domenica 20 luglio 2014

dal blog di Fabiola Menon , nutrizionista

orso castano : un esempio di visione sistemica dello sviluppo delle patologie. Questa chiave di lettura porta ad abbandonare lo studio d'organo isolato dal resto del corpo per portare l'attenzione sulle interconnessioni tra i vari sistemi funzionali presenti nel corpo umano. Gli sviluppi di questa chiave di lettura si complementano con le scoperte dell'epigenetica , che studiano le influenze sul DNA dell'ambiente interno ed esterno alla cellula. Quello che rischia di essere messo in ombra e' lo studio della  funzione che ciascun organo esercita nel sistema generale costituito dal corpo umano. Come spiegare i dati che , anche se lentamente,  si accumulano sulla cosiddetta "memoria d'organo" , magari riguardanti la memoria del sistema immunitario legata alla storia quell'organo? Come funziona questa memoria?  Che funzione ha? come viene costruita? Se la chiave di lettura PNEI porta , o forse piu' correttamente spinge a mettere in ombra la "diagnosi d'organo, le ricerche dovrebberero nello stesso tempo  indurre a  focalizzare l'attenzione sulla funzione dei rispettivi organi nel "coro" del corpo umano pena una cattiva comprensione  della patologia.........  http://www.informasalus.it/data/foto/i/immunita-innata-e-toll-like-receptors-tlr_2952.jpg

un articolo da Pubmed

Effector T cell differentiation and memory T cell maintenance outside secondary lymphoid organs.

Abstract

Naive T cell circulation is restricted to secondary lymphoid organs. Effector and memory T cells, in contrast, acquire the ability to migrate to nonlymphoid tissues. In this study we examined whether nonlymphoid tissues contribute to the differentiation of effector T cells to memory cells and the long-term maintenance of memory T cells. We found that CD4, but not CD8, effector T cell differentiation to memory cells is impaired in adoptive hosts that lack secondary lymphoid organs. In contrast, established CD4 and CD8 memory T cells underwent basal homeostatic proliferation in the liver, lungs, and bone marrow, were maintained long-term, and functioned in the absence of secondary lymphoid organs. CD8 memory T cells found in nonlymphoid tissues expressed both central and effector memory phenotypes, whereas CD4 memory T cells displayed predominantly an effector memory phenotype. These findings indicate that secondary lymphoid organs are not necessary for the maintenance and function of memory T cell populations, whereas the optimal differentiation of CD4 effectors to memory T cells is dependent on these organs. The ability of memory T cells to persist and respond to foreign Ag independently of secondary lymphoid tissues supports the existence of nonlymphoid memory T cell pools that provide essential immune surveillance in the periphery.

