l'ultima ricerca della Societa' Italiana di Pediatria , clicca x link Generazione “YouTube”
riportiamo solo le conclusioni del dott. Tucci e raccomandiamo la lettura di tutta l'indagine , cosi' come le indagini effettuate negli anni passati per confronto.Davvero interessanti.
Dr. Maurizio Tucci, curatore dell’indagine
Se volessimo sintetizzare con una sola frase i risultati dell’edizione 2008 dell’indagine annuale della SIP su “Abitudini e stili di vita degli adolescenti” potremmo a ben ragione parlare de “l’anno di Internet”. L’utilizzo di Internet tra gli adolescenti del nostro target (12-14 anni) è andato via via crescendo. Nell’edizione del 2000 dell’indagine (anno in cui iniziammo ad analizzare l’argomento inserendo nel questionario specifiche domande) solo il 37% aveva in casa un personal computer (nella grande maggioranza dei casi senza collegamento ad Internet). E seppure oltre il 90% dei ragazzi intervistati dichiarava di aver sentito parlare di Internet e di sapere cosa fosse, ad averlo visto utilizzare (almeno una volta) era meno del 25% e ad averlo utilizzato personalmente (almeno una volta) poco più del 5%. Da allora sono passati 8 anni. Nulla se si pensa a quanto fosse la vita media di una macchina fotografica o di un televisore tra gli anni ’60 e gli anni ’90 del secolo scorso. Un’eternità se si pensa a quante “generazioni” di telefonini, Hipod e micro processori si sono avvicendate in questi 8 anni. L’utilizzo tra gli adolescenti del Pc, ed in particolare di Internet, è cresciuto, dal 2000 ad oggi, in modo costante e netto. Lo scorso anno (2007) ad avere il PC in casa era risultato essere il 95% degli intervistati (nella quasi totalità dei casi con il collegamento ad Internet); ad utilizzare Internet tutti i giorni il 30% del campione; a non entrare mai in Internet il 17,3%. In 8 anni non si era mai osservato, però, un incremento del fenomeno di portata simile a quello registrato quest’anno. Pur rimanendo costante il numero di possessori di PC (anche se aumenta il numero di famiglie che ha più di un PC in casa), l’utilizzo quotidiano di Internet è aumentato in un anno di oltre il 10%. Ad entrare ogni giorno in rete è, oggi, il 42,4% degli adolescenti, mentre solo il 12% non si collega mai in Internet. Interessante osservare che mentre all’inizio della comparsa di Internet tra le opportunità adolescenziali il fenomeno risultava prevalentemente maschile, oggi sono le ragazze le maggiori utilizzatrici (ad entrare in rete tutti i giorni è il 45% delle femmine contro il 41% dei maschi). Dal punto di vista geografico emerge una prevalenza, tra gli utilizzatori abituali, degli adolescenti del centro Italia (50,5%) e una minore frequenza al sud (37,6%). Ed è drasticamente cambiato, dalle “origini” ad oggi, anche l’utilizzo di Internet. Se i primi baby-cibernauti dichiaravano di entrare in rete prevalentemente per motivi “colti” (ricerca di informazioni, ricerche scolasticheecc…) e meno del 10% aveva mai chattato, oggi le ragioni prevalenti per le quali ci si collega in rete sono proprio: messanger (75,9%), chattare (69,9%),scaricare musica/video (76,4%) e, soprattutto, utilizzare You-tube (76,5%). Generazione You-tube che ha metabolizzato naturalmente un perverso concetto che “la società degli adulti”, con il suo discutibile esempio decennale, ha inesorabilmente trasmesso alla “società degli adolescenti”: una “cosa” esiste se si vede in TV. Ma accedere in televisione, che resta comunque la meta più ambita, non è cosa semplice. Vero è che gli adulti danno “mirabile” esempio, agli adolescenti, che per cinque minuti di passaggio in TV vale la pena anche accapigliarsi in diretta con il partner, impiantare patetici “video-processi” su infime questioni condominiali, confessare (o inventare) davanti alla mitica lucetta rossa della telecamera accesa amori, tradimenti e intimità di ogni genere; tuttavia gli spazi restano pochi. Sono al massimo cento (delle 30.000 che si candidano ogni anno) le ragazze che possono avere il “privilegio” di mostrare “lato A e lato B” in qualche rapida sequenza di miss Italia. Qualche decina, non di più, le veline di ogni ordine e grado. E per i maschi va anche peggio. Essendo, al