domenica 16 settembre 2012

Camusso: «Non si vince sconfiggendo il lavoro»

orso castano : la FIAT vuole abbandonare l'Italia, cerca un contesto piu' avanzato nell'innovazione e piu' flessibile nella contrattazione della forza lavoro. Ritiene che gli USA possano garantire queste condizioni, del resto Marchionne ed Elkan sono solo a meta' italiani e non hanno particolari legami affettivi con il nostro paese. Hanno pero' la memoria corta : gli aiuti  dello Stato Italiano nei decenni degli Agnelli , sono stati tanti ed enormi , e senza mezze misure, fino a trasformare Torino, completamente, in una citta' FIAT ed a farle perdere , o fortemente indebolire, quasi tutte le altre vocazioni ed opportunita'. Ora il mercato dell'auto e' saturo e le capacita' produttive superano le opportunita' di vendita. Quindi se non si vogliono i piazzali pieni di auto invendute, bisogna tagliare e di brutto. La FIAT non ha neppure intenzione di diversificare le attivita' produttive o di innovare , essendo rimasta indietro di almeno un ciclo produttivo ed avendo quasi distrutto tutti i link con le professionalita' alte universitarie e non,  presenti in Piemonte. Non ci possiamo consentire illusioni. La FIAT , come fabbrica di auto e' mal messa. Forse e' meglio che la sua dirigenza abbandoni al piu' presto l'Italia ed altre aziende europee in grado di diversificare e di non disperdere il sapere ingegneristico accumulato, con fatica  dalle "maestranze", acquistino l'azienda per  nuovi diversi destini ed impulsi. Ma l'Universita', il Politecnico, che pure sono direttamente coinvolti e che potrebbero trovare in un nuovo percorso industriale nuove opportunita' di sapere e di sviluppo per start up o incubatori, tacciono miseramente. I meccanismi di selezione dei laureati continuano a seguire i peggiori schemi clientelari che perpetuandosi impediscono alle forze ed alle ideee bveramente innovative di emergere. E' un silenzio pesante e pauroso quello dei "professoroni", come quello del sindaco Fassino che fa tanti viaggi aerei (cosi' pare) con la ministra, ma che nulla dice rispetto ad eventuali diversificazioni produttive della piu' grande (ex?) azienda del paese!! Non ci si puo' limitare a costruire "spine" per velocizzare gli  spostamenti dentro la citta'. Torino si sta "provincializzando". Sarebbero necessari nuovi personaggi capaci veramente e coraggiosamente di abbandonare i vecchi schemi clientelari e di vedere dove realmente sta l'innovazione. Diversamente un inevitabile declino.

   (stralci , clicca)   di Gianfranco Summo .......... Susanna Camusso, segretario nazionale della Cgil: la Fiat dichiara sorpassata Fabbrica Italia e i 20 miliardi di investimento promessi due anni fa. Ora insorge il mondo politico e sindacale: prova soddisfazione a poter rivendicare «io l’avevo detto»? 

«No, nessuna soddisfazione perché comunque non c’è alcun risultato positivo. La Fiat si sta rivelando per quel che è, una azienda che non vuole mai raccontare quel che intende fare. Se non mortificare l’idea di lavoro. Ci ha preso in giro. Quel che sta succedendo in questi giorni è la dimostrazione che con l’idea di sconfiggere il lavoro non si vince mai. E tutto questo accade anche a discapito del Mezzogiorno, dove è dislocata una parte importante dell’apparato produttivo industriale della Fiat». 
........Oggi lei arriva in Puglia, terra del più grande e inquinante stabilimento siderurgico d’Europa. Si può uscire dalla trappola che contrappone lavoro e salute? 

«Si deve uscire da questa trappola e l’azienda per prima deve esserne cosciente e consapevole. Slogan inquietanti come “meglio ammalati che affamati” o anche il contrario non ci portano da nessuna parte. Intanto l’Ilva deve investire più di quanto ha dichiarato per mettere in regola la fabbrica. Il ministro Clini è un importante riferimento in questa vicenda dove siamo di fronte alla necessità di tecnologie all’avanguardia per le quali le risorse possono arrivare anche dall’Unione europea a fronte di un importante impegno dell’azienda».

...............In Parlamento la Lega ha fatto ostruzionismo sugli stanziamenti nell’area Ilva. Eppure l’acciaio di Taranto serve alle imprese lombarde e venete, un po’ meno a quelle calabresi... 

«Un ostruzionismo incomprensibile, l’aiuto non è ad una impresa ma alla città. Un intervento doveroso da parte del governo e del Paese. E’ il radicalismo di posizioni che hanno portato solo guai al Paese e che indica l’arretramento progressivo della Lega oltre le ben note fobie. La valutazione di carattere industriale poi, è nazionale: chiudere l’Ilva a Taranto significa fare altrettanto a Genova e togliere alimentazione alle industrie e costringerle ad approviggionarsi di materia prima all’estero». 

Si torna a parlare di articolo 18 e di referendum, questa volta per cancellare le modifiche della riforma Fornero alla norma dello Statuto dei lavoratori. Secondo lei l’iniziativa di Vendola e Di Pietro è un modo per catturare i consensi elettorali della Cgil?
«Intanto considerare le organizzazioni sindacali come serbatoi di voti è sbagliato. Chi ha questo tipo di approccio credo proprio che sbagli. Che poi ci sia una modalità di assumere i temi del lavoro come argomenti di contrapposizione politica è indubbio ma non credo che questo faccia bene ai lavoratori. Se va bene, la raccolta di firme produrrà i suoi risultati non prima del 2014, quando sarà in carica un Parlamento della cui composizione ora non abbiamo la minima idea. Ecco, tutto questo fa forse venire meno la genuinità dell’iniziativa. E dire che l’unico problema della legge sul lavoro sia l’articolo 18 è un modo di dividere i lavoratori e non va bene. Più utili sarebbero iniziative concrete per il cambiamento di tutto l’impianto di quella legge e non solo dell’articolo 18»..............

Nessun commento: