Recentemente l’ISTAT ha pubblicatoi risultati di un’indaginesvolta contemporaneamente intutti i Paesi membri U.E. nell’ambitodella strategia Europea perla salute e sicurezza sul lavoro.L’indagine, avviata nel 2006 conuna fase di test preliminari su un campione di infortunati, elaboratoe fornito dall’INAIL, è statapoi estesa a tutti gli occupatiintervistati attraverso un modulo“ad hoc” inserito nell’indagineForze di Lavoro del 2° trimestre 2007. I risultati dell’indagine,che dal lato quantitativo si allineanoperfettamente alle statisticheufficiali INAIL, fornisconouna analisi assolutamente innovativasulla percezione della presenza,nei luoghi di lavoro, difattori di rischio per la salutedistinti in due categorie: fisici epsicologici. E’ la prima volta,infatti, che nel nostro Paese vieneeffettuata una rilevazione direttaa tutti i lavoratori sull’esposizioneai fattori di rischio, che possiedeuna connotazione del tuttosoggettiva.Sono oltre 10 milioni i lavoratoriche percepiscono almeno uno deifattori di rischio per la propriasalute. In particolare, circa 8,7milioni di occupati (pari al37,4%) avvertono la presenza difattori di rischio che possonocompromettere la salute fisica,mentre 4 milioni (17,4% deglioccupati) si sentono esposti arischi per l’equilibrio psicologico.In rapporto agli occupati, emergein modo netto il differenzialedi genere per i fattori di rischio dinatura fisica, in quanto ne avvertonola presenza il 44,3% degliuomini, contro il 26,7% delledonne, mentre per i fattori dinatura psicologica entrambi igeneri si attestano su livelli prossimial valore medio (17,4%).L’analisi evidenzia inoltre che,per entrambe le categorie dirischio, la quota più alta siriscontra al Centro e le classi dietà più interessate sono quellecentrali (35-54 anni).(Franco D’Amico)
1 commento:
orso castano : l'osservazione , dalla propria angolatura, dell'organizzazione del lavoro da parte degli operai va assolutamente recuperata. Essa , sopratutto se fatta da gruppi omogenei di operai, cioe' da gruppi che lavorano nello stesso reparto o nella stessa produzione , e' , al pari dell'osservazione dei "tecnici", altrettanto oggettiva e scientifica. Non e' questo il momento per approfondire l'argomento, ma su questa base si sono costruiti ,in passato, da parte operaia, modelli alternativi di produzione, meno nocivi alla salute. Oggi la robotizzazione e la digitalizzazione dei processi produttivi e' avanzata , e forse sara' sempre piu' spinta. Ma la chiave di lettura e' sempre la stessa : la capacita'critica di osservazione da parte dei gruppi operai omogenei resta , si fa piu' fine, ingloba la valutazione degli effetti psicologici che queste traformazioni operano sugli operai stessi, sulla loro psiche. Spesso questa osservazione ,inevitabilmente,si politicizza sempre di piu' rievocando le preoccupazioni che furono alla base di un certo nihilismo operaio , di circa un secolo fa , timoroso che le macchine portassero la disoccupazione. Oggi alle macchine, aggiungerei , si aggiunge la globalizzazione e la concorrenza internazionale, la svendita della forza lavoro da perte degli immigrati, la fascia dei nuovi arrivati, i meno tutelati. Il problema della redistribuzione del reddito , della socializzazione del valore "produzione", come momento di idenficazione dialettico e contrastante con la crescente precarizzazione o la disoccupazione sempre piu' diffusa, investe sempre piu', oltre agli operai, le fasce "intellettuali" , cioe' i "tecnici", gli organizzatori dellaproduzione,riproponendo un'alleanza per una societa' piu' civile e rendendo urgente ed acuta la revisione dei valori sociali (come la solidarieta') e la creazione di un welfare degno di questo nome.....
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