martedì 12 novembre 2013

read key : medicina di genere : osteoporosi

clara merchiorre fotografa
27/06/2013 L’osteoporosi viene generalmente considerata come una patologia femminile: per questo nell’uomo ha ricevuto finora poca attenzione. In realtà, un terzo delle fratture dell’anca a livello mondiale riguardano proprio la popolazione maschile, soprattutto quella con più di 70 anni.  Per quanto la causa possa essere di tipo idiopatico, cioè non derivante da altre patologie, più spesso risulta legata a problemi come ipogonadismo, deficienza di vitamina D, inadeguato introito di calcio, trattamenti ormonali per la cura del cancro alla prostata e uso di sostanze tossiche che alterano il metabolismo dell’osso.
Il trattamento farmacologico è diverso tra uomo e donna per la grande eterogeneità di fattori che cooperano nell’insorgenza di questa malattia nel sesso maschile. Una malattia legata all’avanzare dell’età: non è un caso infatti che il disturbo risulti in aumento nei Paesi dell’ovest, dove si registra un marcato incremento dell’aspettativa di vita.
Lo sviluppo scheletrico nell’uomo è stato oggetto di un recente studio che ha riassunto le conoscenze finora ottenute dagli studi sperimentali e osservazionali sull’osteoporosi maschile. Lo scheletro nell’uomo matura più tardivamente rispetto a quello della donna e la densità minerale ossea (BMD) nella zona corticale dell’osso maschile è più alta rispetto a quella dell’osso femminile. Non solo: le ossa dell’uomo – essendo più grosse – garantiscono una migliore resistenza dello scheletro e l’architettura trabecolare e connettivale si preserva maggiormente. Inoltre nelle donne la diminuzione della produzione di estrogeni dopo la menopausa aumenta la fragilità ossea, cosa che non accade appunto negli uomini; gli estrogeni controllano il 70% del turnover dell’osso mentre gli androgeni (ormoni maschili) solo il 30%, e nei casi di deficit di testosterone (ormone maschile per eccellenza) si va incontro alla perdita dell’osso e a un aumentato rischio di fratture. In questi casi, spesso dovuti a una situazione di ipogonadismo con ridotta funzionalità delle gonadi maschili, si instaura anche una atrofia muscolare con diminuzione della massa muscolare. Da tutto questo si deduce  che diverse caratteristiche agevolano il sesso maschile, “proteggendolo” dall’insorgenza dell’osteoporosi. Tuttavia ce ne sono altre, riscontrabili soprattutto negli uomini sopra i 65 anni, che non sono altrettanto “protettive”. Parliamo di carenze nutrizionali, come lo scarso livello di vitamina D, che risulta sotto il limite di guardia di 25 ng/mL; la poca esposizione al sole per permettere la produzione di questa vitamina; un’alimentazione povera di cibi che contengono, appunto, la vitamina D, come fegato, olio di fegato di merluzzo e pesci grassi. Non si tratta di carenze di poco conto perché con bassi livelli di vitamina D in circolo anche il calcio viene assorbito meno:  tutto ciò fa aumentare l’ormone paratiroideo (PTH), il quale stimola le cellule che demoliscono l’osso a rilasciare calcio dalle ossa, e di conseguenza diminuisce anche la densità minerale ossea. Inoltre l’introito di calcio risulta sotto i limiti raccomandati di 1200 mg al giorno.
In generale nella popolazione maschile ci sono anche abitudini errate, come il fumo di tabacco, l’abuso di alcolici e di caffeina, superiori rispetto a quelle riscontrabili nel sesso femminile. I fumatori, che in genere si avvicinano alle sigarette già da adolescenti,  presentano una BMD molto bassa e quindi sono soggetti a un alto rischio di fratture. La situazione peggiora se si considera l’abuso di alcolici, che danneggia la struttura ossea in modo ancora più serio. Infine, il trattamento del tumore della prostata con agenti soppressori degli androgeni è un fattore di rischio per lo sviluppo dell’osteoporosi: in uno studio recente il 33% dei pazienti con cancro alla prostata trattati in questo modo mostravano una bassa BMD e lo sviluppo di osteoporosi.
Considerando tutti questi fattori di rischio, la ricerca dovrà concentrarsi anche nel simulare modelli per valutare la forza delle ossa e il rischio di frattura in età differenti e condizioni differenti dei pazienti. Gli esperti comunque consigliano di: ridurre fumo e alcol, potenziare l’apporto di calcio e vitamina D, evitare di vivere in luoghi chiusi e di condurre una vita sedentaria, fare attenzione all’uso di cortisonici.
 AutoreHerrera A., et al; RivistaWorld journal of orthopedics; Anno2013

vedi anche : 

Osteoporosi malattia di genere: cause molto diverse tra uomo e donna :...... prof. Alberto Ferlin del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova. “L’osteoporosi – illustra l’esperto endocrinologo patavino - è un esempio di malattia di genere, nel senso che le cause in gioco possono essere molto diverse tra uomo e donna. Nella donna una delle cause più importanti è legata al venir meno, con la menopausa, degli ormoni ovarici, gli estrogeni, che hanno un effetto protettivo sull’osso. Nell’uomo la patogenesi non è molto chiara, ma recenti sviluppi nella ricerca indicano che un ruolo fondamentale è svolto dalla ipofunzione del testicolo. Infatti - prosegue Alberto Ferlin - con l’età si assiste a una diminuita produzione del testosterone, che ha un ruolo chiave non solo nell’acquisizione di una maggior massa ossea nell’uomo rispetto alla donna durante la crescita.......

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