lunedì 14 aprile 2014

read key: porn studies: ars amatoria : Ovidio poeta latino

orso castano : anche Ovidio 2000 anni fa descriveva con entusiamo il gioco dell'arte di amare con puntualita' elargendo consigli gratuiti su come sedurre una donna. Gioco , dunque, ma che ha come preludio importante la seduzione, il corteggiamento, il sottile gioco di potere che porta alla "conquista", e finanche al "possesso dei desideri della donna amata. Tutto questo c'e' nel porno ? Non sembra. Come notava Marcuse c'e' una genitalizzazione estrema , un voluto focalizzare l'attenzione sulle parti anatomiche, su un meccanicismo corporeo che donerebbe piacere ed endorfine, complici, come vedremo i neuroni a specchio. Perche' questo scatenarsi del sessismo?  
 







da Wikipedia Gli Amores sono una raccolta di elegie che hanno al centro il tema dell'amore ma anche poesie d'occasione ed epicedi quindi siamo nel solco della tradizione che è stata segnata da altri autori che lo hanno preceduto ma c'è una novità negli Amores di Ovidio rispetto alle raccolte elegiache di Tibullo o Properzio: manca una figura femminile attorno alla quale si raccolgano le esperienze d'amore, manca una figura femminile che dia unità all'opera, una figura femminile che sia un punto di riferimento per la sua vita. C'è sì una Corinna però è una figura che appare saltuariamente e che ha dei contorni molto sfuocati. NegliAmores non c'è il pathos, quell'intensità di sentimenti che troviamo espressa in Catullo od in Ovidio. Qui l'amore è un lusus, un gioco ed è visto con estremo distacco ed ironia, viene meno il motivo del servitium amoris nei confronti della donna, quella professione di totale dedizione nei confronti dell'amata anzi c'è una professione di schiavitù nei confronti dell'amore anche se in tono scherzoso.

L'arte di amare

Non conviene,
credimi, accelerare il gaudio estremo,
ma lentamente devi ritardarlo
con raffinato indugio. E quando il luogo
tu scoprirai su cui goda carezze
più che altrove da te, vano pudore
non freni le tue magiche carezze.
Ovidio - Ars amatoria - Traduzione di Ettore Barelli
Libro primo
Se c’è tra voi chi non conosca ancora l’arte di amare, legga il mio poema
e fatto esperto colga nuovi amori
Prima fatica, o tu che vieni all’armi, soldato nuovo per la prima volta, è
cercare colei che vuoi amare; quindi quindi piegarla con le tue preghiere; per
ultimo, fare si che il vostro amore possa durare a lungo.
Finché ti sarà lecito, e dovunque potrai libero andare a briglie
sciolte, scegli la donna cui tu possa dire “A me piaci tu sola!”
Ella ai tuoi piedi non ti verrà a cader come dal cielo; dovrai cercarla
tu, con i tuoi occhi.
…tu, che cerchi donna e per un lungo amore, scegli dapprima i luoghi dove
in folla tu ne possa trovare.
Ma non voglio che tu per questo innalzi vele al vento: per ciò che cerchi,
credimi, non serve far molta strada.
Ma i teatri, siano riservati alle tue cacce:….. A vedere viene la donna e
per essere veduta: luogo fatale, questo, al suo pudore.
Basta che tu ti sieda accanto a lei, se nessuno lo vieta,..
Subito cerca d’attaccar discorso, le solite parole da principio: informati con
cura premuroso, di chi sono i cavalli nella pista, poi favorisci, senza perder
tempo, quello che piace a lei, qualunque sia.
E se per caso, come succede, le si posa in grembo un granello di polvere, tu,
pronto, cogli con le tue dita quel granello; se non c’è nulla, coglilo
lo stesso.
Mostrale sempre quanto sei gentile: Son le piccole cose a conquistare le testoline
leggere;
Mille occasioni ti daranno poi mense e banchetti, ove potrai cercare oltre
al solito vino i tuoi capricci.
Ma non ti fidare troppo d’un lume incerto di lucerna: la notte e il vino nuocciono
al giudizio della vera bellezza.
…le donne al buio sono tutte belle
Impossibile dirti i mille luoghi per la caccia di femmine.
Per prima cosa, sii ben certo che non c’è donna al mondo che non possa
divenire la tua: e tu l’avrai, purché tu sappia tendere i tuoi lacci.
