mercoledì 7 maggio 2014

read key : disturbi del carattere e disturbi di personalita' : un aggiornamento

orso castano : un buon articolo questo della Dott,ssa Gaia Vicenzi su un argomento, come quello dei disturbi del carattere sul quale si pone poca attenzikone e che , spesso, se non tenuto presente puo' portare a formulare diagnosi piu' gravi di quelle che in realta' si pongono dinanzi allo psicoterapeuta (psichiatra e psicologo). Le valutazioni sono aggiornate al DSM5. C'e' poi una classificazikone dei Disturbi di Personalita', anche questi , pur se ion misura minore , poco usati n elle diagnosi psichiatriche, ed anche questi, se non considerati, possono portare a diagnosi fuorvianti con conseguenti trattamenti piu' cruciali di quanto in realta' sia utile fare.

di Gaia Vicenzi
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

I termini “temperamento”, “carattere” e
“personalità” sono entrati a far parte del linguaggio
comune e spesso sono considerati
come sinonimi. Inoltre, l’associazione tra
questi termini e l’idea che siano qualcosa
di immodificabile e innato (“sono fatto così:
se uno nasce tondo non diventa quadrato”)
è molto stretta. In realtà i tre concetti si riferiscono
a tre diverse dimensioni dell’essere
umano.
Il nostro temperamento è, tendenzialmente,
già determinato geneticamente e, dunque,
più difficilmente modificabile. Esso è
la base innata ancorata alla struttura biologica
della persona, legata alla neurochimica
del cervello, e ne caratterizza le tendenze
istintive, i bisogni, le disposizioni
impulsive. In particolare, il temperamento
(già visibile nei primi giorni di vita), si definisce
su quattro aree. La prima riguarda l’evitamento
del danno, ovvero la tendenza a
preoccuparsi per le possibili conseguenze
delle proprie azioni, quanto si è cauteli, apprensivi.
La seconda riguarda la dipendenza
dalla ricompensa, ovvero la sensibilità ai
segnali sociali e l’attenzione alla reazione
delle altre persone al proprio comportamento.
La terza rimanda alla persistenza,
ovvero la tendenza alla determinazione,
alla costanza, la resistenza alla frustrazione.
Infine, la quarta si riferisce alla ricerca di
novità, ovvero la tendenza all’esplorazione,
all’entusiasmo per il nuovo e alla facilità di
annoiarsi per il vecchio.
La differenza tra “carattere” e “personalità”,
invece, è più sfumata.
Il carattere è frutto dell’iniziativa personale,
“è ciò che noi facciamo di noi stessi intenzionalmente”
(Cloninger, 1996). Esso si manifesta
concretamente attraverso un tipico
comportamento, un costante modo di reagire
agli stimoli dell’ambiente.
La personalità, invece, si riferisce ad una
struttura interna all’individuo, andata costruendosi
nel corso dell’evoluzione di vita
e sempre passibile di modificazione (fino
all’età adulta, assolutamente cangiante).
Con il termine “personalità”, si intende
l’insieme delle caratteristiche psichiche e
delle modalità comportamentali che definiscono
il nucleo delle differenze individuali,
nella molteplicità dei contesti in cui la condotta
umana si sviluppa.
Nella storia della psicologia si sono succedute
diverse teorie sulla personalità.
Nel 1930 è stata formulata una teoria che
prende il nome di Lexical Hypothesis. I ricercatori
pensarono di poter trovare i tratti
di personalità base tracciando e analizzando
la lista di aggettivi presenti nel dizionario.
Trovarono un numero vertiginoso di
aggettivi: ben 18.000 ma si accorsero che
la lingua non permetteva di cogliere molti
aspetti.
Successivamente, trovando che alcuni aggettivi
si presentavano spesso in combinazione,
suddivisero la lista in 5 categorie
principali: nevroticismo-stabilità emotiva
(indica la stabilità emotiva, la capacità di
gestire le emozioni negative), estroversione-
introversione (indica l’inclinazione
a passare del tempo in compagnia altrui),
apertura-chiusura mentale (indica la curiosità
intellettuale sulla vita e sull’universo),
coscienziosità-negligenza (indica il grado
di responsabilità e di controllo sulla propria
vita), gradevolezza-scontrosità (indica
la predisposizione alla cooperazione e ad
aiutare gli altri).
La personalità evolve, modificandosi. Essa
subisce una grande metamorfosi in adolescenza,
a seguito dell’esposizione ai modelli
dei coetanei. Durante questa fase del
ciclo di vita si stabilizzano dei tratti che nel
corso dell’età adulta possono permanere in
modo più o meno stabile.
Sicuramente durante l’adolescenza i giovani
tendono ad uniformarsi al gruppo, mentre
solo successivamente va prendendo
forma una dimensione sempre più autonoma
del proprio sé.
Quando uno pensa a sé e alla propria personalità,
deve prendere in considerazione
molti fattori e dimensioni, anche in relazione
ai diversi contesti in cui opera. Modificare
la propria personalità, se vi sono aspetti
disfunzionali, è possibile. Un primo passo,
comunque, è iniziare a prendere in considerazione
l’idea di accettarsi e quella non
tanto di modificare se stessi in toto ma di
modificare la propria autostima, ovvero l’idea
che abbiamo di noi stessi.

