venerdì 27 settembre 2013

read key: stem cell:Le cellule staminali e l’ipocrisia tutta italiana

....................Le staminali sono cellule “speciali”, primitive, prive ancora di una specializzazione, in pratica possono ancora differenziarsi e trasformarsi in vari tipi di cellule specializzate. Proprio in questa “possibilità di diventar tutto” sta la loro enorme potenzialità. Ma le cellule staminali non sono tutte uguali, ne esistono di diversi tipi: embrionali, ottenute direttamente dalla cellula uovo fecondata in vitro; le fetali che sono presenti in varie parti del feto; e quelle adulte che si possono ricavare dal cordone ombelicale, dalla placenta o dal sangue e dal midollo osseo degli adulti.
Come sembrerà subito chiaro, per i primi due tipi di cellule staminali, quelle embrionali e quelle fetali i problemi etici sono innumerevoli. Il prelievo delle cellule staminali embrionali, infatti, porta chiaramente alla distruzione dell’embrione stesso; le cellule fetali, invece, vengono recuperate da aborti naturali successivi all’ottava settimana di gestazione. In Italia, è proibito il prelievo di cellule staminali embrionali, anche se non è vietato acquistarle dall’estero.
Fitti misteri della legge italiana. Il ricercatore italiano non può fare ricerca sulle cellule staminali embrionali perché provocherebbe la distruzione dell’embrione e quindi della vita che se ne svilupperebbe, tutela dalla Costituzione Italiana. Però gli embrioni si possono comprare dall’estero e “uccidere” in terra italiana. Se non è ipocrisia questa.
La domanda forse è: quando è vita? Fin dall’atto del concepimento? Dopo due settimane come afferma la legge vigente in Gran Bretagna? E, soprattutto, se per la legge italiana è vita fin dall’inizio, perché non impedirne anche l’importazione?
Forse perché vi è una contraddizione di fondo, mai volontariamente chiarita.
Fin qui la diatriba è ben complessa. Il Metodo Stamina, tuttavia, non lavora con le cellule embrionali, ma su uno speciale tipo di cellule staminali adulte.
Ne parleremo la prossima settimana.
Valentina Palumbo

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