venerdì 1 maggio 2015

Pensioni. La legge Fornero secondo la Corte dei Conti è incostituzionale. Fornero adesso puoi piangere copiosamente. te lo concediamo!!



orso castano : basta leggere : ArticoloTreRisultati immagini per fornero piange

La Corte dei Conti ligure ha infatti sollevato la questione di legittimità davanti alla Corte Costituzionale in seguito al ricorso presentato da una donna che chiedeva all’INPS l'adeguamento del trattamento pensionistico per gli anni 2012-2013.Difatti la Legge Fornero stabilisce ‘il blocco della perequazione automatica delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo INPS’ per gli anni 2012-2013, con ciò contribuendo, secondo la valutazione dei tecnici della Corte dei Conti, a ‘minare il sistema di adeguamento di tali trattamenti pensionistici sganciandoli, per un tempo considerevole, dalle variazioni derivanti dal costo della vita.Verrebbero in questo modo violati i principi di sufficienza e adeguatezza e causando inoltre effetti sul patrimonio dei destinatari.
Tradotto, la Legge Fornero sarebbe incostituzionale perché comporta per i pensionati una perdita del potere d’acquisto; gli assegni rimangono bloccati ma il costo della vita sale.La percentuale di perequazione per l’anno 2012 è pari al 2,7% mentre per l’anno 2013 al 3%. Questa è la percentuale dell’aumento mensile della pensione negato ai pensionati per il blocco della perequazione deciso dalla Riforma Fornero. Gli adeguamenti e quindi gli arretrati di pensione dovranno essere erogati dall’Inps a chi ha avuto nel 2012 una pensione superiore a 1.405 euro lordi al mese. Forniamo alcuni esempi di calcolo degli arretrati.La pronuncia della Corte Costituzionale non arriverà quasi certamente prima di un paio di mesi, ma quanto accaduto dimostra come il vento sia cambiato:
la Legge Fornero non è più intoccabile.

vediamo cosa e' successo finora!!

Spi-Cgil : una vera e propria tagliola si è abbattuta sui 5,5 milioni dipensionati, negli ultimi 4 anni; con il blocco della rivalutazione degli assegni, sono stati sottratti ai pensionati 9,7 miliardi di euro, pari ad una perdita media pro-capite di 1.779 euro.
Come spiega lo studio fatto dal sindacato, nel biennio 2012-2013, l’adeguamento delle pensioni è stato bloccato per importi superiori a tre volte il trattamento minimo, ovvero circa 1.400 euro lordi. Nel biennio 2014-2015 invece l’adeguamento è stato sull’intero importo della pensione con una percentuale del 100% solo per tutti quelli che hanno un assegno fino a tre volte il trattamento minimo, mentre è diminuito per le altre categorie d’importo dallo 0,95% fino allo 0,40%.
Secondo lo studio, questo è uno scenario destinato a peggiorare se, come stabilito dagli obiettivi della Bce, il tasso di inflazione dovesse tornare sopra il 2%. Secondo gli attuali meccanismi di calcolo della rivalutazione, infatti, ai pensionati sarebbero sottratti ulteriori 3,6 miliardi di euro.

"Occorre correggere i meccanismi attuali di rivalutazione per non penalizzare ulteriormente i pensionati italiani. Bisogna applicare a tutti il 100% di rivalutazione fino a 5 volte il trattamento minimo, pari a 2.500 euro lordi al mese, per poi scendere al 50% per gli importi eccedenti tale cifra". E' la controproposta dello Spi-Cgil per far fronte alla situazione.

Il sindacato dei pensionati della Cgil propone inoltre di intervenire sui coefficienti di trasformazione, "Sarebbe utile – afferma in tal senso lo Spi-Cgil – lavorare su un coefficiente che si basi sulla data di nascita e sull'età di maturazione del diritto alla pensione, sulla falsa riga del sistema 'svedese'. In questo modo il futuro pensionato avrà almeno la certezza del coefficiente minimo che determinerà l'importo della sua pensione".

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