  • Il DSM, Fourth Edition Text Revision (DSM-IV-TR) divise 10 disturbi di personalità in 3 cluster. Il nuovo DSM-5 non fa uso di cluster e riconosce un minor numero di disturbi; questi disturbi sono approfonditi in questa sezione.


  • Disturbo schizotipico di personalità
Il disturbo schizotipico di personalità, come i suoi cugini storici i tipi di personalità paranoide e schizoide, implica il ritiro sociale e la freddezza emotiva. Tuttavia, il disturbo schizotipico di personalità comporta anche bizzarrie del pensiero, della percezione e della comunicazione, come il pensiero magico, la chiaroveggenza, le idee di riferimento o l'ideazione paranoide. I pazienti tendono a essere sospettosi dei cambiamenti e spesso attribuiscono erroneamente le azioni degli altri a motivazioni ostili e malevole. Queste bizzarrie suggeriscono la diagnosi di schizofrenia (see p. Schizofrenia ) ma non sono mai abbastanza gravi da soddisfarne i criteri. Si pensa che i soggetti con disturbo schizotipico di personalità abbiano un'espressione attenuata dei geni che causano la schizofrenia.
  • Disturbo borderline di personalità
Il disturbo borderline di personalità viene incontrato comunemente in tutti gli ambienti psichiatrici e medici. Si contraddistingue per l'instabilità dell'immagine di sé, del tono dell'umore, del comportamento e delle relazioni.
Il disturbo istrionico di personalità può rappresentare un sottogruppo dei pazienti con disturbo borderline di personalità con cui condivide l'incostanza e l'instabilità emotiva nelle relazioni.
Le persone con disturbo borderline di personalità sono ipersensibili. Ritengono di essere stati privati delle cure adeguate durante l'infanzia e di conseguenza si sentono vuoti, arrabbiati e in diritto di ricevere accudimento. Per tali motivi, cercano incessantemente attenzione e sono suscettibili a percepirne l'assenza. I loro rapporti interpersonali tendono a essere intensi e importanti. Quando percepiscono che ci si prende cura di loro, si mostrano come trovatelli solitari che chiedono aiuto per la loro depressione, per l'abuso di sostanze, per i disturbi del comportamento alimentare, per i dolori somatici e i maltrattamenti passati. Quando temono di perdere la persona che si prende cura di loro, spesso manifestano una rabbia intensa e inappropriata. Tali mutamenti di umore si accompagnano tipicamente a drastiche variazioni nella loro visione del mondo, di se stessi e degli altri, p.es., da cattivo a buono, da odiato ad amato. Quando sono arrabbiati o si disprezzano, spesso si feriscono. Quando si sentono abbandonati, si dissociano, hanno brevi episodi di pensiero psicotico, o diventano disperatamente impulsivi, a volte intraprendono comportamenti suicidari.
I pazienti con disturbo borderline di personalità inizialmente tendono a evocare reazioni protettive intense in chi si prende cura di loro, ma dopo ripetute crisi, vaghe e infondate lagnanze e fallimenti nell'aderenza alle raccomandazioni terapeutiche, questi pazienti possono evocare risposte ostili e negative.
È probabile che il disturbo borderline di personalità vada incontro a remissione (circa il 50% in 2 anni e 85% in 10 anni), e una volta cessato, solitamente non recidiva. Tuttavia, questa riduzione dei sintomi non è associata a un analogo miglioramento del funzionamento sociale. Dopo 10 anni, solo il 20% ha rapporti stabili od un lavoro a tempo pieno. (V. anche the American Psychiatric Association’s Guideline Watch: Practice Guideline for the Treatment of Patients With Borderline Personality Disorder).
  • Disturbo antisociale di personalità