momento, meno appetibili i loro pettorali di quanto non lo siano quelli delle ragazze, sono relegati a TV minori dove si da spazio a flash auto promozionali di pochi secondi in cui si raccontano generalmente “solari, simpatici, sensibili e single” e sperano di essere contattati dalle ragazze che vedono il programma. A questo si aggiunge che la soglia per comparire in TV resta quella dei 18. E più “grandi” si può apparire (come cerca di fare il 44% degli adolescenti intervistati), ma non basta. E allora, nell’attesa, You-tube è il surrogato migliore. Anzi, una volta scoperto, forse è anche meglio della TV, perché ci si può “postare” di tutto e se si esagera c’è anche la possibilità che in TV ci si vada davvero come protagonisti dello “scandalo” di turno che fa inorridire psicologi, sociologi e “benpensanti”. E, se il 76,4% del campione intervistato frequenta abitualmente You-tube, il 18,2% (24,4% dei maschi) ha già inviato (da solo o con gli amici) un suo filmato. Gli strumenti tecnici per realizzare foto e filmati non mancano: l’80% ha un telefonino che consente di realizzarli e il 34% “ruba” foto e videoriprese senza chiedere il consenso al diretto interessato. Un altro dei nuovi utilizzi di Internet è il blog. Ad averne uno personale è oltre il 47% degli adolescenti. Quanti adulti sarebbero in grado di realizzarne uno? Il contenuto dei loro blog è composto essenzialmente da foto (81%) e musica (77%). Ma ci sono anche spazi destinati alla riflessione. Interessante (ma non sorprendente) osservare la maggiore predisposizione delle ragazze (se si eccettua l’argomento sesso) a raccontarsi e a raccontare. Internet si sta confermando lo strumento destinato a caratterizzare maggiormente le abitudini dei nuovi adolescenti e quest’anno, per la prima volta, il sempre maggior utilizzo di Internet ha eroso un po’ di spazio alla televisione, facendo diminuire di qualche punto percentuale (affronteremo l’argomento più avanti) i grandi utilizzatori di TV (ovvero quelli che la guardano per più di 3 ore al giorno), che sono comunque anche tra i maggiori utilizzatori di Internet. Ma questa straordinaria possibilità di comunicare (data da Internet e dal tele-video-fonino) inserisce anche elementi di rischio. Il 39% dei giovani internauti (43,5% delle femmine) ha ricevuto richiesta in chat o in messanger, da sconosciuti, del numero di telefono e il 13,3% (13,8% delle femmine) lo ha dato. Il 50,3% (59,2% delle femmine) ha avuto richiesta di foto e il 22% (24,6% delle femmine) le ha inviate; il 27,6% (32,2% delle femmine) di farsi vedere in cam e il 12% (8,6% delle femmine) lo ha fatto; il 23,7% (29,5% delle femmine) una richiesta di incontro e il 9,3% (8,1% delle femmine) ha accettato. Discorso pressoché analogo con il telefonino: il 28% scambia messaggi, foto e filmati con sconosciuti (numeri di telefono avuti da amici o trovati su Internet) e, se si riceve un messaggio da uno sconosciuto, il 17% delle femmine risponde e continua a messaggiare se trova l’interlocutore simpatico, mentre il 18% dei maschi continua a messaggiare solo se capisce che l’interlocutore è una femmina. Al di là del rischio pedofilia questo atteggiamento, seppure Internet e il telefonino consentano una relativa protezione per quanto concerne l’incolumità fisica (sempre che non si decida di incontrare l’interlocutore), è certamente poco prudente e può indurre ad atteggiamenti e comportamenti comunque negativi. Non sono rari i casi di ragazze, anche giovanissime, scoperte a commerciare proprie foto osé in cambio di ricariche telefoniche. Si conferma, inoltre, il dato già riscontrato in passato per cui i ragazzi che guardano molta televisione (più di 3 ore al giorno) hanno una propensione significativamente superiore alla media ad assumere fumo, alcol e droga.E, a proposito di “ricariche”, il consumo medio mensile va dai 10 ai 30 euro, con un 5% che supera i 30 euro. Interessante osservare (e caratteristico di una età in cui l’adultizzazione è più evidente nelle femmine) che il motivo più importante per cui si ha il telefonino per i maschi è l’essere rintracciabile dai genitori (53%), per le femmine essere sempre in contatto con gli amici (49,7%).
