sabato 6 dicembre 2014

scienza e democrazia : un legame indissolubile


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Scienza e partecipazione  orso castano : i criteri descritti  dall'art. di cui sotto, si posssono applicare anche ad altri ambiti che non siano quelli genetici. Ad es l'Europa ha stanziato ben 49 milioni di E. per una ricerca intereuropea sulla Sarcopenia, che non e' strettamente una patologia , ma un'atrofia progressiva "fisiologica" nell'avanzare dell'eta'. Orbene il Professore Universitario, capofila di questa ricerca , non ha ancora publicato su internet pubblicato come intende muoversi e se intende far partecipare come collaboratori o come osservatori le associazioni di volontariato che si occupano di prevenzione dell'invecchiamento. Questo rischia di impedire una critica sui criteri di applicazione della metodo scientifico che il gruppo di ricerca intende usare ; inoltre potrebbe impedire la trasparenza su come ed a chi e con quale funzione verranno dati questi denari che sono di tutti gli europei, ed inoltre potrebbe impedire utili apporti sia critici sul metodo della ricerca stessa da parte di numerosi specialiosti in materia, sia una lettura diffusa critica dei risultatti che via via emergono. 
Puo' essere questa essere cosnsiderata una operazione scientifica. Anostro giudizio decisamente no!! Manca l'elemento essenziale della possibilita' della "Falsificazione" come un tale di nome Popper rimarcava come cosa determinante perche' si possa parlare di scienza. La vera scienza non ha ragione di non essere trasparente, anzi lo deve essere! scienza partecipata


Dopo le discussioni degli anni Novanta sul “deficit democratico” nella governance della scienza, molti teorici hanno sottolineato l’importanza del coinvolgimento del pubblico e della creazione di nuove forme di governance partecipativa all’interno dei processi decisionali riguardanti la ricerca scientifica. Obiettivo principale era avvicinare scienza e società e garantire legittimità democratica alle istituzioni e agli attori coinvolti, assicurando trasparenza e responsabilità. Proprio a partire dalla fine degli anni Novanta, alcuni governi hanno dunque cominciato a riconoscere la necessità di processi di politica della scienza più aperti al contributo del pubblico.

I risultati ottenuti, però, sono stati modesti. Alcuni studi sulle procedure partecipative realizzate a livello europeo hanno mostrato un coinvolgimento del pubblico piuttosto frammentario e conclusioni deludenti, sia riguardo il controllo democratico sulla scienza, sia rispetto alle preoccupazioni della società. Per questo il dibattito recente si è spostato sulla distinzione tra le varie tipologie di esercizi di partecipazione e i loro obiettivi, con lo scopo di identificare le strategie più efficaci.

ogm e biotecnologieNegli ultimi anni i benefici derivanti da un modello partecipato di ricerca scientifica sono stati evidenziati da vari organismi internazionali. La valenza oggettiva e universale di questo dato viene ancor più legittimata quando si parla di ricerca in campo agroalimentare.
Nelle più recenti pubblicazioni degli organismi internazionali, a cominciare da quelle della FAO, si riconosce la necessità di superare l’attuale modello di ricerca nel quale i fruitori finali sono soggetti passivi, e non, come invece dovrebbe essere, protagonisti consapevoli e informati.
Le esperienze fin qui maturate dimostrano che il coinvolgimento dei portatori di interesse determina una minore conflittualità ed una maggiore facilità di penetrazione dei prodotti della ricerca, stimolando innovazione sia di prodotto che di processo.

modello partecipato di ricercaAd esempio, i progetti CURA (Community-University Research Alliance1), programma di ricerca scientifica partecipata promosso dal Governo federale canadese all’interno dei “Finanziamenti alla Ricerca Strategica”,e PICRI (Partenariats Istitutions-Citoyens pour la Recherche e l'Innovation), programma di aiuti regionali destinati a sostenere il dialogo tra scienza e società, rappresentano due casi esemplari di investimento sulla produttività dei “diritti di cittadinanza scientifica”.

Dalla cosiddetta Citizen Science alle consultazioni pubbliche europee, negli ultimi anni le forme di partecipazione alla scienza si sono moltiplicate, assumendo un carattere quasi ludico o puramente consultivo, in cui il pubblico viene chiamato a “giocare a fare lo scienziato” oppure ad esprimersi su un risultato già acquisito o su una proposta già elaborata.

La ricerca partecipata può e deve essere qualcosa di più, il coinvolgimento concreto della società civile nella definizione degli obiettivi e dei prodotti della ricerca scientifica, una forma di alta democrazia dei processi si conoscenza:
“Non serve immaginare paradisi terrestri né minacciare panorami infernali. Occorre piuttosto coinvolgere sempre più nello sviluppo delle tecno-scienze i molteplici soggetti sociali interessati, integrandone competenze scientifiche, interessi, esperienze e punti di vista diversi  in un processo decisionale partecipato e dunque condiviso”.
(M. Cini, Barriere che cadono: scienza ed etica nell’era dell’economia, in AA.VV. Fast Science, Milano, Jaca Book 2008, atti del IV congresso internazionale Scienza e Società della Fondazione Diritti Genetici)

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