venerdì 9 settembre 2011

Declino scientifico dell’Italia? Probably yes , clicca


HomeNella calura estiva d’agosto abbiamo seguito una discussione sul possibile declino della scienza italiana. La discussione è nata dalla risonanza mediatica di un articolo apparso online su una rivista scientifica internazionale (firmato da Cinzia Daraio). Il titolo, alcuni dati e la discussione dell’articolo davano supporto alla percezione che il ridotto finanziamento alla ricerca in Italia sta cominciando a tradursi in declino scientifico. Questa conclusione è stata contrastata da De Nicolao in un commento online, poi ripreso da alcuni giornali come l’Unità. E’ quindi sorta un’avvincente discussione, a cui vorrei contribuire partendo da considerazioni fattuali.
L’articolo di Daraio e Moed ha usato il database WoS, mentre i dati Scimago, citati da De Nicolao, sono elaborati sul database SCOPUS. I due database sono in genere ben correlati fra loro, ma non coprono le stesse pubblicazioni e comunque meno del 20% del totale. Recentemente lo sviluppo del database free di Google Scholar ha permesso di allargare ricerche bibliometriche in modo verificabile da tutti. Oramai Google Scholar copre circa il 60% delle pubblicazioni conosciute, particolarmente nelle scienze sociali, economiche ed umanistiche. Son proprio accademici di queste aree, cronicamente sotto-rappresentate nei database di WoS e SCOPUS, ad aver generato la discussione che ha avuto eco sui media, e fra scienziati italiani. 
La ricerca per nazione non è stata limitata all’affiliazione degli scienziati e comprende gli studi che riguardano quella nazione. I risultati riportati nella Figura 1 rappresentano quindi l’impatto aggregato delle citazioni di pubblicazioni provenienti da una nazione o riguardanti quella nazione. Pur nella loro limitatezza, questi dati indicano una caduta d’impatto per l’Italia nel periodo più recente (dal 2010 ad oggi) rispetto a dieci anni fa (dal 2000 ad oggi). Per contro, nazioni europee a noi simili come la Spagna hanno avuto un leggero aumento di impatto, similmente a nazioni scientificamente forti come la Germania. Tuttavia, nessuna nazione europea ha avuto la triplicazione di impatto prodotta dalla Cina, o dalla nostra cugina Argentina (Figura 1), che viene classificata oltre la 30esima posizione nei ranking Scimago................
Il mio contributo a questa discussione segue un approccio estrememente semplificato, che quantifica l’impatto globale di una nazione e complementa le precendenti analisi basate sul numero delle pubblicazioni. Ho innanzitutto focalizzato la ricerca sulle citazioni che riguardano l’Italia ed altre nazioni, poichè circa metà di tutte le pubblicazioni non viene mai citata – e quindi ha impatto praticamente nullo. Poi ho considerato le citazioni sulle discipline meglio coperte dal database di Google Scholar, escludendo Chimica, Fisica ed aree loro associate. Infine ho usato non solo il nome in inglese (Italy) ma anche quello in madrelingua (Italia) nella ricerca per nazione, cumulando insieme le citazioni ritrovate dopo aver eliminato quelle di autori con cognomi nazionalistici, come "Germany" [Essendo questi cognomi molto comuni per "England" e "France", ho escluso Inghilterra e Francia dall’analisi].
Questa semplice analisi sembra supportare le caute apprensioni di Daraio e Meud – l’impatto della scienza italiana sta effettivamente declinando. Non solo rispetto ad altre nazioni europee, ma soprattutto rispetto a nazioni emergenti come la Cina e l’Argentina. La correlazione più ovvia che si potrebbe fare è questa: le differenze d’ impatto scientifico nel tempo (Figura 1) riflettono l’andamento economico delle nazioni – ridotto in Italia ed altri paesi europei, ma in forte espansione in Cina ed Argentina.

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