giovedì 22 settembre 2011

Così l'Italia spreca il tesoro di Internet da La Repubblica del 22 settembre 2011, clicca x art.

Secondo un rapporto McKinsey preparato per il G8 in quindici anni ci sono stati 700mila nuovi occupati grazie alla Rete. Eppure nel nostro Paese non ci sono investimenti
.......Perché questa enorme differenza? Ci sono tanti motivi: il più evidente è la scarsa diffusione della banda larga e quella, pressoché inesistente, della banda ultralarga (fino a 100 megabit al secondo). Calcola Sacco: "È dimostrato che ogni 10 per cento di aumento di penetrazione della banda larga, la ricchezza di un paese in termini di Pil cresce dell'1 per cento. E ogni mille nuovi utenti di banda larga si creano 80 nuovi posti di lavoro". Ci sarebbe da correre a dare un senso al tavolo aperto mesi fa dal ministro Paolo Romani con le società di telecomunicazioni che finora non ha prodotto nulla o quasi. Del resto quando lo scorso giugno il ministro Tremonti provò ad inserire nella manovra del Patto di Stabilità una norma che equiparava l'accesso a Internet ad un diritto universale facendo propri gli obiettivi della Agenda Digitale Europea (connessione garantita minima per tutti a 30 megabit: oggi siamo sotto i 3), fu messo in minoranza dallo stesso governo e ne uscì un articolo molto blando che si limitava a generici auspici.....Ed è qui che cade l'Italia, secondo Sacco: sull'atteggiamento di chiusura delle piccole e media aziende verso la rete. I 700 mila posti di lavoro creati da Internet in 15 anni riguardano soprattutto le grandi aziende, le altre hanno invece un saldo zero: uno si crea e uno si distrugge. 
Che fare? Investire sulla rete, naturalmente, a partire dalle entrate impreviste dell'asta in corso per le frequenze dell'Internet mobile, come ha scritto Calabrò al governo e al parlamento. Ci si aspettavano 2,4 miliardi di euro: siamo già sopra i 3 miliardi. Ce n'è abbastanza per abbattere il digital divide, portando finalmente la banda larga in tutto il paese: "Il valore socioeconomico di coprire il 100 per cento della popolazione - sostiene Sacco - è più alto di quello di portare la banda ultra larga al 30 per cento della popolazione". In palio, c'è il nostro futuro prossimo: secondo la società di consulenza Boston Consulting, oggi in Italia Internet vale il 2 per cento del Pil, pari a 36,1 miliardi di euro: nel 2015 questo valore può raddoppiare, con una crescita annua fra il 13 e il 18 per cento". Dipende dalle scelte che faremo oggi.

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