mercoledì 9 aprile 2014

virus EBOLA :allarme rosso


da Corriere della sera , Salute

In circa 40 anni dalla sua scoperta, contagi circoscritti a piccoli focolai in Africa centrale hanno colpito, complessivamente, un migliaio di persone in aree rurali. La novità, estremamente negativa, è il suo arrivo nelle città. In grandi e popolose metropoli, come la capitale della Guinea e altri centri abitati di Sierra Leone, Liberia, Senegal. Dove è difficile isolare gli infettati e dove il virus può espandersi a macchia d’olio. Così il numero dei possibili contagi sale in modo esponenziale: milioni le persone a rischio.......E’ la prima volta che accade da quando, 40 anni fa, questo virus ha fatto un triplo salto di specie e, dopo i pipistrelli (probabilissimi «untori» iniziali, anche se l’ipotesi bioterrorismo è stata ventilata) e le scimmie, ha cominciato a uccidere l’uomo. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) stavolta è allarmata sul serio. Il ceppo attualmente attivo in Guinea e in altri Paesi africani confinanti è più “cattivo” di quelli che hanno causato epidemie negli anni scorsi: da una letalità di sette su dieci colpiti, si è passati a nove su dieci......Il virus Ebola si contrae attraverso il contatto diretto con persone e animali infetti e tramite sangue, urine, latte materno. Dopo un periodo d’incubazione che va dai 2 ai 21 giorni, il virus causa una febbre violenta, mal di testa, dolori muscolari, congiuntivite e fiacchezza generale, sintomi che molto spesso fanno pensare alla malaria e fanno iniziare il trattamento col chinino. In un secondo momento, il paziente ha vomito, diarrea e talvolta rash cutaneo. Il virus si diffonde nel sangue causando problemi di coagulazione ed emorragie gravissime. Familiari e operatori sanitari che curano i pazienti sono a elevato rischio di contrarre l’infezione. «Ebola – dice Fukuda – è malattia acuta, ma può essere controllata. Sappiamo come interrompere i contagi, anche se non esistono vaccini o farmaci contro il virus».....il presidente dei Microbiologi clinici italiani, Pierangelo Clerici, spiega: «Purtroppo questa volta il virus non si è fermato ai villaggi rurali, ma ha iniziato a diffondersi in un grande centro urbano dove vivono due milioni di persone e si tratta del ceppo più aggressivo (ceppo Zaire). L’isolamento dei casi non basta, è fondamentale tracciare la catena di trasmissione. Tutti i contatti dei pazienti che potrebbero essere stati contagiati dovrebbero essere monitorati e isolati al primo segno dell’infezione». E avverte: «L’Italia non ha voli diretti con le capitali dei Paesi attualmente coinvolti dall’epidemia; se da una parte è positivo, dall’altra è un fattore di difficoltà poiché passeggeri infetti potrebbero arrivare dagli scali europei. Sarebbe bene, quindi, che anche l’Italia iniziasse ad attivare misure di attenzione negli aeroporti e nei centri di prima accoglienza. La rete dei laboratori di microbiologia clinica in Italia comprende alcuni centri di riferimento con strutture di alto isolamento e capacità tecniche di diagnosticare tali patologie».
9 aprile 2014 

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