da laboratorio 2000 aprile 2009
Nonostante la crisi, e, anzi come vedremo in qualche caso proprio grazie ad essa, sembra che i "colori" delle biotecnologie non ne risentano. Nella biotecnologia "verde", dalla prima generazione, essenzialmente tesa ad ottenere sementi geneticamente modificate, si è passati ormai alla seconda generazione, volta alla realizzazione di piante resistenti alla siccità; un risultato che troverebbe grandi applicazioni, oltre che in campo alimentare, anche nelle energie rinnovabili: incrementando l'area delle superfici coltivabili, si possono ottenere maggiori quantità di alcool di fermentazione da usare come carburante. Come risultato, alcune stime parlano di un mercato per l'agricoltura biotech di 50 miliardi di dollari nel 2025 contro i 3 del 2001. Nella biotecnologia "bianca" (produzione industriale) gli enzimi trovano sempre più larga applicazione nei campi più diversi: nell' industria della detergenza, della depurazione delle acque, nel completare l'esaurimento di giacimenti petroliferi esausti e così via; il mercato mondiale ha raggiunto i 3,4 miliardi di dollari, con un incremento annuo superiore al 10%. La regina resta comunque la biotecnologia "rossa", un campo che ogni giorno registra promettenti novità per la salute umana. Ma al di là di questo, un fattore inaspettato sta indirizzando sempre più la ricerca farmaceutica verso il campo biotecnologico: l'uso crescente dei farmaci generici. Allo scadere di un brevetto, come noto, è possibile per altre aziende farmaceutiche (dette anche "me-too", volendo sottolineare che esse non fanno altro che copiare) mettere sul mercato principi attivi di sintesi il cui brevetto è scaduto, senza la necessità di replicare la maggior parte di quei test clinici che rappresentano gran parte dell'investimento. Nascono così i cosiddetti farmad "generici"che ovviamente permettono costi minori sul mercato; incentivandone l'uso, gli Stati hanno così la possibilità di tenere meglio sotto controllo la spesa farmaceutica statale in questi tempi di crisi. Per i farmad biotech la situazione è completamente differente. Mentre i principi attivi di sintesi sono molecole piccole e ben caratterizzate (per esempio l'Aspirina ha un peso molecolare di circa 180 dalton), di solito i farmad biotech sono proteine complesse (il peso molecolare dell'interferone raggiunge 18.500). La loro struttura tridimensionale è difficile, se non impossibile, da definire e caratterizzare con semplici parametri chimici e fisici. Per questo il nuovo eventuale produttore me-too non può semplicemente riferirsi ai dati clinici ricavati dal farmaco di origine ma deve affrontare la grossa spesa di ripeterli. Questo rappresenta una barriera di ingresso notevole per nuovi competitori. D'altra parte questo significa anche che investire nella ricerca biotecnologica "rossa" è, a parte ogni altra considerazione, più sicuro che farlo nella ricerca farmaceutica tradizionale, perché promette alle aziende del settore un più lungo periodo di sfruttamento e quindi maggiori utili...
orso castano: la logica del profitto sembra influenzera' la produzione dei nuovi farmaci.... e' la salute? farmaci piu' complessi non significhera' aumento dei rischi di interazione o di effetti collaterali? ......
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