martedì 8 settembre 2015

Germania: con i siriani accoglienza o selezione? da WIRED italia

orso castano: articolo non del tutto convincente . la GERMANIA ha in passato accolto moltissimi turchi ed investito marchi su marchi per la loro integrazione, sempre la GERMANIA non avrebbe potuto permettersi treni blindati che riportavano indietro migranti respinti perche' non aventi diritto in quanto provenienti da aree geografiche dove predomina sulla guerra una grade poverta'. La sua immagine e credibilita' ne avrebbe risentito in modo tragico riportando alla mente la ferocia nazista. La scelta tedesca puo' presentare aspetti di perplessita' nel selezionare tra i migranti "i migliori". L'Italia , senza dubbio , ha mostrato piu' apertura solidale e piu' liberalita' (piu' disponibilita' ad un melpot di tipo americano -- almeno in teoria--) ma , purtroppo, cosa dannatamente italiana, questa italica disponibilita' e' viziata dalla presenza (per fortuna limitata anche se certo non di piccolo cabotaggio) corruzione, e dagli interessi materiali. La cultura mafiosa , machiavellica , guicciardiniana , fa , purtroppo, parte integrante della nostra cultura. 


da  Risultati immagini per wired

.............Merkel, sospendendo il trattato di Dublino e dunque accettando di farsi carico di tutte le richieste di asilo che arriveranno da persone che fuggono da quel dilaniato territorio senza controllare come siano giunte ai confini federali, ha fatto una scelta allo stesso tempo politica e di prospettiva. C’è poco di esteri e di cooperazione europea e molto di equilibri interni in quelle decisioni. Riguardano non solo una tradizione consolidatissima di accoglienza e un’integrazione vera – turchi e italiani ne sanno qualcosa, difficoltà e sacrifici inclusi – ma anche e soprattutto la bilancia demografica del Paese (nel 2012 erano a 1,38 figli per donna, sotto all’1,40 dell’Italia e all’1,41 del Giappone), le necessità occupazionali e, probabilmente, anche una mossa di “incanalamento del flusso”, se così si può dire senza mancare di rispetto verso nessuno.
La scelta di aprire a tutti i siriani che vorranno cercare rifugio in Germania catapulta infatti il Paese in una posizione di leadershipanche nell’unico fronte sul quale, nei mesi scorsi, sembrava non esserlo (basti pensare al procurato naufragio dell’identica proposta avanzata da Jean-Claude Juncker anche sulla spinta dell’Italia). Pure in virtù dell’impeccabile organizzazione sfoderata in queste ore, da Monaco a Dortmund, sottolineata per esempio da Tonia Mastrobuoni sulla Stampa.
Ma non è forse facile fare accoglienza in questo modo,scegliendosi i rifugiati da accogliere e pretendendo poi di dare lezioni ai vicini che non svolgerebbero a dovere il loro compito? È doloroso ammetterlo e, di conseguenza, spietato incrinare il sentimento di genuino entusiasmo e affetto con cui nel corso del fine settimana abbiamo assistito all’arrivo di migliaia di persone in cammino da mesi specialmente a Monaco. Ma i siriani interessano alla Germania semplicemente perché, con metà della popolazione in fuga, si tratta spesso di individui della classe mediameglio istruiti e dunque più utili in termini di esigenze lavorative di quanto possano esserlo coloro che con essi hanno condiviso il lungo cammino.
Dopo alcuni mesi di riflessioni e incertezze, il ragionamento dalla Cancelleria federale sembra più che altro essere stato un altro. Non certo la convergenza sulla proposta dei Paesi mediterranei, che infatti continua a zoppicare nonostante la retromarcia tedesca: “Se proprio dobbiamo sbloccare un sistema di quote, facciamo il primo passo, poniamoci alla guida e scegliamoci chi vogliamo accogliere”. Dieter Zetsche, il capo del colosso automobilistico Daimler, ha per esempio candidamente ricordato che le persone che arrivano in queste ore dal Medio Oriente “sono giovani, ben istruiti e molto motivati: esattamente ciò di cui abbiamo bisogno”. Più che un’accoglienza indiscriminata e umanitaria, a me ricordano i torni di una selezione aziendale su scala internazionale.

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