Gualberto Gismondi, XXI Secolo. Scienze, potenzialità, limiti , clicca
----Per chi esamina la complessità, riconoscere un insieme complesso significa vederne i costitutivi eterogenei, inseriti in una storia aperta ai rischi futuri. E. Morin usò il termine pensiero complesso per indicare l'unione di universalità e singolarità.
Per gli operatori scientifici, la complessità del mondo emerge quando si elabora una comprensione del disordine, in cui i fenomeni sono un tessuto non scomponibile. Per affrontare la complessità, quindi, si ricorre a un pensiero sistemico, che organizza le conoscenze ricorrendo all'analisi e alla sintesi (2). Si è coniato il termine macroscopio per indicare un simulatore ossia un elaboratore che studia la dinamica delle evoluzioni, mediante le simulazioni. Entrambi gli approcci, analitici e sintetico-sistemici, sono necessari e complementari. Solo i secondi, però, cercano la visione globale, le interazioni e confrontano il funzionamento dei modelli con la realtà. La “sistemica”, quindi, organizza le conoscenze in quadri di riferimento più ampi, al fine di capirle per poter agire più efficacemente. In questo modo crea una cultura della complessità, che consente di riflettere criticamente anche sui saperi. Essa è importante per l'attività tecnoscientifica, poiché aiuta a collegare le conoscenze, per costruire sistemi di senso. In questo modo salva la coerenza del discorso scientifico, facendone emergere le gerarchie collegate o antagoniste (3). Il pensiero complesso, quindi: riabilita la pluralità, l'eterogeneità, la normalità dei conflitti e delle alterazioni; valorizza il tempo e la storia per la comprensione dei fenomeni; legittima l'incertezza concedendole un legittimo spazio. A tal fine preferisce i fenomeni e le situazioni multireferenziali, che privilegiano più prospettive, rispetto a quelli multidimensionali, che preferiscono l'omogeneità. (Continua) Note: 2) J. Ardoino, "La complexité" RLC 442-444. J. Ardoino, R. Lourau, Les Pédagogies institutionelles. Pédagogues et pédagogies, PUF, Paris 1994. Id., L'approche multiréférentielle en formation et en sciences de l'éducation, PUF, Paris 1993: Id., Éducation et politique, hommes et organisations [1977], Gauthier-Villars, Paris 1999. J. Ardoino, J. Deperetti, Penser l'hétérogène, Desclée de Brouwer, Paris 1998. [J. Ardoino è prof. Univ. di Parigi VIII; Presidente dell'Associazione nazionale per lo sviluppo delle scienze umane applicate].3) J. De Rosnay, "Concepts et opérateurs transversaux", in E. Morin (a cura), Relier les connaissances [RLC], Éd. du Seuil, Paris 1999, 397-402. J. De Rosnay, H. Reeves, Y. Coppens, D. Simonet, La Plus Belle Histoire du Monde, Éd. du Seuil, Paris 1996. J. De Rosnay, L'Homme Symbiotique, ibid., 1995. Id., Le Cerveau planetaire, ibid., 1986. Id., Les Chemins de la vie, ibid., 1983. Id., Le Macroscope. Vers une visione globale, ibid., 1975; Id., Les Origines de la vie, ibid., 1966. [J. De Rosnay è dott. in scienze, specializ. in tecnologie avanzate e applicazioni teoria dei sistemi; Dir. strategie a Cité des Sciences e Industrie de la Villette, Information Scientifique de l'Académie des sciences; Dir. ricerche in biologia e informatica a Institut Pasteur e Massachussets Institute of Technology (MIT); Dir. scientifico Société Européenne Développement des Entreprises (SEDE)]
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