domenica 19 giugno 2011

La parte e il tutto nei sistemi viventi

Nella fisica il concetto di sistema è entrato nel XX secolo con la Meccanica Quantistica e la Termodinamica di non-equilibrio; nella chimica e nella biologia la situazione è differente. Quando nella seconda metà del XIX secolo furono elaborati nella forma attuale i concetti di “composto chimico” e di “molecola” nacque la prima scienza sistemica: la chimica [G. Villani, “La chimica: una scienza della complessità sistemica ante litteram” inStrutture di mondo. Il pensiero sistemico come specchio di una realtà complessa (Il Mulino, Bologna 2010)]. In biologia, il concetto di sistema è introdotto da quello di organizzazione, come la dizione “organismi viventi” sta a dimostrare. Appare, infatti, a tutti chiaro che una caratteristica essenziale del vivente è quella di sottrarsi alla scomposizione. Un organismo è vivente solo fin quanto è “tutto intero”; qualunque divisione sostanziale “uccide” l’organismo e lo disorganizza.
La divisione tra sistemi aperti e sistemi chiusi è funzionale a questo scopo. Questi due tipi di sistemi hanno caratteristiche molto diverse e rappresentano effettivamente uno spartiacque importante. Va comunque evidenziato e ripetuto che, sebbene i sistemi viventi siano i principali e più importanti sistemi aperti, tale concetto si applica anche in ambito fisico, in quello chimico e anche in ambito sociologico. In quest’ottica la differenza tra sistemi non è, quindi, tra inanimato e animato, ma tra sistema aperto e sistema chiuso e questa differenziazione non è una dicotomia ontologica, ma due tipi differenti di modelli per i sistemi.I sistemi aperti hanno tutti in comune le seguenti caratteristiche: la possibilità di non tendere ad un massimo di entropia, il feedback, l’omeostasi e una notevole equifinalità. La possibilità che l’entropia possa diminuire in un sistema (e l’ordine aumentare) è legato all’ingresso  di energia dall’ambiente.

Il concetto di sistema in biologia e il rapporto parte-tutto è estremamente complesso nei sistemi viventi: le parti viventi sono dei “tutti” e i “tutti” viventi sono delle parti. Per dirla con Koestler [A. Koestler, Il fantasma dentro la macchina, (SEI, Torino 1971)]: «Nel campo della vita, non esistono né parti né totalità in senso assoluto».Il principio di feedbackpuò essere visto come un particolare tipo di segnale che il sistema e l’ambiente si scambiano e che fornisce informazioni al sistema circa le condizioni ambientali e all’ambiente
circa il funzionamento del sistema stesso. Il feedback costituito da tali informazioni mette in grado il sistema di porre rimedio al suo cattivo funzionamento o di adeguarsi ai cambiamenti ambientali e, quindi, di mantenere uno stato stazionario o omeostasi. Infine, i sistemi aperti sono caratterizzati da una notevole equifinalità, cioè essi possono raggiungere lo stesso stato finale, pur partendo da condizioni iniziali molto diverse e seguendo differenti linee di sviluppo. Quindi, il netto contrasto tra ordine e disordine che per molti secoli è stato attribuito alla differenza tra la natura animata e quella inanimata, va spostato alla differenza tra i sistemi aperti e quelli chiusi. Anche lo sviluppo e l’evoluzione non sono caratteristiche del solo vivente, ma di tutti i sistemi aperti e necessitano di energia da parte dell’ambiente.Gli organismi viventi si differenziano dai sistemi fisici in maniera evidente ed è sempre esistito un ambito filosofico che li ha differenziati. Uno degli scopi della Sistemica è di evidenziare l’impossibilità concettuale, e non solo pratica, del riduzionismo e, quindi, della riduzione della biologia alla chimica e della chimica alla fisica. Tuttavia,  altrettanto importante per la Sistemica è di evitare la dicotomia inanimato-animato che porta a due riduzionismi distinti per i due ambiti.


orso castano : riteniamo che il concetto di sistema e tutto quel che ne consegue, nonostante siano passati molti anni dalla sua introduzione nei diversi campi scientifici, non abbia ancora "sblindato" tutte le sue potenzialita', sia cioe' ancora oggi un "paradigma" molto produttivo. In Psichiatria , una buona fetta della cultura psichiatrica , non lo ha ancora recepito ne elaborato. Se poi pensiamo alla rivoluzione che le nuove tecniche di comunicazione stanno portando ed i nuovi modelli di pensiero , sempre piu'"globale e complesso" , oppure alla velocita' ed alla capacita' di controllo della massa di informazioni (vedi i vari motori di ricerca del deepweb, che bruscamente pongono il problema dell'immagine -cioe' della massa sconosciuta di informazioni- del mondo esistente sul web stesso , mirror parziale e talora contradittorio  del mondo,  e della conoscenza di questa da parte dei webnauti, allora tristemente non ci resta che concludere che chi (i poveri psichiatri) dovrebbe riflettere di su come stia cambiando il pensiero e le modalita' di esprimerlo, (sopratutto quando e' carico di sofferenza e la conoscenza di risorse potrebbe aiutare nella soluzione dei problemi mentali, si stia fortemente fossilizzando , vista la permanenza "centenaria" ( e dominatrice) dei fossili della psichiatria,  con la loro filosofia : che si puo' volere (e pensare) solola dove si puote. Auguri.


Tali argomenti sono stati sviluppati nel mio libro Complesso e Organizzato. Sistemi strutturati in fisica, chimica, biologia ed oltre, (Franco Angeli, Milano 2008).

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