domenica 25 gennaio 2009

IL LAVORO: FINE DI UN MODELLO O INIZIO DI UNA NUOVA ERA?

Libro di Guadalberto Sigismondi  dal blog Tecnoscienza   Etica , clicca x link , domenica 11 gennaio 2009

sul sito una serie interessante di riflessioni sull'evoluzione attuale delle modalita' , in evoluzione , del lavoro.

Introduzione ai problemi del lavoro: presente e futuro Ripensare nuove dimensioni del lavoro, adeguate alle esigenze autentiche di persone e società, è oggi uno dei compiti più urgenti e difficili, soprattutto nelle economie avanzate. Cambiamenti radicali nei sistemi lavorativi e nell’organizzazione hanno reso controverso il lavoro, spingendo a parlare della sua fine. Da dovere e diritto per tutti è diventato privilegio di pochi, mentre i posti-lavoro continuano a diminuire. Le difficoltà sembrano insuperabili e la loro complessità impedisce di venirne a capo. Per afferrarne il senso e trovare nuove articolazioni e dimensioni del lavoro, qui porremo a confronto le diverse prospettive complementari di: scienze sociali, epistemologia, antropologia, filosofia, etica dei diritti umani, teologia, dottrina sociale cristiana. Non bastano, infatti, le visioni puramente economiche, organizzative, tecnologiche e produttive. Essendo precostituite, limitate e parziali, esse sono già parte del problema.Per affrontare consapevolmente questi problemi, Gualberto Gismondi ha raccolto i risultati del miglior pensiero contemporaneo sull’argomento, che ora presenta nel suo studio dal titolo: “IL LAVORO: FINE DI UN MODELLO O INIZIO DI UNA NUOVA ERA?”. In questo studio esamina la situazione del presente e le sue radici del passato. Gli argomenti sono numerosi. Ne indichiamo solo alcuni come esempio: mutamenti e variazioni; fenomenologia attuale; rinnovamento dei presupposti economici; teorie economiche fra filosofia, storia e ideologia; economia marxista come correttivo mancato; neo-liberismo ironico; conservazione e relativismo.Dopo questa raccolta di temi, vengono indicate alcune ipotesi e nuove prospettive di soluzione, come: la socialità e il pensiero relazionale; la nuova economia: dottrina sociale e teologia; prospettive bibliche; economia e lavoro; etica dei diritti umani; nuova antropologia del lavoro. Nel successivo post presenteremo i caratteri e le finalità del libro. Dal libro :  Introduzione - 1. Lavoro: i difficili interrogativi sul presente  Ripensare nuove dimensioni del lavoro, adeguate alle esigenze autentiche di persone e società è oggi uno dei compiti più urgenti e difficili, soprattutto nelle economie avanzate. È pure lo scopo di questo libro. Cambiamenti radicali nei sistemi lavorativi e nell'organizzazione, hanno reso controverso il lavoro, spingendo alcuni a parlare della sua fine. Da dovere e diritto per tutti è diventato invece privilegio di pochi. Intanto, i posti-lavoro continuano a diminuire. Le difficoltà sembrano insuperabili e la loro complessità rende quasi impossibile venirne a capo. Per afferrare il senso di questi eventi e trovare nuove articolazioni e dimensioni del lavoro, ci serviremo di diverse prospettive complementari: scienze sociali, epistemologia, antropologia filosofica, etica dei diritti umani, teologia, dottrina sociale cristiana. Non bastano più, infatti, visioni puramente economiche, organizzative, tecnologiche e produttive. Essendo precostituite, limitate e parziali, sono parte del problema e non soluzioni. Questa nostra ricerca e riflessione parte da più domande. La prima chiede se le attuali difficoltà siano superabili in un nuovo contesto e una nuova prospettiva globale, che pongano società, economia e lavoro in più stretto rapporto con le persone e le loro autentiche esigenze. Essa ne apre altre, che saranno affrontate nei primi tre capitoli: Chi è in causa, il lavoro o qualche sua forma specifica? Declinano solo posti-lavoro e posto-fisso o anche altre forme? Che ne è delle attività finora giudicate atipiche e anomale, ossia marginali, residuali, destinate a sparire, come il lavoro domestico? Perché, invece, volontariato, economia civile, attività non lucrative ecc. si diffondono? La civiltà del lavoro fu una conquista o un'espressione contingente dell'ideologia-utopia lavorista ? Perché, attualmente, le forme atipiche del lavoro sembrano più