Addiction L’aspetto probabilmente più allarmante dei risultati dell’indagine 2008 è dato dall’ulteriore aumento nel consumo di fumo, alcol, droga. Il fenomeno è in costante crescita, ma le differenze incrementali tra il 2007 e il 2008 sono particolarmente significative, specie tenendo conto che per questo tipo di domande è molto probabile che la percentuale di “ammissioni” sia inferiore al dato reale.
Televisione Uno dei dati certamente più significativi emersi dall’indagine è che per la prima volta è diminuita la percentuale di adolescenti che guarda più di 3 ore di TV al giorno, passata dal 24,6% del 2007 al 19,6%. Anche se il dato non è omogeneo e la diminuzione ha interessato molto relativamente i maschi e il sud Italia, deve essere comunque letto come una positiva inversione di tendenza. Probabilmente, il minor consumo televisivo non è andato a beneficio di attività certamente più salutari come, ad esempio, fare sport, ma si è limitato ad un trasferimento da schermo (quello televisivo) a schermo (quello del computer); resta comunque un dato da cogliere con soddisfazione, considerando la conferma di quanto la visione di televisione peggiori, dal punto di vista qualitativo, le abitudini e i comportamenti degli adolescenti. Lo abbiamo visto per quanto concerne la predisposizione all’addiction, ma non solo. Indicativo osservare, ad esempio, come diminuisca in modo assolutamente generalizzato la percezione del rischio tra i grandi fruitori di televisione. D’altra parte, aumenta significativamente tra i grandi fruitori di TV la predisposizione a “fare spesso” cose che considerano rischiose: 21% contro il 14,5% del campione nazionale. Così come una maggior visione di TV influisce anche sull’atteggiamento nei confronti del fenomeno del bullismo. Più degli altri, i grandi fruitori di TV tendono a vedere nel bullo una figura da ammirare (4,1% vs 2,9%); a considerare una spia o un fifone chi andasse a riferire ad un adulto di essere vittima di atti di bullismo (26,4% vs 22%); ad optare per l’autodifesa qualora si diventasse vittime (54,3% vs 44,4%). Così come chi guarda più TV ricorre più frequentemente alle mani (54,4% vs 48,5%). La TV incide negativamente anche sulle abitudini alimentari. Chi guarda più televisione mangia, fuori pasto, complessivamente molto di più della media e gli unici alimenti che consuma “meno” sono la frutta e il latte.Un’alimentazionetroppoabbondante e non adeguata e la sedentarietà sono le principali cause del sovrappeso e dell’obesità infantile; ragion per cui la televisione è sempre stata considerata un importante fattore di rischio. A questo si aggiunge che i modelli fisici che la televisione veicola e indica come “vincenti” hanno come caratteristica indispensabile la bellezza e la prestanza fisica Una delle conseguenze è che adolescenti che guardano più TV hanno un rapporto più critico con il proprio aspetto fisico che non trovano, evidentemente, seducente quanto occorrerebbe Il che li portaaseguiredietealimentariiunapercentuale di oltre 8 puntimaggiore rispetto ai loro coetanei che guardano poca televisione (30% vs 18,3%) e, soprattutto, si affidano molto meno ad un medico, ma decidono in autonomia se e come farla.
