sabato 14 giugno 2014

Le liberta' civili stabilite dalla Costituzione vanno pienamente rispettate. Il nostro capo del Governo deve rispettarle!! La Democrazia non si chiama Palude!!!

...Tucidite................I primi che abbiano formulato chiaramente l'ideale della libertà individuale furono gli antichi Greci, e in particolare gli Ateniesi del periodo classico (V e IV secolo a.C.). L'affermazione di alcuni autori dell'Ottocento, secondo cui gli antichi non conoscevano la libertà individuale nel senso moderno, è chiaramente smentita da episodi quali quello del generale ateniese che, nel momento del pericolo supremo (durante una spedizione in Sicilia), ricorda ai suoi soldati che essi stanno combattendo per un paese che lascia loro ‟l'incondizionata facoltà di vivere così come piace" (Tucidide, Guerra del Peloponneso, VII, 69). La concezione greca della libertà era quella di una libertà nella legge, cioè quella di uno stato di cose in cui, come si esprime il detto popolare, la legge è sovrana. Tale concezione si espresse, nel primo periodo classico, nell'ideale dell'isonomia o eguaglianza dinanzi alla legge, che - senza questo nome - troviamo chiaramente formulata in Aristotele. Tale legge includeva una protezione della sfera privata del cittadino rispetto allo Stato spinta al punto che persino sotto i Trenta tiranni un ateniese era, nella propria casa, intoccabile. Ad Atene perfino la facoltà dell'assemblea dei cittadini di modificare la legge era sottoposta a rigorose limitazioni, anche se già si intravvedevano i primi rifiuti, da parte dell'assemblea, di riconoscere nella legge vigente un impedimento alla propria libertà di scelta. Questi ideali liberali furono ulteriormente elaborati, in particolare dai filosofi stoici, che li estesero al di là dei confini della città-stato con la loro concezione di una legge di natura, che limitava i poteri di ogni governo, e dell'eguaglianza di tutti gli uomini.
Questi ideali di libertà dei Greci furono trasmessi ai moderni essenzialmente attraverso le opere degli autori romani; tra essi il più importante fu Cicerone, il personaggio cioè che forse più di ogni altro ispirò la rinascita di quelle idee all'inizio dell'epoca moderna. Ma tra le fonti cui principalmente attinsero i pensatori del Cinquecento e del Seicento vanno almeno menzionati anche lo storico Tito Livio e l'imperatore Marco Aurelio. Roma inoltre tramandò, perlomeno all'Europa continentale, un diritto privato estremamente individualista, imperniato su una concezione estremamente rigida della proprietà privata; un diritto, per giunta, su cui, sino alla codificazione giustinianea, la legislazione aveva scarsamente influito, e che perciò era inteso più come una restrizione che come un esercizio dei poteri dell'autorità di governo.
I primi teorici dell'età moderna poterono anche attingere a una tradizione di libertà nella legge che s'era conservata attraverso il Medioevo, estinguendosi - sul continente - soltanto all'inizio dell'epoca moderna con l'ascesa della monarchia assoluta. Secondo le parole di uno storico contemporaneo, R.W. Southern, ‟la repugnanza per ciò ch'era governato non dalla norma, ma dall'arbitrio, aveva radici profondissime nel Medioevo, e mai questa repugnanza fu una forza possente e concreta come nella seconda parte di quest'epoca. [...] La legge non era il nemico della libertà: al contrario, la fisionomia della libertà era modellata dalla stupefacente multiformità del diritto sviluppatosi in quei secoli. [...] Umili e potenti perseguivano la libertà puntando sul moltiplicarsi delle norme che regolavano la loro vita". Tale concezione aveva un saldo fondamento nella credenza in una legge esistente al di fuori e al di sopra dei governi: idea che sul continente era concepita come legge di natura, e che in Inghilterra era presente come common law, ossia non come prodotto di un legislatore, bensì quale risultato della continua ricerca di una giustizia impersonale. Sul continente l'elaborazione formale di queste idee fu portata avanti soprattutto dalla Scolastica, la quale, muovendo da fondamenta aristoteliche, ricevette la sua prima grande sistematizzazione ad opera di Tommaso d'Aquino. Alla fine del Cinquecento, alcuni filosofi gesuiti spagnoli svilupparono un sistema politico sostanzialmente liberale, in particolare per quanto riguarda l'ambito economico, che anticipava molto di ciò che avrebbe preso forma concreta soltanto con i filosofi scozzesi del Settecento.

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