venerdì 30 gennaio 2009

SINGLE CERCA MARITO

Anita Jain, scrittrice, non batte chiodo a N.Y Così decide di tornare in India.

Ecco  com'è andata ,  di Francesca Gentile

New York è la capitale delle single. In nessuna altra città al mondo ci sono più donne sole. Tra loro la scrittrice indiana Anita Jain che, stanca di appuntamenti al buio combinati dalle amiche, rapporti mordi e fuggì, attese vane davanti al telefono, ha giocato una carta radicale: trasferirsi in India, dove ci sono 930 donne ogni 

 uomini. Vuoi vedere che Mr. Right abita nella patria del ma trimonio combinato? E che gli uomini orientali, non corrotti dal consumismo sessuale imperante in Occidente, sono emotivamente più attrezzati per la passione e l'impegno?

Dall'esplorazione del mondo del dating in due continenti diversìssimi tra loro è nato il libro Marrying Anita: A Quest for Love in thè New India, edito negli Usa da Bloomsbury. «Di solito si va in India per cercare se stessi o un contatto con Dio», dice l'autrice, «lo ci sono andata nella speranza di trovare un marito». Si potrebbe pensare che Marrying Anita sia una specie di Sex and thè City in salsa esotica, ma Jain smentisce: «Pre ferisco evitare le etichette. Parlerei piuttosto di un viaggio personale, senza il classico lieto fine».

Per la scrittrice, l'India è sempre stata una mitica terra d'origine, idealizzata e filtrata dai racconti del padre, emigrato in California a 33 anni: «Quando gli chiedo perché ha lasciato l'India, lui tira in ballo storie di un'infanzia piena di stenti, che nella loro barocca assurdità assumono i tratti dì una caricatura.

 della banana, per esempio, che ho sentito e risentito. "Non ho mai mangiato una banana intera, da bam bino", ci diceva mio padre, scuotendo la testa con un'aria da funerale. "La spezzavamo in otto pezzi, uno per cia scuno di noi, sette fratelli e una sorella. Tu non sai quanto sei fortunata"». li trasferimento in America porta alla scrittrice l'abbondanza di cibo, l'eman­cipazione e una laurea a Harvard, ma non l'uomo dei suoi sogni. A 30 anni, Anìta non è ancora sposata. La famiglia è-preoccupata, e cerca in tutti i modi di trovare una soluzione. Nell'articolo il matrimonio combinato è veramente peggiore di Craigslist? (un sito di annunci personali, ndr), Jain scrive: "Negli ultimi tempi, i miei genitori mi hanno offerta in sposa a chiunque capitasse. Nella casa della mia infanzia, vicino a Sacramento, mio padre rimane sveglio la notte per inserire il mio profilo nei siti specializzati in matrimoni combinati tra indiani residenti in America. Queste strane e-mail spedite dai genitori, se guite da altrettanto strani appuntamenti con i figli, sono diventate parte integrante della mia vita, fino a non sembrarmi più nemmeno una bizzarria". Madri e padri si affannano su Internet, chiedendo all'aspirante marito di osser­vare la dieta vegetariana (ma sono di sposti a rinunciarvi per un candidato con uno stipendio annuale di 250 miladollari). Intanto, l'itinerario sentimentale di Anìta procede sui binari confusi che corrono lungo le strade della Grande Mela, dove fa la gior nalista. «A New York le persone trascorro no un'infinità di tem po al lavoro, poi si precipitano in pale stra e, più tardi, si collegano al compu­ter pensando di creare la coppia per fetta nel buio dei loro appartamenti». Il gergo che accompa gna il dating femminile è fantasioso e piuttosto crudo. Le ragazze collezionano fuckbuddies, "compagni di scopata", nella speranza che, sbattendoli contro il muro della stanza da letto, almeno uno di loro vi rimanga appiccicato. 

Nonostante il gioco non soddisfi Anita, convinta che il web trasformi le persone in merci, decide dì parteciparvi spinta dalla curiosità e dal lo spirito di adattamento. Gli incontri si susseguono con lo stes so svolgimento, tra il comico e il cata strofico: "Nel secondo bar trovammo un angolo appartato", si legge nel libro. "Il diplomatico libanese raggiunse il bancone per ordinare due bicchieri dì vino rosso. Quando tornò, provai a coinvolgerlo in una conversazione, di cendo qualcosa di pateticamente vago come: 'È davvero affascinante lavorare alle Nazioni Unite?'. 'Sì. Devo esprimere il mio voto su varie questioni', disse, accarezzandomi la schiena e i fianchi. Notai che le sue mani tentavano un'in cursione sul mio seno. Non ci eravamo ancora baciati. Mi tesi in avanti con la bocca, lui mi sfiorò la guancia, mentre le mani continuavano a familiarizzare con il mio corpo. Mi decisi per un ap proccio più diretto, portando le labbra vicino alle sue. Ma lui preferì scansarsi. 'Un bacio?', azzardai, facendo un cen no verso le sue mani ormai appoggiate sul mio seno. 'Non è la cosa che an drebbe fatta per prima?'. Trovo il bacìo un po' troppo ìntimo', disse, con aria sufficientemente diplomatica". Anche il viaggio in India riserva ad Ani ta alcune sorprese. In un nightclub con il coetaneo Vijay, apprende non so lo che l'amico ama la musica di Jimi Hendrix e dei Doors, ma che ha appena divorziato. Si stupisce. In famiglia, le donne separate erano state come minimo picchiate per anni dal marito. Che, sotto le sue maniere gentili e la voce pacata, Vijay sia un violento? Così inda ga, intimorita. «Mi disse che non sape va perché aveva divorziato. Che proba bilmente lui e la moglie erano troppo diversi. Che lei, assorbita dalla carriera, si era stancata del suo stile di vita rilassato. A quel punto mi domandai se stessi parlando con un ragazzo incon trato in un bar dell'East Village». La ricerca di un marito diventa la chia ve con cui Anita analizza le differenze e le somiglianze tra due continenti e due culture. «Quando mi sono trasferita, a New Dehlì si respirava già un'aria pa recchio vivace. Nascevano a ogni angolo nuovi ristoranti e locali, si poteva assaggiare ogni tipo di cibo, ballare ritmi diversi, incontrare single, divorziati, gay. L'economia era in pieno boom. Prosperavano l'arte e la tecnologia. La città diventava giorno dopo giorno più eccitante». La tensione tra vecchio e nuovo la intriga. «È una cultura ibrida, per certi versi vicina ai modelli occiden tali. Si beve il cappuccino e si divorzia. Però affittare un appartamento è anco ra diffìcile per una donna sola». Alla fine del libro Anita è ancora single, come nella vita. «Volevo l'amore e ho finito per scoprire un continente diverso da quello che pensavo», dice. «Però sono contenta. Ho lasciato New York anche sperando di acquisire un senso di appartenenza che negli Stati Uniti non ho mai veramente sentito». Nessun rimpianto? «No, qui mi sento più ispirata. A New York percepivo una forte disperazione tra le single trentenni come me, per non parlare delle qua rantenni. Le donne occidentali hanno fatto tanti progressi, ma per che cosa? Per azzuffarsi ogni volta che un uomo compare all'orizzonte? Ho sentito l'urgenza dì un cambiamento. Era ora di andarsene». Quindi la caccia all'uomo dei suoi sogni non è conclusa? «No, non è conclusa. Ammetto di trovarmi a disagio nella condizione di single, ma devo riconoscere quanto sia difficile in contrare l'amore, in qualsiasi parte del mondo ci si trovi».

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