di Guido Romeo , da nova, il sole24ore
«La complessità aumentata e la più alta capacità richiesta si trasformano in freni» , « Da Armonk, nello Stato di New York, il lavoro intelligente è un mantra che si è diffuso in tutto il mondo. È qui, infatti, che ha sede Ibm che della "smarter workforce" ha fatto una pietra angolare sia del proprio funzionamento che dei servizi proposti ai clienti. Il lavoro intelligente, anche se "smart" richiama altrettanto efficacemente agilità e rapidità di risposta, è infatti una delle colonne portanti della visione "Smarter Planet" lanciata qualche mese fa dal Geo Sam Palmisano: un mondo più piatto e connesso, più efficiente, competitivo e pulito. «L'idea della "smarter workforce" discende da un'analisi approfondita degli scenari globali, confermata dalla recente crisi - osserva Martina Pareschi, leader per risorse umane di lbm nei global business services in Italia -: si tratta di un insieme di tecnologie e servizi che permettono di lavorare in maniera interconnessa e orizzontale, molto richiesti da aziende e organizzazioni che si evolvono verso grandi strutture a rete. È comunque un'analisi cross-sector e cross-industry». Il recente studio di Ibm, che ha coinvolto 400 Ciò, ha evidenziato le tendenze che avranno il maggior impatto entro il 2010. Non è un caso se tra esse emergono l'integrazione globale, l'internet partecipativa; il cambiamento della demografia della forza lavoro; la crescita del software come servizio; la virtualizzazione dei dati e dei dispositivi e l'accresciuta ; semplicità nell'utilizzo della tecnologia. «Gli ultimi 18 mesi hanno registrato una grande vitalità nella richiesta di questi servizi - osserva Pareschi - ed evidenziano un'importanza crescente del fattore umano , nell'utilizzo delle tecnologie perché si punta a sviluppare organizzazioni del lavoro in grado di produrre innovazione continua. In questo quadro il management delle risorse umane deve giocare un ruolo sempre più importante». Così, se una volta chi parlava di informatizzazione per le risorse umane pensava soprattutto alla gestione degli stipendi e delle risorse interne, oggi le esigenze sono assai più sofisticate «Ora si chiede supporto più evoluto al business e capacità di giocare un ruolo attivo nel rispondere alle esigenze aziendali-sottolinea- per che è sempre più chiaro che » un'organizzazione più dinamica della propria forza lavoro sarà un fattore cruciale nel determinare in che condizione le aziende emergeranno dalla crisi e contribuirà alla competitivita di lungo periodo». L'introduzione di questi nuovi strumenti, e la riorganizzazione del lavoro che li deve accompagnare non è però sempre facile, soprattutto in Italia. «I problemi sono sostanzialmente riconducibili a tre ordini di fattori - chiarisce Pareschi - da una parte l'aumento di complessità che richiede un ripensamento del modo di lavorare per guadagnare davvero efficienze e che si scontra con inevitabili resistenze al cambiamento; la tecnologia come fattore abilitante, ma che richiede una capacità più alta» di elaborazione dei dati; infine un ripensamento del ruolo dei responsabili delle risorse umane che devono essere in grado di condividere meglio le informazioni». L'adattamento al lavoro intelligente non è sempre facile, ma porta in sé un grande potenziale, soprattutto nell'attrazione dei talenti, la risorsa più preziosa della nuova economia della conoscenza, che mostralo di preferire organizzazioni più dinamiche e tecnologicamente evolute, dove le proprie capacità possono esprimersi al meglio.
orso castano : vexata questio , ma sempre valida ed attuale . Il fattore umano e' sempre determinante nell'impresa . La luga storia sindacale italiana e' puntellata da rivendicazioni che vanno in questa direzione.
Nessun commento:
Posta un commento