venerdì 27 settembre 2013

Teologia della liberazione oggi


orso castano : attaccata al suo nascere, quasi fosse una cisti infetta da rimuovere, la teologia della liberazione , cosi'mcome le idee della sinistra hanno resistito nell'America Latina ed hanno proliferato portando a frutti insperati: non si puo' dimenticare Boff o altri teologi morti da eroi nella difesa di idee sacrosante . L'articolo brevemente li illustra. Ma di certo bisognera' riprendere il discorso

 evans, fotografo

 usa anni 30Nella parrocchia di Galliate (Novara) venerdì scorso 18 giugno, c’è stato un incontro con Marcelo Barros, monaco benedettino tra i più apprezzati biblisti dell’America Latina e noto esponente brasiliano della Teologia della Liberazione. Tema della serata: “Non lasciate cadere la profezia” una frase presa dal repertorio di un grande vescovo brasiliano, Dom Helder Camara, il quale come vescovo di Recife, ma soprattutto come protagonista del Concilio e delle Conferenze Episcopali latinoamericane di Medellin e Puebla, amava ripetere come una comunità cristiana non può esimersi dal ricercare e praticare la profezia. Marcelo Barros nel suo intervento ha “scavato” con particolare acutezza questa intuizione di Dom Helder. La profezia, e di conseguenza i profeti, per loro natura sono fenomeni e persone scomode perché obbligano la comunità intera a confrontarsi con dei problemi che essa volentieri sarebbe più propensa a tralasciare e rimuovere. Il profeta, proprio perché è l’uomo - che vive un’intima comunione con Dio - sa indicare coraggiosamente sentieri impervi sui quali nessuno vorrebbe camminare. Egli è necessario alla comunità tanto quanto il sacerdote, anzi, una comunità dovrebbe preoccuparsi se tra le sue fila non ci sono profeti. Marcelo Barros attraverso una geniale metafora ha paragonato la figura del profeta a quella dell’urubù, un uccello simile ad un avvoltoio che nei paesi del Sud America svolge un ruolo utilissimo ma non particolarmente gradito, nel senso che mangia tutti quei rifiuti che vengono abbandonati nelle campagne e nelle favelas, eliminando così resti di spazzatura che altrimenti diventerebbero sorgenti di contaminazione per gli animali e le persone, questo servizio di “nettezza urbana”, ne fa un animale temuto e apprezzato, ma diceva Barros, nessuno alleva urubù nel proprio pollaio! Così i profeti, utilissimi ma scomodi, necessari ma “indigesti”, si tollerano ma si fa fatica a valorizzarli e a dare l’appoggio necessario alle loro prese di posizione, salvo poi erigergli monumenti post mortem! L’incontro con Marcelo Barros ha fatto seguito ad un altro appuntamento tenutosi sempre a Galliate con Frei Betto, altro esponente di punta della Teologia della Liberazione latinoamericana, entrambi hanno attirato un pubblico numeroso ad ascoltarli ed entrambi attraverso un linguaggio che rasenta la poesia, hanno saputo affascinare ed avvincere coloro che li ascoltavano presentando le grandi intuizioni della Teologia della Liberazione non come se questa fosse un programma rivoluzionario di stampo cattolico, quanto piuttosto come l’espressione più vera e genuina di chi volendo vivere fino in fondo e con coerenza il Vangelo di Cristo in un contesto di sfruttamento (e fino a qualche anno fa di dittatura militare) sa mettersi decisamente dalla parte dei poveri, degli oppressi e degli ultimi. Che la Teologia della Liberazione oggi stia producendo frutti impensabili fino a  qualche decennio fa, è sotto gli occhi di tutti, terminato il periodo delle dittature militari e dato ai popoli latinoamericani la possibilità di esprimersi attraverso libere elezioni democratiche, questa ha mandato al governo tutta una serie di personaggi politici che hanno attinto a piene mani dal bagaglio della Teologia della Liberazione per avviare profonde riforme sociali dando finalmente voce a coloro a cui per secoli era stata negata. Ricorrendo ad un’immagine si può dire che la quercia della riflessione teologica profondamente scossa da venti impetuosi che cercavano di abbatterla, ha resistito saldamente grazie alle sue profonde radici popolari, tutto ciò ha fatto si che il vento disperdesse in terra feconda quei semi che hanno germogliato una nuova vita nell’America Latina e che grazie alla comunione tra le Chiese si spera possa attecchire anche da noi.

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