(essa cede) a chi la sa coprire di carezze: cede e più cede quando par
non voglia.
Come l’uomo, così gode la donna il piacere furtivo: l`uomo finge, ma
malamente; meglio sa la donna nascondere l`ardore. Se per primi non chiedessimo
più pietà di baci, la donna, vinta, chiederebbe lei.
Avanti, dunque, ardito e senza dubbi:
puoi sperare per te tutte le donne.
Una potrai trovarne, a mala pena, tra molte che si neghi. Solamente, che si
diano o no, amano sempre d’esser pregate. E se fallisci è nulla.
E poi non fallirai: fa troppa voglia ogni nuovo piacere, e ciò che è
d’altri afferra il cuore più di ciò che è proprio.
Ma prima cura è quella di conoscere l’ancella di colei che vuoi amare.
…o non tentar neppure o vai a fondo. Ché ogni rischio è un
nulla.
Tentata che tu l’abbia, devi averla; lasciala se vuoi, ma dopo avuta.
Ma nemmeno sarai sempre sicuro di giungere alla donna; quante volte un medesimo
assalto ha più fortuna perché sferrato nel momento giusto.
Ma nutri sacro orrore per il dì ch’è il suo natale, e sian per
te funesti quelli in genere in cui si fanno doni.
Quante cose otterrà purtuttavia, per quanto tu le sfugga: è un’arte
questa, di spremer oro allo smanioso amante, scoperta dalla donna.
Oh, quante cose ti chiedono che poi non san più rendere! Così
le perdi ed al tuo danno, in cambio, non avrai grazia alcuna. Se volessi l’arti
maligne delle male femmine narrarti ad un ad una, non potrei con dieci bocche
e dieci lingue insieme.
La cera, sparsa sulle tavolette, dia inizio ai tuoi passi.
E fai promesse, ché finché prometti non soffri danno alcuno:
promettendo diventa ogni cialtrone un milionario.
Una speranza si mantiene a lungo una volta creduta. Anche se falsa, speranza
è un nume che fa sempre comodo.
Se le avrai fatto un dono, abbandonarti non le sarà di peso;
Ma se non dai, potrai far sempre credere d’essere pronto a dare: un campo sterile
inganna così spesso il suo padrone; così, per l’ansia di ciò
che ha perduto, a perdere continua il giocatore e spesso il dado attira le sue
mani.
Questa è l’impresa, questa la fatica: giungere fino a lei senza alcun
dono.
Quando avrà dato quel che t’avrà dato senza chiedere nulla, stai
pur certo che sempre sarà lei a dare ancora.
Come il popolo e i giudici severi e i senatori, così dall’eloquenza
sarà vinta e cederà la donna. Ma nascondi questa tua forza, non
far pompa inutile della facondia; fugga la tua voce ogni espressione vana che
l’annoi.
E forse da principio la sua lettera sarà un rifiuto e insieme la preghiera
che tu la lasci in pace. Ella ha paura di ciò che chiede, e vuole ciò
che non chiede, cioè che tu continui.
Sia, ogni tuo cenno una parola!
E non ti piaccia troppo d’arricciare col ferro i tuoi capelli e non raschiarti
con la mordace pomice le gambe.
Sii piuttosto lindo, pulito….
In quanto agli altri vezzi, lasciali a donna impudica o a cinedo che cerchi,
uomo a mezzo, amor dai maschi.
Allora ti sarà facile dirle mille cose segrete a bassa voce, ch’ella
udrà dette tutte per lei sola, o tenere lusinghe lievemente
Cerca poi di piacere a suo marito: l’averlo amico può giovarvi assai.
E’ vecchia strada e spesso la più corta tradire l’altrui fingendoglisi
amico: strada battuta e certa, anche se strada lastricata di colpa.
Ebbrezza vera può ben darti danno, giovarti finta.
E finalmente è tempo di parlarle.
Fuggi lontan da qui, rozzo Pudore, Venere aiuta e la Fortuna insieme chi sappia
osare. Non cercare da me norme e precetti: basta che tu voglia, e tu sarai facondo
da te stesso.
Devi agire da amante: la tua voce mostri che il cuor ti piange, fai di tutto
perchè ti creda: costa così poco; non c’è chi non sia certa
d’essere tale da risvegliare amore; o brutta o bella, ogni donna s’immagina
piacente.