ricche di senso e di valori (identità, socialità, status, gratificazione, realizzazione, valorizzazione e autostima personale)? Forse perché più legate alle esigenze autentiche delle persone, alla vita buona, al vivere sociale e alla società civile? Perché e come, dal lavoro tipico elevato a misura dell'uomo, siamo giunti ai lavoratori strumento passivo e alle società di lavoratori senza lavoro? (Continua) Cap. 3° Lavoro: fenomenologia attuale. Conclusioni e conseguenze: comunità e solidarietà L’analisi del lavoro esposta in questi tre primi capitoli conferma la natura culturale e sociale, prima che economica, dell'attuale crisi del lavoro. Essa esige, quindi, una riflessione globale sulla natura spirituale, etica e sociale del lavoro e sulla giusta distribuzione di rendite e responsabilità. Solo così sarà possibile elaborare nuove esperienze capaci di creare nuove attività e nuovo lavoro (20).L’enciclica Laborem Exercens ricorda che, agli inizi della questione sociale, per superare la degradazione dell'uomo e lo sfruttamento del lavoro fu decisivo il riunirsi di "una comunità caratterizzata da grande solidarietà". Da allora, "la solidarietà degli uomini del lavoro, insieme con una presa di coscienza più netta e più impegnativa circa i diritti dei lavoratori da parte degli altri, ha prodotto molti cambiamenti profondi"(21).Tra i risultati più significativi dobbiamo ricordare: la partecipazione alla gestione e controllo della produttività delle imprese; il Dal Blog TECNOLOGIA ETICA , domenica 11 gennaio 2009IL LAVORO: FINE DI UN MODELLO O INIZIO DI UNA NUOVA ERA? Libro di Guadalberto SigismondiIntroduzione ai problemi del lavoro: presente e futuroRipensare nuove dimensioni del lavoro, adeguate alle esigenze autentiche di persone e società, è oggi uno dei compiti più urgenti e difficili, soprattutto nelle economie avanzate. Cambiamenti radicali nei sistemi lavorativi e nell’organizzazione hanno reso controverso il lavoro, spingendo a parlare della sua fine. Da dovere e diritto per tutti è diventato privilegio di pochi, mentre i posti-lavoro continuano a diminuire. Le difficoltà sembrano insuperabili e la loro complessità impedisce di venirne a capo. Per afferrarne il senso e trovare nuove articolazioni e dimensioni del lavoro, qui porremo a confronto le diverse prospettive complementari di: scienze sociali, epistemologia, antropologia, filosofia, etica dei diritti umani, teologia, dottrina sociale cristiana. Non bastano, infatti, le visioni puramente economiche, organizzative, tecnologiche e produttive. Essendo precostituite, limitate e parziali, esse sono già parte del problema.Per affrontare consapevolmente questi problemi, Gualberto Gismondi ha raccolto i risultati del miglior pensiero contemporaneo sull’argomento, che ora presenta nel suo studio dal titolo: “IL LAVORO: FINE DI UN MODELLO O INIZIO DI UNA NUOVA ERA?”. In questo studio esamina la situazione del presente e le sue radici del passato. Gli argomenti sono numerosi. Ne indichiamo solo alcuni come esempio: mutamenti e variazioni; fenomenologia attuale; rinnovamento dei presupposti economici; teorie economiche fra filosofia, storia e ideologia; economia marxista come correttivo mancato; neo-liberismo ironico; conservazione e relativismo.Dopo questa raccolta di temi, vengono indicate alcune ipotesi e nuove prospettive di soluzione, come: la socialità e il pensiero relazionale; la nuova economia: dottrina sociale e teologia; prospettive bibliche; economia e lavoro; etica dei diritti umani; nuova antropologia del lavoro. Nel successivo post presenteremo i caratteri e le finalità del libro.Dal libro : Introduzione -1. Lavoro: i difficili interrogativi sul presente Ripensare nuove dimensioni del lavoro, adeguate alle esigenze autentiche di persone e società è oggi uno dei compiti più urgenti e difficili, soprattutto nelle economie avanzate. È pure lo scopo di questo libro. Cambiamenti radicali nei sistemi lavorativi e nell'organizzazione, hanno reso controverso il lavoro, spingendo alcuni a parlare della sua fine. Da dovere e diritto per tutti è diventato invece privilegio di pochi. Intanto, i posti-lavoro continuano a diminuire. Le difficoltà sembrano insuperabili e la loro complessità rende quasi impossibile venirne a capo. Per