mercoledì 3 dicembre 2014

viva l'ItaliaFUORI DALLA PREVENZIONE IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE E LE ASSOCIAZIONI DEL TERZO SETTORE. BEN 49 MILIONI DI EURO DATI ALL'UNIVERSITA' CATTOLICA ROMANA !! QUESTA E' L'EUROPA

Orso Castano :E' strano che una ricerca sulla prevenzione delle conseguenze dell'invecchiamento , tanto strombazzate su internet  si considerino patrimonio solom di ricercatori cercati col lumicino tra le Universita' Europee che si spartiranno una torta non indifferente. Molto meglio sarebbe stato che , oltre i RICERCATORI fossero stati coinvolte anche le associazioni del terzo settore che si occupano del problema , quanto meno per fare da qualificato "controcanto" ; chi si occupa di decadimento psicofisico degli anziani come volontario, habe tante cosa da dire e tanti suggerimenti da dare ai RICERCATORI , la pratica deve essere complementare alle migliori teorie ; va considerato seriamente il fatto che dalla pratica e nella pratica devonono essere falsificate le migliori teorie. Ma queste riflessioni falsificazioniste non sfiorano neppure ile sacere menti de3l Proff. Bernabei e del Prof Lanzi che , forse, non vogliono che ESTRANEI FICCHINO IL NASO NELLA GESTIONE DEI 49 MILIONI DI EURO , , una bella sommetta che l'Universita' vuole gestire per proprio conto nell'atmosfera romana cosdi trasparente e pura, come si puo' legger sulle cronache di oggi. E' una cosa da rigettare in nome della democrazia nella scienza.. Ricordiamo che non esiste una scienza non democratica: tutti possono e devono. sapere cosa  fanno gli "scienzati" . Ma chi ascoltera' questo appello. Ma andremo avanti se noteremo scorrettezze fino a denunciare una gestione finora oscura di un badget significativo alla Commissione Europea che ha siglato ilProgetto. Quei soldi sono dei cittadini europei e  gli scienzati devono renedere conto a loro di quel che ne fanno. Anche i nostri rappresentanti politici europei e non dovranno fare la loro parte.

