Appello per salvare le minoranze irachene
La guerra in Iraq rischia di provocare la scomparsa delle ultime comunità cristiane, yazide, shabak, turcomanne rimaste nel paese. Da metà giugno sono centinaia di migliaia le persone in fuga. Un ponte per… sta operando da allora per rispondere all’emergenza. Abbiamo distribuito, fino ad ora, acqua, succhi di frutta, pasti ipercalorici, latte in polvere, cibo, kit igienici, coperte e stufe per accogliere chi sta fuggendo disperato.
Ma la guerra non si arresta, ogni giorno ci sono nuovi bisogni. Interi quartieri delle città di Dohuk e Erbil sono pieni di profughi, così come scuole e parchi pubblici.
Circa 900.000 persone si sono spostate in cerca di aiuto verso l’area kurda dell’Iraq. Il numero di sfollati interni cresce fino a 1,8 milioni considerando anche le persone fuggite in altre aree del paese.
L’Iraq, come la Siria ed il Libano, rappresentava uno dei pochi mosaici di civiltà rimasti nel Vicino Oriente. Prima dell’attacco americano del 2003 c’erano più di un milione di cristiani. Oggi ne sono rimasti 400.000. Migliaia anche le altre minoranze che hanno subito stragi e persecuzioni negli ultimi anni. Sono figli di culture millenarie come gli yazidi, o i siriaci cristiani che parlano ancora l’aramaico. Vivevano già da tempo sotto assedio e protetti dai kurdi. Oggi l’Is li sta di nuovo perseguitando.
Dopo i primi giorni di emergenza sono migliaia le famiglie che hanno bisogno di un alloggio, di mandare i figli a scuola, di assistenza e protezione. Un ponte per… sta lavorando con loro e per loro da mesi. In programmi di assistenza psico-sociale, di protezione delle donne, di informazione su diritti e bisogni. E stiamo raccogliendo ancora fondi per far fronte alle necessità di base delle famiglie che subiscono ora anche l’inverno. Contiamo sul tuo sostegno.
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