domenica 11 maggio 2014

orso castano : la ricerca nel Servizio Sanitario Nazionale , secondo la Corte dei Conti (e non si vede perche' non debba dire il vero) praticamente non e' finanziata in modalita' diffusa. I soldi li beccano i Centri piu' forti , gia' consolidati, collocati prevalentemente al Nord , San Raffaele in testa. Il resto del Servizio Sanitario Nazionale vivacchia , con l'esclusivo compito dell'assistenza sanitaria e qualche piccola illusione di ricerca fatta in casa. Un panorama desolante. La piramide sanitaria italiana , quella in particolare del Servizio Sanitario Nazionale , al vertice del quale ci sono i poliici e via via scendendo i Direttori Sanitari ed Amministrativi, sempre di nomina politica, e poi piu' in basso , garanti degli equilibri politici, in prima linea, con la loro fetta di potere , gestendo budget di piccolo cabotaggio, gli asstone , i Primarietti che distribuendo carotine ed , all'occorrenza punendo le teste calde che rischiano di mettere in discussione la piramide del potere (ed il flusso dei veri e grossi budget , flussi quasi sempre ben nascosti) sopravvive egregiamente. La recente vicenda dell'EXPO di Milano che coinvolge in pieno la sanita' pubblica attraverso una ragnatela pubblico-privato , oscura, su cui si e' alzato solo un piccolo velo , con "imprenditori" anzi pardon "prenditori" corrotti , un piccolo esercito aggressivo e colluso con poteri occulti e peggio, questa vicenda e' esmplare. Puo' andare avanti il paese cosi?!! Poveri noi!!!
........Il programma di ricerca sanitaria si articola nelle attività di Ricerca corrente e di Ricerca finalizzata.
La Ricerca corrente Ã¨ attuata tramite i progetti istituzionali degli organismi di ricerca nazionali (regioni, Istituto superiore di sanità, Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro, Agenzia per i servizi sanitari regionali, Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici e privati, Istituti zooprofilattici sperimentali) nell'ambito degli indirizzi del programma nazionale, approvati dal Ministro.
La Ricerca finalizzata attua gli obiettivi prioritari, biomedici e sanitari, del Piano sanitario nazionale. I progetti di ricerca biomedica finalizzata sono approvati dal Ministro di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, allo scopo di favorire il loro coordinamento. 
Le attività di ricerca corrente e finalizzata sono svolte dalle regioni, dall'Istituto superiore di sanità, dall'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro, dall'Agenzia per i servizi sanitari regionali, dagli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici e privati nonché dagli Istituti zooprofilattici sperimentali. Alla realizzazione dei progetti possono concorrere, sulla base di specifici accordi, contratti o convenzioni, le Università, il Consiglio nazionale delle ricerche e gli altri enti di ricerca pubblici e privati, nonché imprese pubbliche e private.
Per l'attuazione del programma il Ministero, anche su iniziativa degli organismi di ricerca nazionali, propone al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e agli altri ministeri interessati le aree di ricerca biomedica e sanitaria di interesse comune, concordandone l'oggetto, le modalità di finanziamento e i criteri di valutazione dei risultati delle ricerche. 
Il Ministero, nell'esercizio della funzione di vigilanza sull'attuazione del programma nazionale, si avvale della collaborazione tecnico-scientifica della Commissione nazionale per la ricerca sanitaria e degli organismi tecnico-scientifici del Servizio sanitario nazionale e delle regioni. 
Le regioni formulano proposte per la predisposizione del programma di ricerca sanitaria, possono assumere la responsabilità della realizzazione di singoli progetti finalizzati, e assicurano il monitoraggio sulla applicazione dei conseguenti risultati nell'ambito del Servizio sanitario regionale.
Art. 12bis del Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n. 502
Ricerca sanitaria pubblica. Corte dei conti: “Quasi tutte le risorse al Nord. Ai privati i 2/3. Al top il San Raffaele di Milano

Lo rileva un’apposita indagine con riferimento al periodo 2007/2012. Al Nord Italia, dove c’è il maggior numero degli Irccs, va il 63% della ricerca finalizzata e il 72% di quella corrente. L’istituto milanese (ex di Don Verzé) sempre in testa alla classifica dei finanziamenti. IL RAPPORTO INTEGRALE

23 APR - Si sapeva, ma vederlo scritto nero su bianco fa un certo effetto. In Italia la ricerca sanitaria è una storia quasi esclusiva del Nord. A darcene la conferma è un’indagine della Corte dei conti appena resa nota che ci dice come , per quanto concerne la ricerca corrente, il 72% dei finanziamenti và al Nord, il 21% al Centro e il 7% al Sud. E lo stesso, più o meno, per la finalizzata dove il 63% và al Nord, il 32% al Centro, il 4% al Sud.

