sabato 26 marzo 2016

tra arte e tecnologia

l.m. : il rapporto dello scienziato con l'arte e' sempre stato !inclusivo" , nel senso che l'una era contigua all'altra. Questa contiguita' ci descrive come l'essere umano riesce a convivere con la tecnologia senza perdere la sua essenza di essere umano senziente che ha emozioni profonde che trasmette agli altri essere umani. Il tentativo dell'art- tech e' questo . Riflettere su come cio' avviene oggi quando la tecnologia ha assunto una velocita' incredibile di traformazione del mondo che ci circonda e, quindi, anche dell'essere umano che deve adattarsi ad essa.
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Quindi, fin dall’età della pietra, il rapporto con la tecnologia ha avuto un ruolo importante nello sviluppo dell’attività artistica e nel corso dei secoli forma e consapevolezza di questo rapporto hanno avuto andamento alterno tanto da arrivare a confondersi l’una nell’altra nel Rinascimento. In quell’epoca l’arte intesa come techne coltivava interessi per la scienza dei numeri, per le proporzioni e i rapporti e si dedicava alla progettazione di macchine ed edifici destinati a scopi sia civili che militari. L’artista non era solo artista ma un po’ tecnico, scienziato, filosofo naturale e inventore (Massironi, L’Osteria dei Dadi Truccati). All’inizio del Quattrocento Filippo Brunelleschi, architetto fiorentino, aveva dipinto, nel corso di un esperimento, due tavolette che hanno segnato la nascita della prospettiva intesa come insieme di procedure e proposizioni di carattere geometrico-matematico dei passaggi che consentono di costruire l’immagine di una figura nello spazio su un piano, proiettando questa figura da un centro di proiezione posto a una certa distanza ben definita. Brunelleschi è l’artista-scienziato che ha segnato il passaggio dal Medioevo al Rinascimento: tutta la sua opera artistica, architettonica, teorica può essere letta come una ricerca matematica, una ricerca delle relazioni geometriche, delle leggi fisiche e meccaniche................Leonardo, la cui intera opera è un fitto intreccio di arte, scienza e tecnologia al servizio della conoscenza e della rappresentazione: egli rappresenta il traguardo più elevato che poteva raggiungere un uomo di formazione ancora medievale nel suo sforzo verso il raggiungimento della razionalità. Leonardo nei suoi trattati è stato il primo a ipotizzare l’esistenza di due prospettive: quella lineare di Brunelleschi e quella aerea con la quale intendeva il meccanismo della messa a fuoco. Se si guardano nitidamente le figure in primo piano, l’occhio non può contemporaneamente mettere a fuoco anche le figure sullo sfondo che risultano più sfocate. Quindi, se il pittore sfoca le immagini in lontananza, riesce a creare un effetto di tridimensionalità che non fa ricorso alle linee geometriche dell’architettura. Inoltre, a lui si devono i primi studi in Europa sulla possibilità di proiettare immagini dal vero su un foglio dove potevano essere facilmente ricopiate, con la cosiddetta camera oscura leonardiana. Con la camera oscura l’inventore intendeva dimostrare che le immagini hanno una natura puntiforme e si propagano in modo rettilineo venendo poi invertite da un foro strettissimo che fungeva da obiettivo, arrivando persino a ipotizzare che anche all’interno dell’occhio umano avvenisse un capovolgimento analogo.Grazie alla fotografia, cui adesso spetta il compito di imprigionare e documentare la realtà, il pittore può permettersi di andare oltre quello che l’occhio vede, autorizzandosi ad esplorare interamente il territorio della percezione visiva e di abolire le regole della prospettiva. L’impressionista, accogliendo le teorie ondulatorie e corpuscolari sulla luce, ne studia il movimento, le vibrazioni e i cambiamenti di colore. Inoltre, la rivoluzionaria invenzione industriale dei colori in tubetto consente al pittore di abbandonare l’atelier per riprendere en plein air i caffè parigini, i cabaret e la vita dell’epoca, cogliendo l’impressione del momento come Renoir con il Ballo al Moulin de la Galette o Monet ne La stazione di Saint-Lazare, dove quello che interessa al pittore non è la stazione in quanto soggetto ma l’effetto della luce che entra dalla tettoia di vetro per investire le nuvole di vapore e la forma delle locomotive e dei vagoni che emergono dalla confusione (Gombrich, La storia dell’arte)...................................... In un complesso panorama multidisciplinare in cui, come nel Rinascimento, gli artisti tendono a (con)fondersi con gli scienziati, l’arte contemporanea si pone come un tramite tra l’apparato della ricerca tecnoscientifica e la società. Nascono forme come la Posthuman art, che si basa sull’idea che il corpo biologico è obsoleto poiché esiste la possibilità di ibridizzarlo con la meccanica o l’elettronica: la protesi non è la manifestazione di una mancanza, ma diventa un eccesso in grado di simboleggiare il superamento dei limiti della natura, tanto da spingere l’artista australiano Stelarc, nel 1997 a farsi impiantare un terzo braccio, meccanico, intessuto su quello destro (www.stelarc.va.com.au). Un altro esempio è la Transgenic art del brasiliano-americano Kac (www.ekac.org), la cui opera principale è la creazione di Alba, un coniglio transgenico che diventa luminescente se illuminato con una particolare frequenza elettromagnetica e che vive, perfettamente integrato, nella famiglia dell’artista. Lo scopo di questo tipo di sperimentazioni, a metà strada tra un esperimento scientifico vero e proprio e la creazione di un’opera d’arte, è quello di spingere i pubblici al dibattito attraverso una simulazione estremizzata delle ricadute della tecnoscienza sulla società.


Come i moderni divulgatori scientifici, gli artisti contemporanei con le loro creazioni auspicano una partecipazione allargata al processo tecnoscientifico, passando dalla democratizzazione dell’arte a partire dalla sua riproducibilità tecnica alla democratizzazione delle conquiste tecnologiche grazie alla diffusione e alla co-costruzione della conoscenza.

di Lisa Giupponi
3 aprile, 2012

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