sabato 26 marzo 2016

intervista ad Emilio Isgro' , giornalista ed artista , sull'Italia d'oggi. Solo le formiche ci potrebbero salvare


NTERVISTA A EMILIO ISGRÒ - DI CORONA PERER(link)Risultati immagini per sentire logoRisultati immagini per emilio isgrò' opereRisultati immagini per emilio isgrò' opereRisultati immagini per emilio isgrò' opere

"Sogno una nuova Italia" afferma Emilio Isgrò. "Senza l'operosità delle formiche non sarà possibile costruire niente di nuovo. Ma alla fine vinceranno le formiche". Artista della parola, Isgrò ha individuato chi può rigenerare la decomposizione del linguaggio: la formica. L'artista del concettuale che tutti copiano e dal quale molti hanno imparato il linguaggio della negazione e del silenzio che afferma, spiega perchè e con le sue parole non è certo tenero nel compiere un'analisi del contesto attuale.

L'invasione delle formiche: perchè?
Ho voluto dire qualcosa sulle terre di confine e sull'operosità. Senza quella delle formiche non sarà possibile costruire niente di nuovo. Nè in Sicilia nè altrove.

L'ispirazione è venuta dalle leggi del 2009 in materia di sicurezza. Cosa l'ha scandalizzata?
Ho sentito che eravamo alla vigilia di un nuovo nazismo in Europa, che non dimentichiamolo, conquistò a suo tempo il cuore e le menti di un popolo colto come quello tedesco, considerato all'epoca il più istruito del mondo per il livello delle sue scuole e delle sue università. Figuriamoci cosa può accadere a un popolo come quello italiano (che oltretutto spianò con il fascismo la strada a Hitler) ora che tutte le difese intellettuali sono cadute grazie alla ideologia del mercato...


Pessimista quindi?
Se in nome del puro profitto l'Italia accoglie tutto e il contrario di tutto, spacciando per conoscenza e cultura ciò che è semplice intrattenimento televisivo, c'è poco da stare allegri.

La formica allora chi rappresenta: il nuovo che bussa alle porte dal sud del Mondo?
Rappresenta come dicevo l'operosità. L'invasione delle formiche è l'invasione di chi vuole rischiare e intraprendere in un mondo di morti. Alla fine vinceranno le formiche.

Che dinamiche vede nella cultura italiana?
Apparentemente nessuna, anche se ormai tutti hanno capito che cultura e finanza non sono esattamente la stessa cosa.

La Sicilia: terra madre, di un artista che ha vissuto poi la sua grande stagione d'arte al Nord. Come e in che maniera può aver influenzato le sue scelte artistiche?
Nei primi anni Ottanta, quando fui chiamato a costruire il testo e il progetto dell'"Orestea di Gibellina", dissi chiaro e tondo che la Sicilia non doveva più limitarsi a chiedere, ma doveva piuttosto offrire, dare al Paese un contributo di slancio e di idee che, riscattandola dal suo degrado sociale e civile, si traducesse in pratica in un soccorso al Paese nella sua interezza. Non tutto è andato come avrei pensato...

Che cosa vorrebbe vedere ora?
Una Italia nuova. E un'arte nuova per un Paese non assoggettato unicamente alle mode e ai capricci del gusto.

(Ultimo aggiornamento pagina 14 dicembre 2012)


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