Non ti rincresca dirle bello il volto, belli i capelli, affusolato il dito,
piccolo il piede. Anche la donna casta sente diletto ad esser detta bella.
Prometti molto: le promesse attraggono a sé le donne; alle promesse
aggiungi testimoni gli dei, quanti ne vuoi!
Agli spergiuri degli amanti, Giove ride dall’alto e li disperde in nulla sopra
l’ali dei venti.
Restituite i pegni, mantenete la fede; dalla frode state lontani; conservate
monde le mani dal delitto: ma le donne ingannatele pure impunemente, se avete
senno.
In questo, essere leali è vergognoso più di ogni altro inganno.
Ingannate codeste ingannatrici: razza in gran parte iniqua e scellerata,cadan
nei lacci ch’esse stesse han teso.
Femmina ingannata nel duol si dolga solo di se stessa.
Giovano poi le lacrime: col pianto potrai ridurre tenero il diamante.
Fa’ che ti vegga mandide le guance.
Può darsi si rifiuti, e allora i baci prendili a forza. Se reagirà,
se per la prima volta ti dirà che sei sfacciato, credi, non vuol altro
che, resistendo, essere vinta insieme.
Tu la chiami violenza? Ma se è questo che vuol la donna! Ciò
che piace a loro è dare per forza ciò che vogliono dare.
Come il pudore vieta alla fanciulla di agir per prima, così poi le è
caro chi l’inizia all’amore
Molte vanno a chi fugge, e a chi le assedia offrono sdegno.
Non dall’armi devi guardarti nell’amore; fuggi chi credi amico, se vuoi star
sicuro.
Guardati dal parente, dal fratello, dal compagno più caro: di costoro
dovrai sentire sempre la paura!
Voglio dirti ancoro: a mille cuori giungi in mille modi.
Solo colui che è saggio sa adattarsi: ed ora, come Proteo, sottile saprà
ridursi e molle come l’onda, ora sarà leone, ora una pianta, ora irsuto
cinghiale.
Né devi agire nello stesso modo per ogni età: la cerva adulta
scopre più da lontano il laccio dell’insidia; se fai l’esperto con l’ingenua
o assali la vergognosa troppo arditamente, temeranno di sé, farai paura.
Onde sovente accadde che colei che già temette d’un amante onesto, tra
le braccia finì d’uno più vile.
LIBRO SECONDO
Mantener la conquista non val meno che averla colta.
Sii amabile se vuoi essere amato: ma, a ciò, soli non ti bastano il
volto e la bellezza.
Bianchi saran fra poco i tuoi capelli; sul viso, o bello, verranno le rughe
a scavarti la faccia. E tu rafforza lo spirito così, che non invecchia;
ogni tua grazia fai così più salda: lo spirito soltanto reggerà
fino all’ultimo rogo.
Così, chiunque tu sia, non ti fidare della bellezza, ch’ella spesso è
inganno.
E’ privilegio riservato alle mogli: il litigare è una dote mogliesca.
Ritorna a lei con tenere carezze, parole dille ch’ella intenda dolci
Io precetti non do d’amore ai ricchi
Fatti per chi non ha, sono i miei carmi, ché senza nulla io fui avendo
amante: davo parole non avendo doni.
Se resiste, cedi: cedendo, ne uscirai tu vincitore.
Se biasima qualcuno, anche tu biasima; ciò ch’ella approva, approvalo
tu pure; ciò che dice, tu di’; ciò ch’ella nega, anche tu nega.
Ride? E ridi, dunque; se piangerà, ricordati di piangere: sia lei a dare
il tono alla tua faccia.
Amore sdegna i pigri…
L’amore è una milizia: via di qui, o gente fiacca, ché le sue
bandiere non impugni la mano di chi è vile!
Guadagnati le ancelle, e soprattutto quella ch’è più vicina alla
padrona.
Non averne ritegno. E così i servi. Salutali per nome (che ti costa?),
l’umili mani stringi tra le tue, tu che a gran cosa ambisci.
Purché molto ricco piace alla donna un barbaro!
Ma la tua amica fa’ che ti richieda ciò che già t’accingevi a
fare…. venga a te il vantaggi, vada a lei il merito: non perdi nulla ed ella
su di te ti crederà sovrana.
