sabato 19 luglio 2014

Non Lavoro

Orso castano : il documento dell'Associazione Lavoro Over 40 e' molto interessante anche per la competenza di chi lo ha scritto. Il modello di welfare proposto ben si integra con le pratiche di Start Up, Spin Off , Think Tank , diffusi a tutti i livelli professionali di qualsiasi tipo. Ma pare c he un economicismo d'accatto e riduttivo punti sopratutto al salario di cittadinanza , che e' un concetto molto pericoloso , perche' in tal modo lo Stato , invece di prendere in considerazione l'essere umano in maniera olistica , in carne e pensiero, si scarica di questa responsabilita' lasciando solo , con poche monete i disoccupati e gli dice “sopravvivi ed arrangiati”. E' chiaro che qui' non si invoca uno statalismo imperante ed onnicomprensivo, ma offrire opportunita' di impegno professionale basato sulla libera scelta del soggetto in parallelo ai bisogni di sviluppo , culturale e materiale , e' e dovra' esser un compito di un welfare umano e degno di questo nome, sopratutto se si vuole uno sviluppo scientifico ed umano della nostra societa'
Associazione Lavoro Over 40® Professionalità per competere in un mondo che cambia
Associazione Lavoro Over 40® - Professionalità per competere in un mondo che cambia Sede Legale Via S. Maria di Loreto 11 23807 Merate  Sede Operativa C/O ACLI Via della Signora 3 20122 Milano  C.F. 97357200159 cell. 0039-340-3793580 (solo pomeriggio)  Sito www.lavoro-over40.it  E-mail info@lavoro-over40.it Marchio registrato N. 0001209085 CCIAA MILANO 07/06/2006


Esimio Sig.
Presidente Della Repubblica
Giorgio Napolitano
Piazza del Quirinale
Roma
Gentile
Sig. Presidente del Consiglio
Dott. Mateo Renzi
Palazzo Chigi
Piazza Colonna 370
Roma
Gentile
Sig. Ministro del Lavoro
Dott. Giuliano Poletti
Via Veneto 56
Roma
Gentile
Presidente della Camera
On.Laura Boldrini
Gentile
Presidente del Senato
Sen. Pietro Grasso
Gentile
Presidente Commissione Lavoro del Senato
Sen. Maurizio Sacconi
Gentile Presidente Commissione Lavoro della Camera
On. Cesare Damiano
Merate 15 luglio 2014
Il Presidente della Repubblica in occasione della visita a Monfalcone del 6 Luglio 2014 per la commemorazione dello scoppio della prima guerra mondiale, alla una domanda di un cittadino che lamentava la gravità della disoccupazione giovanile, ha risposto “Senza lavoro per i giovani l’Italia è finita”. Affermazione drammaticamente ed assolutamente vera , ma che le orecchie di persone mature (over 40/50/60) che hanno perso il lavoro e che hanno grandissime difficoltà di reinserimento, non vorrebbero mai sentire, e fanno rabbrividire, soprattutto se pronunciate dalla più alta carica dello Stato.
In occasione del discorso di fine anno, lo stesso Capo dello Stato aveva puntigliosamente evidenziato le difficoltà economiche e sociali che incontrano le persone mature senza lavoro, additandole come una criticità da curare. Oggi evidenzia la disoccupazione giovanile e i suoi riflessi drammatici sul futuro. Insomma sembra che le risposte siano sempre opportunistiche e date in funzione della platea che ha davanti. Si tratta di due verità, la disoccupazione giovanile e quella in età matura che purtroppo convivono, ma solo la prima viene considerata grave: la seconda viene considerata un problema di secondaria importanza, ignorata; e le persone che la subiscono sono considerate zavorra da gettare, spazzatura. Il futuro si costruisce sul presente!
