domenica 26 gennaio 2014

un ricordo del filosofo Norberto Bobbio

orso castano: un bell'articolo , un bel ricordo, un grande personaggio laico , da non dimenticare

Repubblica Torino del 26/1/2014

NORBERTO Bobbio è stata la coscienza laica di questo Paese". Nel concludere la celebrazione in Sala Rossa del filosofo della politica a dieci anni dalla sua scomparsa, Piero Fassino, ieri pomeriggio, ha riassunto bene il senso del lavoro intellettuale di Bobbio e il suo magistero morale. Un magistero da maestro, da "classico", quello del senatore a vita su nomina di Sandro Pertini, che è andato ben oltre i confini della filosofia del diritto e della scienza politica, per toccare, come si vide nei giorni del saluto di migliaia di persone alla sua salma, la gente "comune", i cittadini e le cittadine. 

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Le parole del sindaco di Torino spiegano inoltre le ragioni degli attacchi da parte della destra che avvelenarono gli ultimi anni dell'esistenza di Bobbio, ampiamente ricordate dal direttore di "Repubblica" Ezio Mauro, un altro degli intervenuti all'incontro in Comune voluto dalla Città, dal Centro studi Piero Gobetti e dalla famiglia dello studioso piemontese come apertura dell'anno dedicato al filosofo che avrà il suo culmine a ottobre, con una tre giorni cui prenderanno parte studiosi di tutta Europa. L'autore di "Politica e cultura", di "Quale socialismo?", rappresentava il meglio del pensiero del liberalsocialismo ed era profondamente radicato nella cultura torinese riformatrice, che si espresse tra Ottocento e Novecento. Quel Piemonte, quella Torino, che passavano dal Risorgimento liberale all'antifascismo, da Piero Gobetti (e da Antonio Gramsci) a Giustizia e Libertà, dal liceo d'Azeglio di Augusto Monti e di Umberto Cosmo all'Università di Gioele Solari, fino alla casa editrice Einaudi. Il suo "piemontesisno", ha rimarcato ancora Mauro citando una frase di Bobbio su Cesare Pavese, era una "condizione condizionante". Proprio per questi motivi Bobbio, negli anni Novanta, per l'Italia incivile, che voleva e vuole scardinare i valori democratici e costituzionali, divenne, come ha detto Mauro, "la figura totemica di un mondo da abbattere". Se il direttore di "Repubblica" ha raccontato anche episodi poco noti della vita di Bobbio, come gli incontri con Gorbaciov, con l'avvocato Gianni Agnelli (che lo andò a trovare, per esprimergli la sua solidarietà, il giorno in cui venne resa nota la lettera a Mussolini del 1935) e con il giudice Giovanni Falcone, gli altri relatori, da Pietro Polito (direttore del Centro Gobetti) al professor Luigi Bonanate, al rettore dell'ateneo torinese Gianmaria Ajani, hanno messo in rilievo i tratti salienti del suo pensiero. Era un filosofo, un uomo, che aveva fondato le sue riflessioni sul dubbio. "L'ultimo lavoro che aveva messo in cantiere, prima di morire", ha detto Polito, e che non riuscì a portare a termine, "era la voce "dubbio" per una importante enciclopedia tedesca". L'esercizio critico continuo, quel dubitare costante, quel pessimismo inquieto, lo portarono, non a caso, a dire una volta: "Detesto i fanatici". Era invece un "professore di democrazia", nelle parole di Ezio Mauro, e "un pedagogo riluttante per la sinistra". La democrazia, questo tema fondamentale, ha rammentato Bonanate, uno dei suoi allievi, è stato d'altro canto il tema prevalente nei libri e negli interventi di Bobbio.

Il filosofo morto il 9 gennaio del 2004, a 94 anni, aveva ragionato in svariate occasioni sul rapporto fra politica e tecnica, potere e diritti, e sul potere dei tecnocrati, sulla "tecnica apolitica", sulla manipolazione del consenso, sull'impegno degli intellettuali. Le sue analisi, del resto, ha sottolineato Polito, partivano sempre "dall'oggi, da un continuo corpo a corpo con il presente", "dalle domande della storia". Un misurarsi con i problemi della contemporaneità che oggi, come ha affermato il rettore
Ajani, è scaduto "nel silenzio dell'Accademia di questi anni, quanto mai sorprendente, rispetto alla politica, alla ricerca, alla scienza". Alla celebrazione di Norberto Bobbio nella Sala Rossa del Palazzo Civico di Torino, affollata e attenta, hanno preso la parola anche Giovanni Maria Ferraris, presidente del Consiglio comunale, e, con un commosso ricordo, Marco Bobbio, uno dei figli del filosofo, che vuole destinare la casa paterna di via Sacchi 66 a residenza per studiosi
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