Ottanta ricercatori da 11 nazioni, 1500 pazienti coinvolti e un finanziamento pubblico-privato da 49 milioni di euro. Questi i numeri del progetto "Sprintt" (Sarcopenia and Physical fRailty IN older people: multi-componenT Treatment strategies), il primo studio clinico in Europa, coordinato da Roberto Bernabei, Direttore Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e da Susanna Del Signore di Sanofi R&D, presentato oggi a Roma. Il super progetto non punta a testare soluzioni terapeutiche per le malattie degli anziani ma mira a contrastare la fragilità fisica, che dell'invecchiamento è il primo campanello d'allarme. «Quando vedete una persona rallentare nel suo incedere, avere necessità di accompagnarsi a qualcuno per camminare, appoggiarsi ogni tanto a un mancorrente. Ecco la fotografia della vecchiaia - spiega Bernabei -. Attraverso questo progetto per la prima volta e con un finanziamento così cospicuo l'Europa scommette sulle concrete possibilità della scienza di contrastare la conseguenza principale e impattante dell'invecchiamento».
L'elemento centrale di Sprintt è un trial clinico basato su un intervento multicomponente, esercizio fisico, adeguata nutrizione e ausili tecnologici che saranno testati su 750 ultrasettantenni europei, che verranno confrontati nell'arco di due anni con altrettanti anziani a cui verranno dati solo consigli sugli stili di vita.
Partnership pubblico-privato. Curare le patologie della terza età non basta: la vera sfida è contrastare l'invecchiamento «in sé». Si apre così la strada a concrete strategie anti-invecchiamento che ne affrontino e combattano le conseguenze peggiori: la non autosufficienza e la disabilità. Il progetto Sprintt è stato disegnato da un gruppo di ricercatori europei a guida italiana, e si è aggiudicato un finanziamento di 49 milioni di euro, cifra inedita per la ricerca nel settore. Questi fondi sono stanziati dall'Imi (Innovative Medicines Initiative), la partnership pubblico-privato promossa dalla Dg Ricerca della Commissione Europea, in collaborazione con la Federazione europea delle associazioni e delle industrie farmaceutiche (Efpia). «L'identificazione di un trattamento per la fragilità fisica e per la sua base biologica, sarcopenia o perdita di massa muscolare, è imprescindibile per ritardare o prevenire il suo effetto più temibile: la disabilità motoria». Attraverso il progetto Sprintt, per la prima volta e con un finanziamento così cospicuo, l'Europa scommette sulle concrete possibilità della scienza di contrastare la conseguenza principale e più impattante dell'invecchiamento, e di garantire agli anziani più autonomia e una qualità di vita superiore», con queste parole il professor Roberto Bernabei, direttore del dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, nonché responsabile della Managing Entity del progetto, ha presentato oggi il progetto in conferenza stampa, alla presenza, tra gli altri, del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
Orgoglio italiano. «Il progetto Sprintt – ha proseguito Bernabei – rappresenta un cambio di paradigma: non cerchiamo di trattare le patologie di anziani già malati; ma puntiamo a prendere in carico, in senso forte, persone fragili, che si avviano alla terza età. Testiamo quindi con loro un approccio multicomponente, che garantisca il mantenimento di un vigore fisico sufficiente a rimanere autonomi e indipendenti. C'è poi l'orgoglio per un grande successo della ricerca italiana: il progetto Sprintt coinvolge oltre 80 ricercatori di 11 Paesi europei, ed è guidato dal gruppo italiano dell'Università Cattolica, da me diretto in collaborazione con Susanna Del Signore di Sanofi Aventis, che insieme a Gsk Novartis, Eli-Lilly e Servier costituisce il pilastro privato di questa impresa».
Fragilità al test degli stili di vita. L'elemento centrale è un trial clinico randomizzato controllato di Fase III, identico agli studi condotti, ad esempio, su nuovi farmaci – basato su un intervento multicomponente: esercizio fisico, adeguata nutrizione, ausili tecnologici. 1.500 ultrasettantenni di tutta Europa, definibili "fragili" mediante appositi test, saranno divisi in due gruppi. Il primo gruppo, di 750 soggetti, sarà trattato con 45 minuti di esercizio fisico specifico tre volte a settimana, con una valutazione mensile dello stato nutrizionale e con il monitoraggio continuo, garantito da uno speciale orologio da polso, che registra l'attività fisica giornaliera e le eventuali cadute. Il secondo gruppo di 750 ultrasettantenni rappresenterà il cosiddetto "gruppo di controllo", al quale saranno impartiti consigli ripetuti sul corretto stile di vita, e saranno semplicemente suggeriti alcuni esercizi per la mobilità degli arti superiori. Nell'arco di due anni, i ricercatori misureranno con precisione l'evoluzione delle condizioni fisiche dei due gruppi di over-70, valutandone le capacità di camminare e di spostarsi autonomamente, di non cadere, di non ammalarsi frequentemente e di non essere ricoverati presso strutture sanitarie o assistenziali in genere. Le metodologie utilizzate e i risultati clinici saranno presentati all'Agenzia Europea dei Medicinali al fine di ottenere un parere regolatorio.
«Il progetto Sprintt – ha dichiarato Michel Goldman, Direttore Esecutivo dell'IMI – sottolinea l'importanza della cooperazione tra le aziende farmaceutiche, le Università, gli istituti di ricerca e le piccole e medie imprese. Solo lavorando insieme le diverse figure impegnate nel settore dell'assistenza sanitaria possono porre le basi per affrontare la sarcopenia e la fragilità fisica, bisogni per i quali non esistono terapie efficaci, e che rappresentano sfide importanti per le nostre società che invecchiano progressivamente».
«La fragilità fisica legata alla sarcopenia è una condizione geriatrica per eccellenza, cioè specificamente legata all'invecchiamento – ha affermato Susanna Del Signore, Ass. Vice-President Global Regulatory Affairs di Sanofi R&D –. Grazie a un consorzio pubblico-privato come SPRINTT è possibile realizzare in Europa uno studio clinico a lungo termine per le persone anziane che ne soffrono. Ci aspettiamo inoltre una discussione costruttiva con gli enti regolatori, durante e alla fine di questo programma, che apra la strada a trattamenti farmacologici innovativi».

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