Ma se tu vuoi che a lungo ella sia tua, fai che ti creda attonito, estasiato
dinanzi alle sue grazie: s’ella indossa porpora tiria, loda la sua porpora,
se ha una veste di Coo, dille che il Coo la fa più bella. E’ ricoperta
d’oro? Giura ch’ella è più preziosa dell’oro.
Guardati soltanto che non appaia dalle tue parole simulazione alcuna, e che
il tuo volto non le tradisca. Giova l’arte, è vero, ma solo se nascosta:
quando appare, reca vergogna e toglie poi per sempre ogni fiducia nelle tue
parole.
Divagati se vuoi, ma che la colpa sia ben velata da maniere accorte; guai a
cercarne gloria!
Ma guarda che se scoprisse mai ciò che nascondi, quanto più è
chiaro e tu tanto più nega! Non essere mai blando in questo caso né
remissivo mai:
ambigui segni d’un cuore non sicuro.
….
Tu, ch’io dianzi ammonivo di celare ogni tuo inganno, adesso cambia strada:
non nascondere nulla alla tua donna.
Ora dirai ch’io sono incoerente; ma non è sempre con lo stesso vento
che porta i marinai la curva nave.
Ma soprattutto non vi venga in mente di biasimare, nella vostra donna, i suoi
difetti. Giovò molto e spesso finger di non vederli.
E’ bene poi le mende raddolcire con paroline adatte: chiama snella colei che
non si regge da tanto è magra; svelta la piccina, bene in carne la grassa:
ogni difetto col pregio copri che più l’assomiglia.
Non conviene, credimi, accelerare il gaudio estremo, ma lentamente devi ritardarlo
con raffinato indugio. E quando il luogo tu scoprirai su cui goda carezze più
che altrove da te, vano pudore non freni le tue magiche carezze.
Vedrai gkli occhi di lei farsi lucenti di tremulo fulgore, come il sole spesso
rifulge sulla liqud’acqua.
E subito verranno i suoi lamenti, il delizioso mormorare, il gemito dolce così
ad udirsi, e le parole più adatte al vostro gioco.
Ma tu cura di non volare a troppo gonfie vele e abbandonarla, e terminar la
corsa prima di lei.
Correte a fianco a fianco, fino alla meta.
Il godimento è pieno quando, vinti ad un tempo, e tu e lei, soccomberete
insieme. Questo è il modo cui tu devi attenerti, quando, franco e libero
tu sei, né la paura urge all’amor furtivo. Se l’indugio pieno è
di rischi, e allora forza ai remi, spingi di sprone il tuo cavallo in corsa.
libro terzo
Comincio dalla cura della persona. Da vigne ben curate viene il dono di Bacco; sul terreno curato si levano alte le messi. Dono divino è la bellezza: ma quante, della bellezza, possono andar superbe? Gran parte di voi donne non possiede quel dono. Un bell'aspetto lo dà una cura assidua; ma andrà perduto, se lo trascurate, fosse pure un aspetto simile a quello della dea Idalia. Selle donne d'un tempo non curavano troppo il loro corpo, è perchè al loro tempo nemmeno gli uomini erano curati; se Andromaca indossava tuniche grossolane, che c'è di strano? Era moglie di un duro soldato. Tu ti presenteresti tutta agghindata come sposa ad Aiace, ad uno che aveva come scudo sette pelli bovine? La rozza semplicità è solo del passato: oggi Roma è d'oro e possiede le ricchezze immense del mondo soggiogato. Guarda il Campidoglio qual è ora e quale fu in passato: diresti ch'era dedicato a un altro Giove. La Curia oggi è del tutto degna di così gran cossesso, ma era fatta di paglia quando regnava Tazio. Il Palatino, che ora rifulge sotto il segno di Febo e dei nostri condottieri, altro non era un tempo che un pascolo di buiu per l'aratura. Piacciano ad altri le cose del passato: d'esser nato al giorno d'oggi io mi rallegro. Al mio stile di vita questa è l'epoca adatta, non perchè oggi si sottrae ala terra il flessibile oro e perle di gran pregio giungono qui da spiagge lontane, non perchè le cave di marmo assottigliano i monti o perchè le onde azzurre sono tenute lontano dalle dighe, ma perchè c'è una raffinatezza e si è; perduta ormai, nel nostro tempo, quella rozzezza che sopravvisse ai nostri antichi padri.

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