“Nell’indagine sulla ricerca sanitaria pubblica con riferimento al periodo di tempo che va dal 2007 al 2011, con aggiornamento al 2012 – si legge in una nota della Corte dei conti - sono delineati gli elementi essenziali del quadro normativo che regola la materia, si definiscono le due tipologie della ricerca sanitaria pubblica (corrente e finalizzata) e i soggetti che la attuano (gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico – IRCCS), si illustrano i meccanismi selettivi per l’individuazione dei progetti da finanziare, si espongono le risultanze contabili registrate nel periodo, si mettono in evidenza le criticità che il sistema appare presentare, si prospettano possibili ambiti di miglioramento”.
“Nel complesso – prosegue la nota - si può affermare che nel sistema della ricerca sanitaria finanziata con risorse pubbliche vi è la consapevolezza della necessità di individuare processi di selezione che siano trasparenti (obiettività e terzietà delle selezioni), tempestivi (durata minima del processo valutativo), congrui rispetto ai bisogni di progressi scientifici nell’area clinico-medicale (concentrazione delle risorse sui temi prioritari individuati dal Piano sanitario nazionale e dal Piano nazionale della ricerca)”.
 “Per quanto concerne questi tre obiettivi – sottolinea la Corte - va detto che quello della trasparenza sia in buona misura conseguito, l’obiettivo della tempestività sembra invece necessitare della predisposizione di incisivi meccanismi di accelerazione; per quanto riguarda il terzo obiettivo, si può prudentemente sostenere che gli indirizzi delle direttive ministeriali siano in buona misura rispettati”.

“L’analisi – prosegue la Corte - ha fatto emergere profili di rilevante concentrazione, in primo luogogeografica, poiché il numero maggiore di IRCCS si addensa nelle sole regioni della Lombardia e del Lazio, poi di concentrazione della maggior parte delle risorse finanziarie su pochissimi IRCCS ed in particolare su uno, l’Istituto San Raffaele di Milano; anche il rapporto di distribuzione delle risorse tra IRCCS pubblici e privati è in misura rilevante a favore di questi ultimi, poiché tali risorse vanno per 2/3 ai privati e per 1/3 ai pubblici; un ulteriore fenomeno di concentrazione riguarda invece le discipline trattate dall’insieme dei progetti finanziati: infatti, per la ricerca corrente, all’oncologia va il 28% dei finanziamenti e alle neuroscienze il 22%, mentre nella finalizzata, il 30% dei finanziamenti va alle neuroscienze e il 20% all’oncologia; del resto, tale ultimo fenomeno può essere almeno in parte motivato con le indicazioni stesse del Piano sanitario nazionale e delle direttive ministeriali”.

“Per quanto concerne la gestione delle risorse – spiega ancora la nota - la complessa procedura che presiede alla assegnazione dei finanziamenti, specie nella ricerca finalizzata, genera una evidente criticità nei tempi di erogazione: nel periodo 2007-2011 i residui sono costantemente intorno ai 160 milioni, rispetto a stanziamenti di competenza che negli anni oscillano tra i 117 e i 53 milioni di euro, denotando la tendenza dell’amministrazione a riportare all’esercizio successivo la competenza stessa”...............CONSIDERAZIONI  conclusive  
E’ necessario quindi: concentrare per quanto possibile l’impiego delle risorse secondo principi di priorità, per ottenere adeguate “masse critiche” per ciascuna disciplina; enfatizzare la ricerca della congruità dei contenuti dei progetti con gli obiettivi del PSN; garantire una gestione efficiente delle risorse assicurando puntualità, speditezza e certezza dei finanziamenti.

Allo stesso tempo, andrebbe perseguito l’obiettivo di mantenere, pur nel rispetto delle priorità indicate dal Piano sanitario nazionale e dalle direttive ministeriali, una migliore ponderazione tra le varie discipline, sia per la ricerca corrente che per la finalizzata, così come di garantire una distribuzione meno squilibrata tra i vari territori regionali.
E’ ovvio che, essendosi adottati criteri di selezione pressoché oggettivi, a garanzia della trasparenza delle procedure, si finisce per privilegiare gli Istituti economicamente e scientificamente più “forti” che finiranno per diventarlo ancora di più a scapito dei più “deboli”.

Si potrebbe forse ovviare conferendo ulteriori funzioni riequilibratrici, sempre nel massimo di trasparenza possibile, alla CNRS, con il compito di garantire, entro limiti attentamente predeterminati, un accesso più equilibrato alle risorse per tutti i soggetti del sistema.

Peculiare punto di criticità riguarda, per la ricerca finalizzata, la lunghezza dei tempi che intercorrono dalla pubblicazione dei bandi alla fase di effettivo finanziamento dei programmi e che si riverbera contabilmente nella formazione di residui passivi che vanno decisamente ridimensionati.

In ogni caso l’Amministrazione a tale riguardo ha rappresentato la circostanza che per altri comparti il legislatore ha previsto specifiche deroghe ai generali termini di perenzione, le quali potrebbero essere considerate anche nell’ambito della ricerca sanitaria.

Si è già rilevato (cfr. pag. 31) che nel periodo considerato l’importo dei residui totali oscilla intorno ai 160 milioni per anno. In realtà, salvo l’ovvia necessità di più puntuali approfondimenti e l’oggettiva presenza di numerose fasi procedurali, appare assai ampio l’intervallo che trascorre tra l’avvio delle procedure e la pubblicazione dei bandi (oltre 12 mesi), così come si potrebbe lavorare su una ragionevole riduzione dei tempi della valutazione riservata ai referees (attualmente 6/9 mesi) e su uno snellimento dei tempi richiesti per le valutazioni finali da parte del Ministero.

Da ultimo, non appaiono ancora del tutto ben definite le procedure che consentano la valutazione scientifica dei risultati dei programmi di ricerca, soprattutto per quanto concerne le ricadute cliniche di tali programmi e l’accoglienza che la comunità scientifica riserva loro; infatti il ricorso al cosiddetto Citation Index (vedi paragrafo 5) presenta tempi di realizzazione estremamente prolungati (fino a dieci anni). 

23 aprile 2014
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