La nostra Associazione Lavoro Over 401, che si occupa della disoccupazione in età matura (over 40/50/60) da oltre 10 anni, sente il dovere di replicare alla affermazione del Capo dello Stato dicendo che: “Senza lavoro alle persone mature over40/50/60 non c’è presente”. Il futuro si costruisce sulle azioni sviluppate nel presente e non sulle parole ed intenzioni per il futuro. La mancanza di lavoro attuale per le persone mature preclude il presente e non consente generazioni giovani di costruire un futuro.
La Associazione Lavoro Over 40 si occupa da oltre10 anni di questa triste realtà e si batte per rivendicare la dignità di queste persone disoccupate in età matura (over 40/50/60), denunciando, in tutte le occasioni, la loro difficile condizione, aiutandole, dove possibile, al reinserimento lavorativo e combattendo pregiudizi e stereotipi che esistono su questa classe di lavoratori, dimenticata ed ignorata da tutti, relegata a “zavorra” e soggetta spesso a pesanti azioni discriminatorie.
Insomma persone dimenticate e lasciate sole con il loro problema, abbandonate a se stesse senza alcuna speranza per il futuro.
E’ un fatto di buon senso. Basta fermarsi tra la gente comune ed ascoltarla attentamente per capire questo semplice concetto, dove sono i problemi e quali siano le priorità. Anche i media se ne sono accorti e spesso fanno servizi che mettono in luce questa triste realtà. Ma pare che il buon senso non sia nelle corde delle nostra classe politica, focalizzata oggi demagogicamente solo sul tema della disoccupazione giovanile (che comunque è preoccupante).
In tutti questi anni più volte abbiamo sollecitato la attenzione al problema senza essere ascoltati e.
La gravità della disoccupazione in età matura ( over 40/50/60).
Il CENSIS nella ricerca pubblicata il 18 giugno 2014 “Il vuoto della generazione adulta” ha dimostrato con una ricerca che la disoccupazione Over 50 è cresciuta del 146% dal 2008 ad oggi . Altrettanto ha confermato ADAPT, il centro studi della Università di Modena e Reggio Emilia fondato da Marco Biagi e diretto dal Prof. Michele Tiraboschi. Noi della Associazione Lavoro Over 40 lo affermiamo da diversi anni denunciando in più occasioni il pericolo di essere sopra ad una bomba ad orologeria che stava per scoppiare. Ora sta accadendo proprio questo. Eppure senza fare costose ricerche ed impegnare tante risorse è sufficiente analizzare le statistiche ISTAT negli ultimi dieci anni (vedere tabella) per verificare che:
1) la dimensione assoluta della disoccupazione in età matura è costantemente maggiore di disoccupazione giovanile;
2) prima del 2008 cioè prima della crisi, la disoccupazione giovanile era in diminuzione (-11% per la classe 15-24 anni dal 2004 al 2008)mentre la disoccupazione in età matura era in crescita (dal 9 al 19% per le rimanenti classi di età);
3) che dal 2008 ad oggi la disoccupazione giovanile è cresciuta meno della disoccupazione in età matura (67% per la classe 15-24 anni contro 70-116% per le altre classi di età)
Di fronte a tale evidenza, riscontrabile attraverso una semplice lettura dei dati ISTAT, le Istituzioni non si sono minimamente degnate di valutare la dimensione ed i riflessi sociali della disoccupazione in età matura (over40/50/60).
Le istituzioni, a partire dal Presidente del Consiglio Renzi ed ai suoi predecessori Letta e Monti-Fornero, si sono preoccupate solo di aiutare i giovani senza accorgersi (volutamente?) di avere un problema più grosso rispetto alla disoccupazione giovanile. Ci si è sempre allarmati perché la disoccupazione giovanile (15-24 anni), che ora supera il 42%; giusta preoccupazione! La disoccupazione giovanile non è da trascurare, per carità, ma se occorre dare una priorità i numeri parlano chiaro: la disoccupazione in età matura (over 40/50/60) misurata in termini assoluti, e non relativi, è superiore a quella giovanile e i riflessi sociali sono più pesanti. E non sono parole!