Il disturbo antisociale di personalità (ed il disturbo di personalità psicopatica storicamente connesso ad esso) è caratterizzato da un cinico disprezzo dei diritti e dei sentimenti altrui. I soggetti affetti utilizzano gli altri per un guadagno materiale o per gratificazione personale. Essi diventano facilmente frustrati e tollerano poco le frustrazioni. Caratteristicamente, agiscono i loro conflitti in maniera impulsiva e irresponsabile, talvolta con ostilità e violenza. Solitamente non prevedono le conseguenze dei loro comportamenti e non provano rimorsi o sensi di colpa. Molti di loro possiedono una capacità ben sviluppata di spiegare con disinvoltura il proprio comportamento e/o di incolpare gli altri. La disonestà e l'inganno pervadono le loro relazioni interpersonali. La punizione raramente modifica il loro comportamento o ne migliora il giudizio.
La personalità antisociale spesso conduce all'alcolismo, alla tossicodipendenza, alla promiscuità, al fallimento nell'adempimento delle responsabilità, a frequenti trasferimenti e a difficoltà nel conformarsi alle leggi. L'aspettativa di vita è ridotta, ma il disturbo tende a migliorare o a stabilizzarsi con l'età.
  • Disturbo narcisistico di personalità
Il tratto centrale del disturbo narcisistico di personalità è la grandiosità. I soggetti affetti possiedono un esagerato senso di superiorità e si aspettano di essere trattati con deferenza. Essi possono anche utilizzare gli altri poiché ritengono che la loro superiorità lo giustifichi. I loro rapporti sono caratterizzati dalla necessità di essere ammirati. Spesso credono che gli altri li invidino e sono estremamente sensibili alle critiche, ai fallimenti o alle sconfitte. Quando si trovano di fronte all'incapacità di soddisfare l'elevata opinione che essi hanno di sé, possono arrabbiarsi o deprimersi profondamente e suicidarsi.
  • Disturbo evitante di personalità
Il disturbo evitante di personalità è caratterizzato dall'evitamento di persone o situazioni in cui potrebbero verificarsi il rifiuto, il fallimento, o il conflitto. Le persone affette temono di intraprendere relazioni o una qualsiasi altra cosa nuova per il rischio che possa deludere o andare incontro ad insuccesso. Dato che i soggetti colpiti hanno un intenso e conscio desiderio di affetto e accettazione, soffrono in maniera evidente per il loro isolamento e la loro incapacità di relazionarsi in modo soddisfacente con le altre persone.
  • Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità
Il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è caratterizzato da diligenza, ordine e serietà. Tuttavia, le persone colpite sono spesso anche rigide e quindi incapaci di adattarsi ai cambiamenti. Assumono le responsabilità con serietà, ma dato che odiano gli errori e l'incompletezza, possono perdersi nei dettagli e dimenticare lo scopo dei loro compiti. Di conseguenza hanno difficoltà nel prendere le decisioni e nel portare a termine i compiti. Tali problemi rendono l'avere responsabilità una fonte di ansia e raramente sono soddisfatti dei risultati. Tuttavia, la maggior parte dei tratti ossessivo-compulsivi sono adattativi; fino a quando i caratteri non sono troppo marcati, le persone con queste caratteristiche spesso ottengono molto, soprattutto in ambito scientifico e in altri campi accademici che beneficiano di organizzazione, perfezionismo, e perseveranza. Tuttavia, i sentimenti e i conflitti interpersonali potrebbero metterli a disagio nelle situazioni in cui sono privi di controllo, che richiedano di contare su altre persone, o che siano imprevedibili.



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