lunedì 30 novembre 2009

come abortiscono le clandestine : fai da te' , a 14 euro , Maroni rifletta!

da La Repubblica delle donne (che va ringraziata per questa informazione!) del 28/nov/09 , 

E 'scappata via in pantofole dal reparto dì ginecologia dì una grande cllnica milanese, M. M.: vestita di niente, era arrivata pochi giorni prima in ambulanza in preda a fortissìme contrazioni. Una visita al pronto soccorso e nessun dubbio sulla causa dell'emorragia: sei pastiglie di Cytotec, farmaco antiulcera usato illegalmente per procurarsi l'aborto, infilate direttamente in vagina. Rumena, 19 anni, professione prostituta per sua stessa ammissione, era al sesto mese di gravidanza. Nessuno sa se il suo bambino sia poi nato, se lasua sia stata una scelta vera o obbligata, magari con la violenza o le minacce. Di certo oggi, otto mesi dopo, M.M. è stata condannata in primo grado a 20 giorni di reclusione per «aver tentato volontariamente di interrompere la gravidanza in violazione della legge 194»: un caso ranssimo, i medici quasi mai sporgono denuncia. «Ma la pena è stata sospesa», spiega il pm Marco Ghezzi, titolare dell'indagine. Clandestino e sa parola chiave di questa vicenda. "Off label", almeno in Italia, e l'uso del Cytotec per scopi dìversi da quelli denunciati dall'azienda che lo produce, in origine la Searle,poi inglobata nella Pfizer. Clandestino è l'aborto che può indurre, clandestine sono spesso le donne che come M. M. vi fanno ricorso, lo dicono alcuni ginecologi che lavorano nei Pronto soccorso degli ospedali o gli addetti ai lavori dei centri di aiuto agli immigrati. Dal 19 novembre, tra inchieste parlamentari, lungaggini burocratìche e mille polemiche, è legale in Italia l'aborto farmacologico con la pillola Ru486 («ma le Regioni non hanno ancora e-messo delìbere esplicative e non si sa quanto ci vorrà», dice la gìnecologa Graziella Sacchetti del Naga, associazione impegnata nella tutela degli stranieri): ma la vita reale è corsa più veloce. Il Cytotec è un medicinale a base di misoprostolo, una prostaglandina che ha ottime proprietà terapeutìche contro l'ulcera, ma che è molto utilizzata in tutto il mondo per indurre l'aborto farmacologico (da sola o per potenziare l'effetto della Ru486) o le contrazioni del parto, «Peccato che, di tutte queste indicazioni, sul bugiardino italiano non vi sia traccia. L'azienda produttrice non ne mai fatto richiesta, evidentemente vuole restare fuori da ogni implicazione polìtica. Da noi viene impiegato molto in ginecologia», chiarisce la dottoressa Silvana Agatone dell'ospedale Pertini di Roma, «ma si tratta di un uso improprio, per il quale potremmo anche essere denunciati». «In Francia il misoprostolo è registrato per indurre il travaglio abortivo, nel Regno Unito lo stanno regolamentando per provocare quello a termine, perfino l'Oms, secondo studi recentissimi, lo sta inserendo nella lista dei farmaci essenziali», spiega Silvio Viale, ginecologo del Sant'Anna dì Torino, militante radicale, primo a partire in Italia con la sperimentazione della Ru486 e relatore al Senato dì un rapporto sul Cytotec proprio in queste settimane. Dal 2005 per limitarne l'uso clandestino, questo medicinale può essere acquistato (costa circa 14 euro) solo con una prescrizione medica non ripetìbìle, ma, come ha provato l'inchiesta di Giulia Santerini per Repubblica tv, non è difficile convincere qualche farmacista di avere problemi di stomaco, né raccontare al medico di averne bisogno, o tutt'al più comperarlo al mercato nero o su Internet, dove circola liberamente. E così con poche pillole si aggira la legge e ci si procura un aborto del tutto identico a quello spontaneo: «Non ci sono test per stabilire la differenza», racconta Franco dì lorio, ginecologo al Policlìnico Casìlino di Roma, che continua: «Difficile dare un dato, diciamo che di