Cosa bisogna pensare? Cecità delle istituzioni? Incapacità di leggere i dati? Impossibilità di ricercare o proporre soluzioni? Divieti di altre lobby o dei sindacati? No! Crediamo che tutto ciò sia frutto di un opportunismo demagogico, con il risultato di relegare i lavoratori maturi (over 40/50/60) disoccupati e scoraggiati sempre più ai margini della società come se fossero zavorra da scaricare.
In una recente ricerca realizzata dalla nostra Associazione, si registra che i lavoratori maturi (over 40/50/60) disoccupati sono per la maggior parte assenti dal mercato del lavoro e in stato di disoccupazione da almeno 2 anni (circa 60%) e lontani dalla pensione almeno 6 anni (oltre il 81%) o almeno 10 anni (circa il 65%). Come faranno a coprire il periodo rimanente per chiudere la loro attività lavorativa fino alla pensione, aggravata dal fatto che quest'ultima si è allungata grazie alla Riforma delle Pensioni pensata dal ex-Ministro Fornero? Come potranno continuare a lavorare se le Istituzioni li
abbandonano e se le aziende rifiutano di fatto il loro reinserimento lavorativo? Come potranno fare fronte ai numerosi impegni presi in passato (mutuo, scuole per i figli e quanto altro) se vengono a mancare le risorse economiche?
Anche con la recente svolta il Presidente del Consiglio Renzi, nel prendere in mano il problema del mondo del lavoro, ha aperto una finestra sulla disoccupazione (per ora solo a parole e non con fatti concreti), facendo riferimento a tutta la dimensione del problema, anche se in prevalenza la attenzione è ancora rivolta a quella giovanile. Un piccolo ma insufficiente segnale. E le altre forze politiche...?
Le conseguenze sociali della disoccupazione in età matura.
La disoccupazione giovanile è certamente seria e pesante ed è un tema da affrontare, ma è un problema che colpisce spesso persone singole o pochi nuclei familiari e riguarda il futuro delle generazioni. Al contrario la disoccupazione in età matura (over40/50/60) oltre ad essere di dimensione più elevata di quella giovanile, colpisce moltissimi nuclei familiari e riguarda il presente con un preoccupante effetto moltiplicatore. Infatti la disoccupazione in età matura over 40/50/60):
1. produce devastanti effetti personali. Oltre alla perdita di dignità e identità, si trovano di fronte a difficoltà nel sostenere gli impegni economici presi in tempi precedenti.;
2. interessa in genere persone coniugate con prole (almeno l’80%). Pertanto le conseguenze di disoccupazione, si rifletterebbero negativamente su tutto il nucleo familiare e quindi su almeno il triplo delle persone disoccupate;
3. ha effetti negativi sulla disoccupazione giovanile, in quanto questi ultimi non possono più contare sul sostegno della famiglia;
4. genera effetti negativi sulla generazione dei genitori, dei quali le persone mature (over40/50/60) spesso sono il punto di riferimento e di sostegno.

Accadrà qualcosa?
Ora che gli Istituti di Ricerca, i media, qualche forza politica e persino Papa Francesco pongono la loro attenzione sulle conseguenze della disoccupazione in età matura (over 40/50/60), si intende ancora tenere gli occhi chiusi di fronte ad una realtà che balza immediatamente agli occhi? Ci si prenderà la responsabilità finalmente di occuparsi di questo grave problema? Si potranno prendere provvedimenti seri per farvi fronte? Vorrà il nostro Governo prendere in considerazione meccanismi capaci di aiutare il reinserimento dei lavoratori maturi (over40/50/60) oltre che pensare (giustamente) ai giovani? Si potrà cominciare a parlare di disoccupazione tout court e non solamente di disoccupazione giovanile? Staremo a vedere, ma noi ci auguriamo che si faccia presto!!!.
E’ possibile studiare ricette risolutive?