afferrare il senso di questi eventi e trovare nuove articolazioni e dimensioni del lavoro, ci serviremo di diverse prospettive complementari: scienze sociali, epistemologia, antropologia filosofica, etica dei diritti umani, teologia, dottrina sociale cristiana. Non bastano più, infatti, visioni puramente economiche, organizzative, tecnologiche e produttive. Essendo precostituite, limitate e parziali, sono parte del problema e non soluzioni. Questa nostra ricerca e riflessione parte da più domande. La prima chiede se le attuali difficoltà siano superabili in un nuovo contesto e una nuova prospettiva globale, che pongano società, economia e lavoro in più stretto rapporto con le persone e le loro autentiche esigenze. Essa ne apre altre, che saranno affrontate nei primi tre capitoli: Chi è in causa, il lavoro o qualche sua forma specifica? Declinano solo posti-lavoro e posto-fisso o anche altre forme? Che ne è delle attività finora giudicate atipiche e anomale, ossia marginali, residuali, destinate a sparire, come il lavoro domestico? Perché, invece, volontariato, economia civile, attività non lucrative ecc. si diffondono? La civiltà del lavoro fu una conquista o un'espressione contingente dell'ideologia-utopia lavorista ? Perché, attualmente, le forme atipiche del lavoro sembrano più ricche di senso e di valori (identità, socialità, status, gratificazione, realizzazione, valorizzazione e autostima personale)? Forse perché più legate alle esigenze autentiche delle persone, alla vita buona, al vivere sociale e alla società civile? Perché e come, dal lavoro tipico elevato a misura dell'uomo, siamo giunti ai lavoratori strumento passivo e alle società di lavoratori senza lavoro? (Continua)Cap. 3° Lavoro: fenomenologia attuale 9. Conclusioni e conseguenze: comunità e solidarietàL’analisi del lavoro esposta in questi tre primi capitoli conferma la natura culturale e sociale, prima che economica, dell'attuale crisi del lavoro. Essa esige, quindi, una riflessione globale sulla natura spirituale, etica e sociale del lavoro e sulla giusta distribuzione di rendite e responsabilità. Solo così sarà possibile elaborare nuove esperienze capaci di creare nuove attività e nuovo lavoro (20).L’enciclica Laborem Exercens ricorda che, agli inizi della questione sociale, per superare la degradazione dell'uomo e lo sfruttamento del lavoro fu decisivo il riunirsi di "una comunità caratterizzata da grande solidarietà". Da allora, "la solidarietà degli uomini del lavoro, insieme con una presa di coscienza più netta e più impegnativa circa i diritti dei lavoratori da parte degli altri, ha prodotto molti cambiamenti profondi"(21).Tra i risultati più significativi dobbiamo ricordare: la partecipazione alla gestione e controllo della produttività delle imprese; il mutamento delle condizioni di lavoro; la rimunerazione; la legislazione sociale ecc. Oggi, per trovare nuove soluzioni ai problemi umani, sociali ed economici, legati al lavoro, occorre una nuova solidarietà, aperta al dialogo e alla collaborazione di tutti i soggetti umani, culturali e sociali. (Fine del Cap. 3°)mutamento delle condizioni di lavoro; la rimunerazione; la legislazione sociale ecc. Oggi, per trovare nuove soluzioni ai problemi umani, sociali ed economici, legati al lavoro, occorre una nuova solidarietà, aperta al dialogo e alla collaborazione di tutti i soggetti umani, culturali e sociali. (Fine del Cap. 3°)

1 commento:

Unknown ha detto...

Le modalita' di esercizio del lavoro stanno rapidamente cambiando, l'alta tecnologia e la globalizzazione ridurranno sempre di piu' la diposponibilita' di posti di lavoro, le professionalita' cambieranno nella tipologia e nelle forme, il mercato del lavoro sta mutando ed il valore della solidarieta' come , piu' in concreto, la creazione di validi ammortizzatori sociali che realmente riqualifichino e producano salti di qualita' nel lavoro , che tendera' a diventare piu' sempre piu' concettuale e meno manuale.
Qualcuno direbbe : o solidarieta' , o socializzazione o barbarie. Il problema si sta ponendo a livello globale in maniera accelerata.....Le riflessioni di Sigismondi, che si collocano sul versante etico/religioso sono interessanti e vanno in questa direzione. Al riguardo cosa dice il pensiero laico ?