“Fino ad oggi – spiega Giuseppe Tonini, Responsabile dell’UOC di Oncologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico – con l’analisi dei fattori clinici e anatomopatologici tradizionali era possibile identificare soprattutto pazienti con rischio molto alto o molto basso di recidiva tumorale al seno. Restava, tuttavia, una consistente fascia di persone con rischio intermedio a cui, spesso, l’oncologo era costretto a proporre la chemioterapia precauzionale. Con il nuovo test molecolare ora a disposizione, avremo la possibilità di ottenere un’ulteriore e accurata sottostratificazione di queste donne, così da poter ridurre il numero di casi da sottoporre a chemioterapia. Le informazioni che fornisce il nuovo test, peraltro, si confermano rilevanti dal punto di vista prognostico anche fino a 10 anni dall’insorgenza della neoplasia”.
Come funziona il test
Questo tipo di test diagnostico, disponibile in Italia solo presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, è dotato di certificazione europea (CE-IVD) e dell'Agenzia americana del farmaco (FDA). È rivolto alle pazienti operate di tumore al seno con diagnosi in post-menopausa, di carcinoma mammario invasivo, recettori ormonali positivi e linfonodi loco-regionali negativi o positivi (da 1 a 3). Si basa sull’analisi molecolare dell’RNA isolato dal tessuto tumorale mammario asportato. È l'unico esame in grado di classificare i tumori al seno in quattro classi molecolari e, contemporaneamente, di valutarne la categoria di rischio di recidiva a 10 anni.
La metodica – spiega Francesca Zalfa, Associato di Biologia Applicata Università Campus Bio-Medico di Roma – è, peraltro, altamente sensibile, permettendo di studiare direttamente le molecole di RNA estratte dal tumore della paziente, evitando di eseguire molteplici fasi di manipolazione enzimatiche altrimenti necessarie con i sistemi di analisi oggi esistenti. In questo modo, oltre che più veloce – perché le fasi di lavorazione diminuiscono – il processo di analisi è anche meno soggetto a errori o interferenze. Il test, inoltre, può essere effettuato su tutti i tessuti post-operatori derivanti dalla neoplasia mammaria, rendendo di fatto potenzialmente valutabili tutte le pazienti operate.
08 giugno 2015
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