venerdì 8 luglio 2011

da Limes : e' in atto una "spartizione" geopolitica ed economica dell'Europa da parte della Cina?


The scramble for Europe” riprende la nota espressione coloniale “scramble for Africa”, per raccontare una nuova spartizione in atto - seppur con regole, tempi e culture diverse - e che caratterizza, negli aspetti geopolitici e geoeconomici, il rapporto della Cina con l'Europa. Limes ne ha discusso col senior researcher Ecfr e co-autore del report, Jonas Parello-Plesner.

LIMES: Quali sono gli episodi fondamentali della “spartizione cinese” dell'Europa?PARELLO-PLESNER: La sua accelerazione è legata alla crisi europea del debito. Il primo aspetto riguarda le promesse cinesi sul debito di Grecia, Spagna, Portogallo, Ungheria (che ha giocato la carta dell'interessamento cinese per rassicurare i mercati). Il secondo punto è il rapporto diverso che c'è ormai con investimenti cinesi che sarebbero stati fortemente criticati cinque anni fa, e che ora sono ovunque benvenuti. In Italia, pensate agli investimenti di China development bank - tramite Mandarin capital partners - nel gruppo Miroglio. L'altro elemento degno di nota riguarda l'azione cinese nel campo delle infrastrutture.

LIMES: Il consigliere dell'Fmi Zhu Min ha detto recentemente: “Il problema principale dell'Europa è la crescita. Avete bisogno di sostenere il mercato unico se volete ritrovare la crescita”. Lei è d'accordo?
PARELLO-PLESNER: Zhu Min ha ragione. I cinesi in Europa espongono alcuni dei nostri difetti, e in questo senso possono avere un ruolo positivo. Il nostro mercato interno non è abbastanza efficiente, e il confronto con Pechino non può portare a una forma di protezionismo. Nella crisi del debito abbiamo visto la continua ricerca della stabilità, ed è corretto ricordare che la crescita è l'altro aspetto essenziale.

LIMES: In “The scramble for Europe” si cita l'affermazione tedesca “Ogni produttore di auto è felice dell'esistenza della Cina”. Qual è il ruolo della Germania nell'attivismo cinese in Europa?PARELLO-PLESNER: La Germania, rispetto ai paesi che richiedono l'intervento cinese sul debito, ha un ruolo più ambiguo. Da una parte, come sappiamo, i rapporti commerciali sono cresciuti in modo sostenuto: la Cina è il terzo mercato per i tedeschi, e presto sorpasserà anche la Francia, un evento di rilievo se pensiamo all'asse franco-tedesco per il progetto europeo. D'altra parte, Berlino cerca di porre un'agenda che non vada in una sola direzione. Affrontano ancora la questione dei diritti umani e parlano di un vero commercio bilaterale, anche per inserirsi al meglio nella partita tecnologica della Cina del futuro.

LIMES: È possibile trovare una posizione comune tra i paesi mediterranei o orientali in cerca dell'intervento cinese e gli altri paesi europei?PARELLO-PLESNER: Molti a Bruxelles sostengono che si debba passare per una nuova politica industriale. D'altra parte la questione commerciale tocca anche le differenze interne: i prodotti di alcuni paesi dell'Europa dell'Est non hanno la stessa qualità dei prodotti italiani, per esempio, per penetrare nel mercato cinese. La domanda riguarda la crisi europea nel suo complesso, e la risposta richiede una nuova fase di integrazione politica.

LIMES: Come vede la situazione italiana, visti i recenti sviluppi dei mercati finanziari?PARELLO-PLESNER: L'Italia, come la Spagna, è troppo grande per fallire. Il fatto che entri in gioco renderà più urgenti le soluzioni che si stanno pensando sul piano europeo.

LIMES: Quale può essere il ruolo della Cina nelle infrastrutture?PARELLO-PLESNER: Sulle infrastrutture, i cinesi sottolineano l'esperienza di successo dei paesi in via di sviluppo. Le necessità dell'Europa spesso non sono le stesse, come si è visto anche nel caso polacco, in termini di costi, di diritti, di regole. Ma dobbiamo considerare che le compagnie cinesi sono flessibili, hanno la possibilità di adattarsi.

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