mercoledì 10 novembre 2010

Stress e cronicità: stimoli ambientali e risposta ciclica umorale (stralcio da un articolo de L'altro)



..............II modello psicosociale postula la sovrapposizione di: fattori relazionali interpersonali (insoddisfazione, conflitti interpersonali irrisolti, stimolazione inadeguata, eccessivo orientamento verso un obiettivo, non comunicazione di bisogni e preferenze); fattori psicosociali (credenze culturali, auto inaccettabilità, perfezionismo, problemi di attaccamento, esperienze passate, storia di abusi/traumi); fattori fisiologici (invecchiamento, malattia, disabilità, infortunio, medicazione, uso di sostanze). Il ruolo di tali fattori nella patogenesi della disregolazione affettiva negli adolescenti è reso evidente dal fatto che la corteccia prefrontale orbito-mediale è al centro (fig. 8) di una serie di loops limbici, sottocorticali, dell'asse ipotalamo-ipofìsi-surrene, che regolano sensazioni di paura, allerta, reward, apprendimento. La sua disfunzione esita in disinibizione della trasmissione limbica attraverso l'amigdala, interferendo su assetti emozionali, cognitivi, endocrini, autonomici e neurochimici della depressione.Kupfer (31) sottolinea come differenze volumetriche cerebrali nell'instabilità affettiva siano precoci, evolutive e determinate da una combinazione di fattori che implicano anomalie nell'ambito della necrosi neuronaie e della crescita cellulare. Alcune popolazioni cellulari sono letteralmente "excited to death" a causa di una "overactivation". Gli adolescenti sono par-ticolarmente a rischio di sviluppare alterazioni in regioni cruciali per il controllo emozionale in quanto non solo sperimentano maggiori esperienze edoniche, ma sono meno abili a distinguere gli eventi motivazionali rilevanti.
Conclusioni
Gli attuali orientamenti della Letteratura, depongono, oltre alla riduzione del volume, per una diminuzione anche dello spessore corticale e della materia grigia e bianca, soprattutto in un'ottica anatomica settorializzata nei soggetti affetti da Disregolazione Affettiva rispetto ai controlli.
In particolare Robert McCarley (Jama, 2007) ha descritto la progressione delle anomalie cerebrali post-esordio 1,5 anni dopo il primo episodio di instabilità umorale. Sorprendentemente ha riscontrato un decremento del 7-10 per cento del volume CSF/ventricolare in questo pur breve periodo.
La corteccia cingolata subgenuale anteriore è la zona del cervello più consistentemente atrofizzata nel disturbo disaffettivo, mentre nella schizofrenia, si riscontra atrofia in tutto il giro cingolato anteriore. La diminuzione del volume nel giro di Heschl è stata correlata con la periodicità ciclica, soprattutto per Tipo-mania, mentre la deflessione timica è stata associata con l'ipotrofia del giro frontale inferiore e dell'insula. Molte delle regioni atrofizzate risultano iperattive durante le fasi di eccitamento, in linea con il rilascio eccessivo di glutammato e con una prospettiva a più lungo termine che propende per un meccanismo neurotossico atrofizzante.
Slmilmente, Hilleke Hulshoff Poi (Am Journ, 2008), ha mostrato come la corteccia dei lobi frontali e temporali siano le aree cerebrali che si riducono maggiormente nella ciclicità disaffettiva.
Simili perdite di volume si verificano nei soggetti sani oltre i 35 anni di età, mentre nella schizofrenia, queste regioni risultano atrofizzate sin dal venticinquesimo anno ad un tasso di circa 2,5 mi/anno. Misurazioni dello spessore corticale ad alta risoluzione spaziale hanno mostrato che la diminuzione nel tempo nei soggetti con bipolarismo è fino a 6 volte maggiore rispetto ai soggetti di controllo.
In definitiva i dati più accreditati della Letteratura suggeriscono in modo consistente che vi siano alterazioni volumetriche cerebrali specifiche nella disregolazione affettiva, soprattutto ciclica; vi sono evidenze che tali alterazioni peggiorino con la cronicità della malattia in particolare per la corteccia DLPF e per l'ippocampo. L'ippocampo sarebbe particolarmente ridotto in soggetti con Depressione cronica e pregresse e protratte esperienze avverse di vita, potendo questo rappresentare un endofenotipo condiviso da patologie psi-chiatriche stress-correlate.
Ciò suggerisce che meccanismi neuroplastici disfunzionali e neurodegenerativi partecipino alla fisiopatologia della malattia durante la cronicizzazione. Ci si augura che alcuni dei risultati di queste osservazioni possano aiutare a costituire utili marcatori biologici per una diagnosi precoce, e altri per i target terapeutici più appropriati e precoci.
Tito de Marinis , Università di Salerno - Area di Coordinamento Scientifico UOSM ASL Salerno
Guseppe Valeriani Dipartimento di Neurologia e Psichiatria - Sapienza Università di Roma "
BIBLIOGRAFIA............................



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