sì che i 4,5 milioni di occupati attuali non continuino a ridursi, come accade da anni ma non sarà dalla Manifattura che verranno i milioni di posti lavoro di cui abbiamo bisogno e che la Camusso  chiede a Renzi. Per il semplice fatto che con la rivoluzione elettronica, con la globalizzazione e la conseguente industrializzazione accelerata dei paesi emergenti, Cina, India, Brasile, Africa sub sahariana, da più di 20 anni nessun nuovo posto lavoro manifatturiero  viene creato nei paesi industriali. Anzi, in 20 anni la quota manifatturiera su occupazione e Pil dei paesi Ocse è dimezzata dal 30% al 15% attuale. Germania, Giappone ed Italia sono al 18% che è in calo. Di questa riduzione del manifatturiero  i  paesi industriali più attenti ai servizi non hanno sofferto perché  l’ hanno compensata  con l’ aumento dei servizi, che oggi pesano quasi 2/3 di Pil ed occupazione mentre in Italia pesano intorno al 68%.
Se non vogliamo solo urlare al cielo e fare invece politiche serie per la crescita e l’occupazione dobbiamo fare un piano del lavoro dei servizi. Solo nel turismo  siamo in debito di 400mila posti lavoro se avessimo fatto politiche come Francia e Spagna. Poi c’è la Cultura, l’istruzione, i trasporti, i servizi per le imprese, la Green economy, anche cine-TV, tutti i settori che da anni sono in  passivo commerciale, cioè ne importiamo più di quanto ne esportiamo.  Bene difendere la manifattura ed il  suo 18% di occupazione  e  Pil, ma attenzione, guardiamo anche all’altra metà del cielo che, ormai, in tutti i paesi industriali è assai più della metà.

VAI A https://www.youtube.com/watch?v=pV-ui-Rls1g&index=46&list=PL_-XYgJCuYPXBewyh_13GEDwNL-kjUJSs

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