Sessualità
Il 44% dei ragazzi intervistati – lo abbiamo già detto - cerca di apparire più “adulto” di quanto non sia (tra le ragazze e al sud la percentuale è più altra e sfiora il 50%) e la sessualità è uno degli aspetti che maggiormente li avvicina agli adulti (più di un adolescente su 3 cerca, per apparire più adulto, di avere sempre il ragazzo o la ragazza). Nelle nostre indagini non affrontiamo il tema dei rapporti sessuali e quindi, per affermare che c’è stata begli ultimi anni un’anticipazione del primo rapporto sessuale (poco più di 14 anni per le ragazze, poco più di 15 per i ragazzi), ci affidiamo a quanto indicato in letteratura. Ciò che invece constatiamo direttamente, in particolare attraverso i focus group, è una tendenza sempre maggiore (vale per i maschi come per le femmine) ai comportamenti di tipo seduttivo. Difficile non vedere, anche in questo, una influenza dei modelli televisivi in cui l’arma della seduzione viene utilizzata anche per pubblicizzare le patatine fritte. La sessualizzazione degli atteggiamenti non implica necessariamente avere una attività sessuale, ma può indurre un adolescente ad avvicinarsi al sesso più per una esigenza “di status” che per aver maturato la consapevolezza di volerlo fare. Da qui il rischio che lo si faccia senza preoccuparsi molto delle conseguenze o non avendo le informazioni adeguate per prevenirle.. Non è un caso che in un panorama di costante e significativa diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza, questo fenomeno sia in crescita solo nella fascia adolescenziale e che proprio tra gli adolescenti ci sia una significativa prevalenza di malattie sessualmente trasmissibili. Dalla nostra indagine risulta che il 63% del nostro campione ha (o ha già avuto) il ragazzo o la ragazza. Una larga maggioranza ha quindi con il sesso, seppure non ha ancora avuto rapporti completi, quantomeno una contiguità. E sul sesso il 56% degli intervistati (65% dei maschi) è convinto di avere tutte le informazioni di cui ha bisogno. Si scopre, poi, che la loro principale fonte di informazione sono gli amici (58% dei maschi e 65% delle femmine) a cui si aggiunge un 16% che si affida alle chat o ai forum su Internet, mentre la mamma viene consultata da appena un terzo degli adolescenti, il papà da meno di un quinto, il medico di famiglia dal 12%. Quali possano essere le reali consapevolezze è, quindi, tutto da accertare. I quesiti che compaiono su Internet nei forum degli adolescenti darebbero prova di un livello di informazione sconfortante e altrettanto emerge da un’iniziativa della Società italiana di ginecologia e Ostetricia che in un interessante volumetto destinato agli adolescenti ha raccolto, per sfatarle, alcune delle false credenza che circolano tra i teenagers a proposito del rischio di rimanere incinte. Ne richiamo alcune: • Lavarsi con la coca cola o il limone dopo un rapporto sessuale • Se prima del rapporto bevi 3 whisky non puoi mettere incinta la ragazza • Non si può rimanere incinta se il rapporto dura meno di un minuto • La prima volta è impossibile rimanere incinta • Non si può rimanere incinta facendo l’amore in piedi o in acqua • Una donna non può rimanere incinta se durante il rapporto non raggiunge l’orgasmo Credo che la scuola, ma anche i pediatri, dovrebbero dare un forte contributo e sostegno alle famiglie per creare negli adolescenti, specie nella fascia di età 12-14 che appare la più a rischio, una adeguata informazione sessuale. Non è non parlandone (questo vale in particolare per i genitori) che si allontana nel tempo il problema. Gli stimoli ad una sessualità precoce gli adolescenti li ricevono, oggi, costantemente e dovunque. Appare paradossale che proprio le due agenzie formative che potrebbero dare maggiore garanzia di qualità delle informazioni (scuola e famiglia, appunto) per motivi diversi si “chiamino fuori”.