Con la PNEI viene finalmente introdotto nella nostra medicina Occidentale un concetto poco familiare per noi ma che rappresenta una pietra miliare, anzi direi un Dogma, della Medicina tradizionale Cinese e delle Medicine orientali in generale: cioè che l’uomo è uno, indivisibile, che il corpo è uno spazio, un luogo dove il pensiero è diffuso e permea ogni organo, ogni apparato, ogni scambio cellulare. L’avreste mai detto? Eppure è così, e tanto, a questo proposito, ci hanno insegnato proprio i trapianti d’organo.
     Naturalmente, per lo stesso principio, vale anche l’opposto: tutte le molecole e i miliardi di scambi chimici, e di conseguenza energetici, che si generano nel nostro corpo, danno forma al pensiero e si evolvono in una forma mentale. E’ chiaro che questo apre le porte alle malattie somato-psichiche. Esistono dei disturbi della sfera psichica che si instaurano, che si presentano proprio a seguito di uno squilibrio della parte organica (quante persone, ad esempio, hanno sviluppato una forma depressiva a seguito di disturbi gastrici……)
     La PNEI è una vera e propri rivoluzione in corso d’opera,la PNEI induce  una rivoluzione  nell’atteggiamento del Medico, perché lo obbliga a cambiare definitivamente il suo focus: che passa dalla patologia alla persona, che passa dal disturbo segnalato alla persona che lo sta segnalando.La PNEI reclama con forza una radicale modificazione del modello medico dominante, un modello vecchio e scadente nella pratica clinica, che rappresenta solo un impaccio allo sviluppo della ricerca scientifica.
Ma scendiamo nel dettaglio: quali sono le idee portanti del vecchio modello che la PNEI mette in discussione? Proviamo a riassumerle……
1. Il cervello umano è simile a un computer, una stazione di comando centrale che conosce l’esterno leggendolo come un calcolatore legge un nastro magnetico. E governa l’interno tramite gli ordini impartiti dall’alto al basso attraverso la rete nervosa. Quindi il cervello visto come reparto speciale e inaccessibile dell’organismo, dove i suoi codici e i suoi componenti sono unici e non rintracciabili in nessun altro organo.
2. Le difese immunitarie viste come qualche cosa di meccanico ed automatico: arriva l’anticorpo che blocca l’antigene neutralizzandolo.
3. E infine il sistema immunitario, gli ormoni, visti come sistema di bioregolazione automatica, la cui influenza sulle malattie comuni è praticamente nulla. Interessano la diagnosi in quei rari casi di grave squilibrio endocrino che si presentano all’osservazione clinica.
     La PNEI sostiene che la comunicazione all’interno dell’organismo non sia di tipo gerarchico ma bidirezionale e diffuso: quindi un network, una rete di informazioni, che si diffonde in tutto l’organismo senza il rispetto di una gerarchia...................la medicina psicosomatica, che se ne va con tutto il suo incerto armamentario a predominanza psicologica…….Esempio: di fronte ad un’Artrite reumatoide la vecchia medicina psicosomatica consiglierà di indagare le caratteristiche psicologiche dell’ammalata, la sua infanzia, la sua infanzia, il rapporto con una madre restrittiva, la sua personalità tirannico-depressa, eccetera.
     La conclusione pratica di questo approccio sarà, nel migliore dei casi, l’aggiunta di un supporto psicologico. Nel peggiore dei casi un’analisi di cui non si vedrà mai la fine…..in aggiunta a una bella dose quotidiana di cortisone in abbinamento con un altro farmaco che non faranno altro che mandare definitivamente in tilt l’equilibrio tra i grandi sistemi di regolazione già perturbato dall’infiammazione che è alla base della Artrite reumatoide.
     Ma allora come si fa a risolvere? Se abbiamo ormai capito che gli interventi terapeutici attuali non sono risolutivi cosa fare? Come procedere operativamente?In pratica che cosa fa il terapeuta che si occupa di PNEI per risolvere il problema che gli ha sottoposto il paziente? Semplice: procede in una visita molto accurata della persona, considerando sia i disturbi della parte organica, a partire dall’infanzia, che i disturbi della parte emotiva, sempre a partire dall’infanzia (distinguiamo queste due parti per comodità…sappiamo bene che non sono separate, anzi….).
     Ne risulta un quadro accurato dove si intrecciano indissolubilmente le emozioni e le malattie. Questo è un quadro tridimensionale dove la profondità è data dalla dimensione del tempo. In questo quadro si inserisce la chiave di lettura del terapeuta che deve sia leggere che interpretare. Cioè deve trovare la logica che lega lo sviluppo nel tempo di tutti i disturbi, organici ed emozionali. Trovata la logica (….e c’è sempre una logica è che a volte è veramente difficile trovarla….) il caso può considerarsi risolto. Perché?
     Perché la logica sta sempre nello squilibrio, o nel cattivo metabolismo di un elemento minerale fondamentale per il corretto mantenimento di alcune o molte funzioni basilari che avvengono incessantemente nel nostro organismo, milioni di volte al giorno. E’ come un disco rotto, qualcosa che si inceppa, che non permette un determinato compito, una reazione ad esempio. O uno scambio ionico, una di quelle cose che le ognuna delle nostre cellule fa milioni di volte al giorno. Una di quelle cose che rappresenta la biochimica, la biologia della cellula..

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