questi casi ne vediamo 1-2 al mese. Sono più frequenti nei presidi di periferìa come il nostro, perché a utilizzarlo dì più sembrano le immigrate nigeriane, anche se le rumene o le peruviane non sono rare. A volte confessano dì aver preso il Cytotec, magari quando sono in preda ai dolori più forti e per timore di complicanze. Ma appena capiscono di stare meglio negano tutto». Per paura di essere denunciate e indagate per aver violato la legge 194 (che prevede la possibilità dì interrompere la gravidanza in ospedale entro il terzo mese soltanto se la gestazione o il parto comportano un grave pericolo per la vita della donna, o malformazioni del nascituro che ne mettano a rischio la salute) rna anche quella, introdotta nel luglio scorso, che fa dell'esser clandestino un reato penale. «Sono donne che non hanno più scelta a livello legale, e che arrivano qui disperate, spaventatissime, alla 16esima o 17esima settimana», dice l'ostetrica di un ospedale romano che preferisce restare anonima. I numeri del fenomeno sono sempre quelli, a sentire i ginecologi. Uno, due ricoveri al mese nei vari Pronto soccorso («soprattutto al Nord e al Centro; al sud gli aborti clandestini restano per lo più chirurgici», sottolìnea Viale), dovuti a emorragie da Cytotec, prove alla mano. A questi casi vanno sommati quelli delle donne che non lo ammettono («ma se non riusciamo a individuare altre cause dell'emorragia, spesso risulta chiaro che hanno preso quel farmaco», dice di lorìo) e dì quelle che in ospedale non ci vanno affatto. Altri dati sono difficili da individuare, a meno che non si incrocino con quelli ufficiali. Dice l'ultima relazione sull'attuazione della legge 194 del ministro della Salute, che a abortire legalmente sono sempre meno donne (nel 2008 il dato provvisorio è 121.406, il 4,1% in meno rispetto a quello definitivo del 2007), ma aumentano le straniere (nel 2007 erano il 32,2% del totale, nel 2006 il 31,6). Invece gli abortì spontanei - o sedicenti tali - sono in salita: 64.061 nel 1996, 71.604 nel 2006 (ultimi conteggi Istat sulle dimissioni dagli ospedali): ii sospetto che non tutti siano voluti da Madre Natura sembra legìttimo. Perché prendere m modo incontrollato un farmaco che mette a rischio la salute, invece dì rivolgersi ai consultori? È presto detto: «Le clandestine hanno paura delle denunce, e fanno da sole. Il Cytotec assunto in dosaggi casuali può diventare tossico e provocare abortì non riusciti, con gravi rischi per madre e bambino. Bisognerebbe ripensare la legge del "pacchetto sicurezza" e fare più informazione, perché queste donne che vogliono interrompere una gravidanza non siano anche terrorizzate all'idea dì essere denunciate, e si rivolgano ai consultori», riprende Graziella Sacchetti. Dove però l'accesso non è sempre facile «per chi non ha informazioni, ed è straniero e non integrato; accedere alle strutture pubbliche è un percorso a ostacoli, e anche ammesso che lo sì faccia, non sempre sì riesce a stare nei tempi della 194: gli obiettori, in alcune regioni, sono davvero troppi», aggiunge Viale. Un'altra soluzione, suggerisce Basilio liso, direttore medico di presidio della Fondazione Policlinico-Mangìagalli, è che «questo tipo dì tarmaci usati per le gastriti o le ulcere siano somministrati, solo negli ospedali, a pazienti con diagnosi certe». Qualcun altro, infine, indica un percorso all'apparenza più semplice: «legalizzare l'uso del misoprostolo, come per la Ru486», rilancia la dottoressa Agatone. Ma quanto sia possibile farlo, in Italia, l'abbiamo già visto.

per saperne di piu' e conoscere i meccanismi d'azione della pillola :

http://www.lucacoscioni.it/cytotec_legittima_difesa

vedi anche l'associazione NAGA :http://www.naga.it/index.php/notizie-naga/items/cittadini-senza-diritti.html

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