La famiglia E, a proposito di famiglia, se la “società degli adolescenti” è cambiata tanto nel corso degli anni, non possiamo certo attribuire questo cambiamento ad una mutazione genetica. Non siamo di fronte ad adolescenti OGM, ma ad adolescenti che hanno assorbito ciò che l’ambiente in cui vivono ha trasmesso loro e che – ci piaccia o no – è stato in larghissima misura (se non del tutto) costruito dalla “società degli adulti”. Della televisione e di Internet abbiamo parlato a lungo, ma la famiglia? Dov’è? Abbiamo chiesto agli adolescenti intervistati in quali ambiti (modo di vestire, sport da praticare, amicizie da frequentare, scuola superiore alla quale iscriversi,…) i loro genitori intervenissero dando il proprio parere (non certo imponendo la scelta). Al di là delle percentuali di intervento, indubbiamente ispirate ad una grande “liberalità” familiare, la cosa che ci ha più colpito è che i ragazzi consideravano giusto che un genitore desse il suo parere su un determinato argomento in percentuale maggiore rispetto a quello che hanno dichiarato avvenisse nella loro famiglia (tabella 8). In buona sostanza: i genitori intervengono meno di quanto gli stessi figli reputerebbero ragionevole. A questo siaggiunge che solo il 19,4% sostiene che le regole imposte dai genitori siano troppe, mentre per il 70% vanno bene così e per l’11% sono addirittura poche. Dov’è finito il conflitto generazionale che da sempre ha caratterizzato il rapporto tra genitori e figli adolescenti? Quel conflitto che serviva ai genitori per imporre/proporre ai figli un modello di riferimento e un “pacchetto” di valori (non parliamo di ideali) da accettare e condividere (a volte) o da contestare e cambiare (più spesso). Quel conflitto che serviva ai figli per misurare le forze e le competenze di uomo e di donna in divenire; che li addestrava, sia pure in un ambiente protetto, all’esigenza del confronto e dell’argomentazione. Quel conflitto generazionale che era comunque garanzia di protocolli di comunicazione condivisi. Oggi sembra essere stato sostituito da una fragile pace irreale fatta di reciproca diffidenza e paura. Una pace che “tiene” finché i genitori rinunciano al loro ruolo di guida e indirizzo e, “preoccupati essenzialmente di essere amati dai loro figli” (come dice impeccabilmente lo psicologo Costantino Gilardi), accettano le loro condizioni. Se i ragazzi hanno un problema da risolvere, il primo interlocutore sono sempre gli amici (44,7%) che negli anno hanno spodestato anche la mamma (41,9%), per non parlare del papà (20%) e degli insegnanti (3,3%). E, se il 63,7% (68,9% delle femmine) dichiara di soffrire la solitudine, meno del 20% vorrebbe compensarla passando un po’ più di tempo con i genitori e, di contro, il 14% sostiene che di tempo con mamma e papà ne passa anche troppo. D’altra parte, a proposito del tempo trascorso davanti alla TV e della compagnia che i genitori garantiscono ai loro figli, il momento di maggior consumo televisivo da parte degli adolescenti non è il pomeriggio (quando guarda la TV il 62%), ma durante i pasti, verosimilmente insieme ai genitori, quando “è costretto” a guardarla l’85%. La “colpa” non è della televisione, ma di chi ha abdicato alla televisione per fretta, per comodità, ma anche per inadeguatezza. Il modello televisivo – i dati delle nostre indagini lo evidenziano da anni – produce effetti negativi sui ragazzi, ma (e anche questo lo stiamo dicendo da anni) quale modello alternativo siamo in grado di fornire? O, ancora, il modello che noi forniamo ai nostri figli, quanto differisce dal modello televisivo? Abbiamo mai considerato quanto le abitudini e i comportamenti degli adolescenti, che spesso ci fanno inorridire e ci inducono a considerare l’adolescenza quasi come se fosse una patologia, siano simili alle nostre? Gli adolescenti imitano ciò che vedono, non solo ciò che vedono in TV. Poniamoci allora una domanda, che possa essere spunto per una riflessione individuale e collettiva: questi adolescenti ci spaventano perché sono troppo diversi da noi (più di quanto gli adolescenti siano sempre stati diversi dagli adulti) o ci spaventano, perché sono troppo uguali a noi? Io rispondo come avrebbe risposto Kuelo, - guarda caso un personaggio televisivo – “La seconda che hai detto”.
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