venerdì 31 ottobre 2014

POCHE PAROLE: LA DEPRESSIONE CHE ARRIVA DALLA PRECARIETA' E DALLA DISOCCUPAZIONE E' CURABILE : VOGLIAMO UN NUOVO WELFARE

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Oggi è stata pubblicata una lettera della madre di una giovane di 28 anni calabrese che si è tolta la vita lo scorso 4 aprile lanciandosi da un balcone. Nella lettera si parla di una storia purtroppo comune: neolaureata con 110/110 in ingegneria, una figlia di due anni, l’impossibilità di trovare un lavoro dignitoso nonostante gli studi. Una ricerca dell’Eures mostra cifre inquietanti che lanciano un vero e proprio allarme sociale: quasi ogni giorno una persona si suicida a causa della disoccupazione e della precarietà, una cifra consistente e non in discontinuità con gli ultimi anni, che hanno visto il numero dei suicidi crescere notevolmente dall’inizio della crisi economica. L’insicurezza della vita lavorativa (dovuta alla precarietà o alla disoccupazione) diventa spesso esistenziale: l’impossibilità di programmare il proprio futuro, anche a breve termine, è una costante per molti nostri coetanei e non solo.
Più di 300 morti all’anno sono quasi le stesse cifre di una guerra. Sono cifre che dovrebbero far riflettere nei giorni in cui si prepara la discussione su una riforma del mercato del lavoro che fa poco o nulla per contrastare la precarietà o per garantire ai precari un welfare e che va a distruggere e indebolire le poche tutele che ancora rimangono nel nostro paese, come dimostra la caparbietà con cui il governo e Confindustria si gettano all’attacco dell’articolo 18.
Eppure questo dato allarmante non sembra interessare a chi in questi giorni propone di porre la fiducia sulla riforma del mercato del lavoro e continua a portare avanti politiche di distruzione dell’università e della scuola pubbliche, rendendo ancora più precario il nostro futuro.
Spesso quando si parla di lavoro e di welfare ci si dimentica che sono temi che vanno a toccare la vita quotidiana di uomini e di donne, di giovani e meno giovani e che i costi sociali che rimangono fuori dai conti di questo governo di professori hanno un nome e un volto.
Per questo riteniamo che maggiori tutele sul lavoro e un reddito di cittadinanza che garantisca tutte e tutti siano misure indispensabili. La crisi non può essere una scusa per rimandare oltre, anzi proprio a causa della crisi esse diventano sempre più necessarie.

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