venerdì 30 settembre 2011

riportato da vScotto nDaniele su Facebook , uno stralcio. Il nostro futuro sta nell'Europa

orso castano : non so se in questo momento e' possibile realizzare quanto propongono i progressisti , ma certo la strada e' quella. Penso che innanzitutto occorrerebbe unificare,  in un  progetto strategico e di lotte, le forze del lavoro e della "disoccupazoione" di tutta Europa. Ci sono ormai centinaia di migliaia di indignatos supertitolati disoccupati in fuga dai paesi piu' in crisi, verso altri paesi europei. Questo determinera' sicuramente un melpot intellettuale e , in prospettiva, una unita' nel rivendicare salti di qualita' tecnologici che per ora vanno a forte rilento , frenati ed a volte soffocati dal grande capitale , per lo piu' speculativo e bancario che controlla i movimenti del lavoro . Occorrera' tempo, ma sicuramente la strada e' quella. Il web, diffondendo gli sforzi che nei singoli paesi europei vanno facendo le forze intellettuali disoccupate, puo aiutare a coagulare ed ad organizzare, ma occorre un progetto politico-economico che i vari delegati al Parlamento Europeo finora non sono stati capaci di fare. La sinistra su questo terreno e' molto indietro, attanagliata dai problemi nazionali, che effettivamente sono gravosi e complessi.




.......Così, dopo la fase della deresponsabilizzazione dalle scelte politiche compiute con le “manovre” («lo chiede l’Europa»), da un paio di settimane il ritornello è: dopo il risanamento, la crescita. È una insopportabile litania. Finanza pubblica ed economia reale non sono universi paralleli. Allora, affermiamo una scomoda verità: date le scelte di politica economica compiute nell'area euro e a livello nazionale, ossia l’austerità cieca nelle politiche di bilancio pubblico, la crescita è impossibile per un lungo periodo.

È irrilevante la composizione degli interventi (tagli di spesa o aumento di tasse). Poco possono le mitiche “riforme strutturali”. Soltanto l’estremismo ideologico neo-liberista può sostenere il contrario. Interventi di contrazione del deficit per 4-5 punti percentuali di Pil all’anno portano profonda recessione comunque. Le previsioni di JP Morgan raccontate qui affianco, pur nella loro drammaticità, sono ottimistiche. Siamo soffocati in una spirale di pesantissime misure restrittive di finanza pubblica, recessione, aumento delle sofferenze bancarie, contrazione del credito, fallimento dei piani di abbattimento del debito pubblico, ulteriori manovre restrittive.

Per l’Italia, il Fiscal Monitor del FMI, fonte non inquinata dal catastrofismo keynesiano, sotto ipotesi di Pil positive, indica che, nel 2013, nonostante le correzioni di circa 70 miliardi previste per quell'anno, saremo lontani dal pareggio di bilancio. In tale contesto, la situazione dell'occupazione, in particolare giovanile, femminile e meridionale va inevitabilmente in drastico peggioramento. È patetica l’insistenza sui crediti di imposta o sulla rimozione dei vincoli al licenziamento (art. 18 dello statuto dei lavoratori) “per dare lavoro ai giovani”. La verità è che la linea macroeconomica voluta dai governi di centrodestra ed ostinatamente perseguita nell'Unione Europea rende la moneta unica insostenibile sul piano economico, politico e democratico.

.........La verità è che l'ideologia neo-liberista e il corporativismo miope degli interessi forti da essa schermati portano al collasso la straordinaria avventura unitaria avviata dopo la Seconda Guerra mondiale; ad ulteriore regressione la nostra distintiva civiltà del lavoro; alla fine le democrazie delle classi medie; alla marginalità i singoli Stati nazionali del vecchio continente sullo scacchiere geo-economico e geo-politico del "secolo cinese". È questo l'unico futuro possibile? No, la storia non è data. Il futuro dipende da noi. Che fare, allora?

I progressisti europei propongono un’inversione di rotta di 180 gradi: trasferimento della sovranità economica ancora formalmente ed inutilmente custodita all’interno dei confini nazionali ad una istituzione di governance legittimata democraticamente dell’euro-area; sostegno politico alla Bce per acquisti illimitati sul mercato secondario dei titoli di Stato in sofferenza; ristrutturazione del debito greco; ricapitalizzazione delle banche colpite dalla svalutazione dei titoli; trasformazione del Fondo Salva-Stati in una Agenzia Europea per la gestione dei debiti sovrani; allentamento delle politiche di bilancio e sostegno alla domanda aggregata attraverso investimenti pubblici trans-europei alimentati da eurobonds e dalla tassa sulle transazioni finanziarie speculative. 

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