sabato 15 settembre 2012

l'uomo rinascimentale ed i tempi moderni


orso castano : sara' necessario tornare a riflettere altre volte, su cosa accadde nella cultura rinascimentale, dai banchieri (lo erano i medici, agli artisti ed al messagggio che era dentro le loro opere. In un momento tormentato come e' il nostro momento storico lo studio del rinascimento ed di personaggi che ne assimilarono gli insegnamenti come Galileo potrebbero essere di grande aiuto

Giunti Editore. Origini antiche per un'impresa proiettata verso il futuro


da Il Progetto Leonardo della Giunti
Quando nel 1436 Leon Battista Alberti scriveva, «in lingua toscana», la seconda edizione del suo trattato sulla pittura, dedicandolo a Filippo Brunelleschi, riconosceva il luogo e ilprincipale fautore di quella che già si chiamava “rinascenza”. Ancora oggi, come al tempo dell’Alberti, si considerano Brunelleschi, Donatello e Masaccio gli iniziatori del Rinascimento, l'espressione di un nuovo modo di concepire l’uomo e la natura e il rapporto del microcosmo dell’uno con il macrocosmo dell’altra, secondo quanto filosofi e letterati andavano teorizzando.
L’uomo fatto di anima e di corpo veniva messo al centro del mondo sensibile e terreno. Nasceva così l’esigenza di osservare, definire e rappresentare, secondo principi obiettivi ed empirico-scientifici, la realtà visibile e figurabile, per poi idealizzarla o attribuirle valori simbolici. L’uomo “nuovo” del Rinascimento, sia che appartenesse a unaborghesia laica tesa verso l’affermazione economica, sia che fosse un signore aristocratico interessato a dare un volto più moderno ai suoi domini, si poneva in un confronto costante con il tempo, la vita e la morte.
Nel Rinascimento l’arte era un lasciapassare per l’eternità, sia per il committente che per l’artista, il quale assume una posizione sociale sempre più prestigiosa. Mantegna, Alberti, Leonardo, Raffaello, Tiziano, Dürer furono artisti di corte privilegiati e insigniti di alti riconoscimenti.

Il genio di Leonardo

Una curiosità vivace e una mente speculativa hanno portato Leonardo da Vinci a spaziare praticamente in ogni campo del sapere umano del suo tempo: dalle invenzioni e creazione di macchine, all'architettura, alla botanica, alla fisiologia, alla fisica, alla filosofia, alle lettere, alla pittura ed alla scultura. Utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione e integrando le proprie competenze, Leonardo da Vinci ha dedicato la sua vita e le sue opere all'indagine della realtà.
Attraverso i codici, scritti e disegni in forma di appunti che ha redatto lungo tutto il corso della sua vita che testimoniano studi, invenzioni di macchine e congegni, ricerche artistiche e letterarie, siamo in grado di srotolare il filo rosso della sua ricerca. Essi rappresentano la dimostrazione del suo procedere mobile e creativo, capace di passare dall'indagine del movimento delle acque agli studi sul volo usando indifferentemente le parole come i disegni.
Le sue analisi hanno supportato lo svolgersi e l'evolversi delle sue opere pittoriche. La pittura viene considerata da Leonardo come l'arte per eccellenza, il fine ultimo e più alto, come dichiara nel Libro di Pittura. Allo stesso tempo, la potenza intuitiva delle sue scoperte, così come l'evolversi del suo pensiero scientifico e artistico, rintracciabili nei suoi dipinti, ne fanno un corpus scientifico di valore unico, dove si manifesta un reciproco scambio, una complementarità intrinseca tra arte e scienza.
Così, se i suoi trattati di anatomia costituiscono il fondamento per la realizzazione nei dipinti di figure tanto armoniche e credibili come quelle della Leda o della celebre Gioconda, allo stesso tempo rappresentano uno dei primi seri approcci alla fisiologia nella storia della medicina, tra cui, per esempio, le indagini dettagliate sulla fisiologia del feto umano, mai realizzate prima d'allora.
Similmente, gli studi di botanica, quelli di ottica e di prospettiva, gli forniscono gli strumenti per realizzare scenari naturali sempre più scrupolosi e verosimili, elaborando una teoria prospettica del tutto originale; ma l'analisi della struttura e del funzionamento dell'occhio sono altresì l'ennesima testimonianza delle sue notevoli intuizioni, che verranno confermate nei secoli successivi dalla scienza moderna.
Leonardo dà dunque vita ad un corpus di opere di incomparabile ricchezza e allo stesso tempo di grande congruità dettata da uno scopo sublime e universale: capire.


Quattro erano le vie da percorrere per l’artista: l’applicazione della prospettiva per rappresentare su un piano bidimensionale un soggetto tridimensionale; l’osservazione attenta e indagatrice della natura; lo studiodella storia di cui l’uomo con il suo libero arbitrio è protagonista; infine il recupero dei classici.
Nell’approccio con il visibile, la “misura” italiana, la “verità lenticolare” fiamminga, l’espressionismo svevo furono le alternative che si posero per il Rinascimento di tutta l’Europa con varie soluzioni combinatorie.
D’altro canto i testi classici, letterari o figurativi, offrivano una infinità di suggerimenti tecnici, decorativi, iconografici, tematici e filosofici.
L’arte antica, con capolavori come il Laocoonte, l’Apollo del Belvedere, e l’Ercole Farnese allora riscoperti a Roma, suggerì lo studio del corpo umano, nell’anatomia e nelle proporzioni: anzi esso diventò misura di tutte le cose, anche di progetti architettonici. Anche la città doveva essere a misura d’uomo e doveva racchiudere in sé le qualità di bellezza e funzionalità. Sono molti i progetti di città ideali che si fanno nel Rinascimento ma poche sono le realizzazioni. La più nota è Pienza, commissionata nel 1459 da Enea Silvio Piccolomini, allora papa Pio II, a Bernardo Rossellino.
Storicamente il Rinascimento attraversa tre fasi fondamentali: dall’umanesimo fiorentino di inizio Quattrocento al Rinascimento propriamente detto della seconda metà del secolo che ha il suo centro di irradiazione nella raffinata cultura laurenziana, si giunge alla “maniera grande” del primo Cinquecento il cui fulcro è nella Roma papale. La cesura netta con questa poi tanto vagheggiata, moderna “età dell’oro” ci fu nel 1527 con il Sacco di Roma. Intanto Lutero aveva già fatto sentire alta la sua voce.



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