Non è compito della Associazione proporre indirizzi di politica economica, ma sentiamo il dovere di dare alcuni suggerimenti maturati sulla base della esperienza di dieci anni di attività in continuo contatto con questa popolazione di lavoratori maturi (over 40/50/60), dimenticati da tutti e relegati sempre più ai margini della società, di essere considerati zavorra e con grave rischio di caduta nella povertà assoluta.
Adottare esempi europei.
Certo non ci sono ricette pronte da adottare; né si può pensare che per legge o decreto si risolva il problema della disoccupazione in età matura. Tuttavia è possibile ripercorrere le esperienze straniere positive, sviluppate prevalentemente nei paesi del Nord Europa, ed adattarle alla realtà italiana.
Ricorso agli incentivi: arma a doppio taglio!
La richiesta più semplice ed immediata è di prevedere incentivi alle aziende per il reinserimento degli Over 40 nel mondo del lavoro, analogamente a quanto previsto nel decreto Salva Italia del dicembre 2011 per contrastare la disoccupazione giovanile e femminile oppure nella bozza di intervento emessa con Decreto Interministeriale Lavoro-MEF del 21/11/2013.che, ancora una volta, interviene a sostegno di lavoratori in aziende in crisi, mentre per i lavoratori maturi già disoccupati non è previsto alcun intervento.
In questo modo, però, si corre il rischio di vanificare l’effetto “incentivi”; perché prevedendoli per gli under 35 nella legge Fornero, per gli under 29 del Decreto Lavoro di Letta e se poi si facessero anche per gli over 40, si arriverebbe al paradosso di incentivare il reinserimento di tutti i lavoratori, annullando l’effetto stimolante. Senza considerare, poi che le aziende non condizionano l’assunzione di una persona all’esistenza di incentivi, ma si fanno guidare da altri criteri. Meglio utilizzare questi incentivi con altre finalità.
Basta con le politiche passive sul lavoro!
La strada percorribile è di parlare seriamente di politiche attive del lavoro, di accompagnamento e riqualificazione dei disoccupati (di qualunque età o condizione) con percorsi studiati ad hoc e non quella di
continuare ad adottare le politiche passive a sostegno della CIG e mobilità; strumenti validi in condizioni di economia di mercato normale ma insufficienti, dispendiosi ed inefficaci per arginare la situazione attuale di crisi. Quindi annullare tutte le forme di incentivi alla assunzione (che sarebbe un risparmio per lo Stato), salvo le categorie protette, e sostituirli con sostegni al reddito al lavoratore da adottare nell'ambito dello sviluppo di percorsi di inserimento o reinserimento concordati con le aziende. Questo per evitare che tali sostegni si traducano a pura assistenza, senza l’impegno attivo e diretto del lavoratore al proprio reinserimento. Il nuovo decreto di delega al governo per la revisione delle politiche di ammortizzatori sociali prevede questa strada, ma è solo un decreto di delega. Attendiamo la sua traduzione in norme.
Qualche regione, come ad esempio la Lombardia con la Dote Unica Lavoro, sta tentando di percorrere la strada del reinserimento lavorativo programmato, coinvolgendo un'ampia classe di categorie di lavoro disagiate, ma è solo un esempio sporadico che occorrerebbe incentivare. Invece nella maggior parte di Italia se ne parla continuamente ma si fanno poche azioni.
Azione sul cuneo fiscale?
Se la economia non ricomincia a girare, le cose diventano più difficili. Non sta certamente a noi dare indirizzi di politica economica, ma riteniamo che l'impegno di ridurre il cuneo fiscale sia una strada importante da percorrere e che debba essere studiata con molto equilibrio ed attenzione. In caso contrario non porterebbe frutti positivi ai lavoratori. Infatti se si riducono le detrazioni fiscali pensate che aumenti il netto in tasca ai lavoratori o che si riduca il lordo che deve impegnare l'imprenditore per ottenere quel netto? Se non si studiano attentamente provvedimenti è più probabile che la seconda soluzione prevarrà. Infatti un imprenditore sarà portato a tenere fermo il netto al lavoratore e ridurre il peso dei balzelli che deve pagare per garantire tale netto. Quindi il vantaggio è dell'imprenditore, che vedrà certamente ridotto il costo del lavoro, con conseguenze positive sulla economia, mentre il lavoratore rimarrà al palo. Un vantaggio, quindi, che arriverà al lavoratore solo dopo molto tempo, sempre che tale riduzione si rifletta poi anche sui prezzi di mercato.
Implementare maggiormente la Flessibilità tutelata
Se un lavoratore viene chiamato ad una forma flessibile di lavoro, accetta il rischio di avere un lavoro temporaneo e quindi di passare alcuni periodi senza essere occupato. E allora perché non pagarlo più di un lavoratore a tempo indeterminato? L’’attuazione della flessibilità tutelata, consente di calmierare il mercato della precarietà, portandolo verso il vero concetto di flessibilità.
Controllo rigido della discriminazione. Aumento delle sanzioni previste dalle norme in materia di lavoro
L’esempio di discriminazione è quotidiano: basta aprire i giornali e leggere le offerte di lavoro, oppure basta scorrere le offerte delle Istituzioni per averne un esempio. E tutto questo in contrasto con le strategie di Lisbona e con la normativa europea.
Spesso la norma che vieta la discriminazione (DLGS 216/03) viene disattesa da privati, Agenzie per il Lavoro e da coloro che fanno ricerche e selezione di lavoratori. Ma capita di peggio. Assistiamo a violazioni della 216/03 nel pubblico, dove si continuano a pubblicare bandi di concorso illeciti con paradossali anacronistici limiti di età vietati dall’ordinamento giuridico:
Occorre prevedere maggior controllo delle leggi inasprendo le sanzioni e portandoli a valori altamente incisivi (e non simbolici come accade ora) e soprattutto attivando gli organismi di controllo per la loro rigida e ferrea applicazione.
Cambiare la cultura del mondo del lavoro
E’ la maggiore e più radicale sfida che occorre affrontare e che richiede grandi sforzi di trasformazione in tutte le componenti.
Gli imprenditori devono cambiare mentalità, impegnandosi culturalmente alla piena valorizzazione del Capitale Umano. I sindacati devono modificare il loro approccio al mondo del lavoro, difendendo le tutele ma anche pretendendo l’impegno del lavoratore non solo a difendere i propri diritti, ma anche a sostenere i doveri. Anche il lavoratore deve cambiare approccio. Deve essere disponibile alla formazione continua, sia richiesta dall’azienda ma anche sviluppata autonomamente, al fine di mantenere alta la propria professionalità all'interno ed all'esterno della azienda.
Le istituzioni devono saper governare e guidare lo sviluppo armonico di queste componenti senza far prevalere una delle parti e soprattutto devono diventare il garante di questo sviluppo.
E’ ingiusto fare leggi che favoriscono il lavoro dei carcerati oppure la cassa integrazione per grandi aziende (es. Alitalia), e poi trascurare gli onesti cittadini che per loro sventura si sono trovati senza lavoro in età matura. Quali aupici? La nostra Associazione si mette a disposizione per collaborare alla ricerca di soluzioni valide e concrete al problema, forte della esperienza fatta in questi 10 anni. Richiediamo quindi di poter incontrare gli organi competenti per affrontare il problema dei lavoratori maturi (over 40/50/60) disoccupati o precari, problema che a volte assume aspetti drammatici se calati sulle singole realtà.
Cordiali saluti
Giuseppe Zaffarano
Presidente Associazione Lavoro Over 40
presidente@lavoro-over40.it
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Associazione Lavoro Over 40® - Professionalità per competere in un mondo che cambia Sede Legale Via S. Maria di Loreto 11 23807 Merate  Sede Operativa C/O ACLI Via della Signora 3 20122 Milano  C.F. 97357200159 cell. 0039-340-3793580 (solo pomeriggio)  Sito www.lavoro-over40.it  E-mail info@lavoro-over40.it Marchio registrato N. 0001209085 CCIAA